I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il nemico di Luigi La Rosa
A
ll'occorrenza Janet sapeva anche rivelarsi una madre dura e particolarmente severa. L'ultima volta che Virginie c'aveva provato, non erano bastati i rimproveri, né la minaccia di rinchiuderla in casa per il resto dei
suoi giorni, a farla desistere da quelle fughe irruente e un po' capricciose. Certi giorni la piccola spariva per delle ore, durante le quali cercarla era inutile: chissà quanti e quali nascondigli s'inventava. Poi, eccola rientrare con il suo sorriso affannato e la pelle scottata dall'afa, che sotto gli occhi disegnava occhiaie grandi come monete. Eppure, sua madre credeva di essere stata chiara: oltre il cortile, oltre le foglie vizze che contornavano di un bronzo dorato e polveroso le siepi spettinate dell'ingresso, il divieto d'uscire si faceva assoluto. Indiscutibile. Sebbene inascoltato. Virginie avrebbe compiuto otto anni la prossima vigilia di Natale, ma i mesi che precedevano l'inverno apparivano
minacciosi e carichi
d'angoscia. Janet covava dentro di sé il timore desolante di non farcela, e lo trasmetteva alla bambina attraverso i suoi gesti fermi, intensi, appesantiti dall'apprensione. La città era un deserto, e il quartiere in cui vivevano si stendeva come una penisola frastagliata sulla deserta periferia ovest. Morti ovunque, uomini e donne che si accasciavano come mosche. I quotidiani parlavano di strage climatica. Solo nell'ultima settimana il Comitato di Salute Pubblica aveva certificato addirittura ben sette decessi, tra cui quello precoce dei gemelli W arren, i due monelli sdentati che abitavano a qualche edificio da loro e che Virginie aveva incontrato giusto qualche volta all'uscita di scuola. Il giorno prima era toccato all'anziana capofamiglia: la vecchia si era distesa intorno allo stagno della grande villa comunale mormorando beOPERA NUOVA 2019/i •
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