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annuario

• Dati statistici e andamento settore molitorio;

• Elenco dei M olini a frumento tenero e frumento duro operanti in Italia, suddivisi per regioni;

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• Elenco delle associazioni italiane, comunitarie ed estere del settore cerealicolo e molitorio.

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Il Contratto Di Filiera

Deve Diventare Una Pratica Costante

Diversamente, il rischio principale è che gli agricoltori decidano di non investire o, peggio, di non seminare. Infine, contro le speculazioni serve un maggiore coinvolgimento del garante della concorrenza”. Già si assiste a un trend di decrescita delle superfici coltivate a grano duro nelle principali regioni produttrici della Penisola: Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna e Basilicata. Per contro, sono in aumento le produzioni del nord Italia che, per fortuna, sono state toccate solo marginalmente dall’alluvione dello scorso maggio che ha registrato l’esondazione di 23 fiumi in un solo giorno. Secondo la conta dei danni effettuata da Confagricoltura all’indomani del disastro, in Emilia-Romagna sono andati persi circa 140mila quintali di prodotto. Una cifra importante ma che, sostanzialmente, non altera le previsioni di produzione nazionale raccolte dal CREA e presentate nel corso del workshop. “La figura del cerealicoltore di oggi - ha precisato Battista - deve necessariamente fare un upgrade. Per far fronte a questo tipo di mercato, servono imprenditori maturi, in grado di compiere scelte sulla base di dati economici certi perché rilevati sul mercato o previsti anche dalle informazioni raccolte nel dialogo tra i vari operatori economici. Questo è un aspetto fondamentale che rientra nel percorso di innovazione che deve affrontare l’agricoltore”.

Le previsioni d raccolta

All’indomani dei Durum Days e con la perdurante incertezza climatica che si sta sviluppando soprattutto nel bacino del Mediterraneo che colpisce le produzioni agri- cole sud europee e nord africane, la DG Agri della Commissione europea ha rivisto al ribasso le produzioni cerealicole dell’Unione con la conseguenza di una stima di aumento delle importazioni dai Paesi terzi. In Italia, tuttavia, nonostante l’evento calamitoso, le previsioni di raccolta del grano duro non si discostano da quelle presentate ai Durum Days che si erano tenuti a ridosso dell’alluvione. Secondo le previsioni del CREA, divulgate nel corso dei Durum Days 2023, quest’anno si attesteranno sopra le 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente. L’aumento è dovuto a rese produttive maggiori, con una tenuta sostanziale delle superfici. Rimane alta l’incognita legata all’andamento meteorologico delle prossime settimane che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario delle colture ed eventualmente limitare la produzione finale.

Rispetto allo scenario mondiale, i dati resi noti da Areté, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, attestano un sostanziale recupero produttivo nel corso del 2023 in Nord America (+5% in Canada e +3% negli Usa) e una crescita produttiva del 5% in Europa. La situazione delle scorte iniziali per la campagna 2023/24, per contro, è al minimo storico e ciò rappresenta un fattore di potenziale supporto ai prezzi rispetto ai livelli correnti.

Su questo punto è intervenuto Filippo Schiavone, della giunta esecutiva di Confagricoltura, affermando che: “Occorre guardare al modello di stoccaggio francese che è costituito da pochi rivenditori i quali riescono a gestire in maniera più organica il prodotto, certamente molto di più di quanto non si faccia in Italia. Che si riattivino, inoltre, i listini Cun a loro volta determinanti per la formazione del prezzo.

Abbiamo un registro delle giacenze offerto da Granaio Italia che andrebbe bene se il livello delle sanzioni non fosse così elevato nei confronti di chi deve detenerlo. Si può pensare di valorizzare al 100% il grano italiano solo se si procede a una parallela ed equivalente valorizzazione della pasta con una campagna di comunicazione massiccia nei confronti del consumatore. Sì ai contratti di filiera, ma serve aumentare la dotazione del bando ministeriale. Il dilemma principale oggi è proprio questo: rinunciare agli aiuti e affidarci al mercato posto che con questi prezzi, mancano oggettivamente le condizioni per andare avanti e le aziende chiudono con i conti in rosso. A queste condizioni, si allontana la possibilità di potere fare a meno della Pac e le complicazioni burocratiche derivate dal ricorso agli ecoschemi, rendono, piuttosto, gli agricoltori sempre più ecoscemi”, ha concluso Schiavone con un’amara ironia.

Potenziale tensione dei prezzi

La campagna 2022/23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei prezzi medi anche su scala globale rispetto quella precedente. La maggiore perdita di valore si è registrata negli Usa (-25%), poi in Canada (-19%) e infine a Foggia, indice produttivo dell’Italia (-15%). Sussistono ancora elementi che possono tornare a mettere in tensione i prezzi. Tra questi: il livello minimo di scorte, i volumi produttivi effettivi ancora dipendenti dal livello delle rese (sia in Europa sia in Nord America),