Atlas Magazine - Maggio 2022

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IL SOLCO DELLA PACE di Sergio Grifoni

I

n questi ultimi tempi non si fa altro che parlare di pace. Se ne parla tanto perché sicuramente in più parti del mondo, e non solo in Ucraina, c’è guerra. Pace non significa solo non uccidere il prossimo, non belligerare, non combattere, non odiare. Etimologicamente deriva dal latino pax o pacis, la cui radice significa pattuire. Quindi quando si è in guerra, per far tornare la pace, occorre stipulare un patto, che molti chiamano cinicamente anche compromesso. Ammesso che uno dei contendenti lo voglia o lo accetti. Nel caso della Russia contro l’Ucraina, per esempio, sembra che di compromesso ci sia al momento solo il dialogo. Non voglio però entrare in una analisi di specifica strategia politica, perché non è questo il contesto discorsivo più appropriato, anche se mi soffermerò poi sul ruolo rivestito dalla nostra Europa a difesa della pace. Pace quindi non è, e non deve essere, solo una parola che ci infonde tranquillità e che pronunciamo spesso con la stessa superficialità con la quale raccontiamo una barzelletta. Solo perché, mentre noi la invochiamo distrattamente, c’è chi muore per ottenerla. Sempre etimologicamente, la parola pace può essere collegabile anche a pangere, che significa piantare. Su questo contenuto e questa espressione profonda dovremmo sviluppare le nostre riflessioni. Se oggi raccogliamo la voglia di sopraffazione, è perché non abbiamo piantato equità. Se assistia-

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mo a continui comportamenti di intolleranza sociale, è perché non abbiamo piantato fratellanza e rispetto. Oggi si fa un passo avanti mostrando interesse verso gli altri, solo se poi ti ritorna indietro con gli interessi. Ed è questa deleteria e subdola finalità che fa germogliare il fiore stinto del sopruso, della violenza, dell’imposizione. Il primo luogo dove trovare un po’ di pace, dovrebbe essere dentro se stessi. Non è facile, perché le variabili percettive sono molteplici e tutte indirizzate dal pensiero verso la culla dei conflitti interiori, dondolata da una dinamicità incontrollabile. Altro ambito primario dove dovrebbe albergare la pace è senza dubbio la famiglia. L’indissolubilità del nucleo famigliare è il miglior corroborante nella ricerca dell’armonia. Anche questo valore purtroppo sta miseramente scemando, lasciando spazio a divisioni, conflitti interpersonali, rancori, solitudine. Corde annodate con spire costruite per sciogliersi troppo facilmente, spesso senza un minimo sforzo per trovare di più le ragioni che uniscono, da quelle che dividono. Al di là dell’essere o meno credenti, fattore che muta comunque le essenze di un giudizio e di un comportamento, a volte mi chiedo: quale modello di famiglia possiamo oggi prendere in considerazione per esperire un’analisi serena ed obiettiva sul tema specifico? E qui mi fermo, per non addentrarmi in un ginepraio di valutazioni legate alla giustezza o meno delle tante atipicità riscontrabili oggi giorno nella sua costruzione. Ad uno stadio ancora superiore c’è poi lo Stato, inteso esso ai


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