Molini D'Italia Giugno 2023

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sulla pasta madre
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2023: scenari
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settore
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stato di salute dei centri italiani per lo stoccaggio The conditions of Italian storage centres IN QUESTO NUMERO IN THIS ISSUE Rivista fondata nel 1950 Anno LXXIV June Giugno 2023 06
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Editorial EDITORIALE

UNA NUOVA FEDERAZIONE IN RAPPRESENTANZA DELL’INDUSTRIA ITALIANA DELLA PRIMA TRASFORMAZIONE ALIMENTARE 7

A new Federation representing the Italian first food processing industry di A. Valente

Features ARTICOLI

Focus LO STATO DEI CENTRI DI STOCCAGGIO ITALIANI 44

The conditions of Italian storage centres di M. Latella

Bakery products Arte Bianca

LA “PASTA MADRE”: ALCUNE RIFLESSIONI 56

Mother dough: food for thought di A. Aimar

Events Eventi GRANO DURO: PRODUZIONE IN CRESCITA, MA BENE INSISTERE SU RICERCA E CONTRATTI DI FILIERA 64

Durum wheat: production up, but we need to insist on research and supply chain contracts A cura della Redazione

5 GIUGNO 2023 June d’Italia
Associazione Industriali Mugnai d’Italia
THE ITALIAN MAGAZINE FOR THE MILLING INDUSTRY since 1950
Departements RUBRICHE Facts & News FATTI E NOTIZIE 11 WORLD NEWS 17 Laws & Rules PANORAMA NORMATIVO 21 Focus on economics FOCUS ECONOMIA 27 Food rules DIRITTO ALIMENTARE 35 Supplier news LE AZIENDE INFORMANO 76 AGENDA 78 Advertisers list ELENCO INSERZIONISTI 80
SOMMARIO
06 June
2023
Summary
N.
GIUGNO

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Una nuova Federazione in rappresentanza dell’industria italiana della prima trasformazione alimentare A new Federation

representing the Italian first food processing industry

On13 June, at a joint press conference held in Rome at the Confindustria headquarters, Italmopa, together with Assalzoo - the National Association of zootechnical feed producers - and Assocarni - the National Association of Meat and Livestock Industry and Trade - announced the creation of a federation called ‘Confindustria agroalimentare della prima trasformazione’ (First Agrifood Processing Industry Confederation). This new federative body will have the task, within Confindustria, of representing the Italian industry of the first food processing chain. Through the creation of this new body, the goal is to increase the incidence and authority of the entire sector with regard to institutional stakeholders but also within the confederal system.

ASSALZOO, ASSOCARNI E ITALMOPA HANNO COSTITUITO UN SOGGETTO FEDERATIVO DENOMINATO “CONFINDUSTRIA

AGROALIMENTARE DELLA

PRIMA TRASFORMAZIONE”

ASSALZOO, ASSOCARNI AND ITALMOPA HAVE SET UP A FEDERATIVE BODY CALLED “FIRST AGRI-FOOD PROCESSING INDUSTRY CONFEDERATION”

Il 13 giugno scorso, in occasione di una Conferenza stampa congiunta tenutasi a Roma, nella sede Confindustria, la nostra Associazione, insieme ad Assalzoo - Associazione Nazionale tra Produttori di Alimenti Zootecnici e Assocarni - Associazione Nazionale Industria e Commercio Carni e Bestiame ha annunciato la costituzione di una Federazione denominata “Confindustria agroalimentare della prima trasformazione”.

Questo nuovo soggetto federativo che abbiamo presentato insieme a Silvio

Ferrari, Presidente Assalzoo e Serafino Cremonini, Presidente Assocarni, avrà il compito, in seno a Confindustria, di rappresentare l’Industria italiana della filiera della prima trasformazione alimentare.

L’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere con l’istituzione di questa nuova realtà è innanzitutto quello di incrementare l’incidenza e l’autorevolezza dell’intero comparto nei riguardi degli interlocutori istituzionali ma anche nell’ambito del sistema confederale.

7 d’Italia GIUGNO 2023 June Editorial EDITORIALE
di Andrea Valente Presidente Italmopa

Questo anche allo scopo di rispondere in modo sempre più efficace alle crescenti aspettative di tutela e assistenza manifestate dalle aziende rappresentate dalle Associazioni coinvolte sia sul piano politicoeconomico, sia sul piano legale e sindacale in un contesto economico in costante evoluzione.

Lo sviluppo della nuova Federazione consentirà altresì di attivare modelli dinamici e più flessibili che favoriranno l’efficientamento delle risorse e, di conseguenza, la razionalizzazione dell’organizzazione della rappresentanza merceologica. Lo scopo dell’iniziativa è di unire e di

costruire qualcosa di utile alle aziende associate, senza perdere le nostre radici e valorizzando al massimo le nostre professionalità e le nostre competenze specifiche di settore. Evidenziamo che alla Conferenza stampa congiunta hanno preso parte anche Alberto Marenghi, Vicepresidente Confindustria per l’Organizzazione, lo Sviluppo ed il Marketing e Maurizio Stirpe, Vicepresidente Confindustria per il Lavoro e le Relazioni industriali che ringraziamo per essere intervenuti a testimonianza della rilevanza dell’evento per la stessa Confindustria. Ci aspetta ora un intenso lavoro poiché, nei prossimi mesi, dovremo procedere

VOGLIAMO INCREMENTARE INCIDENZA

E AUTOREVOLEZZA DI TUTTO IL COMPARTO

con l’adozione delle norme statutarie sulle quali si fonderà il nuovo soggetto federativo.

Inoltre, avvieremo un’attività di marketing allo scopo di ampliare fin da subito la base associativa delle Federazione. Confindustria agroalimentare, infatti, sarà aperta all’adesione di altre componenti, con particolare riferimento a quelle che rappresentano, a livello nazionale, aziende che operano nel settore agroalimentare.

Un ampliamento della base associativa che auspichiamo fortemente per incrementare la rappresentatività di questa nuova Federazione che ci impegneremo, in accordo con le altre Associazioni coinvolte, a rendere autorevole agli occhi delle istituzioni e degli altri interlocutori, in un’ottica di confronto paritario, proficuo e costante.

9 d’Italia GIUGNO 2023 June Editorial EDITORIALE
Da sinistra: Serafino Cremonini, presidente Assocarni, Silvio Ferrari, presidente Assalzoo, Andrea Valente, presidente Italmopa

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COSÌ CAMBIA L’AGRICOLTURA FRIULANA: MENO MAIS, PIÙ FRUMENTO E ORZO

La siccità del 2022 ha creato preoccupazione in molti agricoltori friulani, che hanno dovuto rinunciare ai raccolti di cereali perché non potevano irrigare, con un conseguente danno economico. A farne le spese, in questa stagione agricola del 2023, è la coltura-cardine del Friuli, ovvero il mais. Un po’ in tutto il territorio regionale le aziende taglieranno di almeno il 10, 15% la semina della blave. In questo momento, però, la situazione è cambiata e lo si vedrà in modo tangibile quest’estate, quando al posto del mais troveremo altri tipi di colture. Infatti, gli agricoltori hanno virato immediatamente su cereali più “risparmiosi” in fatto di risorse idriche, come il frumento, l’orzo, il sorgo, che hanno avuto incrementi di circa il 20% di superficie coltivata.

NUOVA PIATTAFORMA UE PER IL MONITORAGGIO DELLA PAC

La Commissione europea ha recentemente lanciato una piattaforma per monitorare l’andamento dei Piani Pac dei Paesi Ue dal 2023 al 2029. Nella piattaforma si possono trovare gli obiettivi specifici che ogni Paese membro mira a raggiungere sulla base dei 44 indicatori di risultato stabiliti dalla legislazione della Pac. Dal numero di giovani agricoltori sostenuti, alle aziende che beneficeranno di incentivi sulle tecnologie agrarie, fino alla quota di terreni destinati alla biodiversità: sono diverse le informazioni disponibili sulla piattaforma. L’obiettivo è quello di monitorare in modo trasparente i progressi dei Piani Pac in Ue anno per anno.

PUGLIA, NASCE IL DISTRETTO AGRICOLO PIÙ GRANDE D’ITALIA

“Èildistretto agroalimentare con la maggiore estensione di superficie in Italia, mette insieme tre province, porta il nome e il futuro di un’intera regione che stiamo già costruendo”. Davanti a Luigi D’Eramo, sottosegretario all’Agricoltura intervenuto in remoto, è stato il presidente Onofrio Giuliano a presentare “Puglia Federiciana”, distretto agroalimentare di qualità che - in poco più di due anni - è riuscito a mettere insieme 250 imprese di tre province: Capitanata, Bat e gran parte del nord Barese, riuscendo a ottenere 110 milioni di euro di finanziamento. A illustrare nel dettaglio cosa si sta realizzando è stato Manlio Cassandro, responsabile area tecnica di “Puglia Federiciana”: “Attraverso un sistema di blockchain, con un marchio e un brand condivisi, il portale e-commerce che realizzeremo a breve permetterà alle imprese di promuovere e di vendere direttamente i propri prodotti, interamente e totalmente tracciabili e certificati”.

11 d’Italia GIUGNO 2023 June Facts & News FATTI E NOTIZIE

AUTORIZZATA LA SPERIMENTAZIONE IN CAMPO DELLE TEA

Conuna votazione a Palazzo Madama nel pomeriggio di martedì 30 maggio è stato approvato un emendamento al ddl Siccità che autorizza la sperimentazione in campo delle Tea, le Tecnologie di evoluzione assistita, a oggi consentita solo in vitro. Già nel corso dell’esame all’VIII Commissione attività produttive del Senato, del ddl Siccità per la sua conversione in legge, erano stati presentati gli emendamenti 9.01 e 11.0.6 di cui erano rispettivamente i firmatari i senatori Luca De Carlo (presidente della Commissione, Fdi) e Adriano Paroli (FI). In sostanza, sono la riproposizione in versione emendamenti dei due disegni di legge presentati dall’Onorevole De Carlo e dall’Onorevole Raffaele Nevi (FI) per avviare la sperimentazione in campo delle piante selezionate con le Tecniche di evoluzioni assistite. L’idea è di Nevi, che l’aveva annunciata ad aprile nella conferenza stampa alla Camera per la presentazione dei ddl sulle Tea e verificata la fattibilità con i colleghi della maggioranza.

PRIMA INDAGINE ISMEA SUL BIO NELL’HORECA

Ilcrescente affermarsi del salutismo e della sostenibilità ambientale vanno di pari passo con il biologico che trova sempre più spazio anche nei menu dei pubblici esercizi. Lo rivela un’indagine Ismea realizzata in collaborazione con Fipe e AssoBio e presentata il 26 maggio scorso in occasione dell’evento “Il biologico nella ristorazione commerciale” per delineare gli scenari nel canale horeca per il settore biologico, partendo dai nuovi valori che guidano le scelte di consumo: sostenibilità, ambiente, etica e remunerazione equa lungo la filiera. Nell’ultimo anno, emerge dall’indagine, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche dalla colazione agli aperitivi ai pasti principali: questo, per garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta.

COMPETIZIONE TRA ROBOT AGRICOLI PER PUNTARE SEMPRE PIÙ VERSO LA SOSTENIBILITÀ

Il29 maggio scorso si è tenuta la seconda edizione di Acrea (Agri-food Competition for Robot Evaluation), competizione dedicata ai robot espressamente concepiti per l’effettuazione del diserbo di colture di pieno campo, svoltosi a Cornaredo (Mi), presso l’Azienda agraria sperimentale “Cascina Baciocca” dell’Università degli Studi di Milano. Acre è finanziata dalla Commissione europea nell’ambito del progetto Horizon 2020 “METRICS”, per aumentare la diffusione dei robot e delle tecniche di intelligenza artificiale in agricoltura. Lo scopo principale di questa seconda edizione di Acre è stato quello di avvicinare il mondo dell’industria italiana delle macchine agricole a quello dei ricercatori esperti nell’ambito della robotica e dell’intelligenza artificiale.

13 d’Italia GIUGNO 2023 June Facts & News FATTI E NOTIZIE

ITALMOPA, NEL 2022 EXPORT FARINE PER 350 MILIONI DI EURO

L’Italiaha esportato nel 2022 in tutto il mondo farine di frumento e di semole per circa 337 milioni di euro, di cui il 14,5% proveniente da produzione biologica. Sono i dati Istat e Sinab presentati da Italmopa durante l’incontro a Roma, nell’ambito dei programmi “Pure flour from Europe”, cofinanziati dall’Unione europea e finalizzati alla promozione dell’utilizzo di farine e semole convenzionali e biologiche made in Europe e, più in particolare, made in Italy, in Usa, Canada e India. In tale contesto è intervenuto il direttore Italmopa Piero Luigi Pianu. Nello specifico, l’Italia esporta per 240 milioni di euro farina di frumento a livello mondiale e 97,2 milioni di euro di semole. Per quel che riguarda il biologico, l’export di farine di frumento vale 40,3 milioni di euro, mentre per le semole biologiche 17,5 milioni di euro.

BARILLA E DAVINES INSIEME PER TUTELARE LA BIODIVERSITÀ IN AGRICOLTURA

alimentare e cosmetica insieme per tutelare l’ambiente: succede con “Bello e Buono”, il progetto triennale di Barilla e Davines Group dedicato all’agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di sviluppare sistemi e pratiche agricole per migliorare salute e biodiversità dei terreni agricoli. A Parma i team di ricerca agronomica delle due aziende stanno sperimentando infatti in collaborazione la coltivazione di cereali e piante destinate al cibo e all’industria cosmetica: grano tenero e duro, cece, melissa, calendula e lavanda. “L’accordo nasce dal bisogno di curare e prestare maggior attenzione alle aree agricole - si legge in una nota - dove il suolo negli ultimi anni ha perso il suo naturale equilibrio a causa di coltivazioni intensive e dell’uso non responsabile di fitofarmaci”. Per ripristinarlo e arricchirlo della sostanza organica persa negli anni, Barilla e Davines hanno scelto di puntare sull’agricoltura rigenerativa.

Industria

15 d’Italia GIUGNO 2023 June Facts & News FATTI E NOTIZIE

World News è la rassegna delle notizie dall’Europa e dal mondo sull’agroalimentare. Un punto di vista aggiornato e puntuale su quanto accade in sede comunitaria ed extra-comunitaria, per essere sempre informati sulle dinamiche internazionali in ambito politico, economico e scientifico. Brevi flash che possono risultare di interesse per la filiera - italiana ma non solo - della trasformazione dei cereali.

L’EGITTO RICEVE AIUTI PER LO STOCCAGGIO DEI CEREALI

Secondo

quanto riportato da Reuters (citando la delegazione della Commissione europea al Cairo), è stato fornito all’Egitto un pacchetto di assistenza finanziaria di 60 milioni di euro da parte dell’Unione europea e dell’Agenzia francese per supportare l’implementazione della sua capacità di stoccaggio di 420.000 tonnellate. L’Egitto, il più grande importatore mondiale di grano, ha lavorato per aumentare le sue riserve di grano dopo l’invasione russa del febbraio 2022, giacché si era interrotto inizialmente l’acquisto di grano dall’Ucraina. L’ulteriore stoccaggio incrementerebbe del 12% (3,5 milioni di tonnellate) la capacità attuale dell’Egitto. Il finanziamento fa parte di un precedente pacchetto di sostegno alla sicurezza alimentare per le nazioni del Medio Oriente e del Nord Africa colpite dalla guerra in corso in Ucraina.

LA QUALITÀ DEL GRANO CINESE RISENTE DELLE FORTI

Leforti piogge appena prima del raccolto nella provincia centrale cinese dell’Henan stanno aumentando i prezzi del grano e sollevando preoccupazioni sulla qualità dello stesso. Visualizzando alcuni video sui social media, si nota come la pioggia stia facendo germogliare il grano potenzialmente colpito da ruggine. Va detto che la Cina dovrebbe avere un raccolto che i funzionari stimano grande quanto quello dell’anno scorso. Le prospettive, insieme all’aumento delle importazioni, hanno spinto i prezzi al minimo annuo e hanno attirato la domanda dei produttori di mangimi. Tuttavia, il grano infettato dalla peronospora di Fusarium non può essere somministrato agli animali. Oltretutto, è prevista ulteriore pioggia in Henan occidentale, secondo la Cina Meteorological Administration.

PRODUZIONE DI CEREALI RECORD

NEL 2023/24 SECONDO IGC

Secondo le ultime previsioni mensili dell’International Grains Council (Igc), la produzione totale di cereali dovrebbe raggiungere un massimo storico nella campagna 2023/24. Nella sua relazione sul mercato del grano di maggio, l’Igc ha rivisto le sue prospettive complessive per i cereali (frumento e cereali grossolani) di 3 milioni di tonnellate, portandole a 2,294 miliardi di tonnellate. Nonostante le maggiori prospettive di approvvigionamento, l’Igc prevede di ridurre le scorte a 580 milioni di tonnellate a causa di un aumento relativamente più netto del consumo, che dovrebbe raggiungere i 2,302 miliardi di tonnellate.

17 d’Italia GIUGNO 2023 June WORLD NEWS
PIOGGE IN VISTA DEL RACCOLTO

IMPORTAZIONI DI CEREALI UE IN AUMENTO NEL 2022/23

Le importazioni di cereali dell’Unione europea nella campagna 2022/23, iniziata lo scorso luglio, hanno avuto un’impennata per via delle circostanze che hanno comportato un aumento delle esportazioni ucraine (per la fine del blocco) e del raccolto danneggiato dalla siccità dello scorso anno in Europa, secondo le statistiche recentemente pubblicate dalla Commissione. I dati hanno mostrato che le importazioni di frumento tenero erano a 8,23 milioni di tonnellate fino al 27 maggio, un 243% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e le importazioni di orzo avevano raggiunto 1,91 milioni di tonnellate, un aumento del 119% rispetto all’anno precedente. Anche il mais è aumentato, del 61% a 24,34 milioni di tonnellate. La campagna 2022/23 termina il 30 giugno.

NUOVO PRESIDENTE PER UK FLOUR MILLERS

Gary

Sharkey (in foto) è stato eletto presidente della Uk Flour Millers, l’associazione di categoria per l’industria della macinazione della farina nel Regno Unito, durante l’incontro annuale dell’organizzazione a Cambridge (19-20 maggio). Sharkey, che è direttore acquisti per Hovis, è un veterano del business del grano e un ex presidente della European Flour Millers Association. “Sono lieto di assumere il ruolo di leader di un’industria che svolge un ruolo cruciale nella fornitura alimentare del Regno Unito”, ha detto Sharkey. “La farina è la fonte di circa il 20% dell’energia della nostra dieta. È spesso descritta come un alimento a base di carboidrati, ma fornisce anche il 20% delle proteine alimentari, un terzo delle nostre fibre e circa il 30% di calcio, ferro e vitamine del gruppo B cruciali insieme a una minore proporzione di altri nutrienti essenziali. L’industria che offre questo, e la catena di cui fa parte, è una parte critica della nostra infrastruttura alimentare”.

19 d’Italia GIUGNO 2023 June WORLD NEWS

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VALORI ESSENZIALI:
TRE

Èstata di recente avviata una consultazione pubblica sulla bozza di parere dell’Efsa sull’aggiornamento della valutazione del rischio di idrocarburi di oli minerali (Moah).

I Moah sono un possibile problema di salute. Non i Mosh

Gli esperti dell’Efsa hanno concluso provvisoriamente che gli idrocarburi saturi di olio minerale (Mosh) non rappresentano un problema per la salute. Hanno inoltre confermato che alcune sostanze del gruppo noto come idrocarburi aromatici di olio minerale (Moah) rappresentano un possibile problema per la salute. Queste sono alcune delle conclusioni della bozza di parere scientifico che aggiorna la precedente valutazione dell’Efsa del rischio da idrocarburi di oli minerali negli alimenti. Gli idrocarburi degli oli minerali (Moh) comprendono un’ampia gamma di composti chimici ottenuti principalmente dalla distillazione e dalla raffinazione del petrolio. Sono classificati in due gruppi principali denominati Mosh e Moah. Gli esperti hanno anche esaminato due diversi tipi di Moah, arrivando per uno alla conclusione che potrebbe contenere sostanze genotossiche che possono danneggiare il dna nelle cellule e causare il cancro. Sono disponibili poche informazioni sulla presenza di Moah negli alimenti, quindi gli esperti hanno lavorato su due diversi scenari predittivi, che indicavano entrambi un possibile problema per la salute, utilizzando un approccio basato sul margine di esposizione.

tari o per mangimi e per migrazione da materiali a contatto con gli alimenti. Sono stati trovati in una varietà di alimenti, che in genere contengono livelli più elevati di Mosh rispetto a Moah.

I livelli più elevati di Moh sono stati riscontrati negli oli vegetali e l’esposizione più elevata è stata stimata per i giovani, in particolare i bambini alimentati esclusivamente con latte artificiale contenente alti livelli di Mosh.

Raccomandazioni

Gli esperti hanno raccomandato di svolgere ulteriori ricerche per quantificare la presenza di Moah negli alimenti e di raccogliere dati sulla tossicità per valutare meglio i rischi che comportano. Per Mosh è importante continuare a studiare i possibili effetti a lungo termine sulla salute umana.

Idrocarburi degli oli minerali negli alimenti

I Moh possono entrare negli alimenti in molti modi: attraverso la contaminazione ambientale, l’uso di lubrificanti per macchinari, agenti distaccanti, coadiuvanti tecnologici, additivi alimen-

Per quanto concerne nello specifico il settore molitorio, si richiama l’attenzione sull’estratto: Moah in grani e prodotti a base di cereali e sulla “Tabella 9. Valori medi Moah in mg/kg, limite inferiore (LB) e limite superiore (UB), per diversi campioni di alimenti utilizzati per la valutazione dell’esposizione alimentare”.

21 d’Italia GIUGNO 2023 June Laws & Rules PANORAMA NORMATIVO
Idrocarburi oli mineraliConsultazione pubblica su bozza di nuovo parere Efsa sull’aggiornamento della valutazione del rischio di idrocarburi di oli minerali (Moah)
Struttura chimica di Mosh e Moah

BIO

Normativa Ue in materia di contaminanti negli alimenti – Reg. (Ue) 2023/915Sostituzione Reg. Ce n. 1881/2006

Sulla

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 119 del 5 maggio 2023 è stato pubblicato il Regolamento (Ue) 2023/915 della Commissione del 25 aprile 2023 relativo ai tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti e che abroga il regolamento (Ce) n. 1881/2006. L’esigenza di mettere a punto un testo consolidato della normativa europea in materia è nata dalla constatazione delle numerose e sostanziali modifiche intervenute negli anni nel regolamento (Ce) n. 1881/2006 che pertanto viene abrogato e sostituito dal nuovo regolamento.

In questa ottica il nuovo regolamento non introduce quindi novità sostanziali trattandosi di un testo “unico” che nasce dal testo di base del regolamento 1881 del 2006 al quale sono state aggiunte, integrandole, le modifiche apportate dagli atti comunitari successivamente adottati.

Fra le norme generali, si sottolinea che gli alimenti di cui all’allegato I non sono immessi sul mercato e non sono impiegati come materie prime negli alimenti o come ingredienti di alimenti qualora contengano un contaminante in una quantità superiore al tenore massimo stabilito nel medesimo allegato. Inoltre, si prevede che gli alimenti che rispettano i tenori massimi stabiliti nell’allegato I non possano essere miscelati con alimenti in cui tali tenori massimi siano superati. Viene poi stabilito che i tenori massimi previsti nell’allegato I si applicano agli alimenti come immessi sul mercato e alla

23 d’Italia GIUGNO 2023 June Laws & Rules PANORAMA NORMATIVO
Mais con presenza di aflatossine

parte commestibile degli alimenti in questione, salvo quanto diversamente indicato nel medesimo allegato. Si segnala inoltre:

• il considerando n. 4, riguardante i fattori specifici di concentrazione, diluizione e trasformazione che gli operatori dovrebbero fornire alle autorità competenti per stabilire la determinazione di tenori massimi per alimenti trasformati laddove non sia stato possibile determinarli a livello di Unione:

• il considerando n. 6, concernente la possibile riduzione del contenuto di contaminanti negli alimenti mediante la cernita o altri trattamenti fisici.

Nell’ambito dell’Allegato I, per quanto riguarda i prodotti di più diretto interesse del settore molitorio (cereali e prodotti derivati) si trovano i limiti massimi dei seguenti contaminanti i: nella sezione dedicata alle micotossine:

• Aflatossine (punto 1.1.1. 2);

• Ocratossina A (punti 1.2.9 e 1.2.10);

• Deossinivalenolo (Don) (punti 1.4.1, 1.4.2);

• Zearalenone (punti 1.5.1 e 1.5.3);

• Sclerozi della Claviceps spp. (punto 1.8.1.1);

• Alcaloidi della Claviceps spp. (punti 1.8.2.1 e 1.8.2.2).

Nella sezione dedicata ai metalli pesanti e altri elementi compresi sempre nell’Allegato I:

• Piombo (punto 3.1.11);

• Cadmio (punti 3.2.12.1 e 3.2.12.4);

• Arsenico (punto 3.4.1).

Tra le note riportate nelle pagine da 154 a 156, merita attenzione in particolare la (6) che riporta la definizione di che cosa si intende per “prima trasformazione”. Il regolamento consolidato è in vigore dal 25 maggio 2023.

25 d’Italia GIUGNO 2023 June Laws & Rules PANORAMA NORMATIVO
A cura di Tullio Pandolfi
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Il mercato alimentare nazionale si appesantisce ancora

The Italian food market is still

getting heavier

TheApril «retail sales» data released by Istat outline phases of further and not marginal sluggishness in the domestic market. These are negative signals that contradict the recurring triumphalism in the media about the pace of the GDP expected at the end of the year, which should be +1.2%: a rate that is slightly higher than the one expected for France and Germany. The truth is that the Italian system remains sluggish and «must» grow more than the other EU systems. In fact, it should be underligned that Italy is still the only major European country with a GDP lower, in constant currency, than the GDP of 2007, the year before the Lehmann Brothers financial crisis.

IL SISTEMA ITALIA RESTA STAGNANTE NONOSTANTE I RECENTI TRIONFALISMI CIRCA IL PIL NAZIONALE THE ITALIAN SYSTEM REMAINS SLUGGISH DESPITE RECENT TRIUMPHALISM ABOUT NATIONAL GDP

Idati sulle “vendite al dettaglio” di aprile diffusi dall’Istat delineano profili di ulteriore e non marginale affaticamento del mercato interno. Sono segnali negativi che contraddicono i ricorrenti trionfalismi che si rincorrono sui media circa il passo del Pil nazionale previsto a fine anno, che dovrebbe attestarsi sul +1,2%: un tasso marginalmente superiore a quello atteso

per Francia e Germania. In realtà, il sistema Italia rimane ammalato di stagnazione e “deve” crescere più degli altri partner comunitari. Va ribadito, infatti, che il nostro resta ancora l’unico grande Paese europeo con un Pil inferiore, in valuta costante, a quello espresso nel 2007, anno precedente la crisi finanziaria Lehmann Brothers.

Le vendite alimentari

Il gap 2022/2007 del Pil nazionale è ancora di 2,8 punti. E con il passo previsto dello stesso nel 2023/24, pari al citato +1,2% quest’anno e al +1,1% l’anno venturo, è chiaro la forbice verrà colmata non prima del 2025. Ciò premesso, i dati Istat indicano un calo tendenziale in quantità delle “vendite alimentari” di aprile del -5,4% sullo stesso mese 2022, che è il più pesante dal dicembre scorso. I tendenziali in quantità del I trimestre avevano oscillato infatti tra il -4,4% e il -4,7%. In valore, il tendenziale delle vendite alimentari di aprile segna un +6,2%, inferiore anch’esso

27 d’Italia GIUGNO 2023 June Focus on economics FOCUS ECONOMIA
di Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare

LE “VENDITE ALIMENTARI”

MOSTRANO UN CALO TENDENZIALE IN QUANTITÀ

a quelli, fra il +7,5% e il +7,7% emersi nel primo trimestre dell’anno. È vero, in proposito, che il calo in valore può essere interpretato come un segnale positivo, ovvero come una riduzione delle tensioni in atto dei prezzi alimentari. Ma è pur vero che esso viene largamente annacquato dalla permanenza di una elevata forbice, pari a 11,6 punti, fra i citati delta in valore e in quantità delle vendite alimentari. Si segnala anche che la “grande distribuzione” alimentare registra ad aprile un tendenziale del +7,9%, mentre le

“piccole superfici” registrano un marginale +1,2%. I “discount” alimentari, infine, segnano ad aprile un aumento del +9,2%, in linea con quelli precedenti.

Il “non alimentare”

Ma se la pesantezza del mercato alimentare non è una novità, i dati peggiori vengono stavolta da quello “non alimentare”, a testimonianza dell’allargamento delle difficoltà di fondo del sistema. Questo grande perimetro, infatti, segna ad aprile un calo tendenziale in quantità del -4,4%, dopo essersi mosso tra il -0,9% e il -2,3% nel I trimestre dell’anno. Va aggiunto che a questo calo in quantità, il “non alimentare” affianca nel mese un tendenziale in valore del +0,4%. Che taglia nettamente, anch’esso, i trend del 1° trimestre, oscillanti tra il +4,1% e il +5,2%. Insomma, l’appesantimento di questa vastissima area di prodotti è vistoso e coin-

TABELLA 1 CONGIUNTURA ALIMENTARE 2019/2023L’EVOLUZIONE DEI PRINCIPALI PARAMETRI

volge entrambe le dinamiche, in quantità e valore.

La produzione industriale e il molitorio

Non è un caso, allora, se in questo quadro la produzione industriale del Paese di aprile ha accelerato la china discendente. La produzione alimentare del mese è calata infatti, in quantità, del -5,6% sull’aprile dell’anno precedente, mentre nel confronto tra il I quadrimestre 2023 e quello di un anno prima ha segnato un -1,9%. Il molitorio, ovvero la “lavorazione delle granaglie e i prodotti amidacei” secondo la definizione Istat, ha fatto peggio della media alimentare, con una variazione aprile 2023/22 del -13,9%, che ha portato il bilancio tendenziale della produzione di comparto sul I quadrimestre al -9,7%. La ragione si spiega guardando ai principali comparti di seconda trasformazione

N.B. L’inflazione riferita a periodi e non a singoli mesi, va intesa come “inflazione acquisita” Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

29 d’Italia GIUGNO 2023 June Focus on economics FOCUS ECONOMIA
VARIAZIONI TENDENZIALI SULLO STESSO MESE/PERIODO ANNO PRECEDENTE PARAMETRI 2019 Anno 2020 Anno 2021 Anno 2022 Anno 2023 2023 2023 2023 2023 Gen Feb 2 mesi Mar 3 mesi Apr 4 mesi Magg 5 mesi Produzione Industria Alimentare (volume) 3,0 -2,5 6,1 1,2 6,0 -1,8 2,0 -4,5 -0,6 -5,6 -1,9 Produzione Industriale Totale (volume) -1,3 -11,4 11,8 0,5 1,4 -2,3 -0,5 -3,2 -1,5 -7,2 -2,9 Fatturato Industria Alimentare 2,3 -1,4 7,8 17,7 16,7 17,1 16,8 10,4 14,4 Fatturato Industria Totale -1,4 -11,5 22,6 18,2 8,6 7,2 7,8 4,3 6,4 Export Primario (valore) 0,0 -0,3 14,1 3,2 7,3 - 2,6 Export Industria Alimentare (valore) 6,9 1,0 12,4 18,5 19,9 - 16,8 Export Agroalimentare (valore) 5,5 0,8 12,7 15,6 17,4 - 13,9 Export Totale (valore) 2,5 -9,8 19,1 19,9 15,6 - 13,0 Prezzi alla Produzione Ind. Alimentare 2,1 1,0 3,0 13,8 14,8 13,8 14,3 11,6 13,4 9,2 12,3 Prezzi alla Produzione Ind. Totale 0,0 -4,4 13,0 34,4 11,1 9,6 10,3 3,8 8,2 -1,5 5,7 Prezzi Alimentari al Consumo 0,7 1,3 0,5 8,8 12,2 12,9 7,9 12,9 8,5 11,8 8,8 11,6 9,5 Prezzi al Consumo Alim. Lavorato 0,2 0,7 0,3 8,5 14,9 15,5 9,5 15,3 9,6 14,0 9,9 13,4 10,4 Prezzi al Consumo Alim. Non Lavorato 1,5 2,4 0,7 9,1 8,0 8,7 5,7 9,1 6,7 8,4 6,9 8,9 8,0 Inflazione 0,6 -0,2 1,9 8,1 10,0 9,1 5,5 7,6 5,0 8,2 5,3 7,6 5,6 Vendite Alim. Destagion. (valore) 0,9 3,7 1,4 4,7 7,5 7,9 7,6 7,7 7,7 6,2 7,3 Vendite Alim. Destagion. (volume) 0,1 2,1 0,8 -4,2 -4,4 -4,9 -4,7 -4,9 -4,7 -5,4 -4,9 Vendite Non Alim. Destagion. (valore) 0,7 -12,2 13,3 4,5 5,2 4,2 4,7 4,1 4,4 0,4 3,4 Vendite Non Alim. Destagion. (volume) 1,2 -12,2 12,5 1,9 -0,9 -2,3 -1,8 -1,3 -1,6 -4,4 -2,3 Vendite Totali Destagion. (valore) 0,8 -5,4 7,9 4,6 6,2 5,8 5,9 5,8 5,9 3,2 5,2 Vendite Totali Destagion. (volume) 0,8 -6,2 7,2 -0,8 -2,4 -3,5 -3,0 -2,9 -3,0 -4,8 -3,5 Tasso di occupazione 58,9 57,5 59,0 60,5 60,8 60,8 - 60,9 - 61,0Tasso di disoccupazione 10,0 11,2 9,0 7,8 7,9 8,0 - 7,8 - 7,8Tasso di inattività 34,5 36,5 35,1 34,3 33,9 33,8 - 33,8 - 33,6 -

La nuova generazione degli stoccaggi alimentari*

*Silos per lo stoccaggio di cereali, sfarinati e semilavorati destinati all’uso alimentare prodotti in base alle norme della Dichiarazione di Conformità per i M.O.C.A. (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti).

La MOCA è una certificazione che garantisce il rispetto di requisiti obbligatori in tema di igiene alimentare dove i prodotti vengono realizzati rispettando il Regolamento (CE) 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 ottobre 2004.

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“clienti” del molitorio. La pasta, dopo il +3,0% portato a casa come consuntivo di produzione 2022, ha registrato una caduta a due cifre, pari al -19,2% nel confronto aprile 2023/22. E ha segnato un -5,0% nel confronto tendenziale di produzione dei quadrimestri 2023/22. A fianco, i “prodotti da forno e farinacei”, dopo la sostanziale stabilità produttiva del 2022, hanno registrato un calo tendenziale sull’aprile 2023/22 del -13,8%, che ha portato il confronto del I quadrimestre al -4,5%. In pratica, la spinta produttiva di questi due comparti di grande peso, in avvio 2023, è stata nettamente inferiore a quella media dell’industria alimentare del Paese. E questo ha inevitabilmente frenato a monte il passo del molitorio.

L’indebolimento dell’export nazionale

Insomma, i profili della situazione congiunturale non sono facili. E non lo sono anche perché va aggiunto un altro fattore negativo: il sostegno tradizionalmente rappresentato dall’export per il “food and drink” nazionale si sta anch’esso indebolendo, sull’onda del rallentamento dei mercati internazionali.

I dati più recenti cui ci si può appellare

FORTE LA FRENATA PRODUTTIVA DEL SETTORE MOLITORIO

sono quelli forniti dall’Istat riguardo le esportazioni extra Ue di aprile dei “beni di consumo non durevole”, di cui l’alimentare rappresenta la quota largamente maggioritaria. Ebbene, ne sono usciti

un taglio dell’export in valore (malgrado la spinta dei prezzi) del -10,6% nel confronto aprile 2023/22, e un aumento (per la spinta accumulata precedentemente) del +15,9%, sempre in valore, nel confronto quadrimestrale 2023/22. Va sottolineato in proposito che i dati concernenti i “beni di largo consumo non durevole” sono sempre stati anticipatori e probanti delle dinamiche specifiche dell’alimentare sui mercati esteri. Per cui preoccupa, con tutta evidenza, il taglio di aprile dell’export prima citato. Esso potrebbe rappresentare,

31 d’Italia GIUGNO 2023 June Focus on economics FOCUS ECONOMIA

infatti, l’aperitivo di una involuzione non trascurabile delle esportazioni alimentari intra ed extra comunitarie nella seconda metà dell’anno.

Va aggiunto, per completare il quadro, che le esportazioni “complessive” del Paese di

aprile nell’area extra Ue hanno registrato un -5,1% in valore nel confronto con lo stesso mese 2022 e un +8,9% nel confronto quadrimestrale. Ne esce insomma un rallentamento generale rispetto alle dinamiche dell’anno scorso.

I MERCATI INTERNAZIONALI RALLENTANO E QUINDI ANCHE L’EXPORT NAZIONALE

Conclusione. Al di là dei “trionfalismi” sul Pil citati all’inizio, i dati appena citati recano dubbi sul reale raggiungimento di un +1,2% del prodotto lordo a fine 2023. In ogni caso, ne esce che l’alimentare continua a soffrire sul mercato interno. E ne esce a fianco che il “non alimentare” ha smesso di galleggiare e anch’esso si è improvvisamente appesantito. Si tratta di segnali chiari e coerenti. E purtroppo essi convergono, assieme ai più recenti segnali dell’export, verso un appannamento non trascurabile e complessivo della situazione congiunturale del Paese nella seconda metà dell’anno.

33 d’Italia GIUGNO 2023 June Focus on economics FOCUS ECONOMIA

Sicurezza dei prodotti non alimentari: la normativa appena pubblicata

Safety of non-food products: newly published legislation

NUOVE TECNOLOGIE E VENDITA ONLINE:

GLI AMBITI DI INTERVENTO

NEW TECHNOLOGIES AND ON-LINE

SALES: AREAS OF INTERVENTION

This contribution deals with the GPSD regulation, which is being amended by Regulation (EU) 2023/988 and will apply as of 13 December 2024. This new regulation, as stated in the EU Commission pages, seeks to enhance product safety linked to new technologies and the challenges presented by the growth of online sales, ensuring better enforcement of rules and more efficient and uniform market surveillance by the acceding States and the EU Commission itself, but also by improving the recall of any dangerous products in the hands of consumers.

Abituati a parlare nel nostro settore di sicurezza alimentare, è forse marginale la vigente Direttiva 2001/95/Ce sulla sicurezza generale dei prodotti (Gpsd) che si applica a ogni oggetto destinato al consumatore, ma diverso dagli alimenti e da altre merceologie sottoposte a un’autonoma normativa. La vigente Direttiva fu recepita in Italia col D.Lgs 206/2005 (Parte IV, Titolo I, del Codice del Consumo)1. La disciplina Gpsd è in corso di modifica da parte del Reg. (Ue) 2023/9882 (in seguito anche Regolamento), che si applicherà dal 13 dicembre 2024. La nuova normativa, come si legge nelle pagine della Commissione Ue, interviene in particolare rafforzando la sicurezza dei prodotti legati alle nuove tecnologie e alle sfide poste dalla crescita delle vendite online, garantendo una migliore

applicazione delle norme e una vigilanza del mercato da parte degli Stati aderenti e della stessa Commissione Ue più efficiente e uniforme, ma anche migliorando il richiamo dei prodotti pericolosi nelle mani dei consumatori.

Le novità della normativa

La novella indica, all’art. 2, 2), le categorie di beni, nuovi, usati, riparati o ricondizionati che non ricadono sotto quella norma: a) i medicinali per uso umano o veterinario; b) gli alimenti; c) i mangimi; d) le piante e gli animali vivi, gli organismi geneticamente modificati, i microorganismi geneticamente modificati a impiego confinato, i prodotti di piante e animali collegati direttamente alla loro futura riproduzione; e) i sottoprodotti e i prodotti

35 d’Italia GIUGNO 2023 June Food rules DIRITTO ALIMENTARE
Maria Durazzo Avvocato, esperto in diritto dell’alimentazione

derivati di origine animale; f) i prodotti fitosanitari; g) le attrezzature su cui i consumatori circolano o viaggiano se tali attrezzature sono gestite direttamente da un prestatore di servizi nel contesto della prestazione di un servizio di trasporto e non sono gestite dai consumatori stessi; h) gli aeromobili; i) gli oggetti d’antiquariato. In pratica, guardando all’esperienza della produzione, della distribuzione e vendita degli alimenti, ad esempio i materiali a contatto con gli alimenti (i c.d. m.o.c.a.) rientrano nella Gpsd “nella misura in cui possono presentare rischi non contemplati dal regolamento (Ce) n. 1935/2004” (quindi in tema di cessioni agli alimenti, n.d.r.), così come i materiali d’imballaggio secondario, fascette, vaschette, nastri, corde, stickers, capsule per tappi e ancora gli attrezzi forniti per il consumo alimentare, premi ecc. La maggiore novità riguarderà la vendita online e quindi gli operatori che gestiscono o si avvalgono di negozi online ampi con una molteplicità di prodotti, diversi dagli alimenti, che ricadono nell’evoluzione della Gpsd. In questo rinnovato contesto, ri-

chiamo l’attenzione al Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n. 73, attuazione della direttiva 87/357/Cee, relativa ai prodotti che, avendo un aspetto diverso da quello che sono in realtà, compromettono la salute o la sicurezza dei consumatori. D’interesse per il settore alimentare secondo il D.Lgs. 1992/73 sono tutti quegli oggetti che simulando degli alimenti o delle bevande, pur non essendo tali, possono indurre in errore e creare un pericolo specie per talune categorie di consumatori3. Tornando alla novella Gpsd i criteri di sicurezza di un prodotto si evolvono, sulla falsariga di quelli attualmente previsti, ampliandosi, mentre la definizione di prodotto sicuro, sostanzialmente resta immutata anche in relazione ai prodotti e servizi

online: “è sicuro se non presenta alcun rischio o solo rischi minimi compatibili con l’uso del prodotto, considerati accettabili e coerenti con un elevato livello di protezione della salute e della sicurezza dei consumatori”. Per valutare se un prodotto (anche se associato a un servizio4) sia sicuro sono tenuti in considerazione in particolare i seguenti aspetti: a) le norme europee diverse da quelle i cui riferimenti sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea; b) le norme internazionali; c) gli accordi internazionali; d) i sistemi di certificazione volontaria o simili quadri di valutazione della conformità di terze parti, in particolare quelli concepiti per sostenere il diritto dell’Unione; e) le raccomandazioni o gli orientamenti

37 d’Italia GIUGNO 2023 June Food rules DIRITTO ALIMENTARE
DI
SI
PER LA GPSD I CRITERI DI SICUREZZA
UN PRODOTTO
AMPLIANO

della Commissione sulla valutazione della sicurezza dei prodotti; f) le norme nazionali elaborate nello Stato membro in cui il prodotto è messo a disposizione; g) lo stato dell’arte e la tecnologia, compreso il parere di organismi scientifici riconosciuti e comitati di esperti; h) codici di buona condotta in materia di sicurezza dei prodotti vigenti nel settore interessato; i) la sicurezza che i consumatori possono ragionevolmente attendersi; j) i requisiti di sicurezza adottati con norme di esecuzione. Viene rafforzato il sistema Safety Gate, che già oggi opera in 30 Paesi europei e consente la rapida circolazione tra le autorità nazionali delle informazioni sulle misure adottate nei confronti dei prodotti non alimentari pericolosi, così come il Business Gateway (dove si trovano i richiami volontari) costituito da un’applicazione informatica con la quale i fabbricanti e i distributori volontariamente segnalano all’autorità nazionale competente la non conformità di un prodotto già presente sul mercato e comunicano le misure adottate per conformare, ritirare o richiamare il prodotto, come informa la pagina ufficiale del Ministero delle Imprese e del made in Italy.

I “fornitori del mercato”

Il nuovo Regolamento dedica (artt. 22 e seguenti) ai “fornitori del mercato” la parte forse più innovativa della novella, riguardante in particolare quella della vendita online e dell’interazione, pericolosa per la salute tra oggetti controllati per via elettronica. Andando per ordine, il “fornitore di un mercato online”: è il fornitore di un servizio di intermediazione che utilizza un’interfaccia online che consente ai consumatori di concludere contratti a distanza con operatori commerciali per la vendita di prodotti. Anche questi servizi

di vendita debbono garantire la sicurezza del prodotto valutata alla luce di tutti gli aspetti pertinenti del prodotto, “in particolare le sue caratteristiche, quali le caratteristiche fisiche, meccaniche e chimiche, e la sua presentazione, nonché le esigenze e i rischi specifici che il prodotto rappresenta per talune categorie di consumatori che probabilmente lo utilizzeranno, in particolare i bambini, gli anziani e le persone con disabilità”. Tali rischi possono includere anche i rischi ambientali nella misura in cui il prodotto sia pericoloso per la salute e la sicurezza dei consumatori. “Tale valutazione - secondo la nuova disciplina - dovrebbe tenere conto dei rischi per la salute posti dai prodotti digitalmente connessi, anche per quanto riguarda i rischi per la salute mentale, specialmente dei consumatori vulnerabili e in particolare dei minori”. La pericolosità per la salute o la sicurezza del consumatore dell’oggetto destinato o venduto al consumatore potrebbe crearsi anche per effetto di interazioni con l’oggetto informatico da parte di un altro oggetto informatico: “Le nuove tecnologie - si legge al considerando 25 del Regolamento - potrebbero determinare nuovi rischi per la salute e la sicurezza dei consumatori o modificare il modo in cui i rischi esisten-

ti potrebbero concretizzarsi, ad esempio un prodotto potrebbe subire un attacco informatico o altro intervento esterno che ne modifichi le caratteristiche. Le nuove tecnologie potrebbero modificare sostanzialmente il prodotto originale, ad esempio attraverso aggiornamenti del software, che dovrebbero quindi essere oggetto di una nuova valutazione del rischio se tale modifica sostanziale dovesse avere un impatto sulla sicurezza del prodotto”. Il diverso grado di responsabilità e la diversità degli obblighi per gli operatori della filiera saranno certamente un elemento di grande interesse e discussione. Il principio è quello per cui tutti gli operatori economici che intervengono nella catena di fornitura e distribuzione devono adottare le misure adeguate per garantire che i prodotti messi a disposizione sul mercato siano sicuri a norma del Regolamento. È il Regolamento stesso che, però, indica che occorre prevedere una ripartizione chiara e proporzionata degli obblighi corrispondenti al ruolo di ciascun operatore nel processo di fornitura e di distribuzione. Ad esempio, per quanto riguarda la verifica del rispetto degli obblighi che incombono al fabbricante e, se del caso, all’importatore, il distributore dovrebbe essere tenuto a effettuare soltanto verifiche fattuali e non una valutazione delle informazioni da essi fornite. Le informazioni sull’identificazione del prodotto e degli operatori economici, nonché delle istruzioni e informazioni sulla sicurezza, potranno inoltre essere fornite dagli operatori economici in formato digitale mediante soluzioni elettroniche, quali un codice QR o un codice a matrice di dati (così il considerando 32 del Regolamento).

39 d’Italia GIUGNO 2023 June Food rules DIRITTO ALIMENTARE
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Il regime di individuazione della responsabilità

Anche in materia di sicurezza generale dei prodotti si applica il regime di individuazione della responsabilità previsto in tema d’informazione dei consumatori dei prodotti alimentari: “La persona fisica o giuridica che immette sul mercato un prodotto con il proprio nome o marchio commerciale oppure modifica in maniera sostanziale un prodotto in modo tale che la conformità ai requisiti del presente regolamento potrebbe risultare compromessa dovrebbe esserne considerata il fabbricante e assumerne i relativi obblighi”. Di conseguenza, tutti gli operatori (produttori o anche solo commercializzatori di prodotti a proprio marchio) sono tenuti a inserire nelle loro attività di produzione o di commercializzazione processi interni atti a garantire la conformità ai pertinenti requisiti del Regolamento.

Giuridicamente è interessante la precisazione secondo la quale in caso di vendite online, il mero fatto che il sito web degli operatori economici o dei fornitori di interfacce di mercati online sia accessibile nello Stato membro in cui il consumatore è stabilito o domiciliato è insufficiente, di per se stesso senza altri elementi, a far considerare che il prodotto sia messo a disposizione sul mercato per la vendita è destinata ai consumatori nell’Unione e quindi sia sottoponibile alla legislazione Ue. Nel caso, invece, in cui la vendita online sia fatta da Paesi extra Ue a consumatori Ue, il venditore dovrà avere un operatore economico stabilito nell’Unione che sarà il responsabile legale della sicurezza del prodotto. Anche il “fornitore di servizi di logistica”, (esclusi i servizi di posta) vale a dire: qualsiasi persona fisica o giuridica che offre, nel corso dell’attività commerciale, almeno due

dei seguenti servizi: immagazzinamento, imballaggio, indirizzamento e spedizione, senza essere proprietario dei prodotti interessati, sono responsabili della sicurezza dei prodotti e debbono dunque applicare la novella, trasmettere le informazioni dei pericoli ai consumatori e all’autorità e gestire i rimedi in caso di richiamo per la sicurezza del prodotto. Rimedi che, sanzioni a parte, il Regolamento così determina: a) la riparazione del prodotto richiamato; b) la sostituzione del prodotto richiamato con uno sicuro dello stesso tipo e almeno dello stesso valore e qualità; o c) un adeguato rimborso del valore del prodotto richiamato, a condizione che l’importo del rimborso sia almeno pari al prezzo pagato dal consumatore. Un esame di dettaglio del Reg. (Ue) 2023/988 potrà essere fatto successivamente anche perché se da un lato il sistema per garantire la sicurezza generale dei prodotti già esiste, quello che entra in vigore nel 2024 è possibile che venga ulteriormente precisato con degli atti di esecuzione. Dal punto di vista legale, la norma in esame affianca e precisa i contorni della responsabilità civile ma può costituire

NOTE

PER IL SETTORE

1 In Svizzera: legge federale sulla sicurezza dei prodotti (LSPro, RS 930.11); nel Regno Unito, si veda https://assets.publishing.service. gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/ file/913510/14-705-regulators-code.pdf , consultato da ultimo il 15/05/23.

2 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32023 R0988&qid=1684997455379.

3 Molteplici sono gli esempi possibili di prodotti non alimentari che possono essere scambiati pericolosamente per alimenti: saponi che

anche il quadro tecnico per definire quella penale, specie con riferimento ai reati fondati su comportamenti omissivi, condizione ampiamente studiata in dottrina con riferimento alla normativa già in essere. Per l’industria e la distribuzione alimentare, certamente abituate a confrontarsi con i gravi oneri di tutela della sicurezza e della qualità agroalimentare e meno con la sicurezza di ciò che non sia alimentare, la rinnovata disciplina Gpsd non costituisce una sfida particolarmente complessa, ma una materia da gestire alla luce della multicanalità di vendita e dei molti “mestieri” collaterali che si affiancano e impegnano anche gli operatori alimentari.

assomigliano a bevande e sono aromatizzati in maniera simile, al cacao, alla fragola, alla menta ecc. Simil panini farciti, simil frutti, altri prodotti di uso o di gioco o scherzo che riproducono gli alimenti o le bevande.

4 I prodotti forniti o resi disponibili ai consumatori nel contesto di una prestazione di servizi, compresi i prodotti ai quali i consumatori sono direttamente esposti durante la prestazione di un servizio ricadono nella nuova disciplina, come chiarito al considerato 17 del Regolamento.

43 d’Italia GIUGNO 2023 June Food rules DIRITTO ALIMENTARE
ALIMENTARE LA NORMA VA GESTITA SULLA MULTICANALITÀ

Lo stato dei centri di stoccaggio italiani The conditions of Italian storage centres

Between300 and 400 million euros are needed to modernise Italian grain storage centres, according to a conservative estimate by Compag, the National Federation of Agricultural Retailers. These facilities have a potential storage capacity of 9 million tonnes and are considered by many to be the weakest link in the chain. For this reason, their upgrade is one of the goals that the government has set, also by making use of the resources of the NRRP, the National Recovery and Resilience Plan.

44 d’Italia GIUGNO 2023 June FOCUS

LA FASE DI IMMAGAZZINAMENTO È CONSIDERATA L’ANELLO DEBOLE

DELLA FILIERA: NEL PNRR RISORSE PER RINNOVARLI

THE STORAGE PHASE IS CONSIDERED

THE WEAKEST LINK IN THE SUPPLY CHAIN: RESOURCES TO RENOVATE STORAGE CENTRES IN THE NRRP

Servono dai 300 milioni ai 400 milioni di euro per ammodernare i centri di stoccaggio cerealicoli italiani, secondo una stima prudenziale di Compag, la Federazione nazionale delle rivendite agrarie. Questi impianti, che potenzialmente hanno una capacità nazionale di immagazzinamento pari a 9 milioni di tonnellate, sono considerati, dai più, l’anello debole della filiera e, per questo, il loro upgrade è uno degli obiettivi che il governo si è prefissato anche facendo ricorso all’uso delle risorse del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Le priorità

Tra le priorità poste, vi è la necessità di realizzare una mappatura reale (e non stimata) delle strutture che, oggi, si ipotizza si attestino intorno alle 1.440 unità. In seconda battuta, occorrerebbe implementare il grado di diversificazione delle partite di grano in entrata e in uscita nei magazzini (per provenienza, ad esempio, peso specifico o contenuto proteico) anche in funzione della tracciabilità della filiera. Servirebbe, inoltre, sostituire i silos realizzati prevalentemente in metallo con costruzioni in muratura che permettano di gestire meglio la temperatura e l’umidità nell’ambiente di conservazione. La lotta agli insetti infestanti evolve e, oggi, i capitolati dei molini richiedono l’eliminazione di tutti principi attivi tradizionalmente usati in fase di conservazione, anche se ammessi dalla legge. In questo senso, il settore si orienta sulle celle refrigerate, ancora poco diffuse, perché le basse

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di Mariangela Latella Giornalista professionista esperta del settore agroalimentare
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temperature sono un naturale repellente contro gli infestanti nella fase di conservazione del grano.

Lo stoccaggio rientra nella tracciabilità

“Il discorso dello stoccaggio - dice Carlo Maresca, presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura - è fondamentale e fa parte del più ampio tema della tracciabilità, anche in relazione alla distinzione dei grani provenienti dall’estero che integrano la produzione italiana. Si tratta di un aspetto strettamente legato alla qualità del prodotto in funzione delle diverse tecniche di coltivazione, dato che alcune partite provenienti da oltreoceano hanno presentato, in passato, tracce di glifosato, vietato in Europa. Chi aderisce alle filiere e ha come obiettivo quello di produrre un grano di qualità, deve avere anche una perfetta tracciabilità del cammino del suo prodotto. Se un tempo il grano veniva stoccato dagli stessi cerealicoltori, in silos o magazzini di fortuna, oggi non è più possibile perché ci si interfaccia con aziende grandi che hanno capitolati stringenti e che chiedono, tra l’altro, prodotti immagazzinati in ambienti certificati. D’altro canto, per i molini servirebbe una quantità di volumi macinata molto importante per giustificare un investimento in sistemi di

stoccaggio che determinano oneri di lungo periodo e strutture sovradimensionate. Sicché, la categoria intermedia dei centri di stoccaggio, è necessaria. In altri Paesi, come la Francia, che è un grande produttore di grano, è molto più sviluppata rispetto all’Italia. Altro aspetto da prendere in considerazione è quello di implementare un servizio di logistica via rotaia perché è più sostenibile”.

Problematiche e soluzioni possibili

Per ottimizzare e concentrare l’uso delle risorse da investire, posto che la capacità media di carico/scarico dei centri italiani è inferiore ai 300 q/h, c’è chi sta riflettendo anche sulla possibilità di aumentare le linee di carico e scarico presenti in ogni centro anche ad esempio, sviluppando un processo di aggregazione degli impianti sparsi lungo la Penisola per concentrare gli investimenti. È un’idea ancora in fase embrionale, ma tra alcuni operatori se n’è già iniziato a parlare. L’iniziativa ruota intorno alla creazione di centri provinciali, uno per ogni provincia, sulla falsariga delle grandi organizzazioni d’Oltralpe, che avrebbe il doppio vantaggio di efficientare la filiera soprattutto per l’avvio di economie di scala, ma anche di potere iniziare a ragionare su un database dei volumi presenti sul mercato.

NON SI RIESCE A STABILIRE IL NUMERO

CORRENTE DEI CENTRI DI STOCCAGGIO

La strada dell’ammodernamento dei centri di stoccaggio non sarà certo un percorso agevole se si considera che circa il 20% delle strutture italiane sono, cosiddette, “anonime”. Non sono legate a nessuna cooperativa, consorzio agrario né associate a Compag. Si tratta di strutture che, pur essendo piccole, per la quota di volumi che movimentano, rappresentano nel loro complesso, una quota di mercato pari a un quinto del settore, dacché hanno un potenziale di influenza sull’andamento del mercato. Secondo il censimento operato da Ismea nel 2019 in funzione della preparazione del Piano Cerealicolo Nazionale, solo il 36% degli impianti esistenti è stato costruito dopo gli anni ’90; il 44% tra gli anni ’70 e gli anni ’90. Circa il 20% è anteriore agli anni ’70. Più della metà di questi centri non è mai stata ammodernata, anche se il 43%, secondo quanto riferito dal Piano, ha previsto di fare ammodernamenti. Dai numeri si deduce che uno dei principali problemi

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FOCUS

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della rete di magazzini e silos per lo stoccaggio dei cereali italiani è, in linea generale, la vetustà.

Riferisce il Piano Cerealicolo Nazionale che, a oggi, in circa il 40% di queste strutture sono stati realizzati interventi di ampliamento e, per la stessa quota, ammodernamenti e/o ristrutturazioni. Una proporzione che risulta omogenea tra tutte le macro aree geografiche della Penisola, a eccezione del Sud e delle Isole, cuore della produzione del grano duro per la pasta. In queste zone, poco più della metà delle strutture ha effettuato ammoderna-

menti mentre oltre i due terzi non hanno mai proceduto con ampliamenti della capacità. Su scala nazionale, il 66% del totale delle strutture di immagazzinamento è dotato di una sola fossa di scarico e il 63% di una sola linea di carico. Il dettaglio regionale evidenzia uno scenario più favorevole solo per i centri censiti in Puglia. In realtà, sulle strutture vengono fatti continuamente degli interventi di manutenzione dal momento che i centri di stoccaggio hanno un’operatività costante durante tutto l’anno poiché si trovano, da un lato, a dovere rispondere alle modalità operative delle aziende agricole che lavorano con tempi strettissimi dato che la raccolta avviene in un mese con la conseguenza che questo può creare delle congestioni delle partite in entrata, provenienti dai campi. D’altro canto, è anche vero che devono riuscire a rispondere alle richieste da parte dell’industria di trasformazione che, per contro, lavora tutto l’anno e richiede un flusso costante delle forniture di materia. Questo processo, in pratica, vede la filiera operante su due parametri temporali completamente diversi. Da un lato, quello della raccolta (che avviene tutta in una volta), dall’altro quello della trasformazione (continua e costante durante tutto l’anno). Questo sfasamento presta il fianco a meccanismi che talvolta arrivano a vere e proprie distorsioni del regolare funzionamento del mercato aprendo margini a operazioni anche speculative. Dentro que-

sti margini si gioca la partita della competitività dei centri di stoccaggio, spesso legati a commercianti e intermediari, più o meno piccoli, coinvolti nella stessa compravendita di derrate primarie. Secondo i dati del Piano Cerealicolo Nazionale, la metà degli stoccatori detiene la proprietà del prodotto stoccato. In pratica, il 50% stocca prodotto proprio; il 35% prodotti di terzi, pratica diffusa soprattutto nel Sud Italia, e il 16% entrambi.

I contratti di filiera e i centri di stoccaggio

Anche per questo, non è semplice riuscire a coinvolgere gli stoccatori dentro i contratti di filiera dove, per definizione, si stabilisce un prezzo stabile all’origine. A oggi, questi contratti sono applicati, per lo più, dalle grandi aziende di trasformazione, in funzione soprattutto della necessità di approvvigionarsi costantemente, durante l’anno, con materia prima la cui qualità risponda sempre agli stessi standard. La chiusura delle filiere attraverso i contratti “di filiera”, ad esempio, oppure con le certificazioni di grano 100% italiano, sono oggi temi di attualità strettamente connessi ai centri di stoccaggio. Temi che nascono dalle richieste del consumatore che è sempre più consapevole e attento all’origine della merce e alla qualità della materia prima. Peraltro, questi strumenti giuridici, sono a oggi quelli considerati più efficaci per l’equa distribuzione del

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Carlo Maresca, presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura

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DIFFERENZIAZIONE

valore lungo la catena di fornitura. Un valore che oggi, in parte viene determinato dal ruolo dei centri di stoccaggio anche se, negli ultimi anni, l’Italia ha registrato una progressiva compressione degli stock cerealicoli.

Secondo le stime Fao per il 2023, confermate dall’andamento della campagna cerealicola, quest’anno la produzione mondiale di cereali sarà in calo dell’1,7%. I dati sono stati corroborati dai controlli in campo appena conclusi nelle pianure produttive statunitensi che, per colpa della siccità rischiano di vedere ridotte le rese del 30%, se va bene. In ragione di ciò, l’Onu ha stimato per quest’anno, un ridimensionamento delle scorte mondiali dei cereali del -1,6% rispetto all’inizio del 2022. Ciò influirà anche sugli scambi commerciali mondiali, stimati in riduzione del 2,4%.

Guerra in Ucraina e rafforzamento del dollaro Usa vanno individuate come le prime due cause del fenomeno.

Procedere all’ammodernamento della filiera di stoccaggio comporta investimenti importanti. Gli esperti stimano che, per un impianto con una capacità di circa 200mila quintali, ad esempio, servirebbero dai tre ai cinque milioni di euro per apportare migliorie funzionali all’innalzamento dell’asticella della qualità della materia prima, come, ad esempio, l’installazione di un laboratorio di analisi interno, un siste-

ma di pre-pulitura della merce in entrata e un sistema di stoccaggio differenziato per tipologia di partite. Ad esempio, in base all’apporto proteico del grano. Maggiore è questa variabile, migliore è la qualità della derrata.

Aggiornare la mappa delle strutture esistenti

“Almeno il 70% dei centri di stoccaggio in Italia ha bisogno di essere ammodernata”, spiega Antonio Minicozzi, amministratore unico di Agrisemi Minicozzi Srl di Benevento, azienda che lavora per l’80% con Barilla nel quadro di un contratto di filiera con materia prima 100% italiana. Gli investimenti che rivoluzionerebbero l’efficienza del comparto sono impegnativi ma garantiscono benefici di lungo termine che si traducono, negli anni, in importanti risparmi di risorse. Ad esempio, per costruire un centro di stoccaggio in muratura, con fondo conico per la pulizia del prodotto, servirebbero dai 3 ai 4,5 milioni di euro. Si tratta di una cifra superiore di circa il 40% rispetto ai tradizionali silos in metallo. Ma i vantaggi di lungo periodo che si otterrebbero sono molti. Innanzitutto il cemento armato si mantiene meglio negli anni e ha bisogno di minore manutenzione. Poi, una struttura in muratura disperde meno aria fredda e quindi implica un abbattimento dei costi dell’energia usata per il raffreddamento degli ambienti. Bisogna ragionare sul lungo periodo, nel senso che quello che si spende oggi con l’investimento, si traduce, negli anni, in efficientamento a cominciare dal risparmio effettivo sulla bolletta elettrica. Basti pensare che la dispersione termica nei silos di metallo determina qua-

si il 60% in più dei consumi energetici rispetto alle strutture di stoccaggio in cemento armato”.

Sono ancora molti, inoltre, i player della filiera costituiti da piccoli commercianti che ritirano il prodotto dagli agricoltori e lo stoccano senza differenziarlo, semplicemente ammassandolo sul pavimento dei loro magazzini. In questo senso, gli esperti considerano strategico e, soprattutto preliminare, un aggiornamento della mappa delle strutture esistenti e attive in Italia.

“Bisogna superare la visione a macchia di leopardo che da sempre domina questo settore - precisa Minicozzi -, che si basa su un’aspra concorrenzialità tra le piccole e le grandi aziende. Occorrerebbe fare un’inversione di rotta che sia prima di tutto culturale. Si sta iniziando ad affrontare questo discorso, per esempio, fra i centri aderenti ai consorzi agrari che rappresentano circa il 30% del totale. Il problema è che il 60% dei centri di stoccaggio sono in mano alla rete commerciale privata che non viene certificata. Servirebbe una mappa dettagliata, regione per regione. Si sta iniziando a lavorarci”. Sarebbe un passo avanti anche per armonizzare

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Antonio Minicozzi, amministratore unico di Agrisemi Minicozzi
E REFRIGERAZIONE SONO GLI INTERVENTI PIÙ COSTOSI

l’andamento del mercato ed evitare le conseguenze di prezzi troppo volatili che penalizzano, in prima battuta, il produttore. Oggi per calcolare il prezzo al primo conferimento, si prendono a riferimento i valori di mercato alla consegna in magazzino, mentre: “per garantire un’equa remunerazione ai produttori - specifica Minicozzi - proprio in virtù dell’alta volatilità del prezzo di questi prodotti, che ha visto quest’anno, ad esempio, un’oscillazione dai 560 euro a tonnellata all’inizio della campagna, fino a 320 euro a tonnellata delle ultime settimane, le liquidazioni al cerealicoltore andrebbero fatte sulla base della media dei prezzi annuali con chiusure dei prezzi calcolate su nove o dieci mesi. Con l’attuale sistema di calcolo, oggi il produttore ci rimette molto. In questa fase di mercato, si sta lavorando ai limiti del sottocosto”.

L’impellente necessità di differenziare il grano in stock

Con la spinta di tutto il comparto allo sviluppo di nuove varietà e al miglioramento di quelle esistenti, la necessità di potere differenziare il grano in fase di stock diventa sempre più cogente. Le vecchie cultivar nostrane, non arrivavano a una percentuale di apporto proteico superiore al 12% ma erano preferite dai produttori per la loro maggiore resa per ettaro.

Quelle nuove, tra le quali molte ancora allo studio, hanno un contenuto proteico più alto (fino al 14,5%), e sarebbero certamente competitive con i grani di provenienza d’Oltreoceano, tuttavia non garantiscono, per ora, la resa necessaria per diventare concorrenziali con le mega economie di scala che si riescono a ottenere nelle grandi pianure statunitensi o canadesi dove le varietà vengono selezionate (e trattate) con criteri completamente diversi da quelli europei e dove il problema della resa non è un fattore critico stanti gli ingenti volumi che si producono. Per abolire l’uso di prodotti chimici per la disinfestazione del grano in fase di stoccaggio, si sta sviluppando un crescente in-

teresse per le celle di refrigerazione, dal momento che le basse temperature sono un fortissimo deterrente per gli infestanti. Secondo le stime degli esperti, il numero dei centri di stoccaggio attrezzati per mettere in piedi delle celle di refrigerazione, oscilla tra il 10 e il 15% del totale.

L’ipotesi refrigerazione

Il tema della refrigerazione potrebbe, peraltro, portare, in un futuro non troppo lontano, a joint venture tra filiere agricole. Con quella ortofrutticola, ad esempio, che è stata particolarmente colpita dagli eventi calamitosi delle ultime stagioni (siccità, parassiti, grandinate, bombe d’acqua e al-

53 d’Italia GIUGNO 2023 June FOCUS

luvioni) e dall’erosione netta della redditività dei produttori. Ci sono già alcune aziende agricole che si stanno guardando intorno con l’obiettivo di mettere a disposizione della filiera cerealicola, i propri magazzini refrigerati anche in considerazione del fatto che, almeno per quel che riguarda il grano duro, la produzione interna è in aumento e la nostra dipendenza dalle importazioni si è ridotta negli ultimi due anni, dal 40% al 32% anche se, quest’anno, le importazioni di grano dall’Ucraina sono aumentate del 318% rispetto alla campagna precedente. “La nostra azienda - dice Minicozzi - è relativamente giovane perché l’abbiamo costituita all’inizio degli anni Duemila. Noi lavoriamo sia come stoccatori sia come ditta sementiera. Lavoriamo con il grano duro proveniente da Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Tutti i carichi in ingresso sono analizzati partita per partita e poi suddivisi nelle varie celle di stoccaggio in base al peso specifico e all’apporto proteico. Le partite sono pre-pulite dalle impurità nella fase di ingresso e poi conservate in celle refrigerate con HCO2, acido carbonico, che ci permette di non ricorrere all’uso di prodotti chimici. L’80% del prodotto lo forniamo a Barilla nel quadro di un contratto di filiera in virtù del quale, oltre a non usare chimica, siamo in grado di tracciare il prodotto dal seme alla consegna al mulino del cliente. Sulla ricerca finalizzata al miglioramento varietale, in Italia siamo carenti. La ricerca ha subito un forte rallentamento perché è stata tolta la certificazione dell’uso del seme in Italia. Questo ha comportato che i nostri produtto-

OCCORRE

ri sono dovuti andare a comprare le varietà da piantare all’estero, in Francia, ad esempio, o in Spagna, dovendo poi corrispondere royalties salatissime per la messa in produzione. Dobbiamo attivare una ricerca made in Italy per avere un settore competitivo, su questo punto si stanno iniziando a muovere le cose”. L’installazione di un impianto minimo di refrigerazione, comporta un costo che dipende dalla potenza installata. Si parte da 120mila a 150mila euro secondo quanto dicono gli esperti. Il prezzo si riferisce alla refrigerazione di un silos medio da 10mila quintali con uso del freddo per circa 10 ore, in base alla temperatura di entrata del gra-

no, e il monitoraggio della temperatura. Il mercato offre già soluzioni adatte a questo scopo. Il problema, oggi più che mai, è quello del costo energetico, ma la refrigerazione a temperatura costante permette di ottenere ottimi risultati.

La posizione di Compag

“I centri di stoccaggio privati hanno sempre fatto fatica ad accedere ai finanziamenti pubblici regionali e/o comunitari - afferma Edoardo Musarò, vicedirettore di Compag -. Questo è principalmente dovuto alla complessità delle procedure burocratiche, all’incertezza dell’assegnazione dei fondi, oltre che alla limitatezza dei fondi gestiti dalle singole Regioni specificatamente per lo stoccaggio. In virtù di questo Compag, per il quinto bando dei contratti di filiera e di distretto, ha svolto un ruolo di coordinamento consentendo ai propri associati di poter partecipare a due progetti da cinquanta milioni ciascuno, per la metà rivolti ai centri di stoccaggio, entrambi risultati ammissibili. Il primo era localizzato nel Centro-Nord e riguardava il grano tenero, il mais e la soia. Il secondo era localizzato nel Centro-Sud Italia e riguardava prevalentemente il grano duro. Questa attività è stata di grande importanza in quanto sono misure che prevedono dei requisiti ben precisi, come ad esempio la multi-regionalità, alle quali le aziende non possono accedere in maniera singola. La nostra attività e il nostro impegno hanno consentito di integrare diversi soggetti e anelli della filiera. Riteniamo, infine, che il sistema delle filiere sia uno strumento di fondamentale importanza in quanto consente di poter programmare produzioni e investimenti e inoltre consente una equa distribuzione del valore lungo la catena di fornitura”.

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Edoardo Musarò, vicedirettore di Compag
AGGREGARE LE STRUTTURE SFRUTTANDO ANCHE I CONTRATTI DI FILIERA

La “pasta madre”: alcune riflessioni

Mother

dough : food for thought

Mother yeast is the first example of yeast that man has ever made, or rather, discovered. Until just over fifty years ago, mother yeast was the basis for the production of any baked product ; however, after compressed yeast was discovered, its use over the years has decreased more and more. Recently, it has been rediscovered: more and more people, enthusiasts and professionals alike, keep it in their homes or laboratories. However, making products with this type of yeast is not so easy.

56 d’Italia GIUGNO 2023 June ARTE BIANCA Bakery products

UN MONDO BIOLOGICAMENTE COMPLESSO, PUR NELLA SUA SEMPLICITÀ

A BIOLOGICALLY COMPLEX WORLD, DESPITE ITS SIMPLICITY

La scoperta della pasta madre ha probabilmente origini molto lontane, spesso attribuite alle popolazioni che colonizzavano l’antico Egitto in prossimità della valle del Nilo. Quel che si conosce è che in quel momento storico, gli uomini avevano imparato a padroneggiare e addomesticare i lieviti e le tecniche di vinificazione e birrificazione, quindi pur non avendo le conoscenze scientifiche di oggi, avevano compreso alcuni importanti meccanismi della fermentazione spontanea e come adattarla alle proprie necessità.

Lievito madre: la composizione

Il lievito madre costituisce il primo esempio di lievito che l’uomo abbia mai realizzato, o per meglio dire, scoperto. Fino a poco più di cinquanta anni fa è stato alla base della realizzazione di qualsiasi prodotto da forno, ma in seguito alla scoperta del lievito compresso, il suo utilizzo nel corso degli anni è sempre più diminuito. Ultimamente si è assistito a una sua riscoperta: sempre più persone, appassionati e professionisti, infatti, lo conservano in casa o in laboratorio. Tuttavia, realizzare prodotti con questo tipo di lievito non è affatto facile. Prima di tutto, vediamo di capire nel dettaglio di cosa stiamo parlando. Il lievito madre si presenta come un impasto a tutti gli effetti, con consistenza più o meno solida, nel quale si sono sviluppati in maniera spontanea dei microrganismi, provenienti sia dalla farina sia dall’aria, appartenenti al regno dei funghi e dei batteri. Essi sono essenzialmente rappresentati dai lieviti, tra cui i principali sono quelli del genere saccharomyces e candida, e dai batteri lattici del genere lactobacillus, streptococcus e

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di Andrea Aimar Consulente tecnico panificazione

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TETTO
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pediococcus. Essi sviluppano all’interno di questo impasto una serie di reazioni biochimiche, le quali portano alla produzione di anidride carbonica, diversi acidi organici e molecole aromatiche, che conferiscono al prodotto profumi e sapori molto intensi. La varietà microbica del lievito madre è la principale fonte dei numerosi benefici che esso apporta all’impasto e quindi al prodotto finito. Ma di cosa si tratta? Anzitutto, una maggiore digeribilità. La lievitazione mediante lievito naturale, infatti, impiega molto tempo per il suo completamento. Questo porta a una maggiore attività enzimatica a carico degli enzimi presenti nella farina e di quelli prodotti dai batteri, che vanno a rompere le protei-

LA PASTA MADRE

VA RINFRESCATA

DURANTE

LA GIORNATA

ne della farina, liberando così amminoacidi e facilitando la nostra digestione. Bisogna però precisare che l’attività enzimatica coinvolge solo il 10% circa delle componenti della farina. Secondariamente, tale varietà apporta una maggiore conservabilità. Infatti, l’acidità sviluppata durante la fermentazione crea un ambiente osti-

le allo sviluppo di muffe e batteri esterni, allungando la conservazione del prodotto finito; inoltre, l’acido limita anche la retrogradazione dell’amido. Infine, maggiori profumi. I numerosi processi di fermentazione creano dei sottoprodotti molto importanti per lo sviluppo di aromi e profumi molto intensi.

La gestione

Pasta acida, criscito, lievito madre, lievito naturale e altri nomi vengono associati a questo mix di farina e acqua. In Italia non esiste una denominazione ben precisa per descrivere la pasta madre che viene utilizzata all’interno dei nostri prodotti dolci e salati. Certamente, si sarà sentito dire:

“Ah il pane di una volta era più buono”. Del resto, una volta non si potevano controllare le temperature di riposo dei vari impasti, per via della mancanza dei frigo o cella ferma lievitazione; da padrone la facevano le varie temperature, l’umidità e l’esperienza dell’uomo. Ancora oggi, alcuni prodotti tipici locali del sud con pasta madre hanno un retrogusto acidulo rispetto a quelli prodotti al nord. Si pensa che questo sia dovuto alle temperature delle varie regioni dove si producevano impasti con pasta madre e non avendo temperatura/umidità controllate, le paste fermentavano in modo diverso, perciò si ritiene che con impasti in regioni a tem-

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UNA O PIÙ VOLTE
Bakery products ARTE BIANCA

LA PARTE CRUSCALE DELLA FARINA INTEGRALE È RICCA DI ATTIVITÀ ENZIMATICA

perature più alte si ottenevano prodotti con una marcata acidità. Oggi però si ha molta più coscienza e conoscenza dei metodi di gestione, per esempio quella legata (milanese), quella in acqua (piemontese), quella libera, fino ad arrivare alla pasta madre liquida, denominata li.co.li (lievito-coltura-liquida). In passato si usava il criscito per panificare, e comunque in alcune zone viene usato ancora oggi. Si tratta semplicemente di un pezzo d’impasto avanzato, lasciato in un contenitore chiuso fino al giorno successivo, per poi andarlo a utilizzare nell’impasto seguente come agente lievitante. A differenza della pasta madre dove oggi viene rinfrescata una o più volte durante la giornata, il criscito si lascia fermentare tutta la notte senza essere toccato.

Tiplogie in commercio

In commercio è possibile trovare il lievito naturale nelle corsie dei supermercati: nella maggior parte dei casi si tratta di farina, acqua con una piccola percentuale di inoculo del saccharomyces cerevisiae

(il famoso lievito di birra), ovvero un lievito naturale, la differenza è che si tratta di un organismo unicellulare appartenente al regno dei funghi. Non è possibile stabilire delle regole sulla denominazione della pasta madre, sicuramente si può dire che tutto quello che viene creato da semplice farina e acqua senza aggiunta di saccharomyces cerevisiae è una pasta acida a fermentazione spontanea. Talvolta si possono utilizzare degli start naturali come della frutta o miele che, essendo ricchi di zuccheri, serviranno ai batteri lattici per nutrirsi.

La farina

La farina è il primo protagonista nel creare e mantenere la nostra pasta madre. Al suo interno troviamo enzimi e batteri

che aiuteranno a metabolizzare i vari zuccheri disponibili. la domanda che mi viene posta più spesso è “Qual è la farina migliore per creare e mantenere una pasta madre?”. Come desumibile non esiste una farina migliore di un’altra per le nostre paste madri, l’importante è conoscere le caratteristiche della farina per creare una gestione che vada incontro alle nostre esigenze di tempo/produzioni. Ora, all’interno di una pasta madre abbiamo enzimi, batteri e lieviti: ognuno di loro svolge una funzione ben precisa.

Metodo senza starter (solo acqua e farina)

La scelta può cadere su farine macinate a cilindri o macinate a pietra. A oggi le differenze sono veramente minime, la tecnologia ha fatto passi da gigante quasi da azzerare le differenze tra le varie macinazioni. Sicuramente nella macinazione a pietra ci sono meno passaggi rispetto a quella a cilindri, mentre per quest’ultima non si hanno più problemi di riscaldamento. A voi, dunque la scelta della farina e di come venga macinata.

Per creare la propria pasta madre si parte dalla semplice miscelazione di acqua e farina stimolando una fermentazione spontanea si utilizza in generale una farina integrale, poiché la parte cruscale è particolarmente ricca di attività enzimatica. Peraltro, le farine integrali o di segale hanno un notevole assorbimento di liquidi, per cui si parte con pari peso di farina e acqua e possibilmente una temperatura compresa fra i 27 e i 30 °C. Come desumibile, sia il grado di idratazione

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Bakery products ARTE BIANCA

sia la temperatura innescheranno una rapida reazione enzimatica e permetteranno la partenza di una fermentazione di tipo spontaneo. Nelle prime 24/48 ore vedremo un aumento di volume come conferma che la fermentazione è partita, successivamente si ripeterà l’operazione. Passate altre 24/48 ore si opterà se ottenere una pasta madre solida o liquida; nel primo caso, si andrà ad abbassare la % di acqua, nel secondo caso, la si lascerà invariata. Quindi, si valuterà la farina con cui si continuerà a mantenere la pasta madre. In questo articolo ci si concentrerà sulle farine 0/00. Si potrebbe scegliere una farina 0/00 con un w tra 240/280 e 320/360, quindi una

farina per sfoglia, una farina per panettone. Oltretutto, molti molini hanno nel loro assortimento farine per il rinfresco della pasta madre. Tuttavia, alla pasta madre non interessa il w della farina, quanto il cibo necessario per vivere, ovvero gli zuccheri che, insieme all’acqua sono le fonti di nutrimento delle stesse parte madri.

Conclusioni

Il prodotto finito con pasta madre è un prodotto più completo a livello organolettico, a livello di shelf life, rispetto a un prodotto con solo lievito di birra. Non si tratta di un discorso di bontà, anche perché è possibile ottenere degli ottimi prodotti

ALLA

con entrambi i lieviti, sicuramente però, i prodotti finiti avranno caratteristiche diverse. Possiamo quindi pensare di creare e gestire una pasta madre con tantissime farine (grano duro, farina di riso, segale e nell’ultimo periodo anche con farine proteiche); d’altronde, oggi il cliente finale è alla ricerca di prodotti alternativi, un po’ per mode un po’ per esigenze nutrizionali. Non casualmente, sullo scaffale dei supermercati troviamo ormai prodotti proteici quali yogurt, dessert, così come in alcune bakery e pizzerie. Un’ottima combinazione potrebbe quindi essere quella di realizzare prodotti con farine proteiche e pasta madre: esistono tecniche che ci vengono incontro per la realizzazione di questi prodotti, bisognerebbe solo capire la fonte delle varie proteine per intuire in che modo e in che % il nostro corpo riuscirebbe ad assimilarne le varie tipologie, ma sono argomenti che lascio a medici e nutrizionisti.

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PASTA MADRE NON INTERESSA L’INDICATORE DI FORZA DELLA FARINA

Grano duro: produzione in crescita, ma bene insistere su ricerca e contratti di filiera

Durum wheat: production up, but we need to insist on research and supply chain contracts

The8th edition of Durum Days took place at the Chamber of Commerce in Foggia; a major international event that every year takes stock of the situation of an extremely strategic sector for the Italian agri-food industry. This article discusses the key points of the event, starting with the cultivation of durum wheat in Italy. Although production is growing, it is not enough. In fact, Italy processes and exports semifinished and finished products, so it is essential to insist on research to withstand damage caused by climate change and to take action in order to protect strategic sector with relevant tools, such as supply chain contracts.

64 d’Italia GIUGNO 2023 June EVENTI Events

AI DURUM DAYS 2023 LA CONSUETA PANORAMICA SU MERCATO, PREZZI E PREVISIONI

AT DURUM DAYS 2023 THE USUAL OVERVIEW ON MARKET, PRICES AND FORECASTS

La riduzione dei prezzi del grano duro e le complicazioni burocratiche emerse con la nuova Pac 2023/2027, sono due elementi che rallentano la spinta all’aumento delle superfici coltivate in Italia e quindi al raggiungimento della piena sovranità alimentare. Gli aiuti europei rimangono, comunque, un pilastro fondamentale per la ricerca varietale mentre, in campo, le aziende agricole fanno fatica a stare dietro alle disposizioni della nuova Politica agricola comune per accedere alle sovvenzioni. Le associazioni di categoria che difendono il grano 100% made in Italy, premono per una maggiore regolamentazione del mercato europeo basata su condizioni di reciprocità con i Paesi terzi importatori e su una certificazione ministeriale dei costi per la tutela del reddito agricolo posto che i prezzi precipitino con intensità diversa rispetto all’andamento dei costi. Per Confagricoltura occorre aumentare il budget sul bando nazionale per i contratti di filiera che rappresentano, al momento, uno dei principali strumenti idonei e, soprattutto, condivisi da tutti gli operatori economici per la definizione di prezzi certi e, quindi, per la garanzia del reddito agricolo. Rimane ancora al palo il miglioramento genetico con particolare riferimento alle varietà orientate a un aumento delle rese per ettaro che sono ferme intorno al 30% su quasi tutte le colture. È quanto è emerso nel corso del workshop scientifico dei Durum Days 2023 dal titolo “Mercato, prezzi e previsioni del grano duro”, organizzato dal CREA, in collaborazione con Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa, Unione Italiana Food, con la partnership tecnica di Areté e la partecipazione di Syngenta-PSB.

L’andamento dei prezzi del duro

La produzione italiana di grano duro stimata per quest’anno è di circa 4 milioni di tonnellate. Un record assoluto, ma - se le

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a cura della Redazione

TECHNOBINS ha acquisito la rappresentanza in esclusiva per l’Italia di SIMEZA (primaria azienda spagnola per la costruzione di sili ondulati, con sede a Saragozza). Con questa operazione TECHNOBINS è diventata l’unica azienda sul mercato italiano a poter realizzare tutti i tipi di silos metallici per lo stoccaggio di materia prima in grani.

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OGGI LE AZIENDE CEREALICOLE STANNO LAVORANDO SOTTOCOSTO

condizioni di produzione non cambieranno - si teme che, con le prossime semine, si andranno a ridurre gli areali di produzione. Nell’arco di un inverno, i prezzi del frumento duro sono precipitati di circa 200 euro a tonnellata passando dai circa 500 euro di settembre 2022 ai quasi 300 euro registrati nell’aprile appena trascorso. La corsa al ribasso delle quotazioni di mercato non è stata accompagnata, peraltro, da una riduzione altrettanto intesa dei costi, con la conseguenza che le aziende agricole stanno lavorando sottocosto di circa 600 euro per ettaro. Lo si ricava da un confronto tra i dati Ismea che ha definito il reddito minimo del grano duro a 2mila euro per ettaro, con le quotazioni di mercato che assestano, attualmente, l’incasso dell’agricoltore a 1.400 euro per ettaro. Insomma, le aziende agricole stanno lavorando in perdita. Questa china al ribasso preoccupa l’industria molitoria che, per bocca di Enzo Martinelli, presidente della sezione molini a frumento duro di Italmopa, segnala: “L’andamento del mercato nazionale del frumento duro non può in alcun modo prescindere dall’evoluzio-

ne, sia essa al rialzo o al ribasso, dei mercati internazionali. Fermo restando che l’Italia esporta il 60% della sua produzione di pasta alimentare con un trend in crescita e che per sostenere questo trend è necessario ricorrere alle importazioni dall’estero che rappresentano strutturalmente circa il 40% del totale del fabbisogno interno, è necessario che la valorizzazione

della produzione nazionale di grano duro e la riduzione del differenziale negativo tra le quotazioni del grano nazionale e quello di importazione diventino un obiettivo prioritario del Paese. Un punto fermo non solo per l’imprenditoria agricola ma anche per l’industria della trasformazione che può essere raggiunto attraverso il superamento delle criticità che ancora, e

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Un momento del Workshop Enzo Martinelli, presidente sezione molini a frumento duro di Italmopa

purtroppo, contraddistinguono la nostra produzione primaria (come, ad esempio, la frammentazione dell’offerta e l’inadeguatezza logistica), ma anche attraverso l’incremento della qualità media delle nostre produzioni. Un ruolo indispensabile è rivestito dai contratti di filiera, purché siano totalmente esenti da ogni condizionamento sindacale nella determinazione dei prezzi di compravendita del prodotto. L’industria molitoria e Italmopa che la rappresenta - chiosa Martinelli - si è sempre espressa nell’interesse della filiera e di tutti gli attori che la compongono, auspicando la massima collaborazione, e non contrapposizione, tra gli stessi. Ci auguriamo che questo approccio possa essere da tutti condiviso e che siano archiviati i dogmatismi anti-industriali che si stanno pericolosamente sedimentando nel nostro Paese”. Come si osserva, oggi le aziende cerealicole stanno lavorando sottocosto. Una situazione che preoccupa tutte le associazioni di categoria che si interrogano su quale possa essere, oggi, il ruolo delle organizzazioni professionali nel coordinamento dello sviluppo di questo settore strategico per il Paese.

Da mesi si sta assistendo “a una progressiva e inesorabile erosione dei prezzi del grano duro - ha denunciato con vigore Gennaro Sicolo, vicepresidente di CiaAgricoltori Italiani -. Attualmente, si sono assestati su valori insostenibili per i produttori e non lo si può ignorare, dato che la produzione di grano duro, insieme all’olivicoltura, rappresentano due punti nevralgici dell’economia del Centro e Sud Italia. Il mercato non dà più la remunerazione giusta agli agricoltori, ancor di meno a quelli che si sforzano di coltivare in maniera più sostenibile. Oltre a questo, si assiste al fatto che sul mercato europeo arriva di tutto dal mondo dei grani, anche materie prime coltivate con standard molto al di sotto dei livelli imposti ai produttori europei. In assenza di condizioni di reciprocità, il prodotto nazionale più genuino è offuscato dai prezzi più competitivi dei grani di importazione. Stanti così le cose, sarebbe necessario fare partire il registro telematico ma il suo avvio è stato fatto slittare dal governo, al 2025 con un provvedimento di inizio anno. Solo con il registro telematico possiamo certificare l’italianità della pasta che produciamo ed

esportiamo. Sul mercato servono più regole”. Le parole di Sicolo sono corroborate dal peso delle 50mila firme raccolte con la petizione di Cia-Agricoltori Italiani lanciata “per salvare il grano nazionale e dire no alle speculazioni commerciali”. Una petizione che è stata sostenuta non solo dai produttori, ma anche dai consumatori molto attenti all’origine delle materie prime. Le complicazioni derivate dalle sempre più farraginose norme della Pac 23/27, sembrano non sostenere l’auspicato punto di svolta vero il net zero. “Con la nuova

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Gennaro Sicolo, vicepresidente di Cia-Agricoltori Italiani

politica agricola dell’Unione - ha detto Daniele Castagnaviz, coordinatore del settore grandi colture e servizi di Alleanza delle cooperative italiane agroalimentare -, da un lato si riduce di circa la metà il contributo di base, d’altro canto si introducono nuove restrizioni, con le modifiche al decreto “Aiuti diretti” dello scorso aprile, su condizionalità rafforzata, aiuti accoppiati ed “ecoschema 4”. In tal senso, le misure europee che puntano a premiare i produttori più sostenibili, si traducono un ginepraio di adempimenti burocratici che rendono difficile l’accesso alle misure per i coltivatori. Così si rallenta la transizione ecologica della filiera”.

In sostanza, la nuova Politica agricola comune ripartisce le risorse in più tipologie di misure il cui accesso viene reso, però, più complicato per via di criteri più selettivi.

“In questo modo - ha chiarito Luca Palazzoni, ricercatore dell’Università degli studi di Perugia - viene vanificato, di fatto, l’obiettivo finale della Pac che è quello di sostenere il reddito agricolo. Per cui, molte aziende agricole stanno ricalcolando il proprio modello di business per cercare di

capire se, a tali condizioni, convenga ancora seguire gli impegni europei oppure non rispettarli e seguire solo l’andamento del mercato”.

Ridistribuire equamente il reddito agricolo

Il contratto di filiera è stato invocato da tutti i player presenti al workshop come uno strumento idoneo a fronteggiare questa situazione di grande incertezza di mercato, resa ancor più volatile a causa del conflitto russo-ucraino.

“Per far sì che questo strumento diventi una pratica costante - ha affermato Tommaso Battista, presidente di Copagri -, tutti i protagonisti oggi presenti a questo tavolo, devono fare un passo avanti per rendere efficaci i contratti di filiera che per essere tali vanno sottoscritti da tutti gli stakeholder interessati, inclusi i player della commercializzazione. Diversamente si allontana l’obiettivo di distribuire in maniera equa il reddito agricolo. Serve un passo avanti di trasparenza in ogni passaggio della filiera che, per definizione, è piuttosto lunga. Si deve partire da dati certi. Ne

abbiamo discusso al Masaf ipotizzando di potere avere dati ufficiali, che ben possono essere calcolati da Ismea al fine di certificare i costi di produzione”. Copagri ha sottolineato un secco no al prezzo imposto come soluzione politica della situazione perché nel mercato libero ognuno deve potere porre il proprio prezzo. “Piuttostoribadisce Battista - servirebbe una campagna di moral suasion per coinvolgere tutti gli attori della filiera nella condivisione delle istanze di trasparenza.

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Daniele Castagnaviz, coordinatore del settore grandi colture e servizi di Alleanza delle cooperative italiane agroalimentare

annuario

• Dati statistici e andamento settore molitorio;

• Elenco dei M olini a frumento tenero e frumento duro operanti in Italia, suddivisi per regioni;

• Elenco delle associazioni italiane, comunitarie ed estere del settore cerealicolo e molitorio.

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IL CONTRATTO DI FILIERA

DEVE DIVENTARE UNA PRATICA COSTANTE

Diversamente, il rischio principale è che gli agricoltori decidano di non investire o, peggio, di non seminare. Infine, contro le speculazioni serve un maggiore coinvolgimento del garante della concorrenza”. Già si assiste a un trend di decrescita delle superfici coltivate a grano duro nelle principali regioni produttrici della Penisola: Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna e Basilicata. Per contro, sono in aumento le produzioni del nord Italia che, per fortuna, sono state toccate solo marginalmente dall’alluvione dello scorso maggio che ha registrato l’esondazione di 23 fiumi in un solo giorno. Secondo la conta dei danni effettuata da Confagricoltura all’indomani del disastro, in Emilia-Romagna sono andati persi circa 140mila quintali di prodotto. Una cifra importante ma che, sostanzialmente, non altera le previsioni di produzione nazionale raccolte dal CREA e presentate nel corso del workshop. “La figura del cerealicoltore di oggi - ha precisato Battista - deve necessariamente fare un upgrade. Per far fronte a questo

tipo di mercato, servono imprenditori maturi, in grado di compiere scelte sulla base di dati economici certi perché rilevati sul mercato o previsti anche dalle informazioni raccolte nel dialogo tra i vari operatori economici. Questo è un aspetto fondamentale che rientra nel percorso di innovazione che deve affrontare l’agricoltore”.

Le previsioni d raccolta

All’indomani dei Durum Days e con la perdurante incertezza climatica che si sta sviluppando soprattutto nel bacino del Mediterraneo che colpisce le produzioni agri-

cole sud europee e nord africane, la DG Agri della Commissione europea ha rivisto al ribasso le produzioni cerealicole dell’Unione con la conseguenza di una stima di aumento delle importazioni dai Paesi terzi. In Italia, tuttavia, nonostante l’evento calamitoso, le previsioni di raccolta del grano duro non si discostano da quelle presentate ai Durum Days che si erano tenuti a ridosso dell’alluvione. Secondo le previsioni del CREA, divulgate nel corso dei Durum Days 2023, quest’anno si attesteranno sopra le 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente. L’aumento è dovuto a rese produttive maggiori, con una tenuta sostanziale delle superfici. Rimane alta l’incognita legata all’andamento meteorologico delle prossime settimane che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario delle colture ed eventualmente limitare la produzione finale.

Rispetto allo scenario mondiale, i dati resi noti da Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, attestano un sostanziale recupero produttivo nel corso del 2023 in Nord America (+5% in Canada e +3% negli Usa) e una crescita produttiva del 5% in Europa. La situazione delle scorte iniziali per la campagna 2023/24, per contro, è al minimo storico e ciò rappresenta un fattore di potenziale supporto ai prezzi rispetto ai livelli correnti.

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Tommaso Battista, presidente di Copagri

Su questo punto è intervenuto Filippo Schiavone, della giunta esecutiva di Confagricoltura, affermando che: “Occorre guardare al modello di stoccaggio francese che è costituito da pochi rivenditori i quali riescono a gestire in maniera più organica il prodotto, certamente molto di più di quanto non si faccia in Italia. Che si riattivino, inoltre, i listini Cun a loro volta determinanti per la formazione del prezzo.

Abbiamo un registro delle giacenze offerto da Granaio Italia che andrebbe bene se il livello delle sanzioni non fosse così elevato nei confronti di chi deve detenerlo. Si può pensare di valorizzare al 100% il grano italiano solo se si procede a una parallela ed equivalente valorizzazione della pasta con una campagna di comunicazione massiccia nei confronti del consumatore. Sì ai contratti di filiera, ma serve

aumentare la dotazione del bando ministeriale. Il dilemma principale oggi è proprio questo: rinunciare agli aiuti e affidarci al mercato posto che con questi prezzi, mancano oggettivamente le condizioni per andare avanti e le aziende chiudono con i conti in rosso. A queste condizioni, si allontana la possibilità di potere fare a meno della Pac e le complicazioni burocratiche derivate dal ricorso agli ecoschemi, rendono, piuttosto, gli agricoltori sempre più ecoscemi”, ha concluso Schiavone con un’amara ironia.

Potenziale tensione dei prezzi

La campagna 2022/23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei prezzi medi anche su scala globale rispetto quella precedente. La maggiore perdita di valore si è registrata negli Usa (-25%), poi in Canada (-19%) e infine a Foggia, indice produttivo dell’Italia (-15%). Sussistono ancora elementi che possono tornare a mettere in tensione i prezzi. Tra questi: il livello minimo di scorte, i volumi produttivi effettivi ancora dipendenti dal livello delle rese (sia in Europa sia in Nord America),

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Filippo Schiavone, Confagricoltura

Transizione ecologica in agricoltura

Laguida peradeguare laproduzioneagricola alla transizione ecologica

Prodotti e tecniche innovativi

Paolo Ranalli

Come rendere sostenibile la filiera agroalimentare?

In questo volume l’Autore affronta il tema del momento: la transizione dei sistemi agricoli verso nuovi modelli produttivi.

Vengono esposti concetti come biodiversità , ecosistema , farming e definiti gli strumenti per la valorizzazione del paesaggio e del territorio rurale. Un richiamo è anche alle nuove frontiere dell’agricoltura, al suo futuro smart e al cibo che verrà.

Il filo “verde” che attraversa e lega le scelte future delle aziende agricole si chiama innovazione. Declinata su misura d’uomo e dell’ambiente.

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la contrazione del premio di prezzo del frumento duro rispetto agli altri cerealifrumento tenero e mais - che aumenta le possibilità di trasmissione di tensioni da un mercato a un altro. Le esportazioni canadesi, inoltre, hanno marciato a ritmi superiori a quelli necessari per raggiungere gli obiettivi di campagna, lasciando prefigurare un rallentamento dell’offerta nei prossimi mesi. In definitiva, permangono numerosi fattori che sono potenzialmente in grado di rimettere in tensione i prezzi e per questo, gli esperti hanno affermato che servirebbe almeno un’altra campagna di produzioni sostenute per riportare le piazze verso livelli di prezzo antecedenti allo shock del 2021/22. Dal 2024 scatterà un ulteriore obbligo per ottenere l’aiuto accoppiato, ovvero quello di utilizzo di seme certificato. Secondo i dati elaborati dal CREA, le superfici soggette a controllo per la produzione di seme certificato di grano duro sono aumentate dell’8,5%, passando da 67.084 ettari del 2022 a 72.784 ettari di quest’anno, con una lenta ma costante crescita negli ultimi cinque anni.

Il Durum Science Workshop

Rispetto agli scenari futuri della coltura del grano duro, i protagonisti della ricerca internazionale riuniti nel Durum Science Workshop hanno indicato le strategie necessarie per mantenere elevati livelli produttivi e contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici, individuate nelle tecniche di miglioramento genetico innovative e nello sfruttamento delle intera-

zioni positive dei microrganismi con la pianta. “Stiamo vivendo un presente fatto di grandi sfide - ha dichiarato Tommaso Brandoni, presidente sezione Cereali di Assosementi -. Dobbiamo nutrire una popolazione mondiale in crescita nel bel mezzo di un cambio climatico in atto che è sotto gli occhi di tutti. Le soluzioni a questa grande sfida sono due. In primo luogo, mettere a disposizione la migliore agronomia in tutte le sue sfaccettature. Dall’agricoltura 4.0, quella bio-generativa, al miglioramento dei sistemi irrigui e della nutrizione. In seconda battuta, il miglioramento genetico è imprescindibile e ricetta fondamentale. Il mondo sementiero vive di questo e la ricerca è a buon

IL MIGLIORAMENTO GENETICO

È IMPRESCINDIBILE PER SUPPORTARE

LE NOSTRE PRODUZIONI

punto. Peraltro, l’esplosione delle fitopatologie a cui stiamo assistendo, permette ai nostri ricercatori di vedere con facilità i risultati del loro lavoro e riconoscere facilmente la resistenza alle malattie che spingono verso il basso l’esistenza delle nostre produzioni. Siamo il primo anello della catena agroalimentare e abbiamo dovere di consegnare agli agricoltori il nostro migliore prodotto frutto di un miglioramento genetico efficace per dare ai primi trasformatori, produttori di pasta o mulini, dei prodotti performanti destinati alle nostre tavole. Offriamo, con il seme certificato, la migliore garanzia di qualità e performance. L’obbligatorietà del seme certificato introdotta per ottenere l’aiuto accoppiato, è un segnale forte che innalza l’asticella della ricerca. Per fare questo è necessario conoscere con certezza i costi di produzione perché permette di capire se un contratto possa essere remunerativo o meno. Diversamente, è come fare un salto nel buio”.

La Redazione

75 d’Italia GIUGNO 2023 June
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Tommaso Brandoni, presidente sezione Cereali di Assosementi

Molitecnica Sud porta la decorticazione nei piccoli impianti

Molitecnica Sud, azienda specializzata in impianti molitori e agroalimentari, ha collaudato la decorticatrice MS/DECV27-6, macchina ideata per consentire agli impianti di piccola e media portata di dotarsi di tale tecnologia.

La macchina, composta da 6 mole abrasive da Ø 270 mm e testata a una portata di 2,5 t/h, fa della flessibilità e della compattezza i suoi punti di forza. Disponibile in varie motorizzazioni, riesce ad adattarsi a diverse esigenze produttive. Lo sviluppo della MS/DECV27-6, motivato dalle crescenti richieste da parte dei clienti, è stato il risultato di una collaborazione tra il team di progettazione di Molitecnica Sud e quello di Ricerca e Sviluppo. La presentazione della macchina attesta il know-how dell’azienda nell’analizzare le esigenze dei clienti e progettare soluzioni su misura.

Molitecnica Sud ha integrato la decorticazione nei grandi impianti, sin dall’introduzione di questo processo nell’industria molitoria. L’azienda la integrerà anche negli impianti più compatti, grazie alla MS/ DECV27-6. È quindi importante ricorda re quali vantaggi permette di ottenere:

• Aumento della resa di macinazio ne;

• Miglioramento igienico-sanitario degli sfarinati (presentano meno residui di fitofarmaci, metalli pesanti e micotossine);

• Miglioramento qualitativo degli sfarinati, (presentano meno macchie, muffe, batteri, micotossine e ceneri).

Per quanto riguarda il funzionamento della macchina, il prodot to entra dalla parte superiore e vie ne distribuito uniformemente nella ca mera di decorticazione.

All’interno, i convogliatori provvedono a posizionare il chicco rispetto alle mole abrasive, in modo da eliminare la parte corticale mantenendolo integro.

Gli scarti vengono espulsi attraverso i mantelli forati e fuoriescono grazie al trasporto in aspirante a cui la macchina è collegata. Il grado di decorticazione dipende dalla quantità di prodotto e dal tempo di permanenza all’interno della macchina, stabilito attraverso un software di gestione. Per saperne di più, visita il sito: www.molitecnicasud.it

76 d’Italia GIUGNO 2023 June LE AZIENDE INFORMANO Supplier news

NELLE INDUSTRIE ALIMENTARI

Un compendio delle metodologie di prevenzione , di controllo e di lotta di lotta per una moderna gestione degli infestanti nel settore alimentare

Un riferimento indispensabile per

➥ Operatori del Settore Alimentare (OSA)

➥ Consulenti e Auditor

➥ Ispettori addetti al controllo ufficiale

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AGENDA

6/8 luglio 2023 ISTANBUL (TURCHIA) FOTEG

Salone dell’industria alimentare e delle bevande www.fotegistanbul.com

7/9 settembre 2023 BOLOGNA

SANA - SANATECH

Saloni del prodotto biologico e naturale e della filiera produttiva del biologico e del naturale www.sana.it - www.sana-tech.it

26/28 settembre 2023 NORIMBERGA ( GERMANIA) POWTECH

Salone sulle tecnologie per gli sfusi www.powtech.de

7/11 ottobre 2023 COLONIA ANUGA

Salone internazionale dell’industria agroalimentare www.anuga.com

7/11 ottobre 2023 ANVERSA (BELGIO) WORLD MYCOTOXIN

Convegno sulle micotossine www.worldmycontoxinforum.org

13/17 ottobre 2023 MILANO HOST

Salone dell’ospitalità professionale www.host.fieramilano.it

18/20 ottobre 2023 ROMA ICC

VI Simposio sul mondo del gluten free www.icc.or.at

22/26 ottobre 2023 MONACO (GERMANIA) IBA

Salone della panificazione www.iba.de

24/27 ottobre 2023 CIBUSTEC

Salone internazionale di tecnologie per l’industria del food&beverage PARMA www.cibustec.it

7/9 novembre 2023 GULFOOD MANUFACTURING

Salone internazionale di tecnologie per l’industria del food&beverage DUBAI

www.gulfoodmanufacturing.com

78 d’Italia GIUGNO 2023 June

L’informazione professionale specializzata per:

✓ gli imprenditori, gli operatori e i tecnici della prima e seconda trasformazione dei cereali

✓ i produttori di farine e semole

✓ gli esperti della panificazione e del dolce

✓ i produttori di pasta

✓ gli esperti della mangimistica

✓ i costruttori di macchine e impianti

✓ i tecnici alimentari

✓ i fornitori di materie prime

✓ i ricercatori

✓ i tecnici di laboratorio

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