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I pericoli dell’intelligenza artificiale
Probabilmente all’attenzione dei più è passata inosservata l’intervista che il Corriere della Sera del 1° giugno scorso ha fatto a Ian Bremmer, politologo di New York.
Di fronte alla precisa domanda dell’intervistatore - Quali sono i rischi immediati che lei vede sul fronte dell’Intelligenza Artificiale – Bremmer ha detto di vedere 4 rischi piuttosto precisi.
Il primo è la disinformazione che, vista la potenza e la diffusione fulminea dell’AI, può diventare devastante nei confronti della credibilità e dell’autorevolezza di democrazie, istituzioni, leader, realtà di mercato.
Il secondo rischio è la proliferazione dell’AI, il cui uso può sfuggire ad ogni controllo essendo a disposizione di tutti, e quindi anche di sabotatori, terroristi, criminali, non escludendo manipolatori interessati a strategie di destabilizzazione.
Il terzo rischio è il possibile impatto sociale che l’AI può avere sul mondo del lavoro. Siamo consapevoli che la tecnologia ha sempre storicamente accelerato la scomparsa di vecchi mestieri e la conseguente nascita di nuovi ma adesso la velocità impressionante dell’AI non consente di proteggere e riskillare in tempo utile chi esce dal ciclo produttivo.
Ultimo, ma non ultimo rischio è l’allentamento delle interazioni umane con l’effetto per noi di diventare antisociali, minaccia questa che la Politica sembra del tutto impreparata ad affrontare.
Soluzioni? Bremmer sostiene che ci vorrà una nuova crisi pandemica che stimoli il mondo intero a rimboccarsi velocemente le maniche intervenendo con provvedimenti mirati, efficaci, tempestivi e globali. Ciò richiederà una cabina di regia di alto livello: solo l’ONU potrebbe farcela - afferma Bremmer - istituendo una Agenzia per l’Intelligenza
Artificiale con ampi e riconosciuti poteri di intervento.
Qualche commento per meglio inquadrare l’argomento. Il software ChatGPT è una chatbot - in sintesi un programma automatizzato che simula la comunicazione umana - diffusa a fine novembre 2022 e che sta incontrando una eccezionale popolarità. La sua diffusione è tale che in soli 5 giorni dal lancio ha registrato 1 milione di utenti (Facebook ci aveva messo 10 mesi per arrivare allo stesso risultato, Netflix 3 anni) e che l’11 gennaio 2023 il sistema è andato il tilt per i troppi utenti connessi.
In molti sono preoccupati dai riflessi negativi che il suo uso può avere, per esempio, in ambito educativo dato l’uso improprio che alcuni studenti possono farne, tanto da esserne già stato espressamente vietato l’utilizzo nelle scuole pubbliche a New York.
Le potenzialità oggi offerte da ChatGPT sono nettamente superiori a quelle di qualunque altro Chatbot attualmente in commercio, estremamente svariate e che riguardano campi nei quali possono entrare in gioco i diritti, anche fondamentali, della Persona.
Vi sono poi alcune considerazioni da premettere per le valutazioni normative su ChatGPT.
Innanzitutto, occorre tenere ben presente che il software in questione sta vivendo un momento di tumultuoso sviluppo e in una tale continua evoluzione che può rendere, in breve tempo, obsoleta ogni normativa tesa a regolamentarne l’uso.
Un ulteriore elemento imprescindibile nell’analisi del fenomeno è la sua portata sovranazionale, globale. Questo complica le cose perché le decisioni di fondo, le scelte di regolamentazione, le interpretazioni sul suo corretto utilizzo e delle relative conseguenze dovranno per forza tener conto di quell’insieme di principi e valori condivisi in ambito globale riferiti alle normative di numerosi Stati e di altrettante convenzioni internazionali.
Un terzo aspetto che accompagna le considerazioni legali inerenti ChatGPT riguarda proprio la vastità del suo potenziale utilizzo. Essendo un programma che, a differenza di altre chatbot, si prefigge potenzialmente di rispondere a richieste in qualsiasi ambito e su qualunque argomento, non è possibile effettuare una completa elencazione e ricognizione dei molteplici utilizzi che ne possono derivare, ma occorre via via esemplificare e raccogliere le ipotesi soffermandosi sui più rilevanti diritti che potenzialmente verrebbero toccati e pregiudicati.
Per riassumere, aggiungo qualche informazione ai potenziali pericoli derivanti dall’uso di ChatGPT:
• dato che ChatGPT è un generatore di testo, può essere utilizzato per produrre contenuti volutamente falsi e ingannevoli, come ad esempio contenuti manipolatori dell’opinione pubblica e discriminatori nei confronti di minoranze, concorrenti, antagonisti
• diffusione di informazioni sbagliate: se ChatGPT viene alimentato con dati errati può generare informazioni sbagliate che, se diffuse, possono causare equivoci, confusione, smarrimento ingenerando, di conseguenza, comportamenti deviati
• problemi di violazione della sfera personale, che possono compromettere la credibilità, l’affidabilità e la reputazione delle persone con tutte le strumentalizzazioni che ne possono derivare, ad iniziare dalla possibile demolizione di un avversario politico, ad esempio.
È evidente che l’argomento sul tappeto non è banale, di natura passeggera e destinato a coinvolgere una ristretta cerchia di persone. Tutt’altro.
Lo si può considerare come una delle prossime, immediate sfide globali per l’Umanità.
Sempre con l’intendimento di dare un contributo di chiarezza e di procurarci uno scuotimento creativo - indispensabile per la soluzione dei veri problemi - non sarebbe il caso che tutti noi cominciassimo a dotarci, su questo come su altri aspetti della nostra esistenza, di un buon livello di consapevolezza, sorgente primaria del senso di responsabilità?
Per insufficiente consapevolezza di sé - spirito chiuso - le persone sono state abituate ad attendere istruzioni. Non ce lo possiamo più permettere!