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Roberto Milan, Ernesto
from Opera Nuova 2015-1
Roberto Milan
Ernesto
Ji buon Ernesto inciampò stupidamente nella suola di gomma della propria scarpa sinistra e stramazzò rovinosamente al suolo battendo rumorosamente la testa sul grande portone ligneo di un signorile palazzo ottocentesco dipinto di rosa. L' importanza della casa era messa in evidenza dalle maniglie, dal campanello e dalle bordature in ottone lucidato con cura, inoltre dagli immacolati gerani bianchi pomposamente cascanti dalle finestre e dai balconi dell' elegante facciata.
Rimase accasciato sui marmorei gradini, dolorante alla testa e alla spalla, un po' rintronato per il colpo accidentale subito nella caduta fortunosa, ma anche fortunata perché avrebbe potuto essere fatale per la sua incolumità.
Si tastò la testa con le mani, guardando i palmi e le dita per assicurarsi che non uscisse del sangue dalla botta. Lamentandosi tentò a fatica di mettersi a sedere.
I pochi passanti, ignari dell'accaduto, guardavano il malcapitato con indifferenza pensando a un drogato o a un ubriaco.
Il portone si aprì improvvisamente con gran fracasso di catenacci. Apparve sulla soglia una grossa signora con cuffietta in capo, lungo abito nero che copriva anche i piedi e viso scuro e severo. Con una smorfia manifestò ribrezzo e fastidio. Nel frattempo Ernesto era riuscito a mettersi seduto tenendosi sempre la testa fra le mani. - Perché hai bussato, non hai visto il campanello? - gli chiese altezzosa. - Sono scivolato e ho battuto la testa - rispose piagnucolante, con accento straniero e mostrando la botta. - Non è nulla, non si vede nemmeno un goccio di sangue] Ti sta bene, ubriacone! - Sono inciampato.
- Se non sei ubriaco sei uno stupido drogato] - Così dicendo, con rabbiosa energia, richiuse la porta.
Grande fu lo sgomento di Ernesto. Nessuno si prendeva cura di lui. Sforzandosi si rialzò aggrappandosi alle maniglie del portone.
In quel momento giunse un furgone della polizia: due agenti muti e scontrosi lo malmenarono furiosamente con lo sfollagente.
Si accasciò al suolo esanime. Lo caricarono sul cellulare come un sacco e partirono. - Sembra morto] - disse il più anziano voltandosi. - Così non proverà più ad attentare alla vita del nostro caro presidente.
