COVID: FUORI DAL TUNNEL GRAZIE ALL’IMMUNITÀ DI GREGGE E ALL’IMMUNITÀ INNATA di Giuseppe Di Benedetto
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icordo ancora il visino triste di mia figlia, mentre spegneva le candeline del suo compleanno, nell’apprendere che dal lunedì successivo non sarebbe più andata all’asilo per chissà quanto tempo. Chissà se il desiderio che si è ripetuta in testa, in quegli attimi necessari al fiato per spegnere le sei candeline su una torta a forma di unicorno, sarebbe stato lo stesso di quello che ha espresso realmente se avesse saputo che il 21 febbraio 2020 sarebbe stato il suo ultimo giorno di asilo. Vai poi a sapere cosa può desiderare una bambina di quell’età?! Non era preparata e non eravamo preparati noi, come il resto degli italiani, suppongo, ad essere reclusi in casa. Abbiamo dovuto imparare a guardare i colori non più con la gioia che meritavano ma con ansia. Il bianco, il giallo, l’arancione e il rosso avevano improvvisamente perso la loro energia per dare vita ad un arcobaleno alla cui fine non c’era un forziere pieno d’oro, bensì un lockdown. Dall’oggi al domani, alla faccia di quanto scriveva Richard Bach nel libro “Nessun luogo è lontano”, ogni luogo era diventato distante e soprattutto irraggiungibile. Ma siamo uomini e come tali abbiamo una grande dote nell’adattabilità, un po’ come succede in presenza di una malattia cronica:
lo stato naturale non è più rappresentato dallo stato di benessere ma da quello di malattia. Ed è così che è successo con il Covid: ci siamo rinchiusi nelle nostre tane, in compagnia solo di chi compariva nel nostro stato di famiglia. Abbiamo iniziato a diffidare degli altri e a cambiare marciapiedi qualora una persona venisse in direzione opposta alla nostra. Cosa stavamo diventando? Cosa ne era del nostro essere animali sociali? Una pandemia stava minando la nostra natura di esseri umani e improvvisamente un virus delle dimensioni di qualche decina di nanometri stava trasformando la nostra vita in un film. In uno di quei film catastrofici dove sembrava che la fine dell’umanità fosse imminente e la cosa più terribile era che il nemico, non solo non era visibile, ma il portatore poteva essere chiunque. Ma fortunatamente, proprio come nelle migliori pellicole hollywoodiane, il mondo della scienza si è unito e con una spinta unilaterale ha trovato prima una cura per ridurre la mortalità e successivamente un vaccino, anzi quattro, che, tra non poche polemiche, riducevano la trasmissione del virus. C’era uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. E la luce portò a studi sempre più approfonditi. Si iniziò a parlare
ATLAS MAGAZINE | 15