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IL MITO DI TROISI DUE DOCUMENTARI PER RICORDARNE
La Figura E La Carriera
Il 19 febbraio di quest’anno Massimo Troisi avrebbe compiuto settant’anni. Un’idea che ci appare quasi inverosimile quando lo rivediamo eternamente giovane sullo schermo, nelle immagini di repertorio, nelle gag che ci facevano sbellicare dal riso, con quei balbettamenti, quelle esitazioni che preludevano a battute fulminanti, che ci interrogavano sul nostro essere italiani, sui cliché e gli stereotipi su cui fondiamo le nostre relazioni, a cominciare dal frustrato machismo dei suoi personaggi.
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Quando riascoltiamo la sua voce quasi sussurrata, l’amabile cadenza partenopea che timidamente porge al pubblico lampi esilaranti con serafca nonchalance, come fossero rassegnate constatazioni di una realtà capovolta, paradossale, irriverente.
Quando ripensiamo alla sua dolce malinconia, forse presagio della fne prematura che lo attendeva, e ne ammiriamo la presenza scenica, l’arte di farsi befe dell’altro pur serbando il rispetto e la delicatezza dovuti al proprio interlocutore. Insomma, ci pare davvero difcile associare alla fgura di questo grande attore, esponente di una tradizione antica che ha saputo rinnovare nei contenuti rimanendo fedele alla sua forma codifcata da generazioni di teatranti, il concetto di senilità.
La morte lo ha cristallizzato in una freschezza immutata malgrado il trascorrere del tempo, come accade ai personaggi del nostro immaginario. Per ricordare Massimo e rendere omaggio alla sua genialità sono stati prodotti due documentari. Mario Martone, regista talentuoso calato ma non confnato nella napoletanità, ha realizzato il docuflm Laggiù qualcuno mi ama, scritto insieme ad Anna Pavignano, compagna di vita e di lavoro di Troisi, che verrà presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino ed uscirà nelle sale italiane proprio il giorno in cui sarebbe caduto il settantesimo compleanno dell’attore di San Giorgio a Cremano, il 19 febbraio. Un’anteprima di cinque minuti è stata proiettata durante lo scorso Torino Film Festival, e ha anticipato i motivi e le tematiche afrontate in questo amorevole tributo di Martone. Volutamente lontano dal classico approccio basato sulle testimonianze di amici e collaboratori, l’obiettivo della pellicola è puntato soprattutto sulla attività registica di Troisi, che lo vide dirigere cinque flm, Ricomincio da tre, Scusate il ritardo, Non ci resta che piangere, Le vie del signore sono fnite, Pensavo fosse amore... invece era un calesse, ma ne delinea al contempo la parabola artistica, svoltasi tra gli anni Settanta e i Novanta del secolo scorso, a partire dalle esperienze sul palcoscenico del Sancarluccio di Napoli con il trio La Smorfa, al cabaret, fno all’esordio televisivo in Non Stop, leggendario programma di Enzo Trapani che fece conoscere al grande pubblico una serie di comici destinati a diventare celebri.
E poi lo scioglimento del gruppo, l’approdo al grande schermo con il clamoroso successo di Ricomincio da tre, la carriera che lo consacrò beniamino del pubblico italiano, e infne l’ultima avventura cinematografca, Il Postino, flm amato al punto da spingerlo a posticipare, per girarlo, un trapianto cardiaco che avrebbe potuto salvargli la vita. Il docuflm alterna scene tratte dal repertorio di Troisi a conversazioni con artisti che ne hanno riconosciuto l’infuenza e critici come Gofredo Fof.
L’altro flm documentario a lui dedicato, Buon compleanno Massimo, è a frma di Marco Spagnoli, critico e giornalista cinematografco nonché autore di pregevoli libri e documentari sul cinema. Raccoglie numerose testimonianze di personaggi di rilievo (attori, produttori, autori, amici, parenti del nostro), tessere d’un puzzle in grado di ricostruire un’immagine a tutto tondo di Trosi, e sarà trasmesso in prima visione il 17 febbraio su Rai Tre, poi disponibile su Rai Play dal 19 febbraio. Appuntamenti imperdibili, dunque, per chi ancora piange la scomparsa dalle scene di questo indimenticato interprete, erede pensoso di una stirpe che annovera tra i propri esponenti sconosciuti istrioni di infmi teatri e protagonisti insigni come Viviani, Scarpetta, i De Filippo, il principe Totò e tanti altri. Un’occasione per rivederlo ancora una volta, e provare a comprendere i motivi e le forme di un’espressività che continua a distanza di anni a coinvolgerci, a divertirci, a commuoverci, come di fronte a un amico di cui avvertiamo la mancanza e che vorremmo incontrare, anche solo un minuto, per potergli almeno solo dire: grazie, Massimo.