3 minute read

Intervista a Federica Pellegrini

Campionessa mondiale ed olimpionica di nuoto

Federica, che profilo fai di te stessa; chi sei per chi non ti conosce?

Nella mia attività sportiva ho sempre cercato di dare il 100%. Quindi per me le gare non sono mai state una passeggiata, ma una lotta all’ultimo respiro, lotta che io cercavo. Quando capivo di dover entrare in acqua e combattere allo spasimo, l’adrenalina mi scorreva ancora più forte ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararmi all’assalto, come il lupo che, prima di andare a caccia, per affrontare la lotta digiuna. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie: le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite, le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l’unica consapevole di quali sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Considera solo questo dato: i miei allenamenti quotidiani consistevano nel fare 180 vasche al mattino e 180 nel pomeriggio!

Perché il libro ORO?

Il mio libro è una ricerca su me stessa, è un sogno realizzato. La mia vita sportiva l’ho più volte raccontata; la mia vita personale mai. A parte le vicende personali, quello che vi racconto è il continuo stimolo ad un obiettivo in particolare, quello della perfezione. L’essere così dura con me stessa mi ha fatto capire quando smettere con l’agonismo, perché il mio fisico non mi avrebbe più sostenuto. Quindi non è una biografia, bensì una prova di introspezione, molto impegnativa.

Questo tuo desiderio di raccontarti a tutto tondo forse nasce dal fatto che a volte ti sei sentita incompresa? Che cosa non abbiamo capito di te?

L’ho fatto per dare trasparenza alla mia vita, mettendo insieme eventi sportivi, ben noti a tanti, con fatti decisamente personali. Il tutto senza terze parti che facessero da intermediari, da influenzatori, da interpreti più o meno attendibili. Così viene conosciuta una Federica Pellegrini sicuramente diversa. Anche in tal caso mi sono messa alla prova, una prova difficile, ma entusiasmante.

Nel tuo libro si nota un aspetto emotivo molto accentuato: la preparazione alle gare, l’adrenalina, la sfida con se stessi. Oggi questa adrenalina dove la cerchi?

Cosa mi dà la stessa adrenalina? Temo nient’altro. Ho vissuto 20 anni in acqua; come posso pensare di sostituirli con una esperienza analoga?

Tornando indietro nel tempo, quali esperienze ti sono state utili?

Agli inizi ho incontrato difficoltà di comprensione col pubblico e con le autorità sportive federali. Il profilo di donna vincente ha creato molti pregiudizi su di me – stiamo parlando di 20 anni fa. Per dirtene una, allora si sosteneva che lLe gare femminili servissero a dare una pausa di riposo alle gare dei maschi. Le cose poi pian piano sono migliorate. La percezione della donna di successo nello sport sta finalmente cambiando. Il tutto in ogni caso, è servito anche a sviluppare una maggiore attenzione e sensibilità sui giovani da parte dei media.

E questo ci ha portato a pensare al Progetto Academy, anche per insegnare ai ragazzi come meglio comportarsi nelle competizioni sportive.

Adesso sei diventata membro del CIO. Che idee hai?

Proporre il fatto che tutte le Federazioni possano disporre di una Commissione Atleti interna. Il fatto di averla ci dà modo di comunicare molto meglio tra tutti noi, anche perchè questa comunicazione finora è spesso mancata.

A cura di Fabrizio Favini.
This article is from: