orientarsi nel mondo
L’Europa e gli Stati
• Proposte di Educazione civica e ambientale
• Podcast per il ripasso
• Patrimonio UNESCO sul Libro digitale
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• Patrimonio UNESCO sul Libro digitale
Redazione: Luca Brecciaroli, Silvia Civerchia, Emanuele Palazzi, Nicola Giulioni
Revisione testi: Federica Galvani
Consulenza didattica: Stefano Schirru
Realizzazione pagine Agenda 2030 – Gli interventi dell’uomo: Tommaso Martino
Realizzazione pagine CLIL: Elena Assirelli, Alessandra Vetri
Realizzazione compiti di realtà finali: Emanuela Caruso
Progetto grafico, impaginazione e copertina: Alessandra Coppola
Illustrazioni: Claudia Ciuffetti
Cartografia: LS International Cartography
Referenze fotografiche: Fotolia, iStockphoto, Shutterstock, 123rf, Depositphotos, archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello
Coordinamento digitale: Paolo Giuliani
Redazione digitale: Silvia Di Loreto
Le parti ad alta leggibilità di quest’opera sono state realizzate con il font leggimi © Sinnos editrice
Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
Il Gruppo Editoriale Raffaello mette a disposizione i propri libri di testo in formato digitale per gli studenti ipovedenti, non vedenti o con disturbi specifici di apprendimento.
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Ristampa:
6 5 4 3 2 1 0 2029 2028 2027 2026 2025 2024 2023
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Croazia
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Mappa
Compito di realtà Il cicerone del museo
Bielorussia – Moldova
In viaggio
Mappa
C ompito di realtà Il sondaggio: nucleare o rinnovabili?
Entrare nell’Unione Europea
Un fumetto per dire basta agli stereotipi
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Raccolte di immagini arricchite da didascalie, per un approccio visuale ai contenuti.
Approfondimenti, dati, ulteriori informazioni e curiosità sugli argomenti trattati.
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Presentazione Mappa concettuale Linea temporalefatto il libro Didattica digitale integrata
Un mio amico mi ha chiesto perché all’ingresso della scuola e del municipio sono esposte due bandiere Ho riconosciuto quella italiana e so che è esposta perché siamo in Italia, ma l’altra blu con le stelle non so proprio perché sia lì. Chissà cosa rappresenta...
Lo scoprirai a pagina 11
Il Muro di Berlino è diventato una tavolozza per i murales degli artisti, tutti i turisti che visitano la città vanno ad ammirare queste opere. Ho studiato, però, che in passato il muro divideva la città in due parti… come mai?
In vacanza sono uscita dall’Italia senza neanche accorgermi di aver oltrepassato la frontiera. È bello viaggiare senza doversi fermare per i controlli, sembra di essere parte di un grande Stato...
Lo scoprirai a pagina 12 Lo scoprirai a pagina 8Si definisce Stato un territorio delimitato da confini precisi, al cui interno valgono le stesse normative fondamentali, le stesse leggi, lo stesso governo, la stessa moneta, lo stesso sistema di tassazione.
Uno Stato è costituito da tre elementi fondamentali:
• il territorio, uno spazio ben definito dai confini riconosciuti anche dagli altri Stati;
• il popolo, la comunità dei cittadini che riconoscono la sua autorità;
• la sovranità, il potere esclusivo che lo Stato esercita sul suo territorio e su coloro che vi abitano.
In Europa la storia politica ha determinato l’esistenza di Stati democratici, i quali si fondano sulla sovranità popolare per cui tutti condividono il potere dello Stato. I cittadini dello Stato, infatti, esercitano il loro potere attraverso la scelta dei propri rappresentanti tramite il voto.
Le regole fondamentali dello Stato democratico sono indicate dalla costituzione, la legge che stabilisce quali sono i princìpi fondamentali della comunità statale, i diritti e i doveri dei cittadini e l’organizzazione dello Stato stesso.
La costituzione è la legge fondamentale poiché tutte le altre norme valide nello Stato devono essere coerenti con i suoi princìpi. È importante che la costituzione, prima di tutto, stabilisca quali sono i diritti dei cittadini: la libertà, l’uguaglianza davanti alla legge, la solidarietà, l’istruzione sono garantiti per tutti gli individui e non possono essere mai negati. La costituzione democratica, poi, stabilisce come organizzare i poteri dello Stato, secondo il principio di divisione dei poteri pubblici. Pur considerando le differenze in base alla loro organizzazione, negli Stati democratici:
• il potere legislativo, ossia scrivere e pubblicare le leggi, è affidato al Parlamento, l’assemblea dei rappresentanti eletti dal popolo;
• il potere esecutivo, cioè far rispettare le leggi, è in carica al governo;
• il potere giudiziario, ossia punire chi non rispetta le leggi, è svolto dalla magistratura.
La Germania è un esempio di Stato federale perché è articolata in 16 Stati regionali, chiamati Länder, ognuno dei quali è dotato di una propria Costituzione, un proprio Parlamento e un proprio Governo. I Länder hanno il potere di prendere tutte le decisioni che riguardano il territorio regionale, mentre le scelte politiche ed economiche valide per l’intera Germania spettano allo Stato federale. Nell’immagine, il palazzo del Reichstag di Berlino, sede del Parlamento federale tedesco.
Potere originario dello Stato a cui si sottopongono tutti i suoi appartenenti.
L’Italia è uno Stato unitario dal 1861, quando alla prima seduta del Parlamento venne approvata l’unificazione della penisola (Regno d’Italia). Il carattere unitario dello Stato italiano è sancito dalla Costituzione, approvata dall’Assemblea costituente dopo la fine della Seconda guerra mondiale ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Nell’immagine, palazzo Montecitorio a Roma, sede della Camera dei deputati.
In Europa si distinguono due tipi di Stato:
• Stato unitario, in cui esiste un unico Parlamento per tutto il territorio;
• Stato federale, in cui ogni territorio ha un proprio governo, pur dipendendo dal potere centrale per quanto riguarda la politica estera, la difesa e l’economia.
Ogni Stato europeo, inoltre, è caratterizzato da una propria forma di governo: monarchia o repubblica.
La monarchia è l’ordinamento di governo in cui il capo dello Stato è un sovrano, il re o la regina, che lascia in eredità il potere ai propri discendenti. Tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo le monarchie divennero costituzionali: il potere del re venne limitato, tanto che oggi il sovrano ha una funzione soprattutto rappresentativa, perché le decisioni legislative ed esecutive vengono prese dal Parlamento e dal governo (monarchia parlamentare).
Nella repubblica i rappresentanti sono scelti dal popolo e il popolo stesso è sovrano. Una repubblica può essere di tre tipi:
• parlamentare, se la maggioranza dei poteri viene esercitata dal Parlamento, che elegge il Presidente della Repubblica (come accade in Italia);
• presidenziale, se il Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo, è anche il capo del Governo (ci sono pochi esempi in Europa, il più noto sono gli Stati Uniti d’America);
• semipresidenziale, se il Presidente della Repubblica nomina personalmente il capo del Governo, ma il Governo deve avere la fiducia del Parlamento (è quanto succede in Francia).
Lavora sul testo
1. Quali sono le caratteristiche fondamentali dello Stato?
2. Cosa significa sovranità popolare?
3. Quali sono i poteri pubblici? Come sono organizzati e suddivisi?
4. Qual è la differenza tra Stato unitario e federale?
Lavora sulla carta
5. Osserva la carta e indica quali sono gli Stati federali in Europa, quali Stati sono repubbliche e quali invece monarchie.
Westminster Palace a Londra è la sede del Parlamento britannico. Il Regno Unito rappresenta un’eccezione tra gli Stati democratici perché non ha una costituzione, ma il suo ordinamento si fonda su una serie di leggi, statuti, trattati, il più famoso dei quali è la Magna Charta del 1215
L’Europa, a differenza degli altri continenti, non ha un territorio delimitato da confini precisi: appare, infatti, come una penisola dell’Asia, pur presentando caratteristiche ambientali e umane molto diverse da quelle asiatiche. L’Europa è il risultato di un lungo processo in cui i fattori geografici si sono intrecciati a vicende politiche, economiche, sociali ed etniche
Nel corso dei secoli l’Europa ha modificato più volte i confini in seguito a controversie e conflitti armati.
Tra XV e XVI secolo si formò la maggior parte degli Stati europei (Francia, Spagna, Regno Unito), per iniziativa di sovrani che riuscirono a ingrandire i propri domini unificando un vasto territorio Altri Stati (Svizzera, Belgio, Paesi Bassi) ebbero origine in seguito a rivolte popolari contro la dominazione di potenti vicini (i duchi d’Austria per gli svizzeri, il re di Spagna per belgi e olandesi).
Nel XIX secolo ottennero l’indipendenza l’Italia (1861) e la Germania (1871), che rientravano per lo più nell’area di influenza dell’Impero austro-ungarico e avevano un territorio suddiviso in tanti piccoli Stati.
Con poche eccezioni, a partire dal XIX secolo l’evoluzione storica degli Stati europei ha avuto come obiettivo la creazione di Stati nazionali: si sono infatti creati Stati che riuniscono sotto le stesse istituzioni persone che si riconoscono in una nazione, cioè che appartengono alla medesima cultura e parlano la stessa lingua. Uno Stato si può definire nazionale se almeno il 90% dei suoi cittadini appartiene alla stessa nazione: la maggior parte degli Stati europei è di questo genere, tuttavia sono presenti anche Stati plurinazionali, in cui comunità nazionali differenti si riconoscono come appartenenti allo stesso Stato. Esempi di questo genere sono il Regno Unito (in cui convivono inglesi, scozzesi, gallesi e irlandesi), la Svizzera, il Belgio e la Russia.
Dopo la Prima guerra mondiale (1914-1918) si dissolsero i grandi imperi austro-ungarico, turco-ottomano e russo, da cui nacquero Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Polonia, Finlandia e gli Stati baltici. Nel 1922 in Russia fu fondata l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), il primo Stato socialista del mondo.
L’EUROPA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Paesi democratici
Paesi comunisti
Paesi fascisti e nazisti
Paesi con governi autoritari
Durante la Guerra fredda gli Stati dell’Europa occidentale finirono sotto l’influenza degli USA e aderirono alla NATO, quelli dell’Europa orientale si trovarono sotto il controllo dell’URSS e aderirono al Patto di Varsavia. Anche la Germania venne divisa in due: la Repubblica Federale Tedesca (RFT) a ovest e la Repubblica Democratica Tedesca (RDT) a est.
L’EUROPA
Paesi aderenti al Patto di Varsavia
Paesi aderenti alla NATO
Paesi non allineati Cortina
Dopo il 1991, con il crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale, avvenne la riunificazione della Germania e la formazione di nuovi Stati: la Repubblica Ceca e la Slovacchia (dalla Cecoslovacchia), la Federazione Russa, la Lettonia, la Lituania, l’Estonia, la Moldova, la Bielorussia, l’Ucraina (dall’URSS). L’Europa assunse la conformazione politica attuale.
Il nazionalismo che ha portato all’indipendenza dei popoli ha anche un lato negativo che dà origine alla volontà di imporre la supremazia della propria nazione sulle altre. Questo nazionalismo aggressivo e bellicoso ha causato molte guerre, in particolare due guerre mondiali che hanno devastato l’Europa nel XX secolo e hanno determinato la divisione del continente in due blocchi: quello occidentale, influenzato dagli USA, e quello orientale, controllato dall’URSS, nel periodo denominato Guerra fredda (dal 1945 al 1991).
Dalle distruzioni dei conflitti mondiali e dalle sofferenze patite dalle popolazioni, alcuni intellettuali europei hanno proposto una via per l’Europa indebolita e disunita: formare un governo europeo sovranazionale,
che mantenga l’indipendenza di ciascuno, ma possa difendere la libertà, valorizzare le tradizioni e la cultura europea. Da questo sogno, la cui realizzazione è ancora in corso, è nata l’Unione Europea, che si è dotata di alcune istituzioni comuni.
Attualmente l’Europa è suddivisa in più di 40 Stati:
• 27 appartengono all’Unione Europea;
• gli altri sono detti Paesi extracomunitari.
Lavora sul testo
1. Spiega con parole tue perché l’Europa non si può considerare un vero e proprio continente.
2. Quali sono le conseguenze del nazionalismo?
3. Per quali finalità è nata l’Unione Europea?
Lavora sulla carta
4. Che cos’è la cortina di ferro? Quali Stati separava?
Quando si parla delle grandi opere costruite dall’uomo che cambiano il paesaggio e hanno effetti sulla vita delle persone, è inevitabile pensare alle infrastrutture, vale a dire alle strade, ai ponti, alle reti ferroviarie, ma anche alle dighe, agli acquedotti, alle fognature. In una parola, a tutti quegli esempi dell’ingegno umano che testimoniano la capacità dell’uomo di trasformare, con la sua azione, i luoghi in cui vive.
Attraverso questi interventi non si modifica soltanto il paesaggio naturale, ma si determinano conseguenze enormi sulla vita delle persone, talvolta di intere comunità.
Pensando all’Unione Europea, c’è un elemento che è divenuto un simbolo: un muro di cemento armato costruito dagli uomini col preciso scopo di dividere, separare, spezzare legami. Se proviamo a immaginare le conseguenze che questo può avere non solo sugli spostamenti ma sulle relazioni tra le persone, possiamo riuscire a comprendere il motivo per cui il muro di Berlino, e soprattutto la sua caduta, siano diventati un simbolo ben impresso nella memoria dell’Europa.
Per comprendere l’importanza del muro di Berlino bisogna ricordare innanzitutto il contesto in cui fu eretto: alla fine della Seconda guerra mondiale la Germania, sconfitta, venne divisa in due Stati, la Germania Ovest e la Germania Est, controllati il primo dalle potenze occidentali (guidate dagli Stati Uniti), il secondo dall’Unione Sovietica comunista (l’URSS). Anche Berlino, che di fatto faceva parte della Germania Est, venne divisa in due parti, una delle quali controllata dalle potenze occidentali. Fino al 1961 gli abitanti della città poterono muoversi da una parte all’altra senza particolari problemi. Proprio per impedire questi spostamenti, però, il governo della Germania Est, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, diede il via alla costruzione del muro: tutti i passaggi tra le due città furono chiusi e venne steso il filo spinato, presto affiancato dal muro in cemento armato e dalle torrette di guardia. Da quel momento, nessuno poté più attraversare il muro senza un regolare permesso, quasi impossibile da ottenere: intere famiglie furono divise, persone che prima si vedevano abitualmente non poterono più frequentarsi.
Il muro di Berlino divise la città, e idealmente l’Europa, fino al 1989. A novembre di quell’anno infatti, in seguito alla crisi del regime comunista in URSS, la Germania Est dichiarò aperte le frontiere con i Paesi occidentali. Fu così che il 9 novembre 1989 gli abitanti di Berlino Est cominciarono prima a scavalcare il muro senza più essere fermati, quindi ad abbatterlo, ben presto aiutati dai concittadini della parte occidentale.
106 km: lunghezza del muro
3,60 m: altezza media del muro
302: numero delle torrette di osservazione
259: numero dei passaggi sorvegliati dai cani
20: numero dei bunker
105,5 km: lunghezza del fossato che costeggiava il muro
Più di 5000: le persone che tra il 1961 e il 1989 cercarono di oltrepassare il muro. Di queste, la maggior parte furono fermate
Oltre 150: le persone uccise tra il 1961 e il 1989 mentre cercavano di oltrepassare il muro
L’idea di costruire muri per impedire alle persone di muoversi liberamente, e quindi di fuggire da determinate regioni per raggiungerne altre, non è qualcosa di relegato al passato. Negli ultimi anni infatti negli Stati Uniti si è discusso molto della costruzione di un muro in Texas, al confine con il Messico, per impedire alle persone in fuga da quel Paese di passare negli USA. Ma anche in Europa, da più parti si è invocato l’innalzamento di muri per arrestare l’esodo dei migranti dai Paesi africani o asiatici. Con l’aiuto dell’insegnante, cercate informazioni sui muri (esistenti, in costruzione o progettati) che servono ad arginare il flusso dei migranti, quindi provate a ricostruire il dibattito su questo tema, individuando le ragioni a favore e quelle contro.
Uno dei pochi tratti del muro di Berlino sopravvissuto fino a oggi è lungo all’incirca 300 metri e costeggia Bernauer Strasse: qui nel 2017 sono state appese le foto di molte delle persone uccise mentre cercavano di attraversare il muro.
9 novembre 1989: viene decretata la fine del muro di Berlino. I berlinesi in festa possono ora oltrepassarlo liberamente e anche... abbatterlo!
L’Unione Europea (UE) si può definire una famiglia di Stati democratici che hanno creato delle istituzioni comuni, alle quali hanno affidato una parte della propria sovranità.
L’Unione Europea è un’organizzazione politica, nata nel 1992 con il Trattato di Maastricht (entrato in vigore il 1° gennaio 1993), che attualmente riunisce 27 Paesi e circa 445 000 000 di persone. La UE non è un semplice organismo di collaborazione internazionale: prende decisioni democratiche su questioni di interesse comune e le sue disposizioni sono vincolanti per gli Stati membri, ciascuno dei quali deve metterle in pratica nel proprio Paese.
Il primo passo verso l’unità europea venne compiuto nel 1951, quando sei Paesi (Belgio, Francia, Paesi Bassi, Repubblica Federale Tedesca, Italia e Lussemburgo) crearono la CECA (Comunità Europea per il Carbone e l’Acciaio), un accordo economico che venne poi rafforzato nel 1957, quando gli stessi sei Paesi firmarono il Trattato di Roma che creava la CEE (Comunità Economica Europea).
Da quel momento il processo di integrazione tra gli Stati europei ha coinvolto sempre più Paesi, fino allo storico allargamento del 2004, che ha portato i membri da 15 a 25. Inoltre, nel 2007 hanno aderito la Bulgaria e la Romania; nel 2013 è stato il turno della Croazia. Nel 2020, tuttavia, si è registrata anche la prima uscita di uno Stato dall’UE: il Regno Unito, infatti, dopo un lungo e incerto percorso, ha sancito la propria uscita.
Le finalità dell’Unione Europea sono condivise da tutti gli Stati aderenti. Le principali sono:
• la promozione della pace e del benessere dei cittadini;
• la garanzia di libertà, sicurezza e giustizia;
• la promozione del progresso scientifico;
• la valorizzazione della ricchezza culturale;
• il rafforzamento della coesione economica e sociale tra gli Stati membri.
Tali obiettivi rispondono ai valori fondativi dell’Unione, tra cui prevalgono l’inclusione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà. Il percorso per raggiungere tali obiettivi ha portato la CEE, nata come un’unione puramente economica, a trasformarsi in un’organizzazione attiva in tutta una serie di settori che vanno dal clima all’ambiente, alla salute, alle relazioni esterne e alla sicurezza, alla giustizia e all’immigrazione. Per riflettere questo cambiamento, nel 1993 il nome Comunità Economica Europea è stato sostituito da Unione Europea.
L’Inno alla gioia della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven è stato adottato come inno ufficiale dell’UE nel 1985. L’inno non intende sostituire gli inni nazionali degli Stati membri, ma piuttosto celebrare i valori che essi condividono e la loro coesione.
Il 9 maggio si festeggia la festa dell’Europa. Il motto della UE «unita nella diversità» indica la volontà degli europei di lavorare insieme per costruire la pace e la prosperità, rispettando le diverse culture presenti nel continente.
Bassi, nel 2005, hanno respinto la proposta causandone il «congelamento». Nel 2007 è stato approvato il Trattato di Lisbona, che ha sostituito la Costituzione europea recependone tuttavia molti dei valori e delle innovazioni.
Il Trattato di Lisbona prevede molte novità, poiché attribuisce:
• una maggiore importanza al Parlamento Europeo, che può approvare gli accordi internazionali;
• la semplificazione del metodo di approvazione delle decisioni del Consiglio, con l’introduzione della maggioranza al posto dell’unanimità;
• l’istituzione del Presidente del Consiglio Europeo e dell’Alto Rappresentante degli affari esteri, incaricati di rappresentare l’Unione all’esterno.
Paesi entrati tra il 1951 e il 1957
Paesi entrati nel 1973
Paesi entrati tra il 1981 e il 1986
Paesi entrati nel 1995
Paesi entrati nel 2004
Paesi entrati nel 2007
Paesi entrati nel 2013
Paesi usciti dall’UE
La bandiera della UE riporta una corona di dodici stelle dorate su fondo azzurro. Le stelle rappresentano la solidarietà e l’armonia tra i popoli d’Europa. Il loro numero non dipende da quello degli Stati membri: sono dodici in quanto questo numero è tradizionalmente un simbolo di perfezione, completezza e unità. La bandiera rimarrà pertanto invariata a prescindere dai futuri ampliamenti dell’Unione Europea.
• 1951: nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), con sei Paesi fondatori;
• 1957: gli stessi sei Paesi firmano a Roma il trattato che istituisce la Comunità Economica Europea (CEE);
• 1973: la CEE si allarga a nove Stati membri;
• 1979: prima elezione del Parlamento Europeo;
• 1981: primo allargamento mediterraneo (Portogallo, Spagna, Grecia);
• 1992: con il Trattato di Maastricht nasce l’Unione Europea (UE);
• 2002: utilizzo dell’euro come moneta comune;
• 2009: entra in vigore il Trattato di Lisbona;
• 2013: l’UE ha 28 Stati membri;
• 2016-2020: Brexit: l’UE ha 27 Stati membri.
Lavora sul testo
1. Quali sono le finalità dell’Unione Europea?
2. Che cosa stabilisce il Trattato di Lisbona?
Lavora sulla carta
3. Quali sono le tappe di formazione dell’UE?
Tutti i Paesi del continente europeo possono aderire alla UE, ma devono avere precisi requisiti: un sistema democratico stabile, un sistema economico efficiente, un’amministrazione pubblica in grado di applicare la normativa comunitaria.
All’interno dell’Unione Europea i diritti degli individui sono garantiti attraverso la cittadinanza europea, istituzione che realizza il sogno di Jean Monnet, uno dei fondatori dell’Europa unita, il quale affermava: « Noi non coalizziamo Stati, ma uniamo uomini ». La condivisione dei diritti fondamentali contribuisce a far crescere negli europei il sentimento di appartenere a un’entità comune.
Gli strumenti concreti attraverso cui ciascuno può «sentirsi europeo» sono il passaporto europeo (introdotto nel 1985), la patente di guida (diventata europea dal 1996), l’euro, la moneta comune (entrata in vigore nel 2002) e la condivisione di un inno e una bandiera dell’Europa. Questi segni rendono concreta la cittadinanza europea, che garantisce ai cittadini il diritto:
• di viaggiare o stabilirsi liberamente in ogni luogo dell’Unione;
• di votare e di essere eletti nel Comune di residenza;
• di essere tutelati dall’ambasciata di ogni Paese membro quando si trovano in altri continenti;
• ad appellarsi al mediatore europeo nei casi di cattiva amministrazione di istituzioni comunitarie.
Nel 1995 è entrata in vigore la Convenzione di Schengen che garantisce la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea, abolendo di fatto i controlli alle frontiere interne. Vi hanno aderito anche Paesi che non sono membri della UE, come Norvegia, Islanda, Svizzera, mentre, tra gli Stati membri, Irlanda, Romania e Bulgaria hanno deciso di non sottoscrivere la Convenzione. La libertà di movimento entro l’Unione può essere temporaneamente sospesa per tutelare la salute dei cittadini, come è avvenuto nella primavera del 2020 per l’emergenza sanitaria legata all’epidemia di COVID-19
Essere cittadini europei è scritto anche sui nostri documenti: infatti sul passaporto compare la dicitura Unione Europea e sulla patente di guida la bandiera della UE.
Stati dell’UE che aderiscono allo spazio Schengen
Stati dell’UE che non aderiscono allo spazio Schengen
Stati che non fanno parte dell’UE, ma che aderiscono allo spazio Schengen
Tutti i Paesi europei possono aderire all’Unione Europea, tuttavia l’entrata nell’Unione non è semplice e spesso possono trascorrere molti anni tra il momento in cui uno Stato presenta la domanda di adesione e l’ingresso effettivo. Durante questo periodo si verifica che il Paese candidato abbia i requisiti necessari per diventare membro della UE. Meno frequentemente i Paesi membri chiedono di uscire dall’Unione. Ciò è accaduto una sola volta quando, in seguito al referendum del 2016, il Regno Unito ha avviato il processo di uscita dall’Unione Europea, noto anche come Brexit (un gioco di parole tra Britain ed exit). Il Regno Unito aveva aderito alla CEE nel 1973, ma secondo la maggior parte dei cittadini britannici i vantaggi erano diventati inferiori rispetto alle regole da rispettare. Dopo il voto del 2016 il Regno Unito ha dovuto ridisegnare tutti gli accordi commerciali e diplomatici con la UE.
La Brexit ha comportato molte discussioni che hanno coinvolto non solo i governi, ma anche la popolazione britannica: infatti la maggioranza ottenuta dal leave era esigua. Le frequenti manifestazioni, tuttavia, non hanno fatto cambiare idea al governo britannico.
Attualmente i Paesi candidati all’ingresso nella UE sono Turchia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Albania. La Turchia ha presentato la propria candidatura nel lontano 1987 ma, a causa della sua situazione politica, della questione irrisolta del rispetto della minoranza curda e della sua posizione geografica, la procedura di ingresso è ancora in corso.
I
La Carta dei diritti sociali fondamentali dell’Unione definisce i diritti di tutti i cittadini dell’UE: libera circolazione, equa retribuzione, miglioramento delle condizioni di lavoro, protezione sociale, diritto di associarsi, diritto alla formazione professionale, parità di trattamento tra uomini e donne, informazione, partecipazione, sicurezza sul lavoro, tutela dei bambini, degli anziani e delle persone diversamente abili.
Lavora sul testo
1. Quali requisiti deve possedere uno Stato per entrare a far parte della UE?
2. Quali sono i diritti dei cittadini europei?
3. Cosa garantisce la Convenzione di Schengen?
4. Che cos’è la Brexit?
L’Unione Europea svolge le proprie attività in diversi settori: le sue azioni principali riguardano politiche di innovazione e di solidarietà in settori come l’ambiente, l’agricoltura, la salute, la ricerca, lo sviluppo, l’energia, i trasporti, le infrastrutture, l’istruzione e la cultura.
Uno dei principali obiettivi dell’Unione Europea è la prevenzione dei cambiamenti climatici provocati dall’effetto serra.
Nel 2008 il Consiglio europeo decise che l’UE avrebbe dovuto ridurre, entro il 2020, le emissioni di gas e i consumi energetici almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990, aumentando al contempo del 20% la produzione di energie rinnovabili. Nel 2020 la Commissione Europea ha avviato l’ambizioso Green Deal europeo, un progetto che vuole rendere l’Europa il primo continente a impatto zero entro il 2050. Per ottenere tale risultato si intende eliminare completamente le emissioni di gas serra e coordinare la crescita economica alle risorse, così da non creare squilibri nell’ambiente.
Al fine di migliorare la salute e la sicurezza dei cittadini europei, l’UE si occupa anche di altri problemi ambientali tra cui l’inquinamento acustico, i rifiuti, la protezione degli habitat naturali, i prodotti chimici e la qualità delle acque.
Produzione e stile di vita che non emettono affatto o riducono sensibilmente l’anidride carbonica (CO2).
Il Green Deal europeo rilancia l’azione del Programma d’Azione per l’Ambiente e guiderà la politica ambientale europea fino al 2050. Tra i nove obiettivi principali ci sono la protezione e la conservazione delle risorse naturali dell’Unione, la trasformazione dell’UE in un’economia senza emissioni di gas serra, il miglioramento della sostenibilità delle città dell’Unione.
Un altro degli obiettivi della UE è quello di investire nella ricerca, destinando il 3% del proprio PIL ad attività volte a migliorare l’alimentazione, l’agricoltura, le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, l’energia, l’ambiente, i trasporti e la sicurezza. L’Europa promuove il progetto Erasmus+ che permette agli studenti universitari, con il supporto di una borsa di studio, di effettuare uno o due semestri in un’università straniera. Il progetto, inoltre, favorisce gli spostamenti di studenti e insegnanti, per migliorare la formazione professionale e facilitare l’inserimento sul mercato del lavoro, soprattutto dei giovani.
Ogni politica unitaria si prefigge di far progredire tutte le regioni dell’Unione: infatti lo scopo delle politiche di solidarietà dell’UE è quello di aiutare le regioni meno sviluppate e i settori dell’economia in difficoltà, attraverso finanziamenti e l’inserimento professionale dei disoccupati e dei giovani. Per esempio, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) serve a finanziare progetti di sviluppo regionale e a far progredire l’economia nelle zone più arretrate, mentre il Fondo Sociale Europeo (FSE) viene impiegato per finanziare la formazione professionale e aiutare le persone a trovare un lavoro.
Erasmus+ è il programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Nato nel 2014, ha l’obiettivo di migliorare le competenze e le prospettive professionali e di modernizzare l’istruzione e la formazione, mettendo a disposizione quasi 30 miliardi di euro fino al 2027
Gli obiettivi della Politica Agricola Comune (PAC) sono garantire un tenore di vita equo alla popolazione agricola, assicurare prezzi ragionevoli dei prodotti, modernizzare le infrastrutture. Dal 2013, la Commissione Europea lavora per rendere l’agricoltura sostenibile, preservando la biodiversità e tutelando le specialità locali e regionali.
L’UE ha inoltre avviato una riforma della Politica Comune della Pesca (PCP) per proteggere le risorse ittiche, come per esempio la specie di tonno rosso in pericolo di estinzione, regolamentando l’attività di pesca e favorendo l’acquacoltura per limitare il prelievo di pesce.
Il Fondo di solidarietà dell’Unione Europea (FSEU) è stato istituito in seguito alle gravi inondazioni che hanno devastato l’Europa centrale nell’estate del 2002. In risposta alla pandemia di COVID-19, a partire dal 1° aprile 2020 il campo di applicazione del Fondo è stato esteso per far fronte alla grave emergenza sanitaria.
Le politiche agricole dell’UE favoriscono anche l’integrazione con le bellezze paesaggistiche, promuovendo l’agricoltura e il turismo sostenibile.
Lavora sul testo
1. Quali sono le principali politiche ambientali adottate dall’UE?
2. Quale programma si occupa degli studenti? Con quali finalità?
3. Cosa finanzia il Fondo Sociale Europeo?
4. Quali sono gli obiettivi della Politica Agricola Comune?
La funzione principale dell’Unione Europea è quella di produrre norme che regolino i rapporti tra gli Stati membri; per fare ciò si avvale di importanti istituzioni.
Con sede a Strasburgo, in Francia, è eletto a suffragio universale per cinque anni dai cittadini dell’Unione. Il numero dei deputati (attualmente 705) è calcolato in proporzione alla popolazione di ogni Paese. Il Parlamento approva le leggi ed esercita il controllo politico sull’attività del potere esecutivo (Commissione Europea).
Noto anche come Consiglio dei ministri europei, si riunisce a Bruxelles, in Belgio, ed è la sede in cui gli Stati membri elaborano le leggi a nome dell’Unione, definiscono gli obiettivi politici e si accordano in caso di divergenze che sorgono su questioni specifiche. È l’organo competente in ambito di politica estera e di sicurezza comune.
Si riunisce a Bruxelles e rappresenta il Governo dell’Europa. Ha tre funzioni ben definite: vigila sull’applicazione dei trattati comunitari; mette in atto la politica decisa dai Paesi dell’Unione; assicura l’applicazione delle leggi emanate dal Parlamento. Inoltre, prepara il bilancio europeo e ne sorveglia l’attuazione. L’alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza assume la gestione delle relazioni internazionali per conto della Commissione.
Il Consiglio dell’Unione Europea ha sede a Bruxelles ed è formato dai ministri dei 27 Stati membri; la presidenza spetta, per un periodo di 6 mesi, a rotazione a ciascun Paese dell’Unione. Quando il consiglio si riunisce i suoi membri si siedono attorno a una tavola rotonda per sottolineare la pari dignità di ciascuno.
Il palazzo Louis Weiss a Strasburgo è la sede dove il Parlamento Europeo si riunisce per le sedute plenarie. Il Parlamento, istituito nel 1979, è la più grande assemblea multinazionale del mondo: i deputati europei si siedono nell’aula in base alla loro appartenenza politica e non secondo la propria nazionalità.
Voto cui hanno diritto tutti i cittadini maggiorenni (in Europa compiuti i 18 anni di età).
Palazzo Berlaymont a Bruxelles è la sede della Commissione Europea, composta da 27 membri, uno per ogni Stato, chiamati commissari e in carica per cinque anni. Il Presidente della Commissione è designato dal Consiglio, dopo aver consultato il Parlamento. Il Presidente nomina i commissari, su indicazione di ogni Paese che presenta i propri candidati.
Nell’ambito dell’Unione Europea vi sono altre importanti istituzioni, come:
• la Banca Centrale Europea (BCE), con sede a Francoforte, in Germania, che gestisce l’euro, la moneta comunitaria;
• la Corte di Giustizia, con sede a Lussemburgo, che vigila sul rispetto delle leggi comunitarie e interviene per appianare le controversie tra i Paesi membri; assicura, inoltre, che la legge comunitaria sia applicata in ogni Stato allo stesso modo, evitando che i tribunali nazionali emettano sentenze diverse su una stessa questione;
• la Corte dei Conti, con sede a Lussemburgo, che esegue il controllo finanziario sulle attività dell’Unione, cioè verifica che le istituzioni abbiano il denaro per realizzare i propri progetti e attività.
Oltre all’Unione Europea e a numerose altre organizzazioni sovranazionali operanti in tutto il mondo, esistono anche le euroregioni, dette anche euroregio o GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale). Istituita dal Parlamento Europeo nel 2006, l’euroregione è un ente di cooperazione transnazionale tra regioni appartenenti ad almeno due Stati membri dell’UE.
Le euroregioni sono solitamente costituite per promuovere interessi che travalicano i confini nazionali e per cooperare per lo sviluppo delle popolazioni di confine, tutelandone e promuovendone gli interessi e i bisogni, per esempio nel settore dei trasporti o del turismo.
Oggi si contano oltre 60 euroregioni, principalmente diffuse nell’area dell’Europa centrale.
Attiva dal 1998, la Banca Centrale Europea lavora in collaborazione con le banche centrali dei 27 Stati membri dell’Unione Europea, con l’obiettivo primario di mantenere stabili i prezzi e i mercati finanziari. Occorre la sua autorizzazione per l’emissione di monete e banconote in euro.
La
Lavora sul testo
1. Quali sono le istituzioni di cui si avvale l’UE per produrre norme che regolino i rapporti tra gli Stati membri?
2. Indica come i poteri pubblici (legislativo, esecutivo e giudiziario) siano divisi tra le istituzioni europee.
Lavora sulle immagini
3. Osserva le immagini e individua le città d’Europa dove hanno sede le istituzioni comunitarie.
In circolazione dal 2002, l’euro è la moneta comune di 20 Paesi europei che hanno, in tal modo, fortificato la loro unione e i loro legami commerciali.
Il progetto per l’introduzione della moneta unica è cominciato a partire dal 1992 con il Trattato di Maastricht. Nel dicembre 1995, il Consiglio europeo decise di chiamare «euro» la nuova moneta, denominazione che doveva essere uguale in tutte le lingue ufficiali dell’Unione Europea, poiché, tenuto conto dei diversi alfabeti, risultava facile da pronunciare, semplice e rappresentativa dell’Europa. Occorreva inoltre attribuire alla moneta unica un simbolo che, come la denominazione, fosse chiaramente associabile all’Europa e facile da scrivere. Il simbolo grafico dell’euro s’ispira alla lettera epsilon dell’alfabeto greco, per rendere omaggio all’origine della civiltà europea. La lettera «E» è l’iniziale della parola Europa e i due trattini orizzontali paralleli rappresentano la stabilità della valuta. L’abbreviazione ufficiale dell’euro è «EUR».
Il primo gennaio 1999 l’euro è diventato la moneta ufficiale per 11 Paesi dell’Unione Europea, anche se non è stata usata immediatamente per i pagamenti in contanti. È entrata in circolazione come moneta per tutti gli scambi commerciali il primo gennaio 2002, anno in cui è stato fissato il suo valore per ogni moneta nazionale: per l’Italia, 1 euro corrisponde a 1936,27 delle vecchie lire.
L’adozione dell’euro da parte di un Paese richiede molti preparativi di tipo economico e giuridico. Oggi i Paesi che hanno adottato l’euro sono 20: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania e Croazia.
Non hanno invece adottato l’euro i seguenti Paesi dell’Unione Europea: Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Ungheria, Polonia, Romania, Svezia.
Nel novembre 1994 il Consiglio dell’Istituto monetario europeo (IME), predecessore della BCE, concordò la sequenza dei tagli di banconote in euro: €5, €10, €20, €50, €100, €200 e €500. Per le monete: 1 cent, 2 cent, 5 cent, 10 cent, 20 cent, 50 cent, €1 e €2. Questa suddivisione è in linea con le scelte adottate per gran parte delle monete del mondo.
L’ASPETTO DELL’EURO
L’aspetto grafico delle banconote dell’euro è comune a tutti i Paesi membri dell’Unione, secondo le direttive della Banca Centrale Europea. Il disegno delle banconote ha come tema comune l’architettura europea in vari periodi storici; il fronte rappresenta finestre o paesaggi, mentre sul retro sono presenti dei ponti, scelti come simbolo di collegamento tra gli Stati.
Lo stile architettonico va da quello classico (banconota da 5 euro) al romanico, gotico, rinascimentale, barocco, A rt N ouveau, fino al contemporaneo (500 euro).
È stata posta particolare cura nel far sì che gli esempi architettonici riprodotti non rassomiglino ad alcun monumento esistente, allo scopo di non creare controversie relative alla scelta di rappresentare monumenti specifici di un Paese a discapito di altri.
L’euro è nato con l’obiettivo di portare benefici all’economia a vari livelli, da quello dei singoli cittadini a quello delle imprese. I principali vantaggi della moneta unica sono:
• una maggiore stabilità dei prezzi;
• una maggiore sicurezza e più opportunità per le imprese e i mercati;
• una maggiore crescita economica;
• una maggiore integrazione dei mercati finanziari;
• una maggiore competitività dell’UE nell’economia mondiale.
L’euro, tuttavia, si è dimostrato non garantire di per sé stabilità e crescita perché gli Stati hanno mantenuto una politica finanziaria autonoma e, spesso, male coordinata. Non tutti i Paesi europei, infatti, hanno le stesse disponibilità finanziarie, la stessa produzione industriale e lo stesso bilancio statale e questo ha creato molte disparità tra i vari Stati dell’Unione. Le crisi del 2008, che ha colpito soprattutto Grecia, Irlanda e Spagna, e quella del 2020, seguita alla sospensione delle attività economiche, hanno permesso di accelerare il processo di integrazione finanziaria tra i Paesi di «eurolandia», progredendo nella gestione comune delle politiche economiche e finanziarie.
Con la crisi economica del 2008 molte banche hanno limitato il credito alle imprese e alle famiglie, molte aziende hanno ridotto il personale e chiuso, facendo crollare i consumi. Per questo dall’Italia alla Germania, all’Est dell’Europa e in particolare in Grecia, sono nati movimenti popolari e partiti politici che hanno sfruttato il malcontento per le regole europee, chiedendo a volte persino l’uscita dall’euro dei loro Paesi.
Eurolandia
Lavora sul testo
1. In quale anno l’euro è entrato in circolazione per gli scambi commerciali?
2. Come è stato scelto il nome euro per la moneta unica?
3. Quali sono i vantaggi della moneta unica? Quali difficoltà si sono incontrate nella sua adozione?
Lavora sulla carta
4. Individua i Paesi che fino a oggi hanno adottato l’euro.
L’Unione Europea è uno spazio tuttora in via di definizione e di perfezionamento, non esente da problematiche, critiche e tentativi di ridefinirne le politiche e lo spazio.
L’Unione Europea è un soggetto politico che non ha ancora acquisito una forma ben definita: è uno spazio a «geometria variabile». Infatti non tutti i Paesi che ne fanno parte hanno aderito a ogni iniziativa dell’Unione: per esempio Svezia e Da nimarca, pur rispondendo ai requisiti richiesti, non hanno voluto aderire alla mo neta unica; allo stesso modo alcuni Paesi non hanno sottoscritto la Convenzione di Schengen; la Brexit, infine, ha reso concreta la possibilità di uscire dall’Unione. L’Europa, dunque, è un progetto in fase di attuazione: ciò avviene perché il coinvolgimento nel processo di integrazione di uno Stato membro prosegue solo se i suoi cittadini sono favorevoli. Gli abitanti dell’UE si dividono, infatti, in «euroscettici» ed «euroentusiasti»: questi due curiosi termini sono stati inven tati per definire il favore con cui le persone vedono il passaggio di competenze dal proprio Stato nazionale all’UE.
Anche se l’Unione Europea aspira a comprendere tutti gli Stati del continente, l’allargamento viene talvolta osteggiato da molti cittadini europei. Con alcuni Stati viene attuata una politica di prossimità, che consiste nella stipula di ac cordi commerciali e di cooperazione con i Paesi del Mediterraneo meridionale, del Caucaso e dell’Europa orientale, che non sono giudicati ancora idonei alla candidatura di adesione.
Nel rispetto della libertà di ogni aderente, tuttavia, l’Unione Europea ha deciso di proseguire nell’integrazione con i Paesi più disponibili. La Commissione Europea dal 2017 sta rafforzando la cooperazione in particolare sulla tutela dell’ambiente, sulla distribuzione dei migranti e sulla destinazione dei fondi di solidarietà. Nel 2020 la crisi causata dal Coronavirus ha funzionato come un acceleratore di questo processo di integrazione, portando verso una gestione finanziaria più comune tra Stati membri. Esistono, tuttavia, Paesi che osteggiano l’opportunità di una differente integrazione perché temono di essere esclusi dalle decisioni più importanti. Per esempio, il cosiddetto Gruppo di Visegrad, che comprende Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, non approva la cessione di sovranità nazionale all’UE.
Una questione comunitaria non ancora risolta riguarda la mancanza di una lingua comune. Oggi le lingue ufficiali nella UE sono 24 e questo genera enormi problemi organizzativi, se si pensa che ogni parlamentare può intervenire nel suo idioma e ogni cittadino può rivolgersi alle istituzioni comunitarie nella sua lingua.
I capi di governi del Gruppo di Visegrad nel 2020 Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria nel 1991 hanno sottoscritto un accordo per facilitare l’integrazione reciproca e il processo di annessione all’UE. Da quando tale obiettivo è stato raggiunto nel 2004, il gruppo ha proseguito la collaborazione per tutelare gli interessi dei quattro Paesi entro l’UE. Le posizioni del Gruppo di Visegrad, però, si sono caratterizzate per la difesa degli interessi nazionali rispetto alle politiche dell’Unione, ostacolandone talvolta le decisioni.
Una delle questioni più intensamente dibattute nella UE è l’opportunità di accoglienza di migranti extracomunitari. Infatti, se da un lato l’Unione cerca di abbattere le frontiere tra gli Stati membri, facilitando la circolazione delle persone, dall’altro innalza barriere (sia fisiche, sia giuridiche) lungo i confini per ostacolare l’immigrazione clandestina. Allo scopo di creare una cintura di protezione contro la criminalità e il terrorismo, aumentano così i controlli alle frontiere, vengono potenziati i pattugliamenti costieri in tutto il Mediterraneo, si inaspriscono le norme che regolano i flussi migratori.
Lavora sul testo
1. Cosa significa che l’Europa ha uno spazio a geometria variabile?
2. Come sono regolati i rapporti tra l’UE e gli Stati confinanti?
3. Cosa si intende con l’espressione «Europa a più velocità»?
4. Chi sono gli euroscettici e gli euroentusiasti?
Gli immigrati che varcano le frontiere europee con visto d’ingresso sono migliaia, ma assai numerosi sono anche quelli che sbarcano clandestinamente sulle coste del Mediterraneo. Tra di loro c’è anche chi fugge da guerre e persecuzioni; molti sono quelli che non riescono a raggiungere la meta e muoiono durante il viaggio in seguito a naufragi.
La circolazione delle automobili rappresenta una delle cause principali di inquinamento atmosferico che, a sua volta, è la causa principale del riscaldamento globale: le emissioni dei gas di scarico delle vetture alimentate a benzina o diesel, infatti, riversano nell’atmosfera quantità elevate di anidride carbonica, polveri sottili e altri agenti inquinanti. In Italia, per fare solo un esempio, nel 2019 circolavano oltre 50 milioni di veicoli. Per ridurre l’inquinamento atmosferico e salvaguardare l’ambiente, e quindi la vita sulla Terra, è dunque necessario usare di meno le auto e scegliere mezzi di trasporto più ecologici.
Dalla fine dell’Ottocento a oggi la temperatura sul nostro pianeta è aumentata di quasi un grado (per l’esattezza di 0,85 gradi). Questo aumento a prima vista può sembrare ininfluente, ma invece ha ricadute pesantissime sull’ambiente e sulle condizioni di vita sul nostro pianeta. Dopo anni di studi, gli scienziati hanno dimostrato che le cause del cambiamento climatico in atto sono determinate principalmente dall’uomo, in particolare dall’inquinamento provocato dall’emissione di anidride carbonica (CO2). Si prevede che, se non verranno attuate immediatamente politiche adeguate, nell’arco dei prossimi 30 anni la temperatura aumenterà ulteriormente di oltre 1 grado, e di 3 gradi entro la fine del secolo, con conseguenze catastrofiche per l’intera umanità.
Proprio per impedire che queste previsioni si avverino, l’obiettivo 13 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile mira a fare in modo che tutti gli Stati riducano da subito le emissioni dei gas inquinanti, al fine di limitare l’inquinamento e così ridurre il riscaldamento globale.
Negli ultimi anni anche in Italia il numero delle piste ciclabili, e quindi delle persone che si spostano in bicicletta, è cresciuto sensibilmente. In particolare nelle città, tuttavia, l’aumento degli spazi dedicati ai ciclisti ha provocato più di una polemica: da più parti si sostiene infatti che le piste ciclabili siano pericolose e controproducenti perché causano incidenti che, oltre a riguardare ciclisti e automobilisti, coinvolgono spesso anche i pedoni. Inoltre, chi è contrario alle piste ciclabili argomenta che queste sottraggono spazio al traffico veicolare, aumentando così gli ingorghi.
Al contrario, i favorevoli alle piste ciclabili ritengono che esse siano fondamentali per ridurre il traffico di auto in città, sostengono che gli incidenti siano provocati dagli automobilisti indisciplinati e si augurano che gli spazi dedicati alle biciclette aumentino ulteriormente nei prossimi anni. Svolgete una ricerca sul tema delle ciclabili, cercando maggiori informazioni sui vari punti del dibattito al fine di definire meglio le posizioni a favore e contro. Quindi, divisi in due gruppi, portate avanti il dibattito, cercando di individuare soluzioni in grado di mettere d’accordo le parti.
Fra i molti mezzi di trasporto a nostra disposizione, il più ecosostenibile è quello che si impara a guidare per primo e che è alla portata di tutti: si tratta infatti della bicicletta, veicolo che, oltre a essere divertente e salutare, non genera inquinamento sonoro e atmosferico e, soprattutto nelle città congestionate dal traffico, rappresenta spesso il mezzo di trasporto più rapido ed efficace. Usare la bicicletta contribuisce dunque a ridurre notevolmente i gas a effetto serra e altre emissioni inquinanti. Secondo diversi studi, infatti, le emissioni di CO2 dovute ai trasporti potrebbero essere abbassate sensibilmente sostituendo i viaggi brevi in automobile con spostamenti in bicicletta. Allo stesso tempo, tuttavia, è importante promuovere anche l’uso della bicicletta su lunghe distanze, per esempio per favorire nuove forme di turismo sostenibile. Per questo motivo l’Unione Europea, tramite la European Cyclists Federation, ha dato il via alla realizzazione di una grandissima rete ciclabile, chiamata Eurovelo, che, una volta ultimata, attraverserà in lungo e in largo tutto il continente. Nel 2020 la rete Eurovelo consisteva in 19 percorsi ciclistici a lunga percorrenza, che si snodavano lungo Paesi diversi, per un totale di 45 000 km. Una volta completata la rete, i percorsi Eurovelo ammonteranno a più di 70 000 chilometri e, oltre a unire ulteriormente l’Europa, contribuiranno anche a renderla più ecosostenibile.
Come avete appena visto, andare in bicicletta non è solo divertente, ma rappresenta anche un modo ecosostenibile di spostarsi.
Con l’aiuto dei vostri insegnanti, provate a progettare delle attività mirate a promuovere l’uso della bicicletta tra le persone che vi stanno attorno: progettate una gita in bicicletta, con itinerario sulle ciclabili della vostra zona, aperta a tutti gli studenti della vostra scuola e alle loro famiglie.
Costa Atlantica Capitali
Pellegrinaggi Europa centrale Romea (Francigena)
Atlantico-Mar Nero
Via del Sole Mediterraneo Baltico-Adriatico
Mar Baltico
Europa dell’est Mare del Nord
Cortina di ferro
Fiume dell’Europa centrale
Fiume Reno
Fiume Rodano
Fiume Mosa
Lezione 1 Quali sono gli elementi caratteristici dello Stato? Quali forme di Stato esistono?
Uno Stato è costituito da un territorio, un popolo e una sovranità
I poteri pubblici fondamentali sono il potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
In Europa si distinguono due tipi di Stato:
• Stato unitario: esiste un unico Parlamento per tutto il territorio;
• Stato federale: ogni territorio ha il proprio Governo, anche se dipende da quello centrale per alcuni aspetti.
In Europa inoltre ci sono Stati organizzati in:
• monarchia: il potere è del sovrano ed è ereditario; può essere assoluta o costituzionale;
• repubblica: il potere è del popolo che sceglie i suoi rappresentanti; può essere parlamentare, presidenziale o semipresidenziale.
Lezione 2 Quali sono i confini dell’Europa?
L’Europa non è un vero e proprio continente perché il suo territorio non ha confini precisi. Nel corso dei secoli i confini sono stati modificati più volte in seguito a conflitti e guerre.
Lezione 3 Che cos’è l’Unione Europea?
L’Unione Europea (UE) è un’organizzazione di Stati democratici, i quali hanno creato delle istituzioni comuni.
L’UE è nata nel 1992 con il Trattato di Maastricht e attualmente riunisce 27 Paesi e circa 445 000 000 di persone.
Lezione 4 Quali sono gli elementi della cittadinanza europea?
La cittadinanza europea si concretizza attraverso il passaporto europeo, la patente di guida europea, l’euro (la moneta comune).
La Convenzione di Schengen (1995) garantisce la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea.
Nel 2020, per la prima volta nella storia, uno Stato è uscito dall’UE: il Regno Unito.
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