Assistenza Al Volo - trimestre 4 / 2020

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Assistenza Al Volo - ANNO XLV - NUMERO 4/2020

Quella strana annata

Di Daniele Veronelli

Essendo la prima volta che mi ritrovo a scrivere in questo periodico, mi pare doverosa una piccola presentazione. Mi chiamo Daniele Veronelli e sono un comandante di Airbus 320. Lavoro in questo settore da dodici anni, sono stato basato all’estero per diverso tempo e attualmente lavoro dall’aeroporto di Milano Malpensa. La compagnia per cui lavoro è tra i principali vettori europei e ha una forte presenza sul mercato italiano.

Automatismi Mi sono sempre considerato, come diceva Jovanotti negli anni ‘80, un “ragazzo fortunato”. Faccio il lavoro che amo e che desideravo fare sin da piccolo. Sono potuto entrare nel mondo dell’aviazione saltando quella parte di gavetta che ha visto molti colleghi passare da istruttore nella scuola di volo a pilota di turboprop fantozziani, di business jet pirateschi con reperibilità 24/7, di compagnia charter sf igata (quella, in realtà, un pochino l’ho fatta). Poi ci sono gli ex militari, ma quella è un’altra storia. Una combinazione di spalle coperte, lungimiranza, studio (e culo) mi ha portato quasi subito a lavorare per una compagnia in espansione, ben gestita, con una flotta giovane e solide procedure operative. Le operazioni di una compagnia low fare presentano il rischio di plasmarti a loro immagine e somiglianza, soprattutto se non si è visto molto altro prima. Cresci preciso, eff iciente, instancabile, ma anche con poca fantasia. Il tutto avviene in maniera talmente pianif icata da lasciare poco spazio allo sviluppo di quell’elasticità mentale che un’esperienza più variegata potrebbe off rire. Intendiamoci: la cosa è risaputa e l’addestramento moderno è totalmente orientato all’acquisizione di pochi skill fondamentali che consentano di aff rontare un numero inf inito di situazioni. Nonostante l’addestramento, un anno come questo – con un continuo susseguirsi di situazioni nuove e non standard – mi ha messo duramente alla prova.

Mi è stato chiesto di condividere con voi, lettori, il punto di vista di chi sta al di là dello schermo della sala radar, del vetro della torre di controllo. Ho deciso di farlo parlandovi di questo 2020 che, al netto della tragicità degli eventi da cui noi tutti siamo stati toccati, def inirei “un’annata strana”. Strana perché ha visto concentrarsi una serie di situazioni fuori dall’ordinario. Strana perché ci ha costretti a uscire come mai prima dalla nostra comfort zone. Strana perché ciò che l’ha caratterizzata non sappiamo ancora, in realtà, quanto durerà e cosa ci lascerà.

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