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La resilienza, qualità imprescindibile dei futuri sistemi complessi

Di Gianluca Del Pinto

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La pandemia da COVID-19, al tempo dello scrivente, dicembre 2020, non appare ancora sotto controllo. La cosiddetta seconda ondata, a seguito dell’allentamento delle misure contenitive messe in atto dai governi occidentali, è ancora in fase espansiva. La concomitanza dell’inverno ha difatti esacerbato alcuni aspetti epidemiologici del virus, quali quelli già noti e descriventi le comuni ondate di influenza annuale. Per tale asserzione si prendano difatti in esame i dati del Center for Systems Science and Engineering della Johns Hopkins University, da cui è possibile notare come l’Europa sia la regione più colpita dal COVID-19 insieme agli USA. Questo ha profondamente inciso sulle strutture sociali ed economiche del vecchio continente; e ancor di più lo farà nel prossimo futuro. Perché in un sistema socio-tecnico complesso, come la società occidentale contemporanea, è di vitale importanza riportare la variabilità della performance al di sotto dei livelli ritenuti accettabili e sostenibili. Tale assunzione può ben avere ad esempio il traffico aereo in generale e la sua gestione nello specifico. È difatti pacifico vedere nel volo il mezzo di comunicazione per eccellenza, lì dove all’atto della dichiarazione del lockdown si è assistito ad un crollo immediato e totale dei sorvoli. Il traffico aereo è quindi un indicatore attendibilissimo dello stato di salute (sic!) di una nazione. Lì dove c’è mobilità di persone, trasporto di merci, interscambio sociale e culturale, si trova altresì il sacro fuoco dello sviluppo della civiltà umana. Della cosiddetta mankind. Un eccellente metro e costrutto di paragone possono allora essere i dati relativi all’aviazione del continente cinese ed europeo durante i mesi passati di questo anno 2020. In Cina, all’inizio della pandemia, o ancor meglio all’atto della sua ufficializzazione, il traffico aereo ha seguito quello che ad oggi si può ben identificare come il trend-type pandemico, ovvero l’immediata e totale messa a terra della flotta aerea.

A seguire un parziale ripristino, altrettanto immantinente, delle connessioni essenziali ammontanti al 40% su base pre-pandemica. Ma già l’8 aprile, con il ritiro dello stato di quarantena da Wuhan, il traffico aereo domestico ha avuto una recovery pari al 10%/mese, con i LCCs (low-cost-carriers) a tirare le fila della ripartenza (con biglietti aerei eccezionalmente vantaggiosi a sostegno). A maggio 2020 volava il 100% del traffico su base 2019. Nei 2 mesi di luglio e agosto il traffico nazionale, in relazione alle vacanze scolastiche, è ulteriormente salito del 36% (con le tratte internazionali ancora ininfluenti). Sempre a fine agosto, su base 2019, il volato era assestato al 105%. Occorre ragionevolmente considerare anche il fattore di carico. Stante, come detto, livelli di traffico pari al 105% su base 2019 a fine agosto, il load factor era diminuito del 16% su base 2019. A giustificazione di tali statistiche occorre evidenziare la tipologia di lockdown attuato dallo Stato cinese: tempestivo, univoco, senza ambiguità, prescritto alla popolazione. E altrettanto

“La pandemia mondiale di COVID-19 del 2019-2020 è solo l’ultima di una lunga serie di importanti crisi dell’ultimo secolo.”

pianificate, mirate e produttive le regole per la gestione delle progressive misure necessarie alla riapertura dei vari comparti sociali ed economici. In Europa al 18 novembre 2020 i livelli di traffico si attestano sul 38% su base 2019. A fronte di una parziale ripresa durante il periodo estivo, tutti i carriers, low-cost e full-service, operano al minimo delle rotte e della capacità. Sono infatti ancora notevoli le limitazioni alla libertà di movimento. Cresce a fronte di ciò il settore all-cargo (+7% su base 2019). I lockdown nella società occidentale sono parziali, derogabili, non accettati dalla popolazione. Le misure necessarie alla riapertura progressiva troppo frammentate sul territorio europeo. L’Unione Europea sta lavorando ad un sistema di sostegno e supporto per gli ANSPs. È stato pertanto emanato il regolamento di esecuzione (UE) 2020/1627 della Commissione Europea del 3 novembre 2020 relativo a misure eccezionali per il terzo periodo di riferimento (2020-2024) del sistema di prestazioni e di tariffazione nel cielo unico europeo dovute alla pandemia di COVID-19. Ciò perché appare evidente l’impossibilità di ottemperare ai target di riferimento, in termini di performance, ripartizione del rischio, ottimizzazione dei flussi finanziari, per l’RP3 (Reference Period). Il tutto a modifica del regolamento di esecuzione (UE) 2019/317 della commissione dell’11 febbraio 2019 che stabilisce un sistema di prestazioni e di tariffazione nel cielo unico europeo. Stante al momento l’impossibilità di vagliare statistiche previsionali abbastanza certe, si pensa di adottare gli obiettivi prestazionali rivisti a livello dell’Unione per l’RP3 entro maggio 2021. Tali target rivisti rimoduleranno la ripartizione dei rischi, basando i nuovi riporti sulle prestazioni del biennio 2020-2021, il più colpito dalla contrazione pandemica, con effetto sul biennio successivo e finale dell’RP3, 2022-2024. Certamente l’aleatorietà delle congetture previsionali non permette a tutt’oggi stime probabilisticamente certe, ma storicamente le pandemie non superano i 2 anni di espansione. Riprenderemo a volare, con ulteriori spinte alla crescita dovute a possibili e repentini entusiasmi legati alle scoperte vaccinali. Occorre però arrivare pronti a questo momento. Occorre altrettanto sicuramente imparare dalle esperienze a noi sia contemporanee che passate. Il XX secolo ha visto il susseguirsi di importanti crisi legate allo sviluppo e all’evoluzione di molte epidemie e pandemie. Il colera, diffuso in tutto il mondo, endemico in Italia ancora fino agli anni Ottanta. L’influenza spagnola, che all’inizio del XX secolo infettò circa 500 milioni di persone in tutto il mondo, provocando il decesso di 50-100 milioni di persone su una popolazione mondiale di circa 2 miliardi. L’influenza asiatica, identificata con la sigla H2N2 rilevata in Cina nel febbraio del 1957; fino al 1960 fece circa 2 milioni di morti. L’influenza di Hong Kong, identificata con la sigla H3N2; tra le 750.000 e i 2 milioni di persone morirono in tutto il mondo tra 1968 e 1969. Un virus di ceppo H3N2 è ancora oggi in circolazione. L’epidemia di HIV/AIDS, dal 1981. Si propagò in maniera esponenziale in tutti i paesi del mondo, arrivando a 32 milioni di morti. L’influenza aviaria, identificata con la sigla H5N1, descritta a Hong Kong nel 1997 come una forma mortale di

polmonite virale. L’OMS stima in 203.000 i decessi ad essa riconducibili. La Sindrome respiratoria acuta grave o SARS, proveniente dalla Cina, dal novembre 2002 al luglio 2003, determinò 8096 casi e 774 decessi in 17 paesi. L’influenza suina, registrata con la sigla A-H1N1, trasmessa dai suini all’uomo. Tra 2009 e 2010 si estese in soli 2 mesi a quasi 80 paesi causando tra i 100.000 e i 400.000 morti nel solo primo anno. La pandemia di COVID-19 del 2019-2020 è quindi solo l’ultima di una lunga e periodica serie. È quindi pacifico ritenere come piani di recovery proattivi dovranno essere sempre più centrali nelle logiche di pianificazione aziendali, in molti dei settori in cui si articola un sistema socio-tecnico complesso: finanziari, operativi, sociali. È infatti nei periodi di contrazione che deve essere pianificata la successiva espansione. Allo stato attuale il mondo dell’aviazione deve reinventarsi. Gli enormi modelli commerciali hub-and-spoke potrebbero passare la mano dopo un cinquantennio di predominio, la stessa era del trasporto commerciale di massa potrebbe non rivedere la luce del nuovo giorno se non verranno prese contromisure sanitarie propedeutiche alla sicurezza sanitaria dei passeggeri e dei territori interessati dal turismo. L’industria aeronautica, dopo anni di gigantismo, sta accantonando prematuramente l’utilizzo di aeromobili extra wide-body, facendo presupporre che il volo intercontinentale possa cambiare “I lockdown nella società occidentale sono parziali, derogabili, non accettati dalla popolazione, le misure necessarie alla riapertura progressiva troppo frammentate sul territorio europeo.”

faccia. Si pensi al business travel, al momento in totale contrazione a vantaggio del lavoro da remoto e alle quotazioni della piattaforme di web conference schizzate a livelli finora mai toccati. Si può inoltre pensare ad un ulteriore balzo della realtà virtuale, sia assistita che aumentata. È pacifico inoltre ritenere come il gigante cinese possa anche lui realizzare un ulteriore balzo in avanti. Il mercato aeronautico intercontinentale è fermo, immobile, e sono le rotte interne a sopperire al drastico calo degli introiti. La Cina ha già recuperato da questo lato, cresce financo, mentre i cieli europei non riescono ad essere correttamente vettorati al di fuori dell’area di maltempo. Ci sarà un nuovo contratto sociale, ancor di più un nuovo patto di civiltà, o si tornerà agli ottocenteschi confini dello Stato-Nazione? Nel primo caso la società occidentale, fautrice a suo tempo del fenomeno della globalizzazione, ne gioverà, ché ha bisogno di interconnessioni economiche e materiali; nel secondo caso una possente nazione orientale sarà la nuova padrona del mondo e noi ci troveremo ai confini lontani del nuovo impero.

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