ДЕТИ (BAMBINI)

Secondo una ricerca di The Adecco Group (2022), solo il 38,3% delle aziende italiane investe in attività formative - dove per attività formative si intendono pressochè esclusivamente corsi di formazione per lo sviluppo delle sole competenze digitali. Secondo una ricerca Deloitte (Industria 4.0 – 2020), solo il 18%
degli investimenti in innovazione è destinato al Capitale Umano. In pratica nelle nostre aziende si fa innovazione tecnologica senza fare corrispondente innovazione sociale e comportamentale! Solo il 5% dei manager italiani ritiene di essere in grado di prevedere i cambiamenti organizzativi
indotti dalla tecnologia. Nella fascia di età 30-65 anni, solo il 39% dei nostri manager è laureato. Un dato coerente con la scolarità italiana, posizionata al 26° posto sui 27 Paesi UE (solo i romeni fanno peggio di noi). I nostri manager leggono meno di un libro all’anno: 0,8 per l’esattezza. A riguardo c’è un vecchio adagio che dice Chi non legge non pensa. Per concludere: se, come si dice, la Formazione è l’antidoto all’incertezza, allora rassegniamoci a vivere di conseguenza.
Fabrizio FaviniIl marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere.
Prima parola: INFORMAZIONE.
Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta
avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili.
Seconda parola: CONOSCENZA.
Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,
confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza.
Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore
di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose!
Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!
L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.
Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.
E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.
Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci
limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.
Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda.
rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.
BENVENUTI A BORDO!
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Edoardo Boncinelli
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
Esperto di innovazione del comportamento
I pericoli dell’Intelligenza Artificiale
Professore, Consigliere economico governativo
La partita doppia. Le scelte della politica tra riforme ed emergenze
Fisico del Pianeta Terra
La geoingegneria dell’oceano: la cura è peggio della malattia?
Campionessa mondiale ed olimpionica di nuoto Intervista
Probabilmente all’attenzione dei più è passata inosservata l’intervista che il Corriere della Sera del 1° giugno scorso ha fatto a Ian Bremmer, politologo di New York.
Di fronte alla precisa domanda dell’intervistatore - Quali sono i rischi immediati che lei vede sul fronte dell’Intelligenza Artificiale – Bremmer ha detto di vedere 4 rischi piuttosto precisi.
Il primo è la disinformazione che, vista la potenza e la diffusione fulminea dell’AI, può diventare devastante nei confronti della credibilità e dell’autorevolezza di democrazie, istituzioni, leader, realtà di mercato.
Il secondo rischio è la proliferazione dell’AI, il cui uso può sfuggire ad ogni controllo essendo a disposizione di tutti, e quindi anche di sabotatori, terroristi, criminali, non escludendo manipolatori interessati a strategie di destabilizzazione.
Il terzo rischio è il possibile impatto sociale che l’AI può avere sul mondo del lavoro. Siamo consapevoli che la tecnologia ha sempre storicamente accelerato la scomparsa di vecchi mestieri e la conseguente nascita di nuovi ma adesso la velocità impressionante dell’AI non consente di proteggere e riskillare in tempo utile chi esce dal ciclo produttivo.
Ultimo, ma non ultimo rischio è l’allentamento delle interazioni umane con l’effetto per noi di diventare antisociali, minaccia questa che la Politica sembra del tutto impreparata ad affrontare.
Soluzioni? Bremmer sostiene che ci vorrà una nuova crisi pandemica che stimoli il mondo intero a rimboccarsi velocemente le maniche intervenendo con provvedimenti mirati, efficaci, tempestivi e globali. Ciò richiederà una cabina di regia di alto livello: solo l’ONU potrebbe farcela - afferma Bremmer - istituendo una Agenzia per l’Intelligenza
Artificiale con ampi e riconosciuti poteri di intervento.
Qualche commento per meglio inquadrare l’argomento. Il software ChatGPT è una chatbot - in sintesi un programma automatizzato che simula la comunicazione umana - diffusa a fine novembre 2022 e che sta incontrando una eccezionale popolarità. La sua diffusione è tale che in soli 5 giorni dal lancio ha registrato 1 milione di utenti (Facebook ci aveva messo 10 mesi per arrivare allo stesso risultato, Netflix 3 anni) e che l’11 gennaio 2023 il sistema è andato il tilt per i troppi utenti connessi.
In molti sono preoccupati dai riflessi negativi che il suo uso può avere, per esempio, in ambito educativo dato l’uso improprio che alcuni studenti possono farne, tanto da esserne già stato espressamente vietato l’utilizzo nelle scuole pubbliche a New York.
Le potenzialità oggi offerte da ChatGPT sono nettamente superiori a quelle di qualunque altro Chatbot attualmente in commercio, estremamente svariate e che riguardano campi nei quali possono entrare in gioco i diritti, anche fondamentali, della Persona.
Vi sono poi alcune considerazioni da premettere per le valutazioni normative su ChatGPT.
Innanzitutto, occorre tenere ben presente che il software in questione sta vivendo un momento di tumultuoso sviluppo e in una tale continua evoluzione che può rendere, in breve tempo, obsoleta ogni normativa tesa a regolamentarne l’uso.
Un ulteriore elemento imprescindibile nell’analisi del fenomeno è la sua portata sovranazionale, globale. Questo complica le cose perché le decisioni di fondo, le scelte di regolamentazione, le interpretazioni sul suo corretto utilizzo e delle relative conseguenze dovranno per forza tener conto di quell’insieme di principi e valori condivisi in ambito globale riferiti alle normative di numerosi Stati e di altrettante convenzioni internazionali.
Un terzo aspetto che accompagna le considerazioni legali inerenti ChatGPT riguarda proprio la vastità del suo potenziale utilizzo. Essendo un programma che, a differenza di altre chatbot, si prefigge potenzialmente di rispondere a richieste in qualsiasi ambito e su qualunque argomento, non è possibile effettuare una completa elencazione e ricognizione dei molteplici utilizzi che ne possono derivare, ma occorre via via esemplificare e raccogliere le ipotesi soffermandosi sui più rilevanti diritti che potenzialmente verrebbero toccati e pregiudicati.
Per riassumere, aggiungo qualche informazione ai potenziali pericoli derivanti dall’uso di ChatGPT:
• dato che ChatGPT è un generatore di testo, può essere utilizzato per produrre contenuti volutamente falsi e ingannevoli, come ad esempio contenuti manipolatori dell’opinione pubblica e discriminatori nei confronti di minoranze, concorrenti, antagonisti
• diffusione di informazioni sbagliate: se ChatGPT viene alimentato con dati errati
può generare informazioni sbagliate che, se diffuse, possono causare equivoci, confusione, smarrimento ingenerando, di conseguenza, comportamenti deviati
• problemi di violazione della sfera personale, che possono compromettere la credibilità, l’affidabilità e la reputazione delle persone con tutte le strumentalizzazioni che ne possono derivare, ad iniziare dalla possibile demolizione di un avversario politico, ad esempio.
È evidente che l’argomento sul tappeto non è banale, di natura passeggera e destinato a coinvolgere una ristretta cerchia di persone. Tutt’altro.
Lo si può considerare come una delle prossime, immediate sfide globali per l’Umanità.
Sempre con l’intendimento di dare un contributo di chiarezza e di procurarci uno scuotimento creativo - indispensabile per la soluzione dei veri problemi - non sarebbe il caso che tutti noi cominciassimo a dotarci, su questo come su altri aspetti della nostra esistenza, di un buon livello di consapevolezza, sorgente primaria del senso di responsabilità?
Per insufficiente consapevolezza di sé - spirito chiuso - le persone sono state abituate ad attendere istruzioni. Non ce lo possiamo più permettere!
Fabrizio FaviniLa pandemia ha reso possibile quel che prima era impensabile. Due governi, il Conte II e il Draghi, si sono succeduti nella scrittura prima e nell’implementazione poi del PNRR, il Piano di investimenti e riforme da cui dipendono la ripresa e la crescita del nostro Paese.
Negli anni 2020-2022, tuttavia, il dibattito politico ha vissuto un paradosso: mentre i governi annunciavano e realizzavano investimenti di lungo periodo con il PNRR, le riforme strutturali sono state messe da parte proprio per via dell’emergenza. E così, con l’insediamento del Governo Meloni, ci siamo ritrovati a parlare di reddito di
cittadinanza e quota pensionistica come se 3 anni e 2 governi non fossero mai passati dato che durante il Governo Conte II e il Governo Draghi non si è riusciti a metter mano a nessuna grande riforma. Il Conte II era infatti un governo politico che in una parte della sua maggioranza si portava dietro proprio quegli errori che avrebbe poi dovuto risolvere; il Draghi invece è rimasto prigioniero dei veti incrociati dei molti partiti che lo componevano (e che magari guardavano già alle elezioni).
Personalmente ho avuto la fortuna di rivestire un ruolo in entrambi i governi, come consigliere del Ministro Gualtieri
nel Conte II e come capodipartimento alla Programmazione Economica nel Governo Draghi, e ho potuto seguire la costruzione del PNRR fin dall’inizio. Una «partita doppia», perché si tratta di un Piano a cavallo tra due governi e perché il PNRR è fatto di due ingredienti fondamentali: investimenti e riforme.
L’iniziativa del Next Generation EU, con cui nel giugno 2021 per la prima volta l’Unione Europea ha finanziato con debito comune le spese per investimento dei Paesi aderenti per complessivi 750 miliardi in cinque anni (dal 2022 al 2026), non ha la stessa rilevanza per tutti i Paesi. La Germania, per esempio, ha ottenuto finanziamenti per un piano di investimenti piccolo e tutto sommato marginale nel bilancio del governo tedesco: circa 28 miliardi di euro.
Per l’Italia, complici i suoi tanti ritardi, il PNRR con i suoi 191 miliardi di euro – pari al 25,5% dell’intero Piano - è diventato una sorta di «ultima spiaggia» per ritornare su uno stabile sentiero di crescita, quando i progetti di investimento diventeranno vere
e proprie opere di cemento e ferro - accanto ai molti investimenti verdi, come gli impianti di energie rinnovabili.
Il PNRR rappresenta però anche – e forse soprattutto – un cambiamento strutturale nel funzionamento della Pubblica Amministrazione e come tale potenzialmente è in grado di rilanciare la capacità di spesa in investimenti ordinari in un Paese che notoriamente non è capace di spendere che una piccola parte dei fondi per lo sviluppo e la coesione europei (FSE, FESR), e nazionali (FSC).
È nota la difficoltà dell’Italia nella spesa per investimenti; si mette a bilancio 1 miliardo ogni 3 stanziati: sulla base del dato storico dei pagamenti si prevede cioè che solo 1 miliardo su 3 venga effettivamente speso nell’anno in cui è stanziato, il resto rimane a bilancio per un numero molto alto di anni. Paradossalmente conviene anche al bilancio pubblico che lo stanziamento per investimenti sia solo una promessa politica dell’immediato e divenga una spesa effettiva solo nell’arco di molti anni: infatti, finché non si spende, non aumenta il deficit e il debito pubblico.
È evidente da tutti questi numeri come il tasso di realizzazione degli interventi sia insoddisfacente e questo deve rappresentare un utile monito per ripensare l’approccio alla programmazione e all’attuazione degli investimenti pubblici.
Più di una volta il Presidente Draghi sottolineò la necessità di un’accurata quanto celere programmazione delle risorse pubbliche, in grado di garantire tanto una loro efficiente allocazione quanto un loro efficace utilizzo.
Si conta che gli importanti passi in avanti avviati in ambito PNRR in termini di
rafforzamento della capacità amministrativa e del supporto tecnico-operativo alle amministrazioni locali - in particolare di quelle del Sud - dispiegheranno a breve i loro effetti sull’intera gestione delle risorse di investimento. Il modello PNRR, costituito da una metodologia di lavoro per scadenze e risultati, con un cronoprogramma di spesa e di attività definito e misurato tramite specifici obiettivi qualitativi e quantitativi, un monitoraggio proattivo, procedure semplificate e l’impiego di taskforce snelle ed efficaci, diverrà l’auspicata prassi amministrativa a cui ispirarsi per la gestione di tutte le risorse pubbliche e per l’esecuzione degli investimenti pubblici. E forse è questa la vera riforma – una vera e propria rivoluzione – che il PNRR sta contribuendo a realizzare in Italia.
Quel che conta ora è che il governo Meloni non torni indietro sul PNRR per paura di affrontare le riforme in esso contenute e per le difficoltà che i Comuni dovranno affrontare per spendere le risorse del Piano. Il Presidente Meloni sta infatti in parte seguendo le orme del precedente governo circa il suo orientamento sulla guerra ucraina e nella prudenza sui conti pubblici ma d’altro lato su tutta una serie di questioni, compreso il PNRR, sta imboccando una strada radicalmente diversa. Il Piano è ormai ben noto a tutti e non si può dire che riforme e difficoltà di attuazione degli investimenti non fossero ben note fin dall’inizio.
È ovvio che i Comuni - soprattutto quelli del Sud – affronteranno varie difficoltà nella sua attuazione ma la disciplina del PNRR deve essere utilizzata proprio per cambiare il funzionamento della PA e rilanciare la spesa per investimento che tanto serve soprattutto al nostro Mezzogiorno. Rinnegare i vincoli del PNRR spostando i progetti sulla programmazione ordinaria dei fondi di coesione può perfino
essere popolare presso le amministrazioni che si sentono oberate di responsabilità ma significa rassegnarsi ai soliti ritardi e inconcludenze tipici degli investimenti finanziati sui fondi di coesione nazionali ed europei. Voler rinegoziare adesso il Piano in maniera sostanziale, magari cedendo terreno agli altri Paesi europei nelle trattative sugli aiuti di Stato e il Patto di stabilità, vorrebbe dire rinunciare in partenza al tentativo di migliorare strutturalmente il funzionamento della nostra PA e perdere tutta la nostra credibilità in Europa.
Una delle industrie emergenti della cosiddetta transizione ecologica riguarda gli interventi per la mitigazione dei cambiamenti climatici o addirittura gli interventi diretti o indiretti per la modificazione del clima. Ad esempio, fra i metodi indiretti possiamo classificare tutti quelli che riguardano l’assorbimento e lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CO2) dell’atmosfera mentre fra quelli diretti andiamo a classificare la cosiddetta geoingegneria solare che tende a ridurre la luce solare - e quindi raffreddare la Terra - immettendo grandi quantità di aerosol al di sopra dei 20 km di altezza. Si tratta di metodi che fanno pensare al dottor Stranamore ma, per quanto possa sembrare paradossale, ci sono piccole e grandi imprese che lavorano su queste cose e schiere di “scienziati” che ci hanno
costruito sopra una carriera. Fra queste tecniche Stranamore dobbiamo includere gli interventi sugli oceani e sul mare in generale.
La più vecchia di queste tecniche è stata proposta alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso dall’oceanografo americano John Martin e provata sperimentalmente. La tecnica consiste nel disciogliere ferro - o composti di ferro - nelle acque oceaniche per favorire la crescita del plankton e quindi assorbire grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera e dal mare.
Ad esempio in un esperimento condotto nel 2002 sono state rovesciate nel mare circa 1,7 tonnellate di solfato di ferro che hanno mostrato un notevole aumento della massa organica e quindi un aumento del flusso di anidride carbonica dall’atmosfera al mare. Il plankton prodotto può affondare e quindi sottrarre carbonio alla superficie. L’oceano contiene circa 50 volte il carbonio presente in atmosfera e pertanto funziona come un termostato che attraverso processi biotici (basati cioè su processi biologici) e abiotici (basati su processi chimici) regola la quantità di carbonio in atmosfera.
Le tecniche di geoingegneria applicata al mare si possono raggruppare in quelle di sequestro del carbonio, di riduzione delle emissioni e di raffreddamento.
Le prime includono la fertilizzazione dell’oceano (Ocean Fertilization, OF) che abbiamo citato, la cultura di macroalghe in superficie e il successivo affondamento (afforestazione, AF). Sia OF che AF fondamentalmente tendono ad aumentare l’attività fotosintetica nel mare e nel
caso di AF la coltura di macroalghe con il loro successivo affondamento può potenzialmente assorbire grandi quantità di CO2. Nei processi naturali l’anidride carbonica viene disciolta nell’acqua del mare che però così facendo si acidifica e quindi limita o ritarda ogni ulteriore scioglimento. Le tecniche di rafforzamento dell’alcalinità dell’oceano (OAE) tendono a ridurre questo effetto aumentando artificialmente l’alcalinità delle acque superficiali. Questo può essere fatto sciogliendo grandi quantità di carbonato di calcio e silicato di calcio oppure separando acidi e basi dalle acque superficiali e pompando i residui acidi a profondità superiori a 2 km. Le stesse tecniche di pompaggio potrebbero esser usate per rimuovere l’anidride carbonica assorbita e liquefatta dall’atmosfera.
Le tecniche di riduzione delle emissioni di CO2 sono tutte indirette nel senso che l’oceano in questo caso viene usato come risorsa per generare energia sfruttando le maree o la differenza di temperatura fra le acque superficiali (più calde) e quelle profonde. Come risultato complementare, alcune di queste tecniche possono produrre anche acqua desalinizzata.
Infine le tecniche di raffreddamento includono fondamentalmente l’aumento delle capacità riflettenti dell’oceano o delle nubi che lo sovrastano. La riflettività dell’oceano si può aumentare con prodotti chimici che stabilizzano le bolle o le schiume superficiali, mentre l’inseminazione delle nubi ne potrebbe aumentare la capacità riflettente. Ad un aumento della capacità riflettente corrisponde una diminuzione dell’energia solare che arriva in superficie con conseguente raffreddamento del pianeta.
Questi propositi di intervento sono stati fortemente criticati da un documento del GESAMP (Group of Expert on the Scientific Aspect of Marine Protection), un gruppo di lavoro dell’ONU.
Le critiche si concentrano soprattutto sugli effetti che queste tecniche avrebbero sul mare profondo e sul fondo stesso dell’oceano. Ad esempio OF può alterare la massa di fitoplankton (organismi in grado di sintetizzare sostanze organiche da sostanze inorganiche) e quindi l’equilibrio di ecosistemi alterando i cicli di fosforo e azoto che sono vitali per il mare. Questi cambiamenti potrebbero influenzare la disponibilità di materiale organico alterando quindi la disponibilità di ossigeno. La coltivazione delle alghe in superficie può aumentare in modo sproporzionato la disponibilità di cibo nelle acque profonde alterando gli equilibri fra le specie di pesci. L’anidride carbonica liquida pompata a grandi profondità creerebbe strati sul fondo del mare che potrebbero soffocare l’attività biologica.
Esiste anche in questo caso il problema della governance, cioè stabilire quale sarebbe l’organismo internazionale che si prende l’onere di regolare tutta questa attività. Attualmente gli interventi sulle acque territoriali vengono regolate dai singoli Stati e, a livello internazionale, da trattati quali lo UNCLOS (Convenzione delle Nazioni Unite sulla Legge del Mare) o dalla Convenzione di Londra e dal Protocollo di Londra.
Ma è chiaro che un’estesa attività di questo genere richiede un costante monitoraggio dello stato degli oceani. Come nel caso dell’ingegneria solare, diventa difficile e
discutibile anche una sperimentazione limitata. Nell’inverno del 2022 lo Stato del Messico ha proibito qualunque esperimento di geoingegneria sul suo territorio dopo che un esperimento con due palloni era stato tentato in Baja California da una startup americana. Il pericolo maggiore di queste tecniche è che, considerata la vastità dell’impegno tecnologico, esse siano accessibili solo ai Paesi più ricchi e progrediti. Per combattere i cambiamenti climatici le strade sono o quella di una drastica riduzione di consumi ed emissioni o quella di rassegnarsi a vivere in un mondo diverso: dopo tutto l’Uomo è un’espressione della Natura.
Federica, che profilo fai di te stessa; chi sei per chi non ti conosce?
Nella mia attività sportiva ho sempre cercato di dare il 100%. Quindi per me le gare non sono mai state una passeggiata, ma una lotta all’ultimo respiro, lotta che io cercavo. Quando capivo di dover entrare in acqua e combattere allo spasimo, l’adrenalina mi scorreva ancora più forte ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararmi all’assalto, come il lupo che, prima di andare a caccia, per affrontare la
lotta digiuna. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie: le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite, le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l’unica consapevole di quali sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Considera solo questo dato: i miei allenamenti quotidiani consistevano nel fare 180 vasche al mattino e 180 nel pomeriggio!
Perché il libro ORO?
Il mio libro è una ricerca su me stessa, è un sogno realizzato. La mia vita sportiva l’ho più volte raccontata; la mia vita personale mai. A parte le vicende personali, quello che vi racconto è il continuo stimolo ad un obiettivo in particolare, quello della perfezione. L’essere così dura con me stessa mi ha fatto capire quando smettere con l’agonismo, perché il mio fisico non mi avrebbe più sostenuto. Quindi non è una biografia, bensì una prova di introspezione, molto impegnativa.
Questo tuo desiderio di raccontarti a tutto tondo forse nasce dal fatto che a volte ti sei sentita incompresa? Che cosa non abbiamo capito di te?
L’ho fatto per dare trasparenza alla mia vita, mettendo insieme eventi sportivi, ben noti a tanti, con fatti decisamente personali. Il tutto senza terze parti che facessero da intermediari, da influenzatori, da interpreti più o meno attendibili. Così viene conosciuta una Federica Pellegrini sicuramente diversa. Anche in tal caso mi sono messa alla prova, una prova difficile, ma entusiasmante.
Nel tuo libro si nota un aspetto emotivo molto accentuato: la preparazione alle gare, l’adrenalina, la sfida con se stessi. Oggi questa adrenalina dove la cerchi?
Cosa mi dà la stessa adrenalina? Temo nient’altro. Ho vissuto 20 anni in acqua; come posso pensare di sostituirli con una esperienza analoga?
Tornando indietro nel tempo, quali esperienze ti sono state utili?
Agli inizi ho incontrato difficoltà di comprensione col pubblico e con le autorità sportive federali. Il profilo di donna vincente ha creato molti pregiudizi su di me – stiamo parlando di 20 anni fa. Per dirtene una, allora si sosteneva che lLe gare femminili servissero a dare una pausa di riposo alle gare dei maschi. Le cose poi pian piano sono migliorate. La percezione della donna di successo nello sport sta finalmente cambiando. Il tutto in ogni caso, è servito anche a sviluppare una maggiore attenzione e sensibilità sui giovani da parte dei media.
E questo ci ha portato a pensare al Progetto Academy, anche per insegnare ai ragazzi come meglio comportarsi nelle competizioni sportive.
Adesso sei diventata membro del CIO. Che idee hai?
Proporre il fatto che tutte le Federazioni possano disporre di una Commissione Atleti interna. Il fatto di averla ci dà modo di comunicare molto meglio tra tutti noi, anche perchè questa comunicazione finora è spesso mancata.
A cura di Fabrizio Favini.
Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano
favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.
Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili
a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.
Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione
(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).
Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.
È professore ordinario di Economia Politica all’Università Statale di Milano.
È stato consigliere economico della Presidenza del Consiglio nei governi Renzi e Gentiloni;
poi consigliere del Ministro dell’Economia Gualtieri e Capo Dipartimento
Programmazione e Coordinamento Politica Economica del governo Draghi. Con Egea ha
pubblicato Le riforme dimezzate (2018) e Partita doppia (2023).
Laureato in Fisica presso l’Università dell’Aquila. Ha trascorso lunghi periodi di studio presso l’Università del Maryland, il Massachusetts Institute of Technology, il National Center
for Atmospheric Research (NCAR). Nel 1994 diventa professore di ruolo presso l’Università dell’Aquila in Fisica dell’Atmosfera e Oceanogra-fia. Nel 2001 ha fondato e poi diretto il Centro di Eccellenza per la
Previsione di eventi Meteorologici severi (CETEMPS). In passato è risultato principal investigator per diversi progetti della NASA; attualmente è associate investigator per il progetto Venus-Express.
Nel 2005 è stato nominato membro dell’Accademia dei Lincei. Per l’Agenzia Spaziale Italiana partecipa al progetto triennale Quitsat. Gli interessi principali ri-guardano lo studio del clima per mezzo di satelliti, la chimica
dell’atmosfera e la meteorologia ad alta riso-luzione. Vanta oltre 130 pubblicazioni su riviste internazionali e 10 libri quale editor.
Soprannominata La Divina, Federica è stata la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi. Nel 2002, a soli 14 anni, partecipò per la prima volta ai campionati italiani assoluti, dove vinse
una medaglia di bronzo. Nel 2004 si affermò come la più forte stileliberista nazionale, vincendo 15 titoli italiani tra gare individuali e staffette. A livello nazionale ha complessivamente
vinto 130 medaglie d’oro, per un totale di 181 podi assoluti. A livello internazionale il suo straordinario percorso, iniziato con i Giochi Olimpici di Atene (2004), si è concluso con
l’Olimpiade di Tokio (prevista nel 2020, ma disputata nel 2021): il bilancio finale è di 22 medaglie d’oro tra Olimpiadi, Campionati Mondiali ed Europei, il tutto accompagnato da 11
record mondiali. Si è ritirata nel 2021 a 33 anni. È membro della Commissione Atleti del CIO. Ha recentemente pubblicato il suo libro ORO
Perché Rivoluzione Positiva?
Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.
Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i
presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro
modo di pensare e, quindi, nel nostro comportamento.
Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci
rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.
Oggi chi non si ferma a guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.
Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare,
di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.
Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali
di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si
uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.
Fabrizio Favini
Edoardo Boncinelli
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
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Acquisizione personalizzata del MODELLO Competenze Emotive per Prestazioni Eccellenti, composto dai Moduli:
• Consapevolezza di sé
• Padronanza di sé
• Motivazione
• Abilità Sociali
• Rapporto Empatico
Acquisizione TECNICHE per Comportamento Aumentato:
• Manuale di Sviluppo Umano
• Cervello emotivo VS Cervello razionale
• La potenza degli Stati d’Animo
• Come gestire l’Egocentrismo
• Come sviluppare Percezione e Pensiero
• Come gestire le Trappole della nostra Mente, la tirannia delle Abitudini, l’Autoinganno
• Come gestire Stress ed Ansia
• Come gestire Comunicazione e Feed-back
• Come gestire la Diversità
• Come orientare l’Azienda alla Leadership Lungimirante.