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Profilassi dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale
Angela Umbaldo, Ida D’Acunzo, Annamaria Pagano, Raimondo Cecere, Francesca Diana, Germana Nardini, Giuseppe Schiano di Cola, Francesco Raimondi U.O.S.D. di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale Dipartimento Assistenziale Integrato Materno-Infantile Università degli Studi di Napoli “Federico II” Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) rappresenta il principale agente etiologico delle infezioni delle basse vie respiratorie durante i primi due anni di vita - con un picco di incidenza intorno ai 3-6 mesi - ed è la causa principale di ospedalizzazione dei bambini di età inferiore a un anno (1), soprattutto nei primi 2 mesi. In determinate categorie a rischio il decorso può essere molto grave, conducendo ad un esito mortale (2-3-4). Il VRS è stato descritto per la prima volta nel 1956 (5). Appartiene alla famiglia dei Paramyxoviridae, genere Pneumovirus. Il genoma del VRS è composto da RNA a singola catena lineare e contiene 10 geni che codificano le 2 proteine non strutturali NS1 e NS2 (ritrovate solo nelle cellule infette ma non nei virioni) e le 8 proteine strutturali (presenti sia nelle cellule infette che nei virioni). Le glicoproteine strutturali di superficie G ed F sono i maggiori determinanti antigenici del virus. Il ciclo replicativo ed infettante del virus inizia con l’adesione della proteina G alla cellula ospite; successivamente la proteina F induce la penetrazione del virus all’interno della cellula attraverso la fusione del pericapside con la membrana citoplasmatica e il successivo rilascio del nucleocapside nel citoplasma, dove avvengono la replicazione virale, la sintesi delle nuove proteine e l’assemblaggio di nuovi virioni (6). Epidemiologia del Virus Respiratorio Sinciziale
Il VRS è caratterizzato da un’estrema contagiosità, grazie alla capacità di sopravvivere e di mantenere la virulenza nell’ambiente esterno per ore e alla breve durata della protezione conferita dalla risposta immune, che spiega le frequenti infezioni e/o reinfezioni. L’essere umano costituisce l’unico reservoir conosciuto del virus. La trasmissione può avvenire per contatto diretto con secrezioni infette oppure per contaminazione di oggetti;
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