Ambienti Sani 1_2025 (Gen-Giu)

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RIVISTA UFFICIALE

Bluetongue, la malattia che minaccia il bestiame

Come tutelare il patrimonio artistico dall’attacco dei parassiti

La polvere di Diatomee, un insetticida totalmente naturale

Edizioni Avenue media®

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Marco Benedetti , Presidente A.N.I.D.

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Mario Principato, Centro di Ricerca Urania - Perugia

Fulvio Marsillo, Università di Teramo

Claudio Venturelli, Entomologo e pubblicista

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EDITORE, DIREZIONE, REDAZIONE, PUBBLICITÀ E AMMINISTRAZIONE

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TIPOGRAFIA LA GRAFICA s.r.l.

STUDIO GRAFICO

Morena Morini

EDITORIALE

Chi ben comincia...

di Marco Benedetti ...........................................................................

Una necessità per far sentire la voce del Disinfestatore professionale

di Marco Gusti ................................................................................... p. 4

Questa volta parliamo un po’ di noi di Lorenzo Toffoletto

RUBRICHE

Evoluzione normativa di Francesca Ravaioli

Entomologia e Parassitologia di Mario e Simona Principato ...........................................................

ARTICOLI

Sicurezza alimentare

Focus sulla Bluetongue di Claudio Venturelli e Silvano Natalini

Pest management

La resistenza agli anticoagulanti: un fenomeno che merita attenzione di Rodolfo Veronesi e Romeo Bellini................................................

Biodiversità

La versatilità delle alghe diatomee di Davide Sita

18

26

30 Eco-narrazione

Il prezioso contributo della cetonia all’evoluzione della flora di Gianumberto Accinelli ..................................................................

ANNO 4 • Numero 1

GENNAIO-GIUGNO 2025

Iscritto al n. 8578 r.st. in data 16/03/2022 sul registro stampa periodica del tribunale di Bologna

Gli autori sono pienamente responsabili degli articoli pubblicati che la Redazione ha vagliato e il Comitato Scientifico ha analizzato garantendone la validità tecnico scientifica. Ciò nonostante, errori, inesattezze e omissioni sono sempre possibili. Avenue media, pertanto, declina ogni responsabilità per errori e omissioni eventualmente presenti nelle pagine della rivista.

Chi ben comincia...

L’obiettivo

del consiglio direttivo è la centralità dell’associato

Frase migliore non poteva essere scelta per dare inizio a questo nuovo percorso istituzionale. Ogni nuovo inizio porta con sé entusiasmo, responsabilità e la consapevolezza che il cambiamento è possibile solo con impegno e determinazione. Due aspetti fondamentali hanno dato il via a questo nuovo viaggio: il riconoscimento giuridico dell’associazione e, di pari passo, l’adozione del nuovo statuto associativo. Due traguardi che segnano una svolta storica e che pongono solide basi per il futuro. Proprio in funzione di questi obiettivi, i colleghi del consiglio direttivo hanno voluto rinnovare la loro fiducia nei miei confronti, rieleggendomi come presidente. È un onore che accolgo con umiltà e con la ferma volontà di non deludere le aspettative. Perché come diceva Seneca: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle, è perché non osiamo farle che diventano difficili”.

Da subito ho avuto la certezza che stavamo dando vita a un nuovo percorso, più strutturato, più solido, con l’inserimento di figure

istituzionali strategiche per garantire efficienza e coordinamento. Tra queste, il Segretario Generale, ruolo che sarà ricoperto dal collega Lorenzo Toffoletto, e il Vice Presidente Marco Gusti, scelto per la sua esperienza tecnica e il suo valore strategico nel supporto politico. Un grazie all’encomiabile tesoriere, Franco Battaini, con loro ho già avuto modo di lavorare in passato, e oggi, insieme, affrontiamo un mandato che non sarà solo amministrativo, ma altamente strategico. Dovremo mettere in campo tutte le nostre energie per dare maggiore rilevanza alle nostre attività politiche e istituzionali. Il nostro obiettivo primario è ottenere ciò per cui abbiamo già gettato le basi: il pieno riconoscimento giuridico del nostro settore. Un settore che ogni giorno opera silenziosamente per garantire sicu -

rezza, igiene e qualità della vita, spesso senza ricevere il giusto riconoscimento. Ma questo deve cambiare. “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”, diceva Eleanor Roosevelt. E noi non solo ci crediamo, ma lavoriamo affinché quei sogni diventino realtà. Non mi sono mai fermato. Ho continuato a tessere relazioni, a creare connessioni nazionali ed europee, perché è su più fronti che si combatte la battaglia per il riconoscimento del nostro valore. Anche se siamo partiti con un po’ di ritardo, il percorso è ormai tracciato e non abbiamo alcuna intenzione di fermarci.

Voglio dirlo con forza: metterò tutto il mio impegno per garantire che il nostro settore ottenga finalmente la rilevanza che merita. La politica ha iniziato a riconoscerci, a dialogare con noi

di Marco Benedetti Presidente A.N.I.D.

e a considerare le nostre istanze. Questo è il primo, vero attestato della nostra crescita e della nostra autorevolezza.

La nostra vera forza? La trasversalità politica. Non abbiamo bandiere da sventolare, ma un unico obiettivo: far sì che il nostro settore riceva il giusto riconoscimento. Il nostro lavoro non ha colori, ha un’unica missione: proteggere, prevenire, garantire sicurezza. Ogni giorno, centinaia di aziende e migliaia di operatori si impegnano senza sosta per il benessere del nostro Paese.

Pensiamo all’anno giubilare: milioni di fedeli in arrivo, un aumento esponenziale dei rischi sanitari, nuove sfide per garantire igiene e sicurezza nelle strutture ricettive. E non solo. L’aumento dei casi di arbovirosi, la gestione di infestanti che viaggiano con

le persone, le nuove problematiche legate alla globalizzazione e ai cambiamenti climatici. Tutti aspetti che rendono il nostro settore sempre più strategico. Perché il “Made in Italy” non è solo eccellenza gastronomica o moda, ma anche qualità della vita, tutela della salute, protezione dell’ambiente. E noi ne siamo i custodi. Le sfide future sono tante e complesse: la globalizzazione, il cambiamento climatico, il welfare, la sostenibilità. Tutti temi che affronteremo con determinazione nei vari incontri territoriali. Il nostro consiglio direttivo ha indicato all’unanimità un principio chiave: la centralità dell’associato. È per questo che il contributo di ciascuno di voi è fondamentale. Solo con un lavoro di squadra, dal livello locale a quello nazionale, possiamo superare le frammen -

tazioni normative e costruire un settore più forte e coeso. Il coraggio e l’intraprendenza non ci mancano. Dobbiamo essere proattivi, partecipi, determinati. L’unione fa la forza, e noi siamo la prova che insieme possiamo fare la differenza. Oggi più che mai voglio dire grazie alle oltre 470 aziende che stanno credendo in A.N.I.D., perché l’autorevolezza che abbiamo raggiunto è merito del vostro coraggio, della vostra dedizione, del vostro instancabile lavoro quotidiano. “Non aspettare che le condizioni siano perfette per iniziare. L’inizio rende le condizioni perfette”. Questo è il nostro momento. Il cambiamento è adesso. Andiamo avanti, insieme, con determinazione e orgoglio!

Marco Benedetti

Una necessità per far sentire la voce del Disinfestatore professionale

Questo è il valore nell’essere associati A.N.I.D.

Ci si potrebbe domandare: perché sfogliare ancora una rivista cartacea quando abbiamo a disposizione i supporti digitali, le informazioni in internet su tutti i device nell’epoca digitale in cui stiamo vivendo?

Eppure la “carta patinata” e i contenuti di una rivista ricca di argomenti, di informazioni, di studi e soprattutto di “cuore” da parte di chi la edita e la riempie di articoli scientifici e tecniche applicative, rimane un’occasione e una opportunità insostituibile per tutti coloro che usufruiscono della filiera dei servizi di Pest Control. Questa rivista, così aggiornata, ricca di contenuti scientifici, di informazioni e innovazione diventa quindi uno strumento di lavoro insostituibile. Allo stesso modo l’essere associati A.N.I.D. non è mai una circostanza a caso, una scelta solo per avere un marchietto sulla carta intestata, ma diventa una necessità per far sentire la voce del Disinfestatore professio -

nale e per essere parte attiva nella realtà delle scelte che verranno determinate da qui al prossimo futuro. Scelte importanti che riguardano la nostra professione fatta di innovazione, tecnologia, scienza e soprattutto attenzione alle esigenze sanitarie del nostro Paese. Un aspetto importante su cui concentriamo la nostra attenzione è certamente la qualificazione dei nostri Tecnici che ha come obiettivo la risoluzione dei problemi portati dai parassiti con un’attenzione particolare alla salvaguardia dell’ambiente. Per guardare al futuro è prioritario concentrarci realmente sulla salvaguardia delle biodiversità e sulla necessità di prevenzione, attenzione alle all’ambiente inteso come luogo in cui tutti viviamo e svolgiamo le nostre attività. A.N.I.D. per me da moltissimi anni rappresenta un punto fermo della mia vita professionale. L’ho vista

costituirsi, strutturarsi, crescere. Ho visto persone dedite al suo consolidamento con l’obiettivo di divenire un riferimento per tutti gli operatori del mondo della Disinfestazione professionale. È stata uno strumento di sviluppo e di crescita personale e ne sono onorato di farne parte, così come sono onorato di rappresentare I colleghi disinfestatori in seno al suo Consiglio direttivo operando con Colleghi che hanno a cuore il bene comune di tutta la categoria. I prossimi quattro anni di mandato richiederanno certamente tanto lavoro per consolidare i risultati fin qui ottenuti per qualificare sempre più l’operato del Disinfestatore professionale, ma su questo non ci tireremo certamente indietro, con l’aiuto di tutti i Colleghi. Buon lavoro a tutti!

Marco Gusti

Questa volta parliamo un po’ di noi

Dopo un impegnativo iter A.N.I.D. è finalmente un’Associazione riconosciuta

Ogni tanto non guasta parlare un po’ anche di ciò che accade in seno ad A.N.I.D., e in questo momento non c’è miglior modo per farlo che prendere in prestito il titolo da una famosa rubrica di un noto settimanale, “forse non tutti sanno che” l’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, in acronimo A.N.I.D., è ufficialmente Associazione riconosciuta. Infatti, a conclusione dell’iter avviato a suo tempo e a seguito delle dovute valutazioni operate dai competenti Uffici, in data 9 gennaio 2025 la Prefettura di Forlì - Ufficio territoriale del Governo -, ai sensi e per gli effetti del D.P.R. 361/2000, ha iscritto A.N.I.D. al n. 385, vol. II, pagg. 771-772 del Registro delle Persone Giuridiche, decretandone formalmente il riconoscimento della personalità giuridica. Contestualmente, la stessa Prefettura di Forlì ha approvato il nuovo statuto, già votato dall’assemblea straordinaria di A.N.I.D. del 29 aprile 2024 che, di conseguenza, dal 9 gennaio

2025 è lo statuto sociale vigente. A questo punto, comprensibilmente, qualcuno potrebbe chiedersi il perché di tutto ciò. Beh, prima di rispondere, quale doverosa premessa, bisogna chiarire che in proposito, a suo tempo, non vi è stato un unico motivo a muovere il Consiglio Direttivo di A.N.I.D., e si può tranquillamente affermare che a far prendere la decisione di avviare le diverse e complicate procedure funzionali al riconoscimento della personalità giuridica dell’Associazione hanno contribuito diverse considerazioni, d’ordine “politico”, giuridico e amministrativo. Sinteticamente, cominciamo col dire che, sotto il profilo prettamente legale, con il riconoscimento della personalità giuridica l’associazione ha acquisito anche la cosiddetta “autonomia patrimoniale perfetta”. Quindi, per le obbligazioni dell’associazione non

risponde più il singolo associato, individuabile di norma nella figura del presidente, ma l’associazione stessa, il che tutela le persone fisiche dai rischi connessi al ricoprire delle cariche sociali. Ovviamente questo non va assolutamente visto come una sorta di “tana libera tutti”, anzi! Le obbligazioni accese per proprio conto dalla persona fisica che ricopre una carica sociale non ricadono sull’associazione, e comunque, ove detta persona fisica, pur operando in nome e per conto dell’associazione, sconfini dagli ambiti consentiti dalla norma vigente e dallo statuto associativo, ne risponde in proprio. Sotto il profilo amministrativo, fra i numerosi vantaggi vi è che, per esempio, ora A.N.I.D. è pienamente legittimata ad acquistare immobili, a ricevere donazioni e, a certe condizioni, a ottenere contributi economici anche pubblici.

di Lorenzo Toffoletto Segretario A.N.I.D.

Buon ultimo, per quanto consta all’aspetto “politico”, è innegabile che con il riconoscimento della personalità giuridica A.N.I.D. abbia di fatto guadagnato ben altro spessore agli occhi dei numerosi interlocutori, poiché tale status implica il possesso di rigorosi requisiti nonché il controllo prefettizio sul rispetto di questi, e ciò ha già avuto alcuni graditi riscontri positivi dalle Istituzioni con le quali l’Associazione s’interfaccia.

Tuttavia, il passaggio operato non è stato affatto semplice né breve, arrivando a concretarsi dopo un percorso molto impegnativo durato molti mesi, risultato a tratti anche gravoso, che, originatosi da una visione spiccatamente innovativa volta a rigenerare e rilanciare l’associazione nel suo complesso, è stato sintetizzato come idea prima, evolutasi poi in proposta e successivamente concretizzatasi in un progetto articolato e piuttosto ambizioso, ma che ha segnato un importante momento di crescita per A.N.I.D., sotto tutti i punti di vista.

Certo, arrivare alla meta ha comportato una faticosissima trafila, ma ora si può affermare senza timor di smentita che ne è proprio valsa la pena.

Il grosso del lavoro è stato portato avanti con tenacia e perseveranza da alcuni componenti il Consiglio Direttivo scorso che, credendo profondamente in un modello associativo che marcasse la soluzione di continuità rispetto al passato, vi si sono dedicati senza mai lesinare sull’impegno, e sulla cui opera non sono state risparmiate critiche, talvolta anche gratuite, e qualche attacco francamente immotivato, da parte di alcuni consiglieri allora in carica.

Tuttavia, la grande maggioranza dei componenti il Consiglio Diret-

tivo, con in testa il presidente, i vicepresidenti e il tesoriere, hanno recepito le finalità e la portata del progetto, e con lungimiranza hanno deciso di sostenerlo e supportarlo fino in fondo.

Innegabilmente, lo sforzo maggiore lo si è dovuto profondere nella stesura del nuovo Statuto, giacché quello allora in vigore era talmente carente da risultare sostanzialmente inadatto a soddisfare le severe esigenze imposte dalla norma sul riconoscimento delle Associazioni, ed essendo in pratica inemendabile non vi è stata altra via che la stesura di un nuovo documento. Ecco, le difficoltà più grandi si sono avute proprio nella stesura e nell’approvazione del nuovo statuto in seno al Consiglio Direttivo al tempo in carica, poiché qualche consigliere prima ha cercato di mettersi di traverso, e poi ha pure inopinatamente scelto di adire alle vie legali contro l’Associazione stessa dopo che l’Assemblea dei soci aveva deciso, a larga maggioranza, l’adozione del documento prodotto e già approvato in Consiglio Direttivo.

Sia chiaro, il dissentire o il disapprovare sono comportamenti assolutamente leciti in una associazione, poiché queste sono condotte da rubricare sotto il nome “democrazia”; tuttavia, ciò che sinceramente risulta incomprensibile sono l’ostacolare o, addirittura, l’impedire la normale dialettica associativa, ed è del tutto inaccettabile tentare di ribaltare le decisioni democraticamente deliberate dall’organo sovrano dell’Associazione, qual è appunto l’Assemblea dei soci. Ovviamente quanto accaduto ha causato una serie di problemi all’Associazione, e purtroppo non è filato tutto liscio come avrebbe potuto e dovuto; ci sono stati momenti di grande tensione sfociati

anche in scontri molto accesi, ancorché, a oggi, restino ignote ai più le motivazioni all’origine delle condotte tenute da alcuni consiglieri in seno all’organo decisorio.

A scanso di equivoci, ribadisco che in un’associazione momenti di discussione vivace o di dibattito infervorato sono, anzi, devono essere possibili se non addirittura auspicabili, ma ciò che non deve mai venir meno è l’accettazione da parte di tutti delle decisioni democraticamente prese nelle dovute sedi.

Comunque, A.N.I.D. è uscita intonsa dalle due cause civili, poiché la prima si è conclusa con sentenza giudiziaria in favore dell’Associazione, e la seconda è stata poi ritirata da coloro che l’avevano intentata.

Nonostante tutto, dunque, dopo una lunghissima sequenza di confronti, discussioni e dibattiti, che hanno prodotto stesure, modifiche, integrazioni e correzioni, grazie anche al prezioso aiuto di alcuni consulenti legali specializzati in diritto associativo, si è giunti alla meta, e ciò dev’essere motivo di grande soddisfazione per tutti gli associati.

Certo, quanto messo in campo è un balzo in avanti per l’Associazione, tuttavia gli obiettivi ancora da raggiungere sono molti e tutti importanti, alcuni addirittura fondamentali, per l’intero comparto; tuttavia, il passo compiuto ha comportato un vero e proprio cambio di paradigma, e ora, specie in quanti occupano delle cariche associative, vi è certamente maggiore consapevolezza del ruolo che A.N.I.D. ricopre e, soprattutto c’è piena coscienza della mansione che sta svolgendo per tutta la categoria.

Lorenzo Toffoletto

PCN - Poison centre notifications

LProcesso armonizzato, codice UFI e centri antiveleni

e miscele classificate come pericolose in base ai loro effetti sulla salute o fisici devono notificare le informazioni tossicologiche e metterle a disposizione dei CAV, incaricati di fornire consulenza medica al pubblico e ai medici in caso di emergenza. Ai sensi dell’articolo 45 del Reg. CLP (1), le informazioni possono essere utilizzate anche per attività di tossicovigilanza, effettuare analisi statistiche al fine di migliorare le misure di gestione dei rischi, ove richiesto dallo Stato membro.

Allegato VIII del CLP (Informazioni richieste)

• Dati di contatto: nome, indirizzo completo, numero di telefono e indirizzo di posta elettronica dell’importatore o dell’utilizzatore a valle che trasmette la notifica.

• Denominazione commerciale o nomi della miscela: compresi,

se del caso, marchi e varianti denominative così come figurano sull’etichetta.

• Tipo e dimensioni degli imballaggi: imballaggi utilizzati per immettere la miscela sul mercato a uso dei consumatori o per uso professionale. Il tipo di contenitore può essere, per esempio, un “flacone”, una “scatola” o una “barattolo a spruzzo”. La dimensione deve essere indicata come volume nominale o peso dell’imballaggio.

• Categoria di prodotto: la categoria conformemente al sistema

europeo armonizzato di categorizzazione dei prodotti (EuPCS). La categoria selezionata deve corrispondere al principale uso previsto del prodotto, che potrebbe essere, per esempio, “fertilizzante”, “detersivo per bucato” o “deodorante ambientale”.

• Identificatore unico di formula (UFI): il codice ottenuto dal generatore di UFI, per esempio J200-U0CW-500A-Q2DA, deve essere riportato sull’etichetta o sulla confezione del prodotto e incluso nella notifica. Serve per

PCN - POISON CENTRE NOTIFICATIONS

Harmonized process, UFI code and poison control centers

Mixtures classified as hazardous based on their effects on health or physical hazards must notify toxicological information and make it available to Poison Control Centers (PCCs), which are responsible for providing medical advice to the public and healthcare professionals in case of emergency. According to Article 45 of the CLP Regulation (1), the information can also be used for toxicovigilance activities, conducting statistical analyses to improve risk management measures, as required by the Member State.

di Francesca Ravaioli
Ministero della Salute

legare il prodotto immesso sul mercato con la PCN presente nell’ECHA portal.

• Informazioni sui pericoli: le classificazioni dei pericoli fisici e per la salute umana della miscela.

Gli altri elementi dell’etichetta che devono essere forniti Pittogrammi di pericolo; avvertenza; indicazioni di pericolo (frasi H); informazioni supplementari sui pericoli (frasi EUH); consigli di prudenza (frasi P).

• Informazioni tossicologiche: comprendono i possibili modi in cui una persona potrebbe essere esposta alla miscela, come l’inalazione, l’ingestione, il contatto con la pelle o con gli occhi. Questo tipo di informazioni include gli effetti a lungo e a breve termine e i sintomi provocati dall’esposizione. Le informazioni sugli effetti tossicologici della miscela sono identiche a quelle richieste nella sezione 11 della scheda di dati di sicurezza.

• Informazioni sulle proprietà fisico-chimiche: per esempio, lo stato fisico, il colore e il pH della miscela.

• Informazioni complete sulla composizione della miscela: comprendono tutti i componenti, le relative concentrazioni nella miscela e la classificazione. I componenti possono essere sostanze o miscele in miscele (MiM). Per quanto riguarda le modalità di identificazione dei componenti e di comunicazione delle relative concentrazioni, si applicano norme specifiche. Le sostanze sono elencate secondo i valori di concentrazione o intervalli di sostanze sia pericolose che non pericolose. La notifica delle miscele pericolose ad uso domestico (uso consumatori) e

professionale e dei detergenti (per l’Italia indipendentemente dalla loro classificazione) deve essere effettuata solo tramite l’ECHA Submission portal, utilizzando il nuovo formato armonizzato in conformità con l’AllegatoVIII del Reg. CLP. ( 1 )

European Product Categorisation System (EuPCS)

Per ciò che riguarda la categorizzazione dei prodotti chimici, con i CAV (Centri AntiVeleni) si è concordato di utilizzare la European Product Categorisation System ( EuPCS ) introdotta dall’ECHA per aiutare le aziende nella compilazione della PCN. Questo sistema consente di categorizzare i prodotti secondo la loro destinazione d’uso finale. Per “uso finale” si intende l’uso di una miscela come ultimo passaggio prima della fine della sua vita utile, cioè prima che la miscela (o i suoi singoli componenti) venga rilasciata nelle ac -

que di scarico o nell’ambiente, sia inclusa in un articolo o sia consumata in un processo per mezzo di una reazione durante l’uso (compreso l’uso intermedio).

L’EuPCS è concepita in modo tale da evitare il più possibile le ambiguità nella categorizzazione e la

EuPCS categorizza i prodotti secondo la loro destinazione d’uso finale

sovrapposizione delle varie normative. Anzi in alcuni casi, come per i Biocidi e i Prodotti Fitosanitari, l’EuPCS riprende le categorizzazioni dei rispettivi regolamenti.

Centri antiveleni

I CAV forniscono consulenza medica a cittadini e operatori sanitari sulle emergenze sanitarie derivanti dall’esposizione a sostanze chimiche pericolose o ad altri agenti tossici, come medicine, piante, morsi e punture di animali. I CAV forniscono informazioni di carattere sanitario ogni giorno 24/24 h. In Italia sono attivi 10 CAV, e la loro attività è definita dall’Accordo Stato Regioni n° 56/2008. I CAV sono strutture del Servizio Sanitario Nazionale con competenze tossicologiche, che operano per una corretta diagnosi e gestione delle intossicazioni e sono collegati in rete con il “Sistema di sorveglianza delle esposizioni pericolose e delle intossicazioni (SIN - SEPI)” registro di rilevanza nazionale (DPCM 3 marzo 2017). Il registro SIN-SEPI di raccolta dei dati di tutte le esposizioni/intossicazioni è fondamentale per identificare sul mercato quei prodotti chimici che sono mag -

giormente coinvolti in episodi di esposizioni/intossicazioni e per i quali si mostra necessario adottare delle misure di prevenzione (miglioramento del confezionamen -

UFI nuovo elemento richiesto sulle etichette dei prodotti classificati pericolosi

to, revisione delle modalità d’uso ecc.) al fine di ridurne il rischio di esposizione. Inoltre, tali informazioni consentono di individuare sottopopolazioni target per orientare gli interventi di prevenzione (Evidence Based Prevention), pro -

porre misure di gestione dei rischi e verificare i requisiti previsti dalle disposizioni europee, in particolare quelle riguardanti la pericolosità delle miscele, la loro classificazione e le informazioni necessarie per garantirne il corretto utilizzo (Reg. REACH, Reg. CLP). I dati sistematicamente revisionati e analizzati sono pubblicati in rapporti periodici ed utilizzati per condurre studi epidemiologici ad hoc. ( 2)

PCN: come si comunica?

L’ECHA (European Chemicals Agency, Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) ha messo a disposizione un format armonizzato chiamato Poison Center Notification Format ( PCN Format ), mettendo a disposizione strumenti, orientamenti a sostegno delle aziende: le PCN per le miscele pericolose immesse sul mercato europeo (SEE) devono essere nel formato armonizzato, in accordo con l’Allegato VIII del Reg. CLP e

Profili di pericolo per effetti sulla salute o effetti fisici che richiedono la PCN

indicare l’ UFI ( identificatore unico di formula) della miscela che è presente sull’etichetta. ( 3)

Tra i vantaggi del nuovo sistema, vi è la possibilità di coprire l’immissione sul mercato in diversi Stati membri con un’unica notifica PCN, mentre in precedenza era necessario notificare in ognuno dei singoli Stati membri secondo le specifiche modalità definite da ogni Stato membro. (4 )

UFI… a chi?

Il codice UFI (16 caratteri denominato identificatore unico di formula (unique formula identifier, UFI) è il nuovo elemento richiesto sulle etichette dei prodotti classificati pericolosi (prodotti che presentano pericoli per la salute o un pericolo fisico per l’incolumità della persona): gli importatori, gli utilizzatori a valle (e in alcuni casi i distributori) che immettono tali prodotti sul mercato devono fornire l’UFI e informazioni specifiche sui prodotti, per metterle a disposizione dei centri antiveleni, tramite l’Autorità Competente (vedi AS anno 1 n°4).

Come è utilizzato l’UFI?

L’UFI mira a stabilire un collegamento univoco tra le informazioni fornite nella notifica (PCN) e il prodotto immesso sul mercato. Collegate all’UFI, sono fornite ai CAV anche altre informazioni sui prodotti, quali composizione, nome commerciale, colore, imballaggio, categoria dei prodotti e informazioni tossicologiche. L’UFI e le altre informazioni fornite saranno utilizzati dai CAV in caso di chiamata di emergenza. Per esempio, l’UFI di un prodotto può essere letto direttamente dall’etichetta all’operatore di un CAV, oltre al nome commerciale, per identificare con precisione il prodotto interessato dall’incidente. L’UFI deve essere chiaramente visibile e leg -

gibile sull’etichetta del prodotto e deve essere stampato sull’etichetta di tutti i prodotti contenenti miscele pericolose. È anche possibile indicare l’UFI sull’imballaggio del prodotto, purché sia posto accanto agli altri elementi dell’etichetta. Se la miscela non ha un imballaggio, l’UFI deve essere indicato nella sezione 1.1 della SDS. Va notato che anche nel caso di miscele utilizzate presso siti industriali, l’UFI può essere indicato in alternativa nella sezione 1.1 della SDS.

Altri vantaggi dell’UFI

L’UFI rispetta anche l’integrità dei dati aziendali riservati. Ad esempio, non è possibile decodificare dall’UFI le informazioni sulla composizione della miscela. Solo i gli AB e i CAV sapranno quale composizione di miscela corrisponde all’UFI fornito. In questo modo, l’UFI tutela la riservatezza dei dati aziendali, e quindi sarà

possibile usarlo anche per comunicare nel rispetto della riservatezza le informazioni di una “miscela in miscela”: l’UFI può anche essere utilizzato per proteggere le informazioni aziendali riservate nell’ambito delle comunicazioni su miscele non classificate nella catena di approvvigionamento. L’inclusione nell’etichetta è facoltativa in tali casi, tuttavia l’UFI deve essere notificato correttamente tramite la PCN per consentire ai CAV di effettuare il collegamento tra la miscela in un’altra miscela e le relative informazioni: per le MiM (Miscela in Miscela) l’utilizzo dell’UFI è molto comodo: infatti non essendo possibile decodificare dall’UFI informazioni riservate sulla composizione di una miscela, l’UFI può essere utilizzato in modo sicuro nella catena di approvvigionamento. È possibile ricevere un UFI dal fornitore a monte o trasmettere un UFI al responsabile della formulazione a valle anziché

rivelare la composizione completa. Tuttavia, prima di essere trasmesso nella catena di approvvigionamento, l’UFI deve essere già noto nell’ECHA

Portal e quindi consultabile dai CAV.

UFI deve essere già noto nell’ECHA Portal
consultabile

A condizione che la composizione della miscela nel prodotto sia la stessa, è possibile utilizzare lo stesso UFI sull’etichetta dei prodotti in tutti i Paesi del SEE (Spazio economico europeo); è possibile utilizzare lo stesso UFI anche sull’etichetta dei prodotti all’interno dello stesso Paese, anche se sono commercializzati con nomi commerciali diversi, purché caratterizzati dalla stessa composizione. Qualunque sia l’approccio scelto, è essenziale comunicare gli UFI corretti ai CAV di ciascuna area di mercato pertinente, in modo che gli operatori

sanitari di emergenza possano identificare il prodotto in maniera inequivocabile. L’inclusione volontaria dell’UFI nell’etichetta dei prodotti finali contenenti miscele non classificate e non soggette alla PCN sarebbe utile ai CAV, in quanto la conoscenza di qualsiasi prodotto, classificato o meno, comunicato in una chiamata a un tale centro consente agli operatori sanitari di fornire consigli con una migliore cognizione di causa. In Italia e in Germania è obbligatoria la PCN anche per i detergenti non classificati, in quanto questa tipologia di prodotti è ampiamente diffusa in ambito domestico, è responsabile della maggior parte delle esposizioni, soprattutto in soggetti fragili come i bambini e, a causa della loro composizione e delle vie di esposizione possibili (via orale e lesioni oculari), presentano alti rischi per la salute.

PCN & UFI: contesto giuridico

• Regolamento REACH: le PCN devono essere coerenti con le informazioni delle schede di dati di sicurezza (SDS), che rappresentano una delle principali fonti di informazione per l’operatore economi -

co che prepara una trasmissione ai sensi dell’articolo 45 del regolamento CLP. (vedi AS anno 1 n° 4)

• Regolamento CLP: in dettaglio, il Reg. CLP all’articolo 45 “Designazione degli organismi cui devono essere comunicate le informazioni relative alla risposta di emergenza sanitaria” richiede a importatori, utilizzatori a valle (e distributori) che immettono sul mercato miscele classificate come pericolose in base ai loro effetti sulla salute o fisici, di presentare le informazioni relative alla tossicità (PCN - Poison centre notifications) agli Organismi nazionali designati competenti ( Appointed Body - AB ) che le rendono disponibili ai Centri antiveleni (CAV ) conformemente all’allegato VIII , per garantire ai CAV l’accesso rapido e affidabile a tutte le informazioni necessarie per risposta clinica alle emergenze sanitarie. L’AB italiano è presso il Centro Nazionale delle sostanze chimiche, prodotti cosmetici e protezione del consumatore dell’Istituto superiore di sanità (5). L’accesso immediato alla composizione chimica dei preparati perico -

losi presenti sul mercato nazionale consente, soprattutto, tempi di intervento molto più rapidi in caso di intossicazione accidentale, ma rende anche più efficaci gli interventi in materia di prevenzione.

PCN: notificanti

Il Reg. CLP, all’articolo 45, stabilisce che gli importatori e gli utilizzatori a valle ( notificanti ) che immettono miscele pericolose sul mercato devono attualmente fornire informazioni specifiche, riportate nell’Allegato VIII del Reg. CLP, sulle loro miscele, agli organismi designati ( Appoited Body - AB) di ogni Stato Membro a ricevere le notifiche relative alla composizione delle miscele pericolose immesse sul mercato. Dal 01 gennaio 2027 tale obbligo sarà esteso anche ai distributori , qualora immettano sul mercato prodotti non precedentemente notificati. In questo modo, tutte le notifiche vanno a creare un enorme database, a cui possono accedere i CAV per accedere alle informazioni necessarie alla gestione delle emergenze sanitarie. Ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 18, del regolamento CLP, per “immissione sul mercato” si intende “l’offerta o la messa a disposizione di terzi, a titolo oneroso o gratuito. L’importazione è considerata un’immissione sul mercato”.

Ruolo dei distributori

L’obbligo della PCN vale anche per i distributori che modificano gli UFI

Sitografia

della miscela e/o vendono la miscela in Stati membri diversi dallo Stato membro in cui l’utilizzatore a valle o l’importatore l’hanno fornita. L’articolo 4, paragrafo 10, del regolamento CLP prevede che tutte le sostanze e miscele immesse sul mercato siano conformi al CLP, conferendo a tutti gli attori della catena di approvvigionamento - quindi anche ai distributori, compresi gli operatori che effettuano la rimarchiatura (re-brander) e gli operatori che effettuano la rietichettatura (re-labeller) - l’obbligo di assicurare che le miscele che immettono sul mercato siano conformi all’allegato VIII del regolamento CLP. Il Regolamento (UE) 2024/2865 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2024, di modifica al Reg CLP, che è entrato in vigore il 10 dicembre 2024, estende oltre agli importatori e agli utilizzatori finali anche ai distributori - dalla data del 01 gennaio 2027 - l’obbligo di trasmettere agli organismi designati la PCN

1 - Portale per la notifica ai centri antiveleni - Poison Centres (europa.eu): https://poisoncentres.echa.europa.eu/it

conformemente all’allegato VIII informazioni utili per una risposta di emergenza sanitaria adeguata, al fine di garantire un elevato livello di protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente e la libera circolazione delle sostanze e delle miscele, con la modifica dell’articolo 45: “Art 45-1 quater. I distributori che immettono sul mercato miscele classificate come pericolose in base ai loro effetti sulla salute o fisici trasmettono all’organismo o agli organismi designati a norma del paragrafo 1 le informazioni di cui all’allegato VIII, parte B , qualora distribuiscano in seguito dette miscele in altri Stati membri o rivendano sotto altro marchio o rietichettino le miscele. Tale obbligo non si applica se i distributori possono dimostrare che l’organismo o gli organismi designati hanno già ricevuto le stesse informazioni dagli importatori e dagli utilizzatori a valle”.

2 - Centri antiveleni - ISS: https://www.iss.it/-/cnsc-cav; https://www.iss.it/cnsc-sin-sepi

3 - https://poisoncentres.echa.europa.eu/echa-submission-portal

4 - Preparazione e presentazione di una notifica ai centri antiveleni - Poison Centres: https://poisoncentres.echa.europa.eu/it/prepare-and-submit-a-pcn

5 - Archivio Preparati pericolosi | Istituto Superiore di Sanità, https://preparatipericolosi.iss.it/)

Infrarossi a Onda Lunga: un alleato per la conservazione del patrimonio artistico

Innovativo trattamento contro i parassiti che minacciano le opere d’arte, sicuro e veloce

L’Italia vanta un primato mondiale per il numero di opere e siti UNESCO presenti sul proprio territorio, detenendo il più grande patrimonio culturale del pianeta. Con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree archeologiche e 43 siti UNESCO, l’Italia è un autentico scrigno di tesori. Si stima che all’interno dei musei siano conservate circa 480.000 opere, mentre nei depositi si trovano oltre 4,5 milioni di pezzi. È inevitabile che alcune di queste opere siano periodicamente soggette all’attacco di insetti xilofagi e non, nonché al deterioramento, fenomeno difficile da evitare. Dagli inizi degli anni 2000, la tecnologia ha cercato soluzioni per contrastare questi problemi, adottando trattamenti come microonde irradiate in camere alluminizzate o l’uso di azoto in bolle di plastica sigillate. Sebbe -

LONG-WAVE INFRARED: AN ALLY FOR ART HERITAGE CONSERVATION.

An innovative treatment against pests threatening artwork, safe and fast.

Long-wave infrared technology offers an innovative solution for protecting artwork from pests. The rapid and safe treatment uses electromagnetic waves that are harmless to objects but lethal to insects at all life stages. Tested on various materials and pest species, the method proved effective without damaging the items. It is a valuable preventive tool for museums and collections, safeguarding priceless artworks and artifacts.

ne efficaci, tali metodi sono lenti e potenzialmente rischiosi per l’operatore. Nel 2020, grazie alla collaborazione tra esperti restauratori ed entomologi, è stato sviluppato un innovativo macchinario che utilizza infrarossi a onda

lunga per risolvere le problematiche legate alla sicurezza e ai tempi di intervento. Questo sistema, prodotto in Italia dalla Alena Technologies S.r.l., si avvale di pannelli in polimeri plastici rivestiti con una pasta di fibra di carbonio,

di Mario e Simona Principato - Centro di Ricerca Urania, Perugia (www.edpa.it)
Fig. 1 Pannello basale riflettente

che, applicando una differenza di potenziale, emettono onde elettromagnetiche nell’ambito degli infrarossi. Il trattamento avviene mediante l’utilizzo di un filtro che genera onde con lunghezza d’onda compresa tra i 7 e i 15 μm. Queste onde “lunghe” non sono dannose per l’operatore o per gli oggetti, ma risultano letali per gli artropodi a qualsiasi stadio evolutivo, comprese le uova. Per testare l’efficacia del sistema contro i parassiti, è stato condotto un esperimento presso il nostro laboratorio (curato da Restauro e

Decorazioni di Antonio Desiderio) che presentava internamente una temperatura ambiente di 23 °C e 60% UR.

Qui abbiamo montato una camera sperimentale contenente i suddetti pannelli infrarossi ( Figg. 1-3 ) e sottoposto a trattamento 53 oggetti estremamente diversi tra loro per verificarne la reazione (legno, carta, cartone, saggina, pergamena, vimini, bambù, ferro, rame, alluminio, feltro, ceramica, marmo, onice, vetro, plastica, gommapiuma, lattice, silicone, pellicola alimentare, cera, polisti -

rolo espanso, nastro adesivo, tulle, seta, lana, cotone, poliestere, pelliccia, juta, cuoio, piume, pasta alimentare, nocciole, noci, spezie, una bottiglia di olio, una bottiglia di acqua, un bicchiere con alcool a 90 °C, un tronco d’albero, il bulbo di una pianta, una gomma scolastica, una cialda da caffè in plastica, una conchiglia, dei fili elettrici, un cellulare, un quadro del 1800, una tela antica, un volume del 1800, un peluche, dei fili natalizi, un neon, una lampadina).

La

All’interno di alcuni dei suddetti materiali abbiamo introdotto insetti e acari, inclusi alcuni di interesse sanitario ( Fig. 4 ). Abbiamo scelto tre specie di larve di insetti e tre differenti colonie di acari con resistenza alta, media e bassa:

Fig. 2 Fase di montaggio della camera a infrarossi a onda lunga
Fig. 3 Camera a infrarossi a onda lunga al termine della fase di montaggio
Fig. 4 Fase di introduzione degli artropodi negli oggetti in sperimentazione

1) N. 150 larve di Calliphora vomitoria (Diptera: Calliphoridae).

Resistenza alta ( Fig. 5 ).

2) N. 40 larve di Galleria mellonella (Lepidoptera: Pyralidae). Resistenza media ( Fig. 8 ).

3) N. 200 larve di Tenebrio molitor (Coleoptera: Tenebrionidae).

Resistenza bassa ( Fig. 10 ).

4) N. 5 colonie di Tyrophagus putrescentiae (Acarina: Acaridae).

Resistenza alta ( Fig. 6 ).

5) N. 5 colonie di Glycyphagus domesticus (Acarina: Glycyphagidae). Resistenza media ( Fig. 9 ).

6) N. 5 colonie di Dermatophagoides farinae (Acarina: Pyroglyphidae). Resistenza bassa ( Fig. 7 ).

Grazie a una centralina collegata al sistema, abbiamo monitorato e regolato i parametri, utilizzando sei sensori per il riscaldamento e due sensori mobili, che abbiamo riposizionato più volte all’interno della camera sperimentale. I risultati sono stati sorprendenti: sebbene dopo 1 ora e 30 minuti, gran parte delle larve di Calliphora erano ancora vive e in movimento - al contrario di tutte le altre specie (acari compresi) che erano già morte - appena dieci minuti dopo (1 ora e 40 minuti), tutte le larve cessavano di muoversi con -

Fig. 5 Aspetto delle larve di Calliphora vomitoria al termine del trattamento
Fig. 6 Colonia di Tyrophagus putrescentiae
Fig. 7 Dermatophagoides farinae
Fig. 8 Larve di Galleria mellonella

temporaneamente. Ci è sembrato interessante il fatto che nessuna larva mostrava segni di bruciature o degenerazione dei tessuti ( Fig. 5 ) e che nessuno degli insetti e degli acari in esperimento si è più ripreso e nessun uovo presente nelle colonie di acari ha più proseguito il suo sviluppo nei giorni successivi.

Tale risultato si è ottenuto nonostante sia le colonie di acari, sia le larve di insetti fossero state poste profondamente all’interno di tronchi, scatole, lattine, o avvolti con panni in grandi sacchi

in plastica. La temperatura massima raggiunta, e controllata con la centralina, è stata di 85 °C ottenendo in 1 ora e 40 minuti, la totale mortalità degli artropodi in esperimento, senza danneggiare in alcun modo gli oggetti trattati. Abbiamo poi prolungato l’emissione degli infrarossi a onda lunga per altre tre ore, portando la temperatura a 100 °C, senza che alcun oggetto venisse danneggiato. Anche il polistirolo è rimasto intatto. Solo la cera ha mostrato un lieve ammorbidimento, senza, però, sciogliersi o fondere.

Ciò in quanto la radiazione che colpisce una superficie viene in parte assorbita, in parte riflessa e la restante parte viene riemessa (in base alla propria intrinseca emissività). È allora evidente il vantaggio di cui si gode andando ad impiegare le onde infrarossi a onda lunga: un corpo bersaglio di tale radiazione diviene non più solo un oggetto irradiato ma anche irradiante, trasmettendo alle molecole retrostanti gran parte della sua energia assorbita, ottenendo di conseguenza un veloce riscaldamento.

Dunque la radiazione infrarossa attraversa le superfici senza essere in alcun modo ostacolata, inducendo un aumento omogeneo e graduale della temperatura ed evitando shock termici importanti che potrebbero danneggiare i beni più sensibili. Il metodo a infrarossi (IR) era già noto, ma l’uso delle onde lunghe e la possibilità di gestirle in tempo reale, adattandole alle necessità specifiche tramite una centralina, rappresentano un passo avanti significativo nel controllo dei parassiti nelle opere d’arte e in altri manufatti museali, come libri e tessuti.

Non dimentichiamo che tessuti antichi sono spesso infestati da Tineidi e Antreni che vengono raramente rilevati prima che il danno sia grave, in quanto molti di questi oggetti sono conservati in teche o cassetti.

La possibilità di trattarli in modo rapido e tempestivo, entro 2-3 ore, con infrarossi a onda lunga, offre una soluzione preziosa che va considerata come un importante strumento di prevenzione all’interno delle strutture museali, per la protezione di opere, spesso di valore inestimabile.

Mario e Simona Principato

Fig. 9 Glycyphagus domesticus
Fig. 10 Larve di Tenebrio molitor

Focus sulla Bluetongue

La febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue BT) è una malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti, sia domestici sia selvatici, trasmessa da insetti vettori ematofagi (ditteri Culicoides) causata da un RNA virus della famiglia Reoviridae, genere Orbivirus, del quale si conoscono 27 diversi sierotipi. Non vi è alcun rischio per la salute pubblica associato alla BT, poiché il virus non si trasmette attraverso il contatto con animali o lana o attraverso il consumo di latte.

Il virus Blue Tongue (BTV) colpisce prevalentemente gli ovini con una sintomatologia molto grave con febbre, scolo nasale, ulcere orali, edemi, difficoltà respiratorie, edema della testa e congestione delle mucose della bocca e della lingua che può assumere una colorazione bluastro-violacea da cui il nome “Bluetongue” (lingua blu), manifestazioni tali da portare anche alla morte.

Nei bovini e nei caprini l’infezione in genere si manifesta con forme cliniche me-

Una malattia virale trasmessa da insetti vettori che minaccia il bestiame

no evidenti o inapparenti. Il bovino, una volta infettato, presenta una fase viremica (presenza del virus nel sangue) molto lunga, fino a 60 giorni post infezione e ciò fa sì che esso rappresenti un serbatoio di virus ideale a disposizione degli insetti vettori e qualora questi siano presenti in grande quantità, garantisca una rapidissima diffusione dell’infezione tra le specie recettive presenti e il superamento dei periodi invernali di inattività del vettore, nelle zone temperate.

Il BTV può essere trasmesso dal toro anche attraverso il seme da una bovina gravida può passare al feto e quindi al vitello che può a sua volta diffondere l’infezione. Ciò giustifica le severe misure di restrizione previste dalla normativa vigente in merito alla movimentazione degli animali sensibili.

La BT è stata descritta da Theiler in Sudafrica nel 1905, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale è stata riscontrata in diversi stati USA e in Ca-

di Claudio Venturelli -
Silvano Natalini

nada. Fino ad alcuni decenni fa la BT era considerata endemica limitata ad alcuni Paesi africani, dove la temperatura e l’umidità sono ideali per la sopravvivenza dei culicoidi. Tuttavia alla fine degli anni ’90, ha iniziato a migrare verso il bacino del Mediterraneo e l’Europa meridionale (nella penisola iberica nel 1956, Cipro 1975, Grecia 1979).

Come mostrano i dati WAHIS (World Animal Health Information System), negli anni il BTV si è lentamente spostato più a nord verso l’Europa centrale e settentrionale, dove, date le temperature più basse e gli ambienti diversi, non ci si aspettava che il vettore sopravvivesse (Mappa 1).

Questo cambiamento nella distribuzione della malattia ha indotto 28 paesi europei a segnalare oltre 58.000 focolai inattesi della malattia tra il 2007 e il 2010. Il 2023 ha visto eventi epizootici simili a latitudini più elevate in Europa a causa

FOCUS ON BLUETONGUE

A viral disease transmitted by vector insects that threatens livestock

Bluetongue (BT) is a non-contagious infectious disease of ruminants, both domestic and wild, caused by an RNA virus of the Reoviridae family, genus Orbivirus, with 27 known serotypes. It is transmitted by hematophagous insect vectors (Culicoides midges). Although BT poses no public health risk as the virus is not transmitted through direct contact with animals or consumption of milk, it significantly affects livestock. The disease mainly impacts sheep with severe symptoms including fever, nasal discharge, oral ulcers, edema, respiratory difficulty, and cyanosis of the tongue, often leading to death. In cattle and goats, clinical symptoms are usually less severe. Cattle, once infected, serve as long-term virus reservoirs, facilitating its spread when vector populations are high.

di un sierotipo emergente del BTV, il sierotipo 3, attualmente segnalato in diversi paesi europei. Nel corso della stagione scorsa (2024) la circolazione del BTV3 in Europa è stata ascritta al ceppo di origine olandese, diverso da quello circolante in Sardegna, di origine nordafricana Mappa 2. L’Italia, dopo la prima identificazione del virus avvenuta

nel 1998, in quanto posizionata al centro del bacino del Mediterraneo, è stata costantemente esposta all’ingresso dei sierotipi provenienti dal continente africano tant’è che a partire dal 2000 la BT ha fatto la sua comparsa in Sardegna, Sicilia e Calabria per diffondersi in quasi tutte le altre regioni del centro negli anni successivi e infine anche nelle re-

Mappa 1 Casi di BT in Europa e nel bacino del mediterraneo anni 2002-2017 (fonte OIE-BT_labnet)

gioni settentrionali, come l’Emilia-Romagna (2014), il Veneto, la Lombardia e Piemonte (2016). A oggi in Italia gli unici territori considerati indenni da BT sono la regione Friuli Venezia Giulia e la P.A. di Bolzano.

Durante l’ultima stagione vettoriale (2024 si è avuta la circolazione di 2 sierotipi: BTV3 in Sardegna BTV8 in Sardegna, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Calabria, in alcuni casi correlati a focolai clinici anche gravi; ciò dovrebbe far riflettere e far preparare il territorio

Sintomi della malattia

alla prossima stagione vettoriale. Le dinamiche espansioniste sono in continua

Il BTV ha un impatto devastante sull’industria zootecnica

evoluzione e la sua presenza porta con sé nuove sfide per la gestione della salute animale e la protezione dell’industria zootecnica. La diffusione della BT dal Nord Africa all’Europa meridionale, centrale e settentrionale è un esempio di come il cambiamento climatico, l’idoneità dell’ambiente di vita dei vettori, la densità, la distribuzione e il movimento della popolazione animale sensibile interagiscano per modificare il modello della malattia. Affinché una malattia trasmessa da vettori possa insorgere in una nuova area geografica, il vettore deve essere in grado di sopravvivere in quella regione. Con l’aumento delle temperature a livello globale, stiamo assistendo alla diffusione della febbre catarrale degli ovini e di altre malattie trasmesse da vettori (come per es. l’encefalite da zecche e la West Nile Disease) nelle regioni temperate. Ciò è particolarmente preoccupante se si considera che circa un terzo delle malattie degli animali terrestri elencate dalla WOAH nel 2024 sono trasmesse da vettori e tra queste vi sono alcune zoonosi potenzialmente gravi.

Impatto economico

Sebbene la febbre catarrale degli ovini non influisca sulla salute umana, il BTV ha un impatto devastante sull’industria zootecnica, soprattutto nei paesi che dipendono dalla produzione di carne, latte e lana. Oltre alla mortalità diretta tra gli animali, la malattia provoca perdite eco-

Il Bluetongue si manifesta attraverso una varietà di sintomi che possono variare in gravità:

- febbre alta: la febbre è uno dei primi segni, che può durare da pochi giorni a settimane;

- emorragie e ulcerazioni del tessuto orale e nasale: le mucose della bocca, del naso e della lingua possono gonfiarsi e diventare di colore bluastro (cianosi), causando difficoltà nell’alimentazione e nella deglutizione;

- salivazione eccessiva, secrezione nasale;

- edema e zoppia: gli animali infetti possono sviluppare infiammazione della fascia coronarica (sopra lo zoccolo) con gonfiori visibili, causando zoppia;

- debolezza, depressione, perdita di peso;

- diarrea profusa, vomito, polmonite, aborto;

- morte improvvisa: nei casi più gravi, soprattutto negli animali giovani, la morte può verificarsi rapidamente a causa di un collasso cardiovascolare.

Non tutti gli animali infetti mostrano segni evidenti di malattia, ma anche quelli asintomatici possono fungere da portatori del virus, rendendo difficile la gestione della malattia.

nomiche anche in termini di riduzione della produzione di latte e carne, deformità permanenti, e il costo delle misure di controllo, come la vaccinazione e la gestione degli insetti vettori. Inoltre, la malattia incide sulle esportazioni di bestiame, in quanto i paesi che non sono infetti dal BTV possono imporre restrizioni commerciali nei confronti di quelli in cui la malattia è presente, causando una perdita nei mercati internazionali.

Terapia, prevenzione e controllo

Non esiste alcuna cura in grado di eliminare il virus e far guarire gli animali malati. La sola terapia applicabile è di tipo sintomatico, cioè volta a risolvere o attenuare i sintomi.

• Sono disponibili vaccini per proteggere gli animali. La protezione del vaccino nei confronti del BTV è sierotipo-specifica, ovvero per ogni sierotipo è necessario uno specifico vaccino. Pertanto, tenuto conto che gli anticorpi prodotti a seguito dell’infezione da parte di un sierotipo o di una vaccinazione nei confronti di un sierotipo non proteggono da un’eventuale successiva infezione da parte di un sierotipo differente, è fondamentale monitorare i diversi sierotipi circolanti sul territorio. La vaccinazione di tutti gli animali recettivi ha lo scopo primario di diminuire le perdite legate alla malattia, ma anche di ridurre la fase viremica, ossia la fase di presenza del virus nel sangue, riducendo perciò la circolazione virale. La distribuzione e l’accesso ai vaccini possono essere problematici in alcune regioni, specialmente in contesti con risorse limitate, inoltre non sono disponibili vaccini per tutti i sierotipi. • monitoraggio e sorveglianza messi in atto su tutto il territorio dalle autorità sanitarie italiane sono fondamentali per identificare tempestivamente i focolai e prevenire la diffusione del BTV. Nel tempo l’approccio alla lotta di questa malattia è profondamente cambiato: inizialmente la malattia, considerata esotica, non appena individuata, richie-

Infettato, il bovino presenta una fase viremica molto lunga

deva l’adozione immediata di misure di eradicazione (in Italia l’Ordinanza Ministeriale 10 aprile 1970 prevedeva che “... confermato l’accertamento di un focolaio di febbre catarrale degli ovini...”, fosse immediatamente emanato “... un decreto di sequestro, abbattimento e distruzione degli ovini infetti e sospetti di infezione...”). In seguito la strategia di gestione è stata orientata al controllo della malattia attraverso la vaccinazione, la sorveglianza sanitaria delle specie sensibili (sorveglianza sierologica basata sul controllo periodico di animali “sentinella”) e degli insetti vettori (sorveglianza entomologica tramite trappole per Culicoides situate sull’intero territorio) e la limitazione delle movimentazioni di animali tra le aree libere da quelle infette (cd “territori soggetti a restrizione”).

Il Nuovo Regolamento di Sanità Animale - Regolamento (UE) 2016/429 - AHL in vigore dal 21 aprile 2021 e la legislazione correlata, ivi incluso il Decreto legislativo 5 agosto 2022 n. 136, hanno ulteriormente modificato l’approccio

alla gestione della BT. In primo luogo, in base alla nuova categorizzazione delle malattie, il Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882 elenca la BT tra le malattie di categoria E+D+C ovvero che:

• necessitano di sorveglianza all’interno dell’Unione al fine di individuarne tempestivamente la presenza e/o monitorarne l’andamento (categoria E).

• necessitano di misure per evitarne la diffusione tramite import o movimentazione intra UE (categoria D).

• possono essere oggetto di programmi di eradicazione facoltativi (categoria C).

In merito a quest’ultimo punto l’Italia ha stabilito di non attuare un programma di eradicazione e ha trasmesso alla Commissione Europea (CE) l’elenco dei propri territori aventi lo status di indenne da malattia all’entrata in vigore dell’AHL (già citati regione Friuli Venezia Giulia e PA di Bolzano). La normativa europea dispone anche nuove prescrizioni minime dell’attività di sorveglianza per BTV, volta a individuare precocemente i sierotipi del virus di nuova introduzione, a determinare la diffusione dell’infezione in un territorio, a monitorarne la prevalenza e garantire che sia delimitata tempestivamente la diffusione dell’infezione, oppure a dimostrare l’assenza di infezione da BTV Per quanto riguarda la disciplina dei movimenti di animali vivi all’interno dell’UE, le norme europee prevedono un regime derogatorio ai divieti di movimentazione, nel rispetto di alcune condizioni di polizia sanitaria e di

mitigazione del rischio (Reg. 2020/689).

Ogni Stato Membro, tra cui l’Italia, ha potuto stabilire e comunicare alla CE le condizioni individuate per consentire l’ingresso dei capi delle specie sensibili sul proprio territorio. Diversamente, gli Stati Membri che hanno deciso di non comunicare le proprie condizioni accettano gli animali nel rispetto dei requisiti

La sola terapia applicabile

è di tipo sintomatico

di base. Le nuove norme inoltre non prevedono più l’istituzione delle “zone di restrizione”. In caso di sospetto e conferma di BT, le misure di controllo e di riduzione dei rischi di diffusione della malattia si applicano nell’allevamento interessato e in quelli epidemiologicamente correlati, e possono essere estese ad altre parti del territorio sulla base della valutazione della situazione epidemiologica.

Controllo degli insetti vettori

Per la sua vocazione agricola e zootecnica, l’Italia affronta la circolazione del BTV con molta attenzione in quanto comporta una seria problematica a livello economico a carico dei numerosi allevamenti di bovini e ovini. Governo e autorità sanitarie locali hanno intensificato le misure

di controllo e monitoraggio del vettore (Culicoides) e prevenzione della malattia, allo scopo di contenere l’impatto sul settore zootecnico. Va sottolineato che in bibliografia sono indicate due specie di vettori coinvolte nella trasmissione di BT: in Italia continentale è prevalente C. obsoletus mentre in Sardegna C. imicola è sicuramente il più diffuso. Per il controllo degli insetti vettori è importante intervenire con azioni mirate a ridurre le aree di riproduzione per i ditteri Culicoides, l’applicazione di insetticidi nel rispetto di tutte le normative che ne regolamentano l’impiego e con barriere fisiche utili per la protezione degli animali con reti a maglie molto piccole (tipo zanzariere). La lotta è molto complicata per il fatto che è difficile individuare i focolai di sviluppo dei culicoidi che sfruttano habitat non sempre facilmente bonificabili. Quindi diventa assolutamente importante il lavoro di squadra che preveda la collaborazione tra tutti gli attori interessati, autorità sanitarie, allevatori e operatori della disinfestazione. Le strategie di lotta devono basarsi su interventi mirati che prevedano campagne informative rivolte a chi deve affrontare questa problematica con consapevolezza e professionalità. La prevenzione delle punture di Culicoides negli animali è fondamentale per evitare le malattie e le reazioni allergiche. In caso di infezioni o malattie trasmesse dai Culicoides, l’Autorità veterinaria competente dispone pertinenti misure di riduzione dei rischi, per prevenire o ridurre l’esposizione degli animali agli attacchi dei vettori. Le strategie di controllo comprendono:

• Protezione fisica: l’uso di reti protettive o zanzariere per creare barriere fisiche durante le ore di maggiore attività dei Culicoides

• Repellenti: l’applicazione di repellenti per insetti su animali, così come su stalle e recinti, e sui mezzi di trasporto può ridurre il rischio di infestazione.

• Controllo ambientale: ridurre la presenza di habitat idonei alla riproduzione dei Culicoides, con una corretta gestione di aree umide o stagnanti, può limitare la proliferazione di questi insetti.

• Controllo dei vettori: un’altra strategia importante è il controllo degli insetti vettori. Le autorità locali collaborano con esperti in entomologia per monitorare la presenza di culicoidi, e talvolta vengono attuate misure di disinfestazione per limitare la proliferazione di questi insetti.

1. Deposizione delle uova

Le femmine di Culicoides depongono le uova in ambienti umidi, come fango, paludi, terreni umidi, margini di laghi e stagni o materiale organico in decomposizione. I luoghi ideali sono spesso identificabili vicino agli abbeveratoi di animali al pascolo. La deposizione avviene in gruppi e il numero di uova può variare a seconda della specie e delle condizioni ambientali.

2. Stadio larvale

Dopo pochi giorni, dalle uova schiudono le larve di aspetto vermiforme che vivono nel substrato umido. Questa fase può durare da alcune settimane a diversi mesi, a seconda della temperatura, le ore di luce giornaliera (fotoperiodo) e delle condizioni climatiche. Le larve si nutrono di materia organica e microrganismi presenti nell’ambiente.

3. Stadio pupale

Quando le larve raggiungono la maturità, danno origine alle pupe. Questo stadio dura pochi giorni e rappresenta la fase in cui l’insetto subisce la metamorfosi per diventare adulto

4. Stadio adulto

Una volta completata la metamorfosi, emerge l’adulto. I Culicoides adulti sono

piccoli, di solito lunghi 1-3 mm, e possiedono ali ricoperte da macchie o venature caratteristiche. I maschi si nutrono di sostanze zuccherine come nettare e linfa, mentre le femmine necessitano di un pasto di sangue per maturare le uova. Il ciclo vitale dei Culicoides, come detto sopra, può variare in durata a seconda delle condizioni climatiche: in ambienti caldi e umidi, può completarsi in poche settimane, mentre in climi più freddi alcune larve possono svernare e completare lo sviluppo nella stagione successiva. Le loro ali trasparenti li fanno sembrare più piccoli di quanto siano in realtà, ma quando si verifica un attacco di massa, la loro presenza diventa più che evidente. La caratteristica venatura presente sulle ali è essenziale per la loro classificazione. La maggior parte delle specie di Culicoides è notturna, con i picchi di attività che si verificano durante le ore crepuscolari e notturne. I Culicoides

Note

1. Repellenti chimici

sono attratti da diverse specie animali, uccelli, mammiferi in genere, esseri umani compresi. Si nutrono del sangue degli ospiti utilizzando il loro apparato boccale pungente-succhiante, simile a quello delle zanzare. Tramite la loro puntura, di norma molto pruriginosa, questi insetti prelevano il virus dal sangue degli animali infetti e lo trasmettono ad altri animali sani durante il loro ciclo alimentare. Il BTV è presente nelle regioni calde e temperate del mondo dove si diffonde rapidamente con condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione dei vettori. I cambiamenti climatici in atto hanno allungato i tempi di presenza di insetti vettori in generale.

Esperienze passate

Nel 2000 la Sardegna ha dovuto affrontare una importante emergenza a causa di un’epidemia di BT in diverse aree del suo territorio. La Regione, con

• Permetrina e Deltametrina (piretroidi): efficaci ma devono essere riapplicati periodicamente. Disponibili in spray o pour-on.

• Icaridina: spesso usata per gli insetti su animali domestici.

• DEET: meno comune per ovini ma può essere efficace.

2. Repellenti naturali

• Oli essenziali di citronella, neem, eucalipto o geranio.

• Estratti di piretro naturale: meno persistenti dei piretroidi sintetici.

• Reti anti-insetto per proteggere gli ovini dai Culicoides, la dimensione delle maglie delle reti anti-insetto deve essere inferiore a 0,5 mm (500 micron).

• Caratteristiche consigliate per le reti anti-insetto:

• Dimensione maglia: ≤ 0,5 mm

Materiale: Polietilene, poliestere o metallo zincato

Colore: Nero o scuro (riduce l’attrazione degli insetti)

Posizionamento: Applicare su finestre, porte e aperture delle stalle

• Per una protezione ottimale, è utile anche combinare la rete con ventilatori

il coinvolgimento delle Unità Sanitarie Locali (USL), attuando un protocollo d’intervento condiviso emise un bando per selezionare aziende di disinfestazione allo scopo di ottenere un rapido supporto tecnico e operativo nella lotta al vettore. La ditta Nuova Prima Srl, una delle più importanti aziende presenti nel territorio sardo, fu incaricata di svolgere una imponente campagna di contenimento nei territori di Lanusei, Sanluri, Oliena, Cagliari e Sassari con circa 4000 interventi nei quattro mesi di attività di campo. Un lavoro molto impegnativo visto che si lavorava in emergenza sanitaria ma che contribuì a limitare i danni agli allevamenti di ovini. Vista l’urgenza, sopralluogo e intervento avvenivano contemporaneamente. Con una strategia di accerchiamento, gli operatori intervenivano sui focolai di sviluppo larvale e ricovero degli insetti adulti, partendo dal perimetro più esterno dell’ovile o del terreno di pascolo, per concludersi nei punti di ricovero.

Conclusioni

La BT è una malattia che continua a rappresentare una minaccia per la salute del bestiame e per l’economia zootecnica. La sua diffusione è una chiara evidenza di come il cambiamento delle temperature a livello globale, l’idoneità dell’ambiente di vita dei vettori e le dinamiche della popolazione animale sensibile interagiscano per modificare il modello di questa e di altre malattie trasmesse da vettori, nelle regioni cd “temperate”. Sebbene esistano misure efficaci di prevenzione, come la vaccinazione e il controllo dei vettori, la malattia richiede un’attenzione costante da parte delle autorità sanitarie e degli allevatori per minimizzare il rischio di diffusione. La ricerca e la cooperazione internazionale sono fondamentali per affrontare questo problema.

SICUREZZA

La resistenza agli anticoagulanti: un fenomeno che merita attenzione

Ènegli anni ’40 del secolo scorso che entrano in scena i rodenticidi anticoagulanti di prima generazione (warfarin, clorofacinone, difacinone, cumatetralil) a sostegno di una battaglia atavica contro i roditori commensali, rivoluzionando la tecnica del controllo con una sicurezza e un’efficacia ritenuti eccezionali. Entusiasmi, che alla luce di possibili effetti collaterali su specie non bersaglio e la comparsa della resistenza, costrinse a rivalutare criticamente le molecole così largamente impiegate. Infatti, fu sufficiente un decennio di utilizzo per registrare nel Regno Unito e poi in molti altri paesi eu -

Uno studio in Emilia-Romagna tenta una prima valutazione territoriale

ropei e di tutto il mondo, nuclei di ratti e topi resistenti costringendo all’introduzione dagli anni ’70 degli anticoagulanti di seconda generazione (difenacoum, bromadiolone, brodifacoum, flocoumafen and difethialone).

Sfortunatamente, anche la resistenza agli anticoagulanti di seconda generazione è stata sempre più osservata interessando allo stato attuale, e limitatamente alla situazione europea, almeno sette paesi (a tal proposito si veda https://guide.rrac.info/resistance -maps/house-mouse/europe/italy. html).

La resistenza agli anticoagulanti è una grave perdita di efficacia

di Rodolfo Veronesi - Entomologo ed esperto IPM Romeo Bellini - Ecologo dei vettori

dovuta alla presenza nella popolazione target di una sensibilità ridotta ed ereditabile all’effetto tossico dell’esca, nonostante la sua corretta applicazione. Gli anticoagulanti esercitano il loro effetto con la stessa modalità d’azione, cioè l’interferenza col metabolismo dei fattori della coagulazione, che provoca emorragie e morte a distanza di alcuni gior-

RESISTANCE TO ANTICOAGULANTS: A PHENOMENON WORTH ATTENTION

A study in Emilia-Romagna attempts a first territorial evaluation of these products

The resistance to anticoagulant rodenticides poses a real risk of losing the effectiveness of a valuable pest control tool, which must be carefully preserved. What is the current state of knowledge on this topic in Italy? A study in Emilia-Romagna attempts a first territorial assessment.

ni dall’ingestione del rodenticida. Inibendo il complesso enzimatico multiproteico della vitamina K-epossido reduttasi (VKOR) nel fegato, tali molecole competono con la vitamina K per lo stesso sito di legame, bloccandone così il ciclo essenziale per la sintesi della protrombina e di altri fattori della coagulazione. Per tale motivo gli anticoagulanti possono essere anche

Gli anticoagulanti possono essere anche nominati

anti-vitamina K

nominati anti-vitamina K. Finora la resistenza agli anticoagulanti più studiata è quella principalmente legata al gene Vkorc1 che induce sostituzioni aminoacidiche tali da conferire resistenza impedendo un corretto legame dell’anticoagulante all’enzima. I diversi polimorfismi al singolo nucleotide (SNP) di resistenza conferiscono ai roditori diversi gradi di resistenza agli anticoagulanti. Generalmente, il possesso di un SNP di resistenza, sia nei ratti che nei topi, conferisce resistenza a tutti gli anticoagulanti di prima generazione, sebbene il grado effettivo di resistenza anche in questo caso possa variare. Alcuni SNP sia nei ratti che nei topi conferiscono anche resistenza ai

composti di seconda generazione bromadiolone e difenacoum, mentre altri SNP non hanno alcun effetto sulla suscettibilità agli anticoagulanti.

La situazione in Italia

Nel nostro Paese i dati disponibili sullo stato della resistenza agli anticoagulanti, nei confronti delle specie commensali sia di ratto sia di topo, sono purtroppo limitati e solo di recente uno studio condotto in Emilia-Romagna tenta una prima mappatura del fenomeno. È questo il caso della ricerca finanziata e coordinata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e da poco pubblicata su “Pest management Science” (https:// scijournals.onlinelibrary.wiley. com/doi/10.1002/ps.8652). Lo studio è stato mirato principalmente a rilevare la presenza di mutazio -

ni Vkorc1 nelle tre specie sinantropiche, Rattus norvegicus (ratto bruno), R. rattus (ratto nero) e Mus musculus (topo domestico) e a valutare il loro ruolo nella resistenza mediante analisi di docking molecolare , una moderna tecnica basata su analisi, calcoli computazionali e di modellizzazione che permette in questo caso lo studio dei cambiamenti nell’affinità di legame provocato dalle mutazioni, stabilendone la possibilità di rivelarsi efficienti. Consapevoli della complessità della materia, qui di seguito, proviamo a illustrarne i risultati salienti. Nel corso del 2023 sono stati raccolti e confluiti al laboratorio IZSLER di Modena per le analisi con specifici protocolli di tecnica biomolecolare PCR, 67 esemplari costituiti da 24 ratti bruni, 35 ratti neri e 8 topi domestici raccolti nei territori di cinque provincie della regione. I polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) associati alla resistenza agli anticoagulanti, in omozigosi o eterozigosi, sono stati rilevati in 6 topi (pari al 75% del campione), in 13 ratti bruni (54%), e in 10 ratti neri (28,5%). Inoltre, diverse mutazioni

missenso (tali sono le mutazioni che causano un cambiamento di codifica per un aminoacido diverso) recentemente descritte in altri studi sono state rilevate in tutte le specie testate. In questo caso l’analisi ha suggerito un ruolo di alcune di queste mutazioni nella resistenza al brodifacoum, sia nei ratti che nei topi. Più dettagliatamente, 9 esemplari di ratto bruno sono risultati mutati per Y139F, una mutazione ben nota come una delle più diffuse nell’Europa occidentale, che conferisce resistenza agli anticoagulanti di prima e seconda generazione. Inoltre, 4 ratti bruni hanno mostrato la mutazione R61W, due in omozigosi e due in eterozigosi, che è stata identificata finora nel ratto nero come associata alla resistenza al warfarin. Infine, 10 ratti neri hanno mostrato la presenza della sostituzione W59R. Per quanto riguarda i topi domestici, nonostante l’esiguo numero di campioni esaminati è degna di nota la presenza di SNP denominate L128S e Y139C. Queste ultime, prevalenti nell’Europa nord-orientale, conferiscono una forte resistenza agli anticoagulanti di prima generazione, al bromadiolone e meno al difenacoum. Entrambe le mutazioni sono state rilevate prevalentemente in etero -

zigosi con una frequenza rispettivamente dal 50% al 60%, mentre due animali sono risultati in omozigosi per l’uno o l’altro dei due SNP. In definitiva, questi risultati rappresentano una prima conferma della diffusione di mutazioni di resistenza agli anticoagulanti nei roditori in Emilia-Romagna e sottolineano la necessità di analizzare il fenomeno a livello nazionale.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Approfondendo il tema nella letteratura scientifica sulla resistenza legata al complesso VKORC, possiamo ricavare informazioni che se da un lato evidenziano la complessità del fenomeno, dall’altro pongono l’attenzione sulla scarsa chiarezza degli effetti delle mutazioni e perciò il loro reale impatto. Innanzi tutto, sembra assodato che molte mutazioni Vkorc1 non dimostrano essere favorevoli avendo un costo biologico che si traduce in un alterato ciclo della vitamina K. Questo potrebbe essere il motivo per cui le mutazioni multiple sono ancora relativamente rare nelle indagini sulle specie di roditori resistenti. Inoltre, molti studi hanno dimostrato che la resistenza riscontrata in alcune popolazioni di roditori selvatici non può essere spiegata dalle sole mu -

tazioni di Vkorc1 ma sembra avere componenti farmacocinetiche aggiuntive e ciò potrebbe valere anche per le specie sinantropiche. A rendere ancora più complesso il quadro alcuni studi mettono in evidenza il ruolo dell’attività del citocromo P-450, una famiglia di enzimi coinvolta nei processi di detossificazione, che da solo o in presenza di una mutazione del Vkorc1, sembra essere alla base

della tolleranza agli anticoagulanti. Con queste premesse, ne consegue che la gravità della resistenza conferita dai diversi SNP, e quindi la loro importanza in termini di gestione pratica dei roditori, dovrebbe essere interpretata utilizzando studi meccanicistici, come i test di alimentazione di laboratorio e i test basati sulla risposta di coagulazione del sangue (le tecniche di indagine utilizzate prima dell’avvento delle tecniche biomolecolari), come suggerisce il Rodenticide Resistance Action Committee (RRAC), a sottolineare la necessità di prestare sempre attenzione ai risultati delle indagini genetiche sulla resistenza. Come ottenuto anche nello studio condotto in Emilia-Romagna, alcune mutazioni genetiche sono “silenti”, ovvero, si verificano in parti del genoma che, di fatto, non hanno effetti osservabili sulla coagulazione del sangue e quindi sulla resistenza.

Conclusioni

Vogliamo concludere richiamando la necessità alla consapevolezza sul rischio che la resistenza possa nel concreto invalidare gli sforzi della derattizzazione. Anche in questo caso, così come per la resistenza ad ogni altro composto e specie bersaglio, pensiamo sia utile richiamare quali sono le regole e i comportamenti per la gestione della resistenza.

• Formazione dell’operatore PCO. La preparazione e la consape -

volezza sono fondamentali nel riuscire a interpretare i segnali di resistenza agli anticoagulanti laddove si escluda ogni altra causa dell’insuccesso del rodenticida. Il primo segno di resistenza osservabile è spesso il fallimento della pratica operativa basata sull’uso esclusivo di esche tossiche che invece sono osservate efficaci in scenari simili.

• Evitare l’uso degli anticoagulanti come pratica di routine se non è ben supportata da attento monitoraggio.

• Applicazione di interventi di controllo alternativi e integrati tra loro (rat proofing, trappolaggio, gestione e manutenzioni mirate dei siti di infestazione endemici e a rischio) compresa l’applicazione combinata di anticoagulanti per i quali non sono noti cali di sensibilità. Ad esesempio, allo stato attuale, ceppi di ratto bruno resistenti al bromadiolone risultano sensibili a brodifacoum o flocumafen.

• Uso alternato di derattizzanti anticoagulanti con prodotti a base di colecalciferolo.

• Rispettare il divieto dell’uso permanente delle esche nelle situazioni in cui non è necessario ricorrere a tale strategia e ogni indicazione dell’etichetta riguardante le dosi di impiego e la periodicità dei controlli dei punti-esca.

Rodolfo Veronesi Romeo Bellini

La versatilità delle alghe diatomee

MI loro residui fossili hanno applicazioni che vanno ben oltre l’agricoltura

i trovo nel continente africano, più precisamente in Namibia, non per raccontarvi dei meravigliosi paesaggi e grandi mammiferi che rendono questo paese la perla dell’Africa australe, ma per riportarvi una curiosità altrettanto interessante legata al contrasto ai parassiti dell’agroalimentare che ho scoperto visitando alcune riserve naturali. La Namibia è un immenso e affascinante paese del sud-ovest africano, grande circa tre volte l’Italia, ma con una popolazione che a stento raggiunge i tre milioni di abitanti. Questa bassa densità demografica è dovuta, oltre che a importanti fattori storico-sociali, principalmente al clima arido e semiarido, che limita l’espansione agricola e la concentrazione

THE VERSATILITY OF DIATOM ALGAE

Their fossil remains have applications that go far beyond agriculture

While visiting Namibia, a country known for its stunning landscapes and wildlife, I discovered a fascinating application of diatomaceous earth in pest control for agriculture. Namibia’s dry climate and low population density make its agricultural regions vulnerable to pests, which thrive in the arid conditions. Diatomaceous earth, a natural substance derived from the fossilized remains of diatoms, is increasingly being used as a sustainable alternative to chemical pesticides. This material has diverse applications beyond agriculture, such as in marine ecology, forensics, industry, and environmental conservation.

umana in vaste porzioni del territorio. La popolazione si concentra in poche aree del paese, rendendo le zone agricole particolarmente vulnerabili a una vasta gamma di parassiti. Questi, riproducendosi con successo anche grazie alla siccità che imperversa, devastano le coltivazioni e impoveriscono in particolare le regioni settentrionali. Tra

i parassiti più comuni nelle colture principali troviamo il punteruolo del mais ( Sitophilus zeamais), gli afidi ( Aphis craccivora e Rhopalosiphum maidis) e la tignola del grano (Sitotroga cerealella). La lotta contro di loro avviene principalmente con metodi tradizionali, utilizzando piretroidi come cipermetrina e deltametrina che conosciamo

Foto Dott.ssa Raffaella Zorza - Genere Euontia (Limpopo- Sudafrica)
di Davide Sita Divulgatore scientifico e Curioso di natura

bene. Tuttavia, negli ultimi anni, si è diffusa anche in Namibia, in via sperimentale o come alternativa naturale, l’adozione del kieselguhr o terra di diatomee.

Cos’è la sabbia di diatomee e da dove deriva?

La sabbia di diatomee, o biossido di silicio amorfo, è il residuo scheletrico di straordinarie alghe planctoniche molto antiche, comparse nel Cretaceo circa 145 milioni di anni fa. Questi organismi unicellulari comprendono più di 100.000 specie, che si sono adattati ad ambienti estremi, da acque dolci a saline, lagune ipersaline e persino ghiacciai. Le diatomee sono organismi unicellulari straordinari, dotati di un guscio esterno composto da silice amorfa idratata (SiO 2 ), chiamato frustolo. Questo guscio è formato da due parti simili a una scatola con coperchio, dette valve, che si incastrano perfettamente. La forma e la struttura del frustolo variano notevolmente tra le diverse specie, ma il loro riconoscimento al microscopio

non è sempre semplice e richiede l’esperienza di esperti preparati.

Le diatomee
si riproducono per vie asessuata e sessuata

Questi organismi sono dotati di cloroplasti , organelli che consentono la fotosintesi, il processo attraverso cui producono energia e rilasciano ossigeno. Grazie a pigmenti fotosintetici specifici, come la clorofilla e i carotenoidi, le diatomee sono responsabili di circa il 30% dell’ossigeno atmosferico , un contributo paragonabile a quello delle foreste terrestri. Inoltre, partecipano attivamente al ciclo globale del carbonio, catturando grandi quantità di anidride carbonica durante la loro crescita.

Le diatomee si riproducono sia per via asessuata , attraverso la divi -

sione cellulare, sia per via sessuata , per ristabilire le dimensioni originali delle cellule.

Nella riproduzione asessuata, ogni cellula figlia eredita una delle due valve del frustolo della cellula madre e ne costruisce una nuova. Tuttavia, con ogni divisione, le cellule diventano progressivamente più piccole. Quando raggiungono una dimensione critica, si attiva la riproduzione sessuata: vengono prodotti gameti che si fondono per formare uno zigote, detto auxospora , che genera una nuova cellula di dimensioni normali.

Questo ciclo di riproduzione permette alle diatomee di colonizzare rapidamente nuovi ambienti, mantenendo al contempo la variabilità genetica necessaria per adattarsi a diverse condizioni.

Grazie alla loro sensibilità ai cambiamenti ambientali, le diatomee sono ottimi bioindicatori : la composizione delle comunità di diatomee in un ecosistema acquatico può fornire informazioni preziose sul livello di inquinamento o sulla

qualità delle acque. Inoltre, i loro gusci silicei fossilizzati si trovano nei sedimenti e rappresentano una risorsa chiave per i geologi e i paleontologi, che li usano per studiare la storia climatica ed evolutiva della Terra. In ambito professionale, i diatomologi - biologi specializzati nello studio delle diatomee - lavorano in settori come ecologia, paleontologia, disinfestazione e conservazione ambientale. Importanti istituti come ISPRA e ARPA impiegano esperti per analizzare le comuni -

tà di diatomee e monitorare l’inquinamento e lo stato degli ecosistemi.

Le diatomee sono ottimi bioindicatori

Utilità delle diatomee

Le diatomee e i loro residui fossili hanno una gamma di applicazioni che vanno ben oltre l’agricoltura:

• Agricoltura: impiegate come alghe-foraggio e nella coltivazione di ostriche. Ad esempio, la specie Navicula ostrearia produce un pigmento blu-verde, chiamato marennina, che conferisce una colorazione pregiata alle ostriche.

• Ecologia marina: alcune specie come Chaetoceros calcitrans sono utilizzate per degradare gli idrocarburi in ambiente marino.

• Medicina legale: essenziali per diagnosticare la morte per annegamento.

• Industria: la farina fossile delle diatomee, grazie alla sua inerzia chimica, è ampiamente usata come abrasivo, coibente e assorbente.

• Paleontologia: usate come fossili guida per analisi stratigrafiche e studi paleoecologici. Permettono di determinare, ad esempio, se una deposizione è avvenuta in un bacino lacustre o marino.

• Conservazione ambientale: il loro accumulo nei sedimenti ha contribuito alla formazione di giacimenti di petrolio nel corso delle ere geologiche.

Foto Dott.ssa Raffaella Zorza - Genere Euontia (Limpopo- Sudafrica)

Il ruolo della terra di diatomee in Africa australe

Ritornando in Africa australe, la terra di diatomee svolge un ruolo cruciale nella salvaguardia delle coltivazioni e delle risorse alimentari. In Namibia, ad esempio, viene impiegata per proteggere i magazzini di cereali, specialmente in aziende agricole che seguono i rigorosi standard della certificazione biologica. Non sono solo le coltivazioni a beneficiare della polvere di diatomee. In Namibia, alcune riserve naturali hanno trovato un impiego innovativo di questo materiale per proteggere gli habitat di specie a rischio.

La terra di diatomee è utile per la conservazione della biodiversità

Ad esempio, viene usata nelle aree di alimentazione dei rinoceronti per controllare parassiti come zecche e pulci. Un esempio interessante proviene dal Sudafrica, dove alcune comunità rurali hanno iniziato a combinare l’uso della terra di diatomee con tecniche tradizionali di controllo dei parassiti, cre -

ando un modello ibrido che unisce innovazione e saggezza popolare. Le colture trattate in questo modo mostrano una maggiore resi -

stenza alle infestazioni e offrono rendimenti migliori, dimostrando che le soluzioni naturali possono essere non solo efficaci, ma anche economicamente vantaggiose. La terra di diatomee, con la sua storia antica e i suoi molteplici utilizzi, si rivela quindi un alleato prezioso non solo per l’agricoltura, ma anche per la conservazione della biodiversità.

Ogni granello di questa polvere racchiude millenni di storia e una promessa per il futuro: un modo per convivere in armonia con la natura, sfruttando le sue risorse senza distruggerle.

Foto Dott.ssa Raffaella Zorza - Genere Euontia (Limpopo- Sudafrica)
Foto Dott.ssa Raffaella Zorza - Genere Euontia (Limpopo- Sudafrica)

Il prezioso contributo della cetonia all’evoluzione della flora

NSeppur inconsapevolmente questi insetti trasportano il polline da una pianta all’altra

oi esseri umani amiamo così tanto la rosa da dedicarle poesie, canzoni e persino romanzi. Tuttavia, non siamo gli unici ad apprezzarla. Anche alcuni insetti nutrono un profondo interesse per questo fiore, seppur in un modo più pratico e meno romantico. Tra questi, la cetonia si distingue per il suo particolare rapporto con la rosa: esprime il suo “apprezzamento” divorando con gusto petali, pistilli e l’ovario. La cetonia, un coleottero della famiglia degli scarabeidi, è facilmente riconoscibile per la sua livrea verde metallizzata e il corpo tozzo. Per il giardiniere, la sua voracità non è certo un segno di amore, ma for-

se dovrebbe essere vista sotto una luce diversa. Infatti, se gli adulti di cetonia possono apparire come distruttori di fiori, le loro larve svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema.

Le larve di cetonia sono xilo-detritifaghe: vivono nel terreno e si

nutrono di materiale vegetale in decomposizione, ricco di lignina e cellulosa. Per digerire queste sostanze, instaurano una simbiosi mutualistica con batteri e protisti flagellati. Inoltre, dato che la materia organica in decomposizione è povera di nutrienti, le larve so -

THE PRECIOUS CONTRIBUTION OF THE ROSE BEETLE TO THE EVOLUTION OF FLORA

Although unknowingly, these insects transport pollen from one plant to another

Although unknowingly, certain insects, such as the rose beetle, play a vital role in transporting pollen from one plant to another. This process, fundamental to the evolution of pollination, has shaped the development of flowering plants and ecosystems over millions of years. The beetle’s interaction with plants, while seemingly destructive, ultimately supports ecological balance and the reproduction of plant species.

di Gianumberto Accinelli Divulgatore scientifico

no costrette a ingerirne in grandi quantità contribuendo attivamente alla degradazione e al riciclo dei nutrienti nel suolo. In questo modo larve favoriscono la crescita delle piante, restituendo preziosi elementi chimici alle radici e al terreno circostante.

Le larve di cetonia

favoriscono

la crescita delle piante

Ma il contributo della cetonia alla flora non si ferma qui. Anche gli adulti, seppur in un passato remoto, hanno avuto un ruolo determinante nell’evoluzione dei fiori e dell’impollinazione. Circa 115 milioni di anni fa, alcune piante iniziarono a produrre sostanze zuccherine in prossimità dei loro organi riproduttivi. A prima vista, questo fenomeno poteva sembrare controproducente, ma in realtà segnò l’inizio di una rivoluzione biologica: gli insetti, attratti dal sapore dolce, si avvicinarono ai fiori e, inconsapevolmente, trasportarono il polline da una pianta all’altra. Fu così che nacque l’impollinazione entomofila, un meccanismo che avrebbe cambiato il volto del pianeta. Le piante svilupparono strutture specializzate, i fiori, per attirare gli insetti e guidarli verso il nettare e, di conseguenza, verso i gameti. Parallelamente, alcuni insetti si adat-

tarono alla raccolta del polline e del nettare, dando origine alla straordinaria varietà di impollinatori che oggi popolano i nostri prati: dalle farfalle ai sirfidi, fino all’ape da miele, l’impollinatore per eccellenza. Ma chi furono i primi pionieri di questo processo? Proprio loro: le cetonie e altri coleotteri, gli stessi che oggi consideriamo dei nemici per le nostre rose. Questi antichi insetti, privi di specializzazioni, si cibavano indiscriminatamente di nettare, polline e persino dei fiori primordiali. Eppure, nel farlo, contribuivano in modo accidentale alla riproduzione delle piante.

Quello che oggi vediamo nelle nostre rose è la testimonianza di un’antichissima forma di impollinazione, affinata nel tempo fino a dar vita agli splendidi fiori colorati che tanto amiamo. Dunque, prima di impugnare l’insetticida contro la cetonia, dovremmo ricordare il suo prezioso contributo all’evoluzione della flora. Forse, possiamo concederle qualche bocciolo: in fondo in fondo, se lo è meritato.

Gianumberto Accinelli

Gestione infestanti con metodi biologici, eventi formativi di A.N.I.D. a Foggia il 6 e 7 novembre

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D., attraverso Anid Servizi S.r.l., ha organizzato due nuovi eventi formativi interamente dedicati alla gestione degli infestanti con metodi biologici nelle giornate di mercoledì 6 e giovedì 7 novembre 2024 presso il Dipartimento Dafne dell’Università di Foggia. L’iniziativa è stata replicata dopo la grande partecipazione e l’apprezzamento degli iscritti, riscontrati nella due giorni a Piacenza dello scorso maggio. Gli eventi formativi sono stati realizzati grazie anche al contributo economico delle aziende Colkim, India, Copyr, OSD HPC, GEA, Spray Team, Orma, Ekommerce che hanno sponsorizzato con entusiasmo il convegno e il corso formativo in programma. L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D., attraverso A.N.I.D. Servizi Srl, invita quindi gli interessati ad affrettarsi ad iscriversi per aderire al programma che si svolgerà nel seguente modo: convegno rivolto ad aziende alimentari e Pubbliche Amministrazioni; corso di formazione riservato a Operatori di Pest Control (OPC).

Giornata di studio A.N.I.D.

a Cesena sul moderno Pest management tra norme, criticità e compatibilità ambientale

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D., in collaborazione con il Comune di Cesena e con il supporto tecnico dell’entomologo Claudio Venturelli, ha organizzato l’inedita giornata di studio dal titolo “Il moderno Pest management tra norme, criticità e compatibilità ambientale”. L’evento gratuito si è tenuto mercoledì 13 novembre dalle ore 9.15 alle ore 13.30 presso l’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana in piazza Maurizio Bufalini, 1 a Cesena. Si è trattato della prima di una serie di giornate di studio che saranno riproposte anche in altre regioni italiane. Le nuove normative, che regolano l’impiego di prodotti e di strumenti utilizzati nella disinfestazione in ambito urbano e non solo, richiedono approfondimenti e confronti continui con figure professionali di elevata esperienza nel settore. La preparazione degli operatori, siano essi dipendenti pubblici o privati, si esplica attraverso un’attività professionale capace di orientare, sostenere, supportare e sviluppare le potenzialità, promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità

di scelta. Giornate di studio, come quella di mercoledì 13 novembre a Cesena, mirano dunque a introdurre elementi innovativi e aggiornati in un contesto lavorativo già strutturato, mantenendo ruoli e professionalità, offrendo spunti di riflessione e attività pratiche allo scopo di portare un miglioramento personale che possa favorire l’intera organizzazione.

A.N.I.D. presente all’audizione alla Camera per le disposizioni integrative e correttive al Codice dei Contratti Pubblici

Il Presidente dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D. e Vice Presidente di Confindustria Servizi HCFS, Marco Benedetti, ha partecipato lo scorso 4 dicembre all’audizione del Presidente di Confindustria Servizi HCFS, Lorenzo Mattioli, presso la Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati avente ad oggetto le disposizioni integrative e correttive al Codice dei Contratti Pubblici (D. Lgs 36/2023). Il Presidente di A.N.I.D. e Vice Presidente di Confindustria Servizi HCFS, Marco Benedetti, ha condiviso

pienamente le proposte avanzate dal Presidente di Confindustria Servizi HCFS, Lorenzo Mattioli, con particolare riferimento a: revisione dell’attuale clausola di revisione dei prezzi dal 5%, evidentemente troppo alta per le aziende di servizi, al 3%; ripristino per i contratti di servizi e forniture del meccanismo dell’equilibrio 70/30 fra punteggio economico e prezzo, a tutela della concorrenza e della qualità dell’appalto. Confindustria Servizi HCFS, tramite l’opera incessante in ogni sede del Presidente Lorenzo Mattioli, conferma di essere ancora una volta il principale referente istituzionale per dare voce alle istanze del settore dei servizi che comprende anche il Pest Management. A.N.I.D. è per questo orgogliosa di essere fra i membri fondatori di Confindustria Servizi HCFS.

R.E.N.T.R.I. - Registro Elettronico Nazionale sulla Tracciabilità dei Rifiuti, novità e scadenze Dal 15 giugno 2023 è entrato in vigore il Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti, conosciuto anche con l’acronimo di R.E.N.T.R.I. Si tratta di un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica con il supporto tecnico - operativo dell’Albo Gestori Ambientali. La nuova piattaforma ha lo scopo di garantire una tracciabilità trasparente riducendo i costi operativi per le imprese e semplificando gli obblighi di compilazione dei formulari di identificazione e registri di carico e scarico dei rifiuti.

Iscrizione a R.E.N.T.R.I. Debbono iscriversi al R.E.N.T.R.I. gli enti e le imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti e i produttori di rifiuti pericolosi, coloro che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi. Sono inclusi, in quest’ambito, anche i Consorzi istituiti per il recupero e riciclaggio di specifiche tipologie di rifiuti. Sono infine tenuti all’iscrizione tutti i restanti produttori di rifiuti. Scadenze per l’iscrizione al R.E.N.T.R.I. Il nuovo sistema di tracciabilità è operativo dal 15 giugno 2023, tramite il D.M. 59/23 - Regolamento recante la disciplina del sistema di tracciabilità dei rifiuti e del registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti. Le iscrizioni sono state scaglionate in un lasso temporale che va dai 18 ai 30 mesi a partire dal 15 dicembre 2024. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha pubblicato il 22 settembre 2023 il decreto con la tabella delle scadenze. L’iscrizione al R.E.N.T.R.I. va quindi effettuata nei periodi di seguito riportati:

• Dal 15 dicembre 2024 ed entro il 13 febbraio 2025 per enti o imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con più di cinquanta dipendenti e per tutti gli altri soggetti diversi dai produttori iniziali;

• Dal 15 giugno 2025 ed entro il 14 agosto 2025 per enti o im -

prese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con più di dieci dipendenti;

• Dal 15 dicembre 2025 ed entro il 13 febbraio 2026 per tutti i restanti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi obbligati ai sensi dell’Art. 12, comma 1.

• Dal 13 febbraio 2025 cessa la validità dei vecchi modelli di registro di carico e scarico dei rifiuti e dei formulari di identificazione dei rifiuti (FIR) anche se già vidimati.

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha inoltre fissato al 4 novembre 2024 l’inizio del servizio di stampa su supporto cartaceo del format di registro cronologico di carico e scarico, da vidimare presso le Camere di Commercio (CCIAA), così come stabilito dall’Art. 4 del D.M. 59/23 soprarichiamato.

I nuovi modelli vidimati potranno essere utilizzati solo a partire dal 13 febbraio 2025.

Gli operatori non obbligati all’iscrizione entro questa data dovranno usare questi nuovi modelli in formato cartaceo, disponibili per la stampa sul sito ufficiale di R.E.N.T.R.I.

Gli operatori tenuti all’iscrizione al R.E.N.T.R.I. entro il 13 febbraio 2025, come impianti di trattamento, trasportatori, intermediari di rifiuti e produttori di rifiuti pericolosi e non pericolosi con più di cinquanta dipendenti, dovranno adottare immediatamente la modalità digitale per la tenuta del registro. Sono state inoltre indicate le date per l’obbligo della tenuta del Registro di carico e scarico, dal 13 febbraio 2025 o dalla data di iscrizione al R.E.N.T.R.I. a seconda della categoria di appartenenza, e per l’emissione del FIR in formato digitale dal 13 febbraio 2026.

Al via il pianto formativo di A.N.I.D. per il primo semestre 2025

L’ Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, attraverso A.N.I.D. Servizi Srl , ha rinnovato la propria offerta formativa per il primo semestre del 2025

La ricca formazione di A.N.I.D. si sviluppa principalmente in 88 h. tramite corsi riguardanti tutti gli aspetti tecnici, scientifici, normativi ed operativi inerenti al “pest management” fornendo informazioni, abilità e conoscenze ritenute oggigiorno indispensabili al “trained profesional”. L’offerta formativa si rivolge alle aziende associate ma anche alle non associate e agli enti o istituti pubblici o privati per i quali è possibile sviluppare soluzioni specifiche, in base alle diverse esigenze. Il calendario formativo, oltre alle 88 h. di corso, prevede anche il corso di formazione Auditor UNI EN 16636:2015 rivolto solo ed esclusivamente agli Ispettori. Lo schema formativo proposto è divenuto nel tempo un autentico modello per la preparazione di tutte le figure professionali operanti nelle imprese di “pest management”, suffragato e documentato anche dalla “certificazione delle competenze” del “trained professional”. A.N.I.D., complice l’evoluzione della figura del tecnico, da “disinfestatore” a “pest manager”, ha dato

vita ad uno specifico programma didattico che affonda le proprie radici nella norma volontaria UNI CEI EN ISO/IEC 17024. La formazione di A.N.I.D. è fruibile in diverse modalità, a seconda delle esigenze.

1. Corso completo di 88h. con esame per l’ottenimento del certificato A.N.I.D.: acquisto di n. 22 moduli (totale 64 h. divise in 16 giornate da 4 h. cadauna) e parte pratica in presenza a Bologna (totale 24 h. divise in 3 giornate consecutive) con esame finale per il rilascio del certificato A.N.I.D. (4 h. 1/2 giornata) al costo di € 1.200,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e € 1.400,00 + IVA. per i non associati.

La quota di iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato A.N.I.D. al superamento dell’esame finale, supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

2. Scelta di un piano formativo personalizzato in base alle esigenze aziendali: acquisto dei singoli moduli a scelta (dal n. 1 al n. 16 della tabella allegata) nelle date indicate, con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di: € 200,00 + IVA - per gli associati A.N.I.D. e € 300,00 + IVA per i non associati.

La quota d’iscrizione comprende: formazione online, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio dell’attestato di formazione.

3. Allineamento e rinnovo del certificato in possesso (40/60 h.) alle 88h: acquisto dei singoli moduli (dal n. 1 al n. 16 della tabella allegata) necessari per il raggiungimento delle 88 h. con test scritto al termine di ogni sin -

golo modulo. Il costo è di € 80,00 + IVA a modulo per gli associati A.N.I.D. e € 120,00 + IVA a modulo per i non associati. La quota di iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato 88 h.

4. Rinnovo del certificato 88h. scaduto e/o in scadenza: acquisto di n. 2 moduli a scelta da 4 h. con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di € 80,00 + IVA a modulo per gli associati A.N.I.D. ed € 120,00 + IVA a modulo per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico, test scritto a fine modulo; rilascio certificato 88 h.

5. Richiesta ammissione esame Cepas per l’ottenimento della Certificazione delle Competenze: possono accedere all’esame della Certificazione delle competenze il Responsabile Tecnico secondo i requisiti ai sensi del D.M- 274/97, l’utente professionale con l’assolvimento dell’obbligo scolastico in ragione dell’ordinamento temporale vigente + corso di formazione per operatori del Pest Management 88h. È possibile richiedere lo schema di certificazione per verificare lo svolgimento e il sistema di questa certificazione presso la segreteria dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D. Il costo è di € 500,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e di € 600,00 + IVA per i non associati A.N.I.D. Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo email anid@disinfestazione.org

Riconoscimento personalità giuridica di A.N.I.D. ed entrata in vigore del nuovo statuto

A conclusione dell’iter avviato a suo tempo e a seguito delle dovute valutazioni, in data 9 gennaio 2025, la Prefettura di Forlì - Ufficio territoriale del Governo - ai sensi e per gli effetti del D.P.R. 361/2000, ha formalmente iscritto A.N.I.D. al n. 385, vol. II, pagg. 771 - 772 del Registro delle Persone Giuridiche, decretandone così il riconoscimento della personalità giuridica . Contestualmente la Prefettura di Forlì - Ufficio territoriale del Governo - ha approvato lo statuto votato dall’assemblea straordinaria di A.N.I.D. del 29 aprile 2024 che, di conseguenza, dal 9 gennaio 2025, è lo statuto A.N.I.D. vigente.

Prosegue l’avvicinamento a PestMed 2026

Il 11, 12 e 13 febbraio 2026 a Bologna, A.N.I.D. rinnoverà l’appuntamento con la Fiera di riferimento per l’Italia per il settore del Pest Management e della sanificazione, curandone l’organizzazione nella sede di BolognaFiere. L’evento si svolgerà nel padiglione 33 di BolognaFiere, all’interno di un ampio spazio con ingresso esclusivo per i visitatori di PestMed. Come noto, PestMed è la Fiera Evento che coinvolge stakeholders e buyer italiani ed esteri, con l’obietti -

vo di creare un forte legame “tutto italiano” anche con i Paesi acquirenti del bacino del Mediterraneo. Alla sua terza edizione, PestMed vede ampliare i settori merceologici del salone. Questi comprenderanno, tra gli altri: prodotti e servizi, attrezzature e accessori per la disinfestazione, derattizzazione, allontanamento volatili e ancora, software e sistemi informatici, veicoli, abbigliamento professionale e tecnico, istituti di credito, assicurativi, legali, istituzioni.

A PestMed prenderanno parte come sempre i disinfestatori, quindi gli operatori dei Grandi Hub (aeroporti, ferroviari, portuali e di navigazione), dell’amministrazione pubblica, dei condomini e immobili privati, le società di gestione del verde pubblico e privato, l’industria in generale, l’industria alimentare, la grande distribuzione, i distributori e rappresentanze italiane ed estere, gli operatori del sistema Ho.Re. Ca., laboratori pubblici e privati, gli operatori della formazione e ricerca (scuole), della sanità pubblica e privata, degli imballaggi, della catena del freddo e gli organi di stampa. Oltre ai classici grandi temi, in questa terza edizione sarà altresì presente il settore della zootecnia e dell’allevamento. Insomma, una Fiera Evento in costante ampliamento e che offre uniche opportunità sia agli espositori sia ai visitatori.

A Occhiobello l’evento “Il controllo degli infestanti in ambito urbano: lo scenario nel prossimo futuro” del 16 aprile 2025

Si è svolto in data 16 aprile, nella lussuosa sala consiliare del comune di Occhiobello il workshop dal titolo “Il controllo degli infestanti in ambito urbano: lo scenario del prossimo futuro”.

L’iniziativa, organizzata dal Comune con il patrocinio attivo dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione - A.N.I.D., ha consentito a esperti e tecnici del settore di confrontarsi su sorveglianza entomologica, biodiversità, gestione consapevole delle risorse idriche, nutrie, controllo degli infestanti. Il partecipato workshop ha dunque rappresentato un autentico momento di consultazione tecnica, tramite documentazione e analisi, nella consapevolezza che sul territorio possano essere messe in atto azioni efficaci e sinergiche.

L’obiettivo della mattinata è stato contribuire sviluppare un progetto di valore, costruito sull’impiego di approcci sempre più razionali e adeguati, nel rispetto dell’ambiente e delle sue prerogative.

Piretro: non solo abbattente ma anche snidante!

Ecco come può aiutarci a scovare le cimici dei letti

A cura di Copyr

Con l’avvicinarsi della bella stagione, aumenta la voglia di viaggiare, di spostarsi e di visitare località più o meno note. Viaggi, vacanze, weekend fuori porta: ogni occasione è buona per muoversi e scoprire nuovi luoghi. Ma insieme a trolley e zaini, può capitare di “portare con sé” anche ospiti poco graditi. Tra i più insidiosi ci sono gli insetti ematofagi, come le cimici dei letti, che approfittano proprio della mobilità umana per colonizzare nuovi ambienti, pubblici e privati. Un rischio spesso sottovalutato, ma che merita attenzione, soprattutto in un periodo dell’anno in cui i movimenti aumentano in modo significativo.

La cimice dei letti, che spicca tra gli infestanti che meglio approfittano della mobilità umana, infatti, spesso viene anche chiamata “cimice del viaggiatore”. Questo insetto emato -

fago non ha bisogno del passaporto: gli basta infilarsi in una valigia, uno zaino o una borsa per viaggiare indisturbato verso nuove destinazioni. Con una sorprendente capacità di adattamento, riesce a colonizzare ambienti molto diversi tra loro - dalle stanze d’albergo alle abitazioni degli ignari portatori - passando prima da navi, treni, aerei e altri mezzi di trasporto, che diventano veri e propri trampolini di lancio per la sua diffusione.

In questo articolo proveremo ad approfondire le fasi ispettive e preventive, fondamentali per gestire in modo efficace un fenomeno che, troppo spesso, viene sottovalutato o affrontato con leggerezza. Un approccio poco strutturato, infatti, apre la strada a una diffusione incontrollata dell’infestante, con tutte le conseguenze del caso: danni d’immagine, stress nella gestione,

reazioni psicologiche da parte degli ospiti e, naturalmente, impatti economici non trascurabili.

A tale scopo riportiamo un caso concreto di gestione che illustra le modalità operative attuate per il contenimento del fenomeno. Siamo in un piccolo albergo della provincia di Roma. È giugno 2024 quando due ospiti stranieri, al risveglio, segnalano delle punture su spalle e schiena. Trattandosi di clienti in partenza, la segnalazioneseppur accorata - viene presa un po’ alla leggera. Ma la storia, a quanto pare, non finisce lì. Una settimana dopo, nuovi ospiti riportano lo stesso disagio, accompagnandolo questa volta con un j’accuse particolarmente pungente sulle recensioni del principale portale internazionale di prenotazioni. A quel punto, la situazione inizia a destare più di qualche sospetto (o timore?) nei proprietari,

che decidono di rivolgersi a professionisti del settore disinfestazione. All’arrivo dell’esperto, l’approccio risulta subito strutturato e professionale. Si parte con un’intervista al personale addetto alla manutenzione e al rifacimento camere, utile per raccogliere informazioni preliminari e orientare l’ispezione.

Poi, come da prassi, il tecnico indossa tuta, guanti e copriscarpe monouso per evitare il rischio di trasportare accidentalmente l’infestante da un’area all’altra. A quel punto, può iniziare l’ispezione approfondita della stanza incriminata. Si procede con attenzione allo spostamento e smontaggio degli arredi: spalliere, sommier, prese elettriche, cornici, paraspigoli, mostrine... tutto viene passato al setaccio. Un’operazione che, in futuro, dovrà essere eseguita dal manutentore, dopo una breve formazione specifica.

Un alleato prezioso dell’ispezione è una bomboletta a base di Piretro - normalmente usata per l’erogazione automatica - che qui assume una funzione ben diversa: l’erogazione mirata di piccole quantità in crepe, interstizi e sotto la carta da parati. Questo uso, diverso e forse insolito, delle bombole consente di rilevare con elevata precisione i punti di annidamento delle Cimex lectularius. Grazie al forte potere snidante caratteristico del Piretro, è possibile localizzare semplicemente i punti critici. E infatti, ciò che ci si aspettava, emerge senza troppi indugi. A questo punto, dopo aver individuato la reale causa della segnalazione degli ospiti e la migliore modalità di intervento adattata all’ambiente specifico si opta per un trattamento combinato: applicazione di un insetticida residuale non repellente, utilizzo di vapore secco nelle aree sensibili e rilascio di polvere di diatomee.

Conclusa la fase operativa, il tecnico sigilla la tuta monouso in un sacchetto destinato alla lavanderia per il lavaggio ad alte temperature, insieme a un secondo sacco contenente biancheria, tendaggi e altro materiale asportabile.

L’ispezione si estende anche alle camere adiacenti, che risultano però libere da infestazioni. Si decide quindi di pianificare tre interventi a distanza di 7-10 giorni l’uno dall’altro, mantenendo la camera fuori servizio per l’intera durata del trattamento e fino alla verifica finale. L’ispezione conclusiva, effettuata a stanza ancora non riassemblata, conferma l’assenza di nuove presenze: l’intervento può dirsi riuscito. Tuttavia, sebbene sia improbabile, non si può escludere che alcune uova possano essere rimaste ancora in fase vitale, né che, in futuro, possano verificarsi nuove infestazioni. Proprio per questo, rimettendo in funzione la camera trattata, è stato avviato un programma di prevenzione che prevede una formazione tecnica a vantaggio di governanti e manutentori, sull’im -

portanza del riconoscimento non solo dell’insetto, ma anche delle primissime tracce riconducibili al fenomeno di infestazione e l’uso (inteso come installazione, cambio e lettura) di piccoli e semplici strumenti che consentono la prevenzione, come ad esempio piccole trappole collanti da applicare in punti sensibili, barriere meccaniche da applicare intorno alle strutture a rischio (reggi-valigia, struttura del letto, sommier ecc.). L’utilizzo adeguato di questi sistemi, ispezionati e curati quotidianamente da personale formato (anche se non esperto), consente infatti di aumentare i punti di controllo e procedere precocemente non solo all’individuazione ma anche all’avvio di un pronto intervento in caso di rilievo positivo. Il circolo virtuoso da creare, deve basarsi sostanzialmente sulla creazione di un vero e proprio filo diretto tra governante-manutentore e operatore di Pest Management, percorso, questo, indispensabile a bloccare sul nascere la diffusione di tali infestazioni.

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