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LA MUSICA, ARTE CHE CURA L’ANIMA
di Martina Campanelli
“Ciò che è selvaggio, disordinato e litigioso, la cetra di Apollo lo placa ed addolcisce“ scrive Euripide nell’ Alceste. “Quel suono prodigioso può ispirare i canti della natura e perfino smuovere le pietre.”
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Universale e più antica della parola,la musica può curare. Le potenzialità terapeutiche del suono erano già note a Platone e Aristotele: il dio Apollo era la divinità della musica e della medicina.
Ma Apollo è un dio e i poteri divini non ci spiegano quelli della musica umana, che a quanto pare i nostri antenati hanno inventato ben prima del Pantheon greco.
Qualunque sia il modo della sua comparsa e dello sviluppo fino alle sue forme più raffinate, la musica chiaramente si è affermata come una forma universale di espressione, in tutte le sue molteplici varianti. Da un punto di vista evolutivo, i primi esseri umani usavano la musica come un’attività di connessione capace di promuovere la coesione sociale quindi non è affatto sorprendente se siamo “programmati” per rispondere agli stimoli musicali.
La musica produce benefici che vanno al di là della semplice coesione sociale ma ci influenza anche a livello biologico; per esempio, impegnarsi in piacevoli attività musicali rilascia ormoni del benessere e la dopamina. In studi effettuati su neonati sottoposti a terapia intensiva, si è rilevato che ascoltare musica li aiuta a stabilizzare la frequenza cardiaca e respiratoria, favorisce l’ aumento di peso e porta ritmi di sonno più salutari.
Inoltre, persone che hanno partecipato alla musico terapia con professionisti autorizzati hanno mostrato un miglioramento dell’umore e della concentrazione, così anche come una riduzione del dolore, dell’ansia della stanchezza e del cortisolo, l’ormone dello stress.
L’idea della musica utilizzata a scopi terapeutici sembra così affascinante quanto ovvia, tuttavia l’unione delle due parole musica e terapia genera spesso grande confusione e i campi di applicazione divengono improvvisamente vasti e indefiniti.
Ecco che allora diviene importante definire cosa intendiamo per musicoterapia con una definizione accettata e condivisa da tutti coloro che operano in questo campo:
“La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. Essa mira a sviluppare le funzioni

potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e inter-personale e di conseguenza migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.”
Tracciando i limiti di ricerca e di applicazione, in quanto non tutte le pratiche e le tecniche sono utilizzabili per tutti, le diverse definizioni stabiliscono soprattutto l’identità professionale del musicoterapeuta, il suo profilo di lavoro. La musica è il mezzo che viene utilizzato in questa terapia; essa è fonte di espressione, di condivisione, di sostegno e contenimento delle emozioni, dei pensieri che non sempre vengono espressi verbalmente.
Prima di tutto essa è un’arteterapia. Cosa significa?
Significa esprimere artisticamente, cioè con mezzi quali la pittura, la musica, la scultura, la danza e il movimento tutti i pensieri, i vissuti e le emozioni ad essi legati per elaborare le sensazioni che non si riescono a far emergere con le semplice comunicazione verbale nei contesti di vita quotidiana.
L’arte non si può insegnare, ma viene creata. In ogni momento, in ogni incontro, ognuno di noi può apportare qualcosa di nuovo nell’incontro con un musicoterapeuta. Che sia un semplice suono, una nuova canzone o un nuovo strumento la creatività consente di essere libero dagli schemi, di improvvisare; è in questo che la musicoterapia diviene un mezzo di crescita e conoscenza basato sull’individualità e la soggettività.
Il terapeuta in un incontro di musicoterapia mette in gioco la sua identità e cerca di accogliere quella del paziente in un gioco dinamico dove la musica diviene l’intermediario della loro comunicazione.
Sono numerose le patologie in cui essa può avere un ruolo. Tutto dipende dall’obiettivo. La musica, o meglio, alcune componenti musicali possono migliorare aspetti relazionali, funzioni esecutive, la memoria e l’attenzione, il coordinamento motorio, lo stress, la capacità di prevedere e anticipare le azioni degli altri o la capacità di usare degli strumenti, oltre ad agire sulla connettività tra aree lesionate; la musicoterapia consente di avere uno spazio totalmente libero in cui esprimere tutto ciò che abbiamo dentro, ma soprattutto il bisogno di essere accolto, compreso e accompagnato dall’altro verso qualche obiettivo. La musica consente di avere un mezzo comunicativo nuovo, piacevole e interessante che per un attimo ti fa dimenticare dove sei e ti aiuta ad entrare in contatto con le parti più profonde di te; essa ti aiuta ad ascoltare, prima di tutto te stesso.