CIGNI E ANGELI
Giuliana Pelli Grandini
Cigni e angeli. (Una passeggiata con Carlo)
N
e ll'o nda di sonno il mio braccio è il suo ramo. Dondola. Si stacca. Scende la scalinata sfilacciando con la mano la pozza di sole. Sei felice che vi vediamo? mi chiede. Lancia mirtilli grossi (acini d'uva ciuciati a metà) ai cigni del mare con l'acqua piccola, regno specchiato di affrescate creature, coperte di rosette ammuffite che, bisbigliate in segreta preghiera dietro il pesante portale, filano un canto lieve. Le volte si accendono di st elle e i muri appena sfiorati lacrimano te nerezza per l'infante scrostato a met à, che presenze dolenti e senza dita, accarezzano. Carlo, in solitario girotondo sulle lastre di marmo solletica, senza scuoterne il sonno, chi là sotto non ha più nome. Sorride al diavolo trasandato e barbuto, strisciante sotto il cielo livido de l Luini. Manda baci all'alata forma smunta che palpita nell'intonaco di una colonna laterale. Un ricciolo vola. Gli occhi si abbassano. N ell'onda di sonno il mio braccio è ancora il suo ramo.
Nel suo dire sei felice che vi vediamo, Carlo vuol significare sei felice c he ci vediamo li m are con l'acqua piccola è il lago dava nti alla Chiesa degli angeli.
98 • OPER E NUOVE