134
3.2.
Italia e Stato Indipendente Croato (1941-1943)
La rivolta in Lika
Nella Lika occupata la presenza italiana aveva costituito un discreto deterrente contro le violenze degli ustaša, ma l’apparente tranquillità era entrata in crisi in seguito all’ordine di trasferire i poteri civili alle autorità croate. La decisione aveva suscitato una diffusa agitazione tra i serbi della zona, in particolare a Gračac e Knin,458 e come detto vi erano state richieste esplicite di alcuni notabili affinché le località venissero annesse all’Italia. Prima del passaggio di consegne i militari italiani favorirono il rifugio di alcune centinaia di serbi verso i territori annessi, mettendo a disposizione, in alcuni casi, i propri mezzi di trasporto: nonostante nei loro confronti gli ustaša assumessero atteggiamenti sempre più provocatori ed ostili, la Legazione a Zagabria si preoccupò soprattutto di fare presente a Roma che singoli organi delle autorità militari italiane si intromettevano ed impedivano il regolare svolgimento delle funzioni delle autorità croate, ledendone la sovranità.459 Quando i reparti italiani si allontanarono dal territorio, gli ustaša si abbandonarono alla violenza, a Dervar, intorno a Plitvice, nella zona di Gračac e in quella di Metković.460 La conseguente reazione dei serbi si trasformò rapidamente in un’aperta ribellione, anche se la sollevazione della Lika rimase sostanzialmente spontanea e priva di un’organizzazione che ne inquadrasse l’azione, esclusivamente mirata a proteggere la popolazione dalle persecuzioni e vendicarsi delle violenze subite. Guidati da ex ufficiali dell’esercito jugoslavo e dai pope ortodossi fuggiti in montagna, i serbi s’imposero in diverse località (Dervar, Kulen Vakuf, Bosanski Petrovac, Bosansko Grahovo, Srb).461 L’insurrezione si ingrandì con l’intervento delle prime formazioni partigiane e nei piccoli centri alcuni reparti ustaša e domobranci furono sopraffatti; in altri casi, invece, truppe regolari e reparti di milizia croate mantennero le proprie posizioni con il sostegno italiano. Le bande
458
Ibidem, N. 1-11, b. 523, Comando Divisione Sassari, Diario storico, P.M.86, 15 e 18 luglio
1941-XIX. 459
ASDMAE, b. 1168, fasc. 2, Ministero degli Affari Esteri, a Comando Supremo e p.c. a
Governatorato della Dalmazia, telespresso n. 8/3357, Segreto, f.to Pietromarchi, Roma 6 agosto 1941-XIX. Riporta la nota verbale inviata il 17 luglio dalla Legazione italiana a Zagabria. 460
Ibidem, b. 1493 (AP 28), Promemoria per il Duce, 16 luglio 1941-XIX; id., Ministero degli
Affari Esteri, Gab.A.P., a Governo della Dalmazia Zara, R. Legazione Zagabria, telespresso n. 02997, Situazione in varie località dalmate e croate, Roma 22 luglio 1941-XIX; AUSSME, N. 1-11, b. 523, Comando Divisione Sassari, Diario Storico, Notiziario giornaliero, P.M.86, 27-28 luglio 1941XIX; id., b. 582, Comando VI Corpo d’Armata, Notiziario n. 87, P.M.39, 29 luglio 1941-XIX. 461
Nella zona di Dervar-Bosansko Grahovo-Petrovac-Srb i serbi insorti erano circa duecento,
inquadrati dagli ex ufficiali serbi e armati di fucili, mitragliatori e bombe a mano. Animatore del movimento il professor Branko Zorić, serbo-ortodosso di tendenze nazionaliste e deciso anticomunista. ASDMAE, b. 1493 (AP 28), Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione Affari Generali e Riservati, d’ordine del Ministro (s.d.).