1.3 Tipologia A
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chiedono protezione. Ma sarebbe una associazione ben misera, voi capite di quale associazione parlo, se dovesse limitarsi solo al compito e al guadagno di quella che voi chiamate guardianìa: la protezione che l’associazione offre è molto più vasta. Ottiene per voi, per le ditte che accettano protezione e regolamentazione, gli appalti a licitazione privata; vi dà informazioni preziose per concorrere a quelli con asta pubblica; vi aiuta al momento del collaudo; vi tiene buoni gli operai... Si capisce che se nove ditte hanno accettato protezione, formando una specie di consorzio, la decima che rifiuta è una pecora nera: non riesce a dare molto fastidio, è vero, ma il fatto stesso che esista è già una sfida e un cattivo esempio. E allora bisogna, con le buone o con le brusche, costringerla, ad entrare nel giuoco; o ad uscirne per sempre annientandola...». Giuseppe Colasberna disse «non le ho mai sentite queste cose» e il fratello e i soci fecero mimica di approvazione. Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, Adelphi, Milano 2004
LABORATORIO DI METODO
verso l’esame Tipologia A
PRIMA PROVA Analisi e interpretazione di un testo letterario in prosa Comprensione e analisi [Risposta alle singole domande]
1. Sintetizza il contenuto del brano, spiegando quali sono le ricostruzioni del capitano e le posizioni degli interlocutori.
Il brano riporta il dialogo tra il capitano Bellodi e i familiari e soci di Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore edile che è stato ucciso, presumibilmente per non essersi piegato alla mafia. Le ricostruzioni del capitano, incaricato di svolgere le indagini sull’omicidio, partono dalle cinque lettere anonime ricevute, in cui vengono fornite diverse informazioni sulla morte del Colasberna, che però gli sembrano non credibili e motivate solo dal desiderio di depistarlo. Il capitano smonta le versioni contenute nelle lettere e ritiene invece che «la traccia buona» sia un’altra: il lavoro della vittima nel settore edile e la “protezione” data alle aziende da associazioni illecite, cioè dalla mafia, in cambio di denaro. Bellodi non ha prove, ma sostiene di conoscere il modo di operare di una di queste associazioni, che fornisce alle ditte informazioni preziose e vari tipi di supporto, e che agisce con ritorsioni anche violente ai danni di chi non accetta il suo “aiuto”. Bellodi offre ai Colasberna e ai loro soci la possibilità di comprendere fra le righe il significato della sua ricostruzione («voi mi capite»), ma la loro posizione resta sempre la stessa, evasiva e ben determinata a non fornire alcuna collaborazione alle indagini, anzi decisa, inizialmente, ad avallare le ipotesi inconsistenti avanzate dalle lettere anonime. Quando però il capitano introduce la questione degli appalti gestiti dai mafiosi, familiari e soci negano fermamente questa possibilità («Non può essere») e infine dichiarano di non sapere nulla di queste cose e di non averne mai sentito parlare, facendo emergere il loro atteggiamento omertoso.