LA LEGIONE CECO-SLOVACCA IN ITALIA E LA GRANDE GUERRA

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Mirella De Martini La Grande Guerra dei legionari cechi e slovacchi sul fronte italiano. Segni e luoghi della memoria in provincia di Vicenza e dintorni Questo contributo riguarda aspetti della storia locale, in luoghi dell’Italia settentrionale ai quali è associata la presenza di legionari cechi e slovacchi nella Grande Guerra: in speciico sul territorio dell’attuale provincia di Vicenza, con alcuni riferimenti alle province limitrofe. 1. CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE 1.1 Lo stemma della provincia di Vicenza ricorda a tutti la Grande Guerra e il numero dei soldati nei sacrari che vi sono rafigurati esprime la dimensione del conlitto, considerato che nei quattro monumenti alla memoria celebrativa dei monti: Pasubio, Cimone, Asiago e Grappa sono custodite complessivamente le spoglie di quasi 83.600 soldati, dell’esercito italiano e di quello multinazionale austro-ungarico1. Questi sacrari rappresentano un po’ tutti i sacrari italiani. 1.2 Dagli anni Venti in Italia si pensò di conservare la memoria della Grande Guerra mediante la costruzione di imponenti opere monumentali con scopo celebrativo, sui luoghi dei combattimenti o nelle vicinanze, dal Friuli Venezia Giulia alla Lombardia. 1.3 La vastità del fronte fu tale per cui, da est a ovest lungo il conine mobile, sia dalla parte austro-ungarica che dalla parte italiana si trovarono a combattere quasi ovunque afiancati uomini di nazionalità differenti, accomunati dal fatto di appartenere ad un vasto ma unico organismo statale o alle alleanze politico-militari degli stati cobelligeranti. 1.4 Le fonti della memoria si trovano oggi, oltre che nei luoghi isici, anche in spazi virtuali e, nonostante i limiti da questi presentati (per esempio la conseguenza della volatilità delle fonti), sarebbe ormai impensabile non usufruirne nella ricerca e nella prassi didattica2. 2. L’INIZIO Com’è noto, la costituzione di un corpo militare ceco-slovacco in Italia, composto da volontari fra i soldati dell’esercito austro-ungarico fatti prigionieri dagli italiani, fortemente voluta dal Conseil national des Pays Tchèques con sede a Parigi, attraverso il suo rappresentante Milan Rastislav Štefánik, trovò attuazione soltanto con la irma della Convenzione il 21 aprile 19183. Ne seguirono l’addestramento dei cechi e slovacchi a Foligno e, dopo la consegna della bandiera, avvenuta il 24 maggio a Roma all’Altare della Patria, il trasferimento al nord. Veramente già nel febbraio 1918 soldati cechi e slovacchi erano stati inviati al nord, inquadrati in battaglioni di lavoro per eseguire opere verso il fronte in pianura nelle province di Mantova, Rovigo e Verona. Non ancora nella provincia di Vicenza.

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In prevalenza nel Sacrario militare di Asiago, in località Leiten (54.286) e nel Sacrario di Cima Grappa (22.910); seguono con cifre inferiori quelli del Pasubio (5.186) e del Cimone (1.210). Il numero dei soldati italiani non identiicati custoditi nei quattro sacrari è notevolmente superiore a quello degli identiicati e lo scarto tra ignoti e identiicati è ancora maggiore per i soldati dell’esercito austro-ungarico. In questa ricerca mi sono avvalsa in particolare del PAMÁTNÍK ČS. LEGIÍ: http://www.pamatnik.valka.cz/ index.php/databaze-padlych-a-zemelych e del FAST: http://fastarchivio.provincia.treviso.it/ Convenzione fra il Governo Italiano e il Consiglio Nazionale dei Paesi Czeco-Slovachi, Roma, 21 aprile 1918, a irma V. E. Orlando e M. R. Štefánik. Il testo è riprodotto in FRANCESCO LEONCINI (a cura di): Il Patto di Roma e la Legione Ceco-Slovacca: tra Grande Guerra e nuova Europa. Vittorio Veneto: Kellermann, 2014, pp. 54-56.

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