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Giornale dello spettacolo
INTERVISTA A IAIA FORTE
IL DIFFICILE MESTIERE DELL’ATTORE
LA MIA SFIDA PIÙ GRANDE INTERPRETARE TONY PAGODA di Tiziana Buccico@gdspettacolo
Il Teatro, il Cinema tutti la vogliono per il suo immenso talento
P
luripremiata, scelta da tutti i più grandi maestri del cinema e del teatro, un’icona per il pubblico. Lei è Iaia Forte.
Il suo ultimo lavoro nelle sale è il film “Nata per te”? Sì! È un film necessario, perché racconta una storia vera, che sensibilizza su temi che sono fondamentali per l’evoluzione della nostra società come, ad esempio, la possibilità di adottare da parte di single e famiglie non tradizionali. Un tema da affrontare e su cui discutere. Per me una dimensione anche emotiva, mi sono commossa nel vederlo in sala con il pubblico. Sono orgogliosa di essere parte di un lavoro di questo tipo. È proprio una storia di questo millennio, che mostra quanto la sostanza reale nelle relazioni; penso a Luca Trapanese e sua figlia (la cui storia è raccontata nel film), si sono dati amore a vicenda, senza pregiudizi. Le barriere, i paletti li mettiamo noi, senza che abbiano un senso reale. In un’intervista recente, parlando della sua recitazione e della sua carriera poliedrica, passando dal tragico al comico, dal surreale al popolare, lei ha usato il termine “trasfigurare”, lo spiega? Trasfigurarsi è qualcosa che il teatro permette non essendo un luogo naturalistico. A noi attori è stata data la possibilità di uscire da sé e andare oltre il sé più immediato. Penso a quando ho interpretato Tony
Pagoda con Paolo Sorrentino in cui recitavo la parte di un uomo. Penso semplicemente alla possibilità di interpretare vite che non sono le mie. Lei accetta sfide continue recitando ruoli e personaggi davvero molto diversi tra loro. La sua sfida più grande? Se pensiamo al termine anglosassone ‘play’ per definire la recitazione, traduciamo con puro gioco, il gioco di cambiare, trasformare la propria voce, il proprio corpo. Essere più personaggi, giocare ad essere qualcosa che non si è. E quindi c’è anche un piacere proprio nel mettersi in gioco, spostare oltre i propri limiti. La mia sfida più grande è stata diventare Tony Pagoda, il cantane melodico molto maschio di “Hanno tutti ragione” di Paolo Sorrentino. Pagoda ha richiesto una vocalità e un corpo diversi dalla mia attitudine naturale, è stato uno dei personaggi che ho amato di più, mi sono divertita, interpretandolo, anche a prendere in giro un certo tipo di machismo. Lei ama Roma dove vive, ma è profondamente napoletana. Ha spesso dichiarato che conoscere il napoletano è stato molto importante. Una seconda lingua, perché? Sì, credo lo sia. L’ italiano è una lingua molto recente, che manca di una memoria antica, l’Italia nel passato era terra di dialetti. Il napoletano è un dialetto, una lingua per molti aspetti, musicale. Per noi attori è un un’arma in più perché è una lingua materna, non matrigna come lo è l’italiano.