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Roberto Milan, Banale
from Opera Nuova 2015-1
Roberto Milan Banale
Jl povero Arturo aveva perso la moglie e gli adorati due figli in un banale incidente d'auto. Qualche tempo dopo dovette lasciare il lavoro a causa della conseguente depressione.
Si era ritirato in un piccolo appartamento dal quale usciva soltanto per comprarsi da mangiare. Negli occhi si poteva vedere la profonda malinconia e lo struggente senso di solitudine.
Per cercare di distrarlo dai tristi pensieri la padrona del negozio gli propose più volte di partecipare a una gita collettiva in torpedone lungo le amene rive del lago di Costanza con visita al rinomato parco botanico. Si lasciò convincere e si iscrisse.
Grande fu il suo stupore quando si vide circondato dalle attenzioni premurose ma non soffocanti di Elvira, una sconosciuta e piacente signora seduta accanto a lui.
La seconda sorpresa giunse dopo pochi giorni. Gli telefonò per invitarlo ad una cena a casa sua. Accettò. Pensando di vivere in un sogno, fu però colto da un sentimento di paura. Al risveglio tutto sarebbe crollato.
Giunse all'appuntamento in lieve ritardo con un multicolore mazzo di fiori confezionato con cura e fantasia dal fiorista del paese.
Elvira lo accolse ringraziandolo con entusiasmo. Lo fece accomodare direttamente al tavolo della sala da pranzo, considerando che il risotto era quasi pronto.
Quando lo scodellò Arturo si accorse che era abbondantemente insaporito con funghi, malauguratamente indigesti per lui. Elvira che ne era ghiotta, mangiò anche i suoi. Dopo il riso portò in tavola uno spezzatino misto di carne guarnito con patate novelle e ancora con funghi trifolati. - Sono dispiaciuta, se avessi saputo avrei preparato un altro contorno. Ti ho condito una buona insalata verde. Me li ha portati il vicino, tornato ieri dai monti con una cesta piena e,
conoscendo i miei gusti, me li ha regalati - gli disse gustando con voluttà il suo piatto di prelibati boleti.
La conversazione cadde sul loro viaggio, di quanto era stata simpatica la compagnia, dei bei paesaggi, dei fiori e degli alberi esotici e frondosi, dei cibi a volte un po' troppo saporiti. Dopo il caffè si accomodarono in salotto e la conversazione continuò allegra e spensierata. Parlava quasi sempre lei, lui si limitava ad assentire, ma era contento d'essere in sua compagnia.
Verso mezzanotte Arturo tolse il disturbo. Ringraziandola e salutandola, la baciò sulle guance promettendole di telefonare al più presto per un altro incontro.
Dopo un paio di giorni fu attirato da un trafiletto in fondo alla pagina delle cronache del quotidiano locale: signora sola e tutta la famiglia dell'appartamento accanto a lei, ospedalizzati per banale ma grave avvelenamento da funghi. Deceduti.
Arturo si recò affranto e sconsolato al funerale di Elvira.
Nella notte usci di casa disperatamente depresso.
Andò diritto sul ponte e si gettò nell'acqua gelida che lo accolse con un profondo e affettuoso abbraccio.
