

I consigli di Zona: Compiti - difficoltà - proposte
La crisi economica che travaglia il paese da diversi mesi è tutt'altro che superata, come d'altronde testimonia la recente flessione della lira sul mercato dei cambi internazionali. Non solo, ma esiste un serio pericolo di un ulteriore aggravamento. Il Governo sta predisponendo alcune misure tendenti a bloccare l'inflazione e promuovere un processo di riconversione industriale e di sviluppo dell'occupazione. Il Parlamento dovrà quindi discutere queste proposte, modificarle se sarà il caso, e decidere.
Ebbene, in questa situazione abbiamo già detto in altra occasione come sia indispensabile il dispiegarsi di un forte ed unitario movimento di massa per imporre al Governo il rispetto degli impegni assunti e far si che le misure governative siano il più possibile corrispondenti alle necessità ed ai bisogni delle masse lavoratrici. In questo quadro un apporto importante può 'essere dato anche dall'Ente Locale, nel nostro caso dal Consiglio di Zona. Ci riferiamo in particolare a contributi su problemi come:
Riconversione produttiva e sviluppo dell'occupazione mediante una campagna di "conferenze di produzione" o di settore e la preparazione di urla Conferenza Economica di Zona
Casa, mediante confronti e mobilitazioni sulle proposte di legge sull'equo canone e sul Regime dei Suoli, sulla proposta di finanziamento di un piano decennale per l'edilizia economica e popolare, sull'approvazione ed adozione dei piani di 167 e del PRG
Rete di servizi sociali, come Consultori materno-infantili, Nidi per l'infanzia e Centri Sociali soprattutto per i giovani, non solo per assolvere ad un preciso dovere verso i cittadini e dar loro servizi così necessari per alleggerire il peso che grava sulle spalle delle donne e delle famiglie e per contrastare quella disgregazione giovanile che può anche portare all'emarginazione e talvolta alla delinquenza, ma anche per creare una forte domanda di beni sociali che modifichi l'attuale "modello di sviluppo" tendente soprattutto alla produzione di beni individuali
Caro-vita e prezzi, il cui aumento può essere contrastato modificando e riformando l'attuale sistema distributivo, assegnando un nuovo ruolo ad organismi come la Soveco e l'Ortomercato, facendo partecipare anche gli operatori economici del settore, i dettaglianti ecc. oltre ai cittadini ed ai lavoratori.
Problemi grossi e decisivi dunque, e contributi che anche il nostro C.d.Z. può dare sviluppando serie iniziative.
A questo si aggiunga il fatto che in questi giorni si sta discutendo il Nuovo Regolamento dei C.d.Z., che darà ampi poteri d'intervento dopo l'elezione diretta dei C.d.Z. di primavera. Ricordiamo inoltre che già da questa estate, alcune deliberequadro assegnavano ai C.d.Z. ampie facoltà di intervento e di controllo su temi quali: territorio (patrimonio immobiliare, manutenzioni, licenze edilizie, commissioni casa) servizi sociali e sanitari (programmazione, medicina scolastica, refezioni) gestione dei Centri sociali Ci troviamo cioè di fronte al fatto che il C.d.Z. debba impri-
Concluso
mere un maggior impulso per affrontare i grandi problemi della nostra società, e a concrete attribuzioni di maggiori compiti da parte dell'Amm. Comunale.
Ma di fronte a queste doppie ragioni di impegno, come risponde il nostro C.d.Z., e in quale situazione di funzionalità si trova?
A noi pare che nonostante un pur lodevole impegno, si sia ancor lontani dal raggiungere concrete possibilità d'intervento, e perciò occorre discutere e approfondire le ragioni di questa temporanea situazione di difficoltà, al fine di rimuovere gli ostacoli e superare l'attuale stallo.
Non vogliamo assolutamente emettere sentenze o dare lezioni, ma più modestamente avanzare alcune parziali osservazioni critiche, cercando di promuovere un dibattito che dovrà sicuramente svilupparsi nelle sedi più oppor-
tune, ed anche, noi riteniamo, attraverso il nostro giornale. Innanzi tutto ci sembra vi sia stato negli ultimi mesi un calo di tensione all'interno del C.d.Z., troppo spesso si rincorrono i problemi anzichè prevenirli e pianificarli, e questo può forse dipendere da una carenza di un reale dibattito politico, condotto in modo aperto e senza preconcetti. A questo può aver influito il tipo di opposizione che il gruppo Democristiano sta facendo; opposizione tendente più a testimoniare il -loro dissenso che non contribuire 'con un apportò costruttivo, anche se critico, alla risoluzione dei problemi. Insistente presentazione di mozioni, più simili a volantini polemici fatti nelle sezioni di partito che non a documenti di un organismo istituzionale; lunghe discussioni sul metodo anzichè nel merito dei

il dibattito al consiglio di zona sul « nuovo regolamento »
In tutti i Consigli di Zona della città si sta concludendo il dibattito con l'approvazione di documenti e proposte di emendamenti sul "Nuovo Regolamento sulla Partecipazione e il Decentramento", che dovrà regolamentare funzionamento e poteri dei prossimi Consigli di Zona che in primavera saranno eletti direttamente dai cittadini.
Anche nella nostra zona il dibattito si è concluso in una riunione del Consiglio mercoledì 13.
Non è scopo di questo articolo illustrare il contenuto specifico del Nuovo Regolamento, (ci ripromettiamo di darne ampia informazione ai lettori in altra occasione) ma più semplicemente dare una cronaca sommaria di quella riunione. Innanzitutto il dibattito è rimasto deplorevolmente ristretto al Consiglio di Zona, in quanto un'unica iniziativa tendente a coinvolgere in un confronto le forze politiche e sociali è andata semideserta, forse anche perchè mal preparata. Un documento con valutazioni generali, e proposte di diversi emendamenti hanno concluso il dibattito. Il documento è diviso in
vari provvedimenti, con faticosi, lunghi e talvolta noiosi dibattiti.
Rischio quindi di riproporre poi anche nel C.d.Z. la logica degli schieramenti esistenti a Palazzo Marino, anzichè il realizzarsi sui problemi concreti di possibili convergenze ampie ed unitarie.
Vi è poi una diminuita presenza dei Consiglieri, tanto che ad ogni Consiglio vi è la preoccupazione di raggiungere o meno il numero legale ! Ed infine è da registrarsi una preoccupante diminuzione della partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni soprattutto al lavoro delle commissioni. Su questo punto si può certamente migliorare rendendo le convocazioni più tempestive, formulando ordini del giorno più precisi e rendendo le risoluzioni meno evanescenti mediante relazioni conclusive scritte e puntuali.
Il problema non riguarda però il solo Consiglio di Zona, ma l'assieme delle forze politiche e sociali della zona che devono congiuntamente operare per far si che il C .d.Z. si rivitalizzi e possa porsi all'altezza dei compiti assegnati facendo prevalere l'interesse collettivo.
Ecco, noi crediamo che anche nei quartieri, e non unicamente nelle sedi istituzionali, si debba sviluppare un confronto serrato sui problemi, non solo tra i partiti della sinistra (cosa pur importante) ma tra tutte le forze democratiche, e perchè allora trop-
po spesso la DC oppone rifiuti alla sua partecipazione di tipo pregiudiziale?
Non è questo un venir meno ad una precisa funzione democratica?
Per questo ci sembra contraddittorio l'atteggiamento della DC locale rispetto alla DC nazionale che nel Parlamento e nel paese si è recentemente dichiarata per una linea di confronto con le altre forze, al fine di ricercare possibili intese.
Solo quindi da un intreccio tra le iniziative ed i dibattiti esterni e nei quartieri ed il confronto al C .d.Z., si può assolvere ad un fondamentale compito di democrazia, di pluralismo e di rilancio del C .d .Z.
L'invito quindi è rivolto a tutti i partiti, alle organizzazioni di massa, ai sindacati, alle cooperative ecc. affinchè ognuno, per la parte che gli compete, dia un contributo di idee e di partecipazione, e riteniamo sia da caldeggiare la proposta di un incontro di zona fra tutte le forze politiche e sociali sul problema del rapporto con il C.d.Z. e del suo funzionamento.
Uno sforzo faremo anche noi della "La nostra realtà", impegnandoci a rendere un miglior servizio di cronaca sui lavori del C .d l,. e delle commissioni.
Lope
Contradditoria posizione di una maggioranza occasionale
due parti. La prima parte illustra quelli che, secondo i partiti che l'hanno votato, sarebbero i compiti e le funzioni del Consiglio di Zona, e cioè la direzione politica sui problemi esistenti nella zona, il favorire la partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni alle scelte, il controllo sulla attività della Giunta.
L'attribuzione di compiti e poteri cosiddetti "burocratici" sono visti come un intralcio preoccupante all'espletamento delle funzioni più specificatamente "politiche".
La seconda parte reclama una riorganizzazione dell'apparato comunale attraverso l'assegnazione al Consiglio di Zona di un personale tecnico numeroso, capace di garantire il perfetto e celere svolgimento delle funzioni attribuite al Consiglio stesso.
Il documento conclude con una vaga approvazione della Bozza di Regolamento. Infine gli emendamenti proposti riguardano per la maggior parte problemi abbastanza secondari, salvo alcuni che nei contenutisi rifanno a quel concetto di Consiglio di Zona espresso nella prima parte del
documento. Il documento è stato approvato da PLI, DC, PSI, PRI, astenuto il PCI.
Gli emendamenti significativi hanno avuto la stessa maggioranza, salvo alcuni che hanno avuto anche la approvazione del PCI.
Il capo gruppo comunista Mina ha così motivato l'astensione del suo partito: per i comunisti la prima parte del documento rispecchierebbe una concezione del Consiglio di Zona parziale e ambigua, e quindi non condivisibile, in quanto il Consiglio di Zona, per dirigere politicamente e favorire la partecipazione, deve assolutamente avere più poteri , (poteri che le delibere-quadro e il nuovo regolamento gli assegnano) il rifiuto "di fatto" dei quali svuoterebbe il Consiglio di efficace e reale capacità di direzione.
Certo, ha affermato Mina, il Consiglio di Zona deve anche esercitare un controllo sull'amministrazione comunale, ma il decentramento deve essere visto soprattutto come un'articolazione decentrata dell'amministrazione stessa e quindi anche con compiti di gestione, con trasferimento di poteri al Consiglio da
parte dei vari assessorati. La prima parte del documento non era perciò condivisibile per i comunisti, la seconda invece era inutile in quanto il Titolo VI del Regolamento prevedeva già l'assegnazione ai Consigli di Zona del personale adeguato al suo funzionamento nel numero di 6 addetti, come prima attuazione.
Circa poi gli emendamenti proposti, secondo il capo-gruppo comunista c'era una palese contraddizione tra il documento che, seppur velatamente, esprimeva una concezione abbastanza diversa del Consiglio di Zona, e la limitatezza delle proposte di modifica, fatto questo che metteva in rilievo l'aspetto strumentale di certi giudizi espressi e la mancanza di precise proposte alternative. In sostanza, il PCI, pur condividendo alcuni emendamenti, non ha avallato le valutazioni complessive, rammaricandosi per le posizioni assunte dal capo-gruppo del PS1, schieratosi accanto alla DC sulla base di valutazioni improvvisate e superficiali, diverse dai suoi stessi compagni nella Giunta (siamo in tempi di "revival" e forse questa
può essere una spiegazione; n .d .r.).
Troppo spesso in passato, aggiungeva ancora il capo gruppo comunista, la partecipazione, ricercata attraverso le assemblee pubbliche, ha visto assenti i consiglieri della DC, del PRI, del PSDI, talvolta anche del PSI, mentre sempre presenti erano i consiglieri comunisti.
Inoltre le risoluzioni assembleari erano tenute in poco conto dagli assenti che oggi reclamano come principio fondamentale "la partecipazione", ma poi introducono proposte di emendamento tendenti a sminuire il ruolo deliberante e impegnativo dell'assemblea.
Molti altri sono stati i temi discussi, ma non vogliamo aggiungere altro a queste brevi note di cronaca volte a informare i cittadini che riteniamo sicuramente capaci di fare le loro deduzioni.
L'argomento merita però ben altro interesse e sicuramente ci ritorneremo.
GENTE Una lettera
FRA NOI
Alla redazione del giornale è pervenuta nei giorni scorsi la lettera di un'abbonata di cui riproduciamo integralmente il testo qui sotto.
Milano 1019176
Spett.le Redazione de la "Nostra Realtà" Zona 10, sono una vostra abbonata di 21 anni e faccio l'impiegata, ed avrei qualche cosa da proporvi. Ecco io penso che sul vostro giornale di Zona, nello spazio dedicato alle donne, dovrebbero esservi più consigli per le casalinghe. Mi spiego meglio: per esempio in questi giorni ci sono stati tanti aumenti dei generi alimentari ed io ho girato diversi Supermercati della Zona (via Padova e via Palmanova) ed ho constatato che guarda caso i generi più colpiti sono quelli di cui non si può fare proprio a meno (pasta, formaggi, carne, detersivi, carta igienica, scatolame, conserve ecc;) Vedevo persone anziane, i pensionati ed insomma i poveretti, aggirarsi costernati fra i banconi alimentari: essi dovranno ancora una volta ridurre la specie e la quantità del loro cibo (molti vecchi mangiano già come uccellini).
Poi mentre facevo la fila per pagare (roba da mercato nero: tutti che acquistavano di più per là paura di altri rincari ...) ho potuto notare che alcune casalinghe acquistavano dei prodotti inutili a mio avviso, come ad esempio: 1' "ammorbidente", e lo "Scottex casa" ... uno strappo e via..." (al posto dello straccetto senz'altro più economico) ebbene ho pensato che su queste donne facevano maggior presa i vari slogans pubblicitari fra l'altro fasulli e condizionatori. Molte donne inoltre acquistano, dato gli aumenti, i prodotti di marche meno conosciute; ebbene questo in molti casi fa risparmiare, ma bisogna stare attenti alla qualità del prodotto, imparare a leggere gli ingredienti, evitare che ci siano sostante coloranti (E123, E124 ecc...) che pare possano causare tumori; come pure le sostanze conservanti come l'anidride solforosa o altre porcherie simili.
Ecco forse è questo il caso purtroppo di acquistare i prodotti di marche conosciute e quindi più care. Insomma io pensavo che illustrare queste cose alle donne e non solo a loro, sia positivo e sensibilizzi le persone; mentre sui vari giornali ed anche in "La Nostra Realtà" si parla tanto di politica, partitica, si usano bei paroloni che vanno bene solo agli intellettualoidi o a gente molto politicizzata. E' forse anche questo uno dei motivi per cui la gente non prova interesse per questi tipi di giornali.
Se si parlasse di più dei problemi di tutti e ce ne sono tantissimi (mancano biblioteche, campi di gioco, spacci convenienti, circoli, adeguata segnaletica che eviterebbe i tanti incidenti di V.le Palmanova così mal strutturato e vie vicine), se si fosse più semplici io penso che molti proverebbero più interesse e maturerebbero maggiormente la loro idea politica e di vita.
Io stessa mi offrirei per la distribuzione del giornale non solo davanti alle fabbriche), ma anche davanti ai negozi ecc... oppure aiuterei il giornale mandando del materiale. Inoltre come si fa a sapere quando è possibile assistere alle riunioni del Consiglio di Zona? Ecco io vi prego di tenere presente ciò che ho scritto anche se in modo un pò caotico e se è possibile avere una risposta ne sarei contenta e non soltanto io.
Un saluto per tutta la redazione e grazie.
Adelaide Gallo
P.S. Fra l'altro per il problema della segnaletica in V.le Palmanova ed a due incroci di Via P. Riccardi, io e il mio ragazzo abbiamo raccolto delle firme e fatto una richiesta al Ministero dei trasporti "Ripartizione Traffico di Via Beccaria 19, Milano"; ci siamo anche recati là di persona, ma sino ad ora non abbiamo visto niente tranne altri incidenti e quasi sempre mortali.
Il direttore mi ha chiesto di rispondere e io dedico ben volentieri a questo compito lo spazio della mia rubrica; non solo perchè a me piace parlare "della gente" e "con la gente", ma anche perchè alcune cose che in questa lettera sono scritte mi sembrano giuste e le condivido.
Un giornale come questo ha un ruolo e una funzione se riesce a farsi stimolo e coagulo allo stesso tempo di idee, suggerimenti, posizioni diverse. Se riesce ad entrare nella vita quotidiana di tutti noi, della gente, e se di questa vita quotidiana sa cogliere e rispecchiare gli aspetti, gli umori e le esigenze. I lettori avranno notato come il ruolo del giornale di zona sia l'oggetto di un dibattito che si è aperto sulle pagine de "La nostra realtà". E' un discorso ampio e pieno di risvolti diversi che non è mio compito qui affrontare: penso tuttavia (e gli amici della redazione spero saranno daccordo con me) che lettere come questa diano un contributo alla vita del giornale che, poco per volta, comincia ad essere inteso e acquisito per quello strumento di sensibilizzazione, divulgazione e
rati e di avere di fronte un compito tutt'altro che facile.
Personalmente penso però che ai partiti politici, ai loro rappresentanti che operano nella nostra zona (come d'altronde a tutte le forze ed associazioni democratiche) il giornale debba sempre lasciare una spazio notevole, perchè, insomma, dovremmo smetterla di avere nei confronti dei "Partiti" questo atteggiamento di distacco, di diffidenza, di sfiducia.
Questi partiti, convinciamocene, li abbiamo voluti noi, li votiamo noi, e se non ci vanno bene, abbiamo il diritto e il dovere di stimolarli, di cambiarli, di trasformarli, e anche, se persistono nell'errore, di abbandonarli.
Ma dobbiamo una buona volta finirla con la smorfia preconcetta nei confronti della politica - roba da iniziati - roba da tecnici - roba sporca. Perchè se pensiamo che la politica sia una cosa sporca (e molto spesso lo è), se pensiamo che molti partiti (non tutti) la fanno male, e che invece tutti dovrebbero e potrebbero farla meglio, allora è il momento di muoverci, di dire la nostra, di partecipare, di premere. Esistono strumenti per questo: usiamoli. Sono imperfetti? cambiamoli. Sono insufficienti? creiamone altri.
Noi, le persone, la gente comune. Non viviamo in tempi facili. Non rinunciamo, per favore, a quella parte di compito che ci spetta.
Ma su un'altra cosa, amica Gallo, ti do ragione. Tu scrivi che gli autori degli articoli de "La nostra realtà" usano troppo spesso quei "bei paroloni difficili" che tanto piacciono agli intellettualoidi. Mi sta bene che tu scriva "intellettualoidi", mi sarebbe stato forse meno bene se tu avessi detto "intellettuali", perchè credo e spero che chi è in grado di fregiarsi di tale attributo sia persona seria e non incline a imbrogliar parlando la gente.
Amici della redazione, decidiamoci a scrivere come parliamo. E se parliamo così, correggiamoci. Non sta affatto bene.
Alcuni giorni fa, durante la trasmissione "RING", il Presidente del Consiglio, on. Andreotti, ha dichiarato, dopo un preciso richiamo del moderatore, di non amare personalmente l'uso delle parole difficili che spesso peraltro, ha confessato di non capire. Siamo seri,
Nel mondo della moda
Nostra intervista con una indossatrice
In questi ultimi anni la moda sta assumendo un ruolo sempre più importante nel campo dell'economia italiana. Alla moda fanno capo grosse aziende, artigiani, piccole e medie industrie.

In questo vasto campo di lavoro trovano la loro collocazione circa un milione e mezzo di lavoratori che sono per la maggior parte donne. La moda ha dunque una sua fondamentale funzione nel tessuto economico e sociale del nostro paese ed è importante soprattutto per la conquista dei mercati esteri dove i nostri prodotti si stanno positivamente affermando.
La primitiva necessità di coprirci per difenderci dalle intemperie è diventata attraverso i secoli sempre più una imposizione, direi una legge, che condiziona le donne, le persone tutte, legandole troppo spesso al capriccio e alla fantasia, piuttosto che alla funzionalità del vestire. E non c'è niente da fare: le donne sono le più bersagliate, le più soggette a un certo tipo di propaganda e di pubblicità. I grandi produttori di moda inventano ogni anno un diverso modello di donna (sportivo, elegante, raffinato, sbarazzino), irreale e completamente slegato dalla vita, e lo impongono attraverso tutti i canali della pubblicità.
per favore. Questo "bel" mode di parlare, avulso e involuto. (cui corrisponde, del resto, un altrettanto "bel" modo di far politica) ce lo avete imposto per primi voi che ci governate da un mare di anni. Adesso ci venite a dire che non vi piace e che non lo capite. Perfetto. Siamo nelle mani di gente che non sa quello che dice. Poveri noi.
Aesse
partecipazione che vuole essere. L'autrice della lettera scrive che nel giornale si parla troppo di "politica partitica" e poco invece dei problemi che riguardano tutti noi. Ora, se è vero, come è vero, che in realtà i problemi cui tu, amica Adelaide Gallo, accenni, e su cui richiami l'attenzione dei redattori, e cioè la mancanza nella nostra zona di biblioteche, spacci, verde, sono invece proprio problemi politici, così come E'politica il caro vita e l'infamia quotidianamente esercitata nei confronti dei vecchi e dei poveri, così come E' politica l'asservimento di migliaia di casalinghe all'acquisto inutile e anche dannoso, così come E' politica, alla fin fine, tutto il nostro vivere quotidiano, è però altrettanto vero che spesso, sfugge ancora all'attenzione della redazione tutto quel groviglio di cose, problemi minuti, familiari, quotidiani, che esistono intorno a noi, e di cui il giornale dovrebbe invece farsi puntualmente l'eco.
Ma questa, credimi, non è nè una scelta nè una volontà, è, purtroppo, una necessità imposta dalle cose, dal fatto, ad esempio, di essere ancora in po4i, e ancora in parte imprepa-
Sottolineo"spero"perchè, e me ne dispiace, non ho mai avuto la fortuna di conoscere o tanto meno praticare intellettuali ed è per me, questa, una categoria di persone misteriosa e affascinante alla quale, temo, non sarò mai in grado di dedicare la mia rubrica. Ma, a parte queste divagazioni personali, di cui spero i lettori mi scuseranno, penso di poter affermare che condivido pienamente quanto dici. Non basta sforzarsi di parlare dei problemi di tutti, se poi non se ne parla in modo tale da essere compresi, appunto, da tutti. E questo è, a parer mio, un difetto grosso del giornale che va corretto.
Molto spesso, un certo tipo di linguaggio, il cosidetto frasario politico, alcuni termini tecnici, a furia di sentirli nei discorsi dei giornalisti televisivi, o di leggerli nelle pagine dei quotidiani, ti restano nella mente e ti sembra che di certe cose si debba dire solo così.
Non è vero. La gente non parla in questo modo e pretende che non le si parli in questo modo.
Farsi capire da tutti, per chi vuole svolgere un ruolo positivo, grande o piccolo che sia, nella vita collettiva, è un dovere e un compito primario di democrazia.
Fortunatamente stiamo assistendo al nascere, seppure in embrione, di un processo di evoluzione che avvia la moda ad ar-
cambia e che conquista una nuova coscienza del proprio ruolo, dei propri diritti e dei propri do veri. Non sarà più la pubblicità, più o meno martellante, a coer
monizzare con le reali esigenze della vita e che la porta non solo a servire un pubblico di Mie, ma che la allarga gradatamente verso tutti i ceti sociali. Lentamente si profila una nuova maniera di intendere la moda e verrà finalmente il tempo in cui la moda non condizionerà più la donna al suo esclusivo piacere, ma dovrà adeguarsi alla donna che
7 cire le scelte della donna. Cadranno i vecchi schemi che vogliono la donna esclusivamente "oggetto di aspetto piacevole", poichè le donne di oggi non sono più quelle di ieri, sono maturate e stanno ancor più maturando. Ne sono testimonianza i movimenti di emancipazione femminile, la vittoria sul divorzio, le lotte che si stanno sostenendo per una giusta definizione della legge sull'aborto.
Questa evoluzione della dor, na influirà certamente anche sulla trasformazione lenta, ma graduale della moda. La donna non vuol più essere vista solo come una bambola seducente. Da tempo ella si è inserita seriamente e positivamente nel campo economico e sociale e questa sua nuova coscienza non accetta pio di essere oggetto di facili suggestioni e non permetterà certo che il processo in atto sia reversibile.
Non vorrei però essere fraintesa. La maniera di vestire conserva la sua importanza. Bisogna soltanto intendersi sulla maniera. La moda in sè non è un aspetto negativo della vita; anche intendere ed amare il buon gusto può essere indice di maturazione. Un vestire semplice, moderno, funzionale, che esalti la linea e l'armonia dei colori e che non si Segue a pag. 4
A COSA SERVE UN GIORNALE DI ZONA

C PROBLEMI - DIFFICOLTÀ - PROSPETTIVE )
A cosa serve un giornale di zo na? E' una domanda che il Comitato di Redazione de "La Nostra Realtà" si è posto e si pone spesso.
L'essere infatti giornale di zona pone di per sè problemi e difficoltà peculiari, ma anche stimoli e prospettive nuove.
Milano si sta ormai, se pure lentamente, abituando a "vivere" la dimensione della zona. "La nostra reltà" è nata, quindi, da una reale, anche se molto spesso latente; necessità di avere uno strumento di informazione e un veicolo di partecipazione all'interno della zona. Noi oggi sappiamo che questo obbiettivo non è stato completamente raggiunto; siamo nella fase in cui lo strumento esiste ma non abbiamo ancora imparato, nè noi della redazione, nè le forze politiche, nè i cittadini, ad usarlo correttamente. Non nascondiamo che ci aspettavamo una maggior collaborazione da parte soprattutto delle forze politiche. In questo senso i Partiti hanno, a parere
fascio, perchè sarebbe scorretto se non riconoscessimo che il PCI e il PSI hanno dato in più occasioni il loro contributo al giornale (e deve essere chiaro che non stiamo parlando di contributo economico, perchè di soldi non ne abbiamo chiesti, nè tanto meno ricevuti da nessuno). Intendiamo invece parlare di contributi di idee, articoli, segnalazioni di fatti e di cose che avrebbero meritato spazio nel giornale e che le forze politiche, chi più chi meno, non sempre hanno sentito l'interesse di farci pervenire.
glio la sua funzione.
Per quanto riguarda il giornale visto come veicolo di partecipazione dal basso, si può.dire che le cose stanno migliorando.
Dopo i primi mesi avevamo paura di aver fatto un buco nell'acqua, a partire da quest'estate, invece, qualcosa si sta muovendo.
Abbiamo ancora molto da fare per stringere rapporti più stretti con la gente dei nostri quartieri, però, già da ora, possiamo dire che i momenti di collaborazione esterna stanno aumentando di mese in mese.
zione straordinaria dei primi di ottobre pensiamo di avere in buona misura impostato correttamente il nostro rapporto con il mondo del lavoro, anche se sarà necessario andare a una verifica nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda il mondo della scuola, noi crediamo sia utile che i Consigli scolastici e le associazioni dei genitori si sforzino di comprendere che uno dei motivi della crisi profonda che stanno attraversando è costituito proprio dall'isolamento in cui si trovano.
tranquillità dal punto di vista editoriale.
Al di là di questo, comunque, il momento più vivo e più utile della nostra attività è quello che riguarda tutto quel lavoro di connessione o addirittura di cucitura che un giornale di zona può svolgere. Le zone di Milano, come suddivisione territoriale, sono nate in qualche ufficio comunale, grazie ad una riga tracciata sulla piantina della città: non esistevano nella storia, nella coscienza, nella cultura dei milanesi.
nostro, il bisogno, e perchè no, l'obbligo, di rinnovarsi o meglio di rinnovare il loro tradizionale modo di far politica. Con questo discorso non vogliamo certamente fare di ogni erba un
Siamo convinti, invece, che sarebbe utile e anche doveroso, da parte dei Partiti far conoscere ai cittadini le loro posizioni, i loro documenti, o anche soltanto le loro impressioni su tutto ciò che in qualche modo riguarda la zona. Forse se il dibattito attorno al Piano Regolatore o ai nuovi poteri dei Consigli di Zona, tanto per fare un esempio, fosse arrivato direttamente sulle pagine de "La nostra realtà", ne sarebbe derivato un vantaggio per tutti: per i cittadini che sarebbero stati così informati direttamente dai loro rappresentanti più vicini, per i Partiti che avrebbero avuto l'occasione di parlare ai loro elettori in modo diverso e più immediato, per il giornale che avrebbe potuto Svolgere me-
Nel mondo della moda
presti ad etichettare i vari ceti, non distrarrà certo la donna dai suoi compiti sociali, nè dalle sue giuste rivendicazioni.
Per affermare l'importanza del nostro ruolo di donne non è affatto necessario ( anzi, lo riterrei controproducente) essere di aspetto sciatto e disordinato. I problemi dell'emancipazione femminile non si risolvono certo vestendo le donne in modo più o meno approssimativo.
Ma mi è sembrato giusto sentire su questo argomento il parere di una indossatrice, che conosce a fondo i problemi e le contraddizioni del mondo della moda e che forse più di ogni altra donna è costretta a subire l'odioso ruolo di bambola seducente, di oggetto piacevole.
"Innanzi tutto - comincia Carla Frigeri, indossatrice, abitante in via Sauli - vorrei mettere a fuoco nel suo vero ruolo la figura dell'indossatrice, che purtroppo ancora oggi è spesso vista in maniera non corrispondente alla realtà. Addirittura, alcuni settori dell'opinione pubblica ne hanno una visione poco edifican-
te anche su un piano morale.
L'indossatrice è una donna lavoratrice. Non è una donna oggetto, patinata, lunare, non è un manichino sofisticato ed elegante, che attraversa una passerella unicamente per dimostrare che solo il lusso ed il bello sono importanti.
Tutt'altro, il nostro lavoro è precario, faticoso, nonostante le superficiali apparenze. Siamo spesso costrette a spostamenti tempestivi, a precari contratti di lavoro, perdiamo troppe ore di sonno".
"Dal punto di vista sindacale, come siete organizzate?"
"Noi indossatrici, gli indossatori e le fotomodelle, ci siamo costituiti in sindacato aderendo alla C.N.A. (Confederazione Nazionale dell'Artigianato). Perchè vedi, al momento noi siamo inquadrate come libere professioniste, in un contesto fiscale che ha grossi oneri, ma nonostante ciò non abbiamo nè riconoscimento, nè collocazione giuridica. Difatti il primo degli obiettivi che si è posto il nostro sindacato è proprio di ottenere il riconoscimen-
Pensiamo che dovremo fare uno sforzo per spiegare meglio che il giornale è aperto a tutti, che tutti possono dare il loro contributo per rendere quindi più agevoli questi contatti con un più stabile e periodico lavoro della redazione. Dovremo inoltre tenere aperta la sede del giornale almeno alcune sere la settimana. Forse non è inutile sottolineare che i componenti del Comitato di Redazione sono tutti lavoratori, operai e impiegati, nessuno dei quali aveva precedenti esperienze giornalistiche, e questo per dire che scrivere sul nostro giornale non implica la necessità di essere degli esperti: basta avere delle cose da dire e credere che sia importante farle conoscere agli altri.
Altro problema importante sul quale indiscutibilmente siamo in ritardo, è quello dei nostri rapporti con gli organismi di nuova democrazia: il C.U.Z., i Consigli di fabbrica, i Consigli di istituto e di circolo, in parole poveré il inondo del lavoro e quello della scuola. Ogni volta che abbiamo cercato di affrontare la questione delle fabbriche e della scuola ci siamo trovati in difficoltà.
Probabilmente in alcune occasioni abbiamo dato l'impressione di calare dall'alto o quanto meno di essere degli estranei. Con l'edi-
Abbiamo scritto su queste colonne che il Comitato di Redazione intende mantenere la sua autonomia e la sua indipendenza, ma abbiamo anche scritto che il nostro è un giornale aperto al contributo di tutti; ebbene, se è vero che non possiamo diventare il portavoce del mondo della scuola, perchè sarebbe sbagliato, è altrettanto vero che proprio il mondo della scuola, meglio di chiunque altro, potrebbe "usare" il nostro giornale.
Queste che abbiamo esposte sono alcune possibili risposte al-
I moduli di abbonamento e un opuscolo per la pubblicità
la domanda: "a cosa serve il giornale". Sono risposte, ma soprattutto offerte, offerte di un uso migliore del giornale stesso. Restano ancora da sottolineare altri aspetti positivi, o comunque stimolanti, del nostro lavoro.
Probabilmente non c'era altro modo di farle nascere, ma adesso che ci sono, se vogliamo che "vivano" e non rimangano soltanto spartizioni della macchina amministrativa del Comune, dobbiamo, tutti, considerarle unità complessive, sia pure facenti parte del tutt'uno che è Milano.
I lavoratori si sono dati i Consigli Unitari Sindacali di Zona, le scuole avranno i loro Distretti, nasceranno le unità sanitarie locali, i Partiti politici hanno o dovranno avere le loro strutture di zona.
to giuridico che ci consenta di usufruire dei benefici mutualistici e pensionistici.
"Comunque - continua Carla — ci tengo a precisare che anche attraverso il sindacato l'impegno, la volontà di tutte noi è di non assoggettarci più al ruolo di donne che contribuiscono a diffondere l'imperativo della donna "piacevole oggetto".
Anche perché siamo proprio indossatrici come donne, ma soprattutto come lavoratrici, che subiamo per prime il peso di questo mito: difatti le prime rughe condannano una pur validissima professionista all'oblio da parte di tutte le ditte committenti. Come se il compito della moda fosse quello di vestire solo le donne giovani e belle.
Se fino ad ora siamo state lo strumento passivo di un mercato, oggi vogliamo collaborare, contribuendo a smitizzare l'importanza dello stravagante e del nuovo a tutti i costi, a vantaggio dello sviluppo di una più concreta maniera di fare la moda".
In primo luogo, non abbiamo concorrenza, e se ciò testimonia purtroppo di uno scarso sviluppo della vita politica, associativa e culturale della zona, è anche vero che ci garantisce maggior
In una realtà come questa è necessario, indispensabile a parer nostro, uno strumento che faccia circolare le informazioni e propaghi le esperienze a livello di zona.
Noi crediamo che nel processo di formazione e di crescita di una "identità" di zona si collochi il ruolo, la funzione, il perchè di un giornale come il nostro.
Denzo BertelliniFORNITURA CON POSA IN OPERA
MOQUETTES TAPPEZZERIE
GOMMA-LINOLEUM
Diritti dei lavoratori

Comincia da questo numero la pubblicazione a puntate di alcune voci che abbiamo tratto dall'enciclopedia dei diritti dei lavoratori, un libro prezioso diretto e coordinato dal Prof. Carlo Smuraglia titolare della Cattedra di Diritto del Lavoro della Facoltà di Scienze politiche dell'Università Statale di Milano e pubblicato dalla Casa Editrice TETI. Come lavoratori siamo lieti di offrire questo servizio a tutti i nostri lettori, sicuri che troveranno in esso un valido strumento di consultazione. Purtroppo dovremo limitarci a pubblicare solo le voci fondamentali fra le innumerevoli contenute nel volume; per questo motivo, anziché disporle in ordine alfabetico come nell'originale le ordineremo per argomento. Questa nostra iniziativa vuole essere un contributo iniziale per approfondire sempre piú la tematica complessa e varia del mondo del lavoro e vuole anche essere un invito per i nostri lettori ad inviarci pareri e richieste.
La redazione si impegna ad interpellare le organizzazioni sindacali di Zona per rispondere esaurientemente ad ogni quesito.
Ringraziamo la Casa editrice TETI per il permesso di pubblicazione.
IL COMITATO DI REDAZIONE
Diritto del lavoro Costituzione Repubblicana
Subito dopo la liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944, Ivanoe Bonomi, capo del Comitato centrale di liberazione nazionale, costituí il primo Governo di CLN fra partiti democratici; fra i primi atti vi fú l'emanazione del D.L. lgt. (decreto legge luogotenenziale) che prevedeva, a Italia completamente liberata, la formazione di una Assemblea. Il progetto di Costituzione, promulgata il 27 dicembre, entro in vigore il 1 gennaio 1948. Si tratta di una Costituzione "rigida" in quanto puó essere modificata soltanto con un particolare procedimento che verifichi in due distinte occasioni la volontà modificativa del Parlamento; di una

Costituzione "lunga" perché disciplina tutti i vari aspetti del funzionamento dello Stato e dei rapporti fra cittadini e dello Stato con i cittadini, senza limitarsi all'enunciazione di alcuni principi fondamentali; di una Costituzione "di carattere spiccatamente popolare" poiché é al popolo che viene riconosciuta la sovranità ed é all'interno dell'intera collettività che vengono fissate alcune fondamentali regole di condotta (tra le altre, i principi di democraticità ed uguaglianza). La Costituzione repubblicana é dunque un complesso di norme, e cioé di principi giuridici immediatamente operativi, che disciplina l'esercizio delle sovranità, delinea l'organizzazione dello Stato, individua i vari organismi rappresentativi e di Governo e ne definisce i poteri, regola rapporti della comunità nazionale ponendo i criteri fondamentali dei rapporti sociali ed economici. In questa prospettiva la Costituzione si presenta come uno strumento di immediata applicazione appunto per il suo carattere di specificità e concretezza. La Carta Costituzionale si apre con l'enunciazione dei principi fondamentali, che possono essere considerati come regole giuridiche di interpretazione dell'intero complesso di leggi: tra questi vi é il principio di solidarietà sociale e cioé il principio della solidarietà fra tutte le componenti della comunità dei cittadini.
Il principio di eguaglianza sostanziale é contenuto nell'art. 3. Tale articolo afferma che "é compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto le libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
A prescindere da considerazioni piú generali, é opportuno ricordare, in questa sede, che tale norma riveste enorme importanza sul piano dei diritti dei lavoratori, poiché rappresenta un metro interpretativo cui necessariamente ricondurre tutti i problemi connessi all'applicazione delle 'varie leggi di tutela del lavoro che si sono succedute. Oltre ai principi fondamentali, la Costituzione consta di due parti, a loro volta divise in titoli: la prima parte dedicata ai diritti e doveri dei Cittadini mentre la seconda disciplina l'ordinamento della Repubblica.
Nella prima parte sono contenute, nei titoli II e III le disposizioni che piú da vicino interessano la materia del lavoro e che sono state volta per volta richiamate nelle voci dell'Enciclopedia. In una esposizione sommaria possOno essere richiamati il principio dell'art. 35 che sancisce la tutela del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni; l'art. 36 che pone l'obbligatorietà della corresponsione di retribuzioni proporzionate alla quanta del lavo: ro ed in ogni caso sufficienti a garantire un'esistenza libera e dignitosa; l'art. 37 che insieme con la norma di cui all'art. 29 tutela la donna lavoratrice ed il lavoro dei minori; l'art. 38 che delinea i caratteri fondamentali del sistema di previdenza sociale. Nel titolo dedicato ai rapporti sociali infine la Costituzione individua anche un modello di sviluppo sindacale e politico ancora scarsamente attuato dalle leggi ordinarie. L'art. 40 pone infatti il diritto di sciopero e l'art. 39 quello della libertà sindacale e della contrattazione collettiva, mentre l'art. 41, dopo aver sancito la libertà di iniziativa economica privata, stabilisce che la legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché tale attività possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. E' appunto questo l'ultimo principio che richiede un ulteriore intervento normativo. E' indubbio infatti che il sistema non ha fino ad ora posto alcun limite al libero modo di estrinsecarsi del processo di accumulazione, che anzi ha seguito solo impulsi individualistici in vista del massimo profitto. L'obiettivo della programmazione quindi dovrà appunto essere quello di impostare l'attività produttiva in una dimensione piú rispondente agli obiettivi di utilità sociale posti dalla Carta Costituzionale.
Diritto al lavoro
In base all'art. 4 della Costituzione, la Repubblica riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto, certamente tale norma pone l'obiettivo del pieno impiego nel quadro di quei principi di emancipazione che caratterizzano la Costituzione repubblicana: cosí se é vero che compito della Repubblica é quello di rimuovere gli ostacoli di carattere economico e sociale che si oppongono all'uguaglianza effettiva dei cittadini, non vi é dubbio che l'indipendenza economica conseguente allo svolgimento del lavoro rappresenta la condizione necessaria per il conseguimento di una effettiva uguaglianza. Certamente la norma di cui all'art. 4 non crea un diritto soggettivo azionabile in giudizio da parte di chi si trova nella condizione di non occupare un posto di lavoro: la norma pone peró le premesse per un effettivo controllo dell'attività economica, pubblica e privata.
Nel quadro degli interventi finalizzati a rendere effettivo il diritto al lavoro vanno annoverati i provvedimenti statali in materia di mantenimento ed incremento dell'occupazione: Gepi, Cassa per il mezzogiorno, eccetera.
Lavoro
Il diritto del lavoro rappresenta quel complesso di norme che disciplinano il rapporto di lavoro, in una triplice direzione: le norme che regolano il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro, dalla sua costituzione alla sua estinzione; norme che impongono direttamente obblighi legali a carico delle parti del rapporto; norme che regolano la costituzione, la struttura e l'attività delle associazioni rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Il diritto del lavoro costituisce una disciplina complessa, in cui si verifica l'incontro di diversi momenti normativi, tesi comunque a tutelare la posizione del lavoratore. Del diritto del lavoro fanno parte poi norme che rispondono a finalità e presentano caratteri diversi: vi sono, innanzitutto norme che disciplinano rapporti reciproci tra le parti, imponendo obblighi e stabilendo diritti. Vi sono poi norme di diritto penale, che sono l'espressione dell'interesse diretto della comunità nazionale al rispetto dei principi di protezione del lavoro dell'ordinamento: ogni dovere posto a carico del datore di lavoro presenta infatti un particolare presidio penale. Vi sono infine i "contratti collettivi" che non sono leggi ma contratti di natura privatistica: essi peró contribuiscono a formare nel complesso, il diritto del lavoro.
Il diritto del lavoro, nato sostanzialmente dalla matrice civilistica, se ne é progressivamente staccato fino a conquistare una propria autonomia.
E oggi si riconosce pacificamente che esso é dotato anche di principi generali propri. Tra questi principi vanno ricordati: la tutela del contraente piú debole, la piena garanzia della personalità del lavoratore direttamente implicato nel rapporto, il favore per il lavoratore, l'autotutela. In virtù di questi principi, l'ordinamento interviene sempre con maggiore intensità, vincolando l'autonomia privata delle parti; limitando poteri dell'imprenditore; sancendo l'indisponibilita di alcuni diritti e la inderogabilità di norme che ne riconoscono altri. Basterà ricordare i numerosi casi di assunzioni obbligatorie, vincoli posti all'autonomia privata nella fase di costituzione, e cosí via. Ma di particolare importanza é anche il principio dell'autotutela, consacrato negli art. 39 e 40 della Costituzione: in sostanza il legislatore mostra di riporre particolare affidamento nella facoltà degli stessi lavoratori di tutelarsi sia attraverso l'organizzazione sindacale sia attraverso l'azione sindacale diretta. E non é senza significato il fatto che al riconoscimento costituzionale del diritto di sciopero (art. 40) non faccia riscontro analogo riconoscimento per la serrata, che anzi deve ritenersi come illecito civile e, in alcuni casi, come illecito penale.
Salario e stipendio
Il "salario" é la forma tipica di retribuzione degli operai; lo "stipendio" é la forma tipica di retribuzione degli impiegati. Caratteristica del salario é la sua precarietà, cioé il fatto che esso non assicura al lavoratore un reddito costante, bensí un reddito variabile in funzione delle ore di lavoro effettivamente prestato. Allo stipendio, retribuzione impiegatizia, si applica invece il principio per cui, in qualsiasi caso di sospensione del lavoro imputabile al datore di lavoro, il lavoratore ha diritto alla retribuzione integrale; lo stipendio, inoltre, a differenza del salario, deve essere integralmente corrisposto per il primo periodo di assenza dal lavoro per malattia o infortunio.
Una parte della dottrina ritiene che la disciplina della retribuzione impiegatizia sia oggi applicabile anche alla retribuzione operaia, essendo ormai superata la vecchia distinzione fra contratto di lavoro operaio e contratto di impiego (il codice civile ha ricondotto queste due figure nell'unica categoria del contratto di lavoro subordinato); nella grande maggioranza dei casi, peró, la disparità di trattamento fra operai e impiegati dal punto di vista del sistema retributivo non é stata di fatto superata.
Numerosi contratti collettivi prevedono tuttora la possibilità per il datore di lavoro di sospendere il lavoro o ridurne l'orario, con corrispondente riduzione della retribuzione, a danno degli operai; questi possono per tanto essere messi in "cassa integrazione", mentre agli impiegati anche in caso di sospensione o riduzione dell'orario di lavoro lo stipendio deve essere corrisposto intero. Fra i principali obiettivi del movimento sindacale negli ultimi anni figura quello della "garanzia del salario", cioé del superamento della precarietà della retribuzione operaia; é questo l'aspetto particolare della piú vasta battaglia per il definitivo superamento di ogni differenza tra operai e impiegati.
Il salario é tradizionalmente costituito da una paga oraria, corrisposta ogni settimana, ogni quindicina, od ogni mese. Recentemente piú importanti contratti collettivi nazionali di categoria hanno introdotto la mensilizzazione del salario: si tratta di una operazione contabile che non incide sulla differenza fondamentale fra salario e stipendio, poiché non elimina la precarietà del salario. Lo stipendio é costituito in genere da una paga mensile corrisposta, secondo gli usi, al 27 di ogni mese.
Lavoratore
E' difficile fissare il significato o i significati con cui viene assunta l'espressione "lavoro", considerato che anche nel linguaggio comune ha piú sensi. Cosí, nell'ambito di una società organizzata, puó essere intesa l'espressione "lavoro" come l'attività produttiva dal punto di vista economico, giuridico, sindacale, oppure puó essere intesa come fonte di reddito individuale o nazionale.
Ora nella nostra Costituzione repubblicana é possibile distinguere fra due significati di lavoro e precisamente tra la nozione, piú specifica, di attività a vantaggio e alle dipendenze altrui, e quella, piú generale, di attività socialmente utile.
Cosí mentre viene attribuita una posizione preminente alle forze del lavoro, nel contempo viene precisato anche che ogni attività socialmente utile é tutelata e protetta dalla Costituzione. E l'enunciazione del dovere di svolgere un'attività utile, contenuta nell'art. 4 della Costituzione costituisce uno degli strumenti che il nostro ordinamento costituzionale considera idonei a eliminare le situazioni di privilegio e di conseguenza a rafforzare le posizioni dei lavoratori superando gli ostacoli che concretamente pongono cittadini su piani diversi, impedendo il raggiungimento di una effettiva uguaglianza fra di loro.
La capacita giuridica é la capacita di essere titolari di diritti e di doveri, e si acquista al momento della nascita. Per capacita giuridica in materia di lavoro si intende la capacità di svolgere prestazioni di lavoro a favore di altri: la capacità di essere lavoratori nel senso tecnico dell'espressione.
Tale capacità si acquista soltanto al quindicesimo anno di età, tranne espresse deroghe, poiché la legge vieta, per evidenti ragioni di protezione dello sviluppo psico-fisico dei minori, che possa intraprendersi attività lavorativa prima di tale età.
Si intende per capacita di agire la facoltà di esercitare i diritti e i doveri di cui si é titolati: tale capacita si acquista oggi con il compimento del diciottesimo anno di età. A tale età il lavoratore puó stipulare il contratto di lavoro e agire personalmente in giudizio per la tutela dei propri diritti di lavoratore. E' chiaro allora che il minore di anni diciotto, che sia peró già titolare della capacità di lavorare, non puó stipulare da solo il proprio contratto di lavoro: occorre l'assistenza del genitore esercente la patria potestà. E' da ritenere peró che il contratto stesso non puó essere stipulato direttamente dall'esercente la patria potestà senza l'espressa adesione del minore.
Contratto di lavoro

Il contratto individuale di lavoro rappresenta di regola il momento costitutivo del singolo rapporto di lavoro. Esso può essere definito come l'accordo con il quale il lavoratore subordinato mette a disposizione del datore di lavoro la propria capacità lavorativa, assumendo l'obbligo di effettuare le prestazioni contro un compenso. E' di tutta evidenza che, il contratto non puó recitare il suo ruolo tipico, che é quello di strumento di tutela degli interessi individuali: a differenza di altre fattispecie infatti (si pensi alla compravendita) le parti individuali non si trovano in condizioni di parità poiché il lavoratore, titolare soltanto delle proprie energie lavorative, risulta un contraente assai piú debole del datore di lavoro, che é il titolare dei mezzi di produzione. Il lavoratore quindi addiviene alla stipulazione del contratto per fornirsi i mezzi di sussistenza mentre l'imprenditore decide l'assunzione di personale dipendente per favorire il proprio processo di accumulazione.
Il contratto individuale dunque, rappresenta l'atto costitutivo del rapporto. Ció peró non significa che non assuma rilievo nel nostro ordinamento il concetto della prestazione di lavoro di fatto svolta anche a prescindere da una valida stipulazione contrattuale; l'art. 2126 c.c. stabilisce infatti che la nullità e l'annullamento del contratto di lavoro non produce effetto per il periodo in cui il rapporto ha avuto esecuzione, per cui in ogni caso il lavoratore ha diritto alla retribuzione per l'opera svolta. Per la stipulazione del contratto non vi sono requisiti formali (a parte vanno considerati il periodo di prova e il lavoro a termine): vige infatti la piena libertà sul modo di esprimere il consenso. Il contratto puó anche essere stipulato oralmente; oppure é possibile una stipulazione tacita attraverso atti concludenti: se cioé le parti pongono in essere un comportamento chiaramente teso a dar vita ad un rapporto di lavoro, é possibile concludere che hanno convenuto un accordo tacito.
Chiarito il significato di contratto e il modo della sua stipulazione, é opportuno rilevare che il contratto di lavoro si inquadra nella categoria dei contratti di scambio in quanto determina lo scambio tra le due corrispettive obbligazioni. Si tratta inoltre di un contratto a titolo oneroso: tale tipizzazione si deduce dalla norma in base alla quale il prestatore di lavoro subordinato é colui che si "obbliga mediante retribuzione" a svolgere il proprio lavoro alle "dipendenze" dell'imprenditore: da una parte quindi prestazione di la% oro sotto il vincolo della subordinazione e dall'altra il pagamento della retribuzione. Il principio dell'onerosità trova conferma nella norma di cui all'art. 36 della Costituzione in materia di "retribuzione sufficiente" secondo il quale il lavoro deve consentire al lavoratore di svolgere un'esistenza libera e dignitosa.
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Nuovi arrivi autunnali
Una interessante collaborazione fra il e il Teatro Officina C.d.Z.
Questa stagione appena trascorsa ha visto svilupparsi nella nostra città una serie di iniziative culturali condotte in porto dall'Amministrazione Comunale e che andavano sotto il nome di: ESTATE A MILANO.
di un milione, e non ancora ricevuta, é riuscito egualmente a condurre in porto un programma ricco, comprendente iniziative destinate particolarmente ai giovani ed ai bambini (animazioni e films comici), ma che comunque
cuparsi esclusivamente di politica, mentre loro, operatori culturali, dovrebbero occuparsi di cultura, e quindi decidere come e dove effettuare le proprie scelte. Esistono poi problemi di effettiva partecipazione al decentramento, lo dimostra il fatto che a livello di C.d.Z. 10 a suo tempo il progetto di iniziative culturali fu approvato all'unanimità, quando poi si tratto di attuarlo, dopo aver dato la gestione al Teatro Officina, si creo il disimpegno quasi totale da parte di tutte le componenti politiche. Esistono Poi problemi di spazio e di struttura: nella nostra zona sono scarsissimi, infatti, gli spazi che possono permettere lo svolgimento di questo tipo di iniziative.
devole scambio di esperienze, ed un vasto ed unitario apporto politico puó portare alla sua realizzazione ed al reperimento degli spazi adatti in cui operare. Fra le proposte avanzate dal C.d.Z. per continuare questa esperienza e non lasciarla un fatto fine a se stesso aspettando un'altra estate, c'é infatti un programma di interventi nella scuola che saranno articolati per i diversi gradi di studi, e comprenderanno, se saranno approvate, iniziative con video - tape, musica, poesia dialettale, animazione, teatro, recupero della cultura regionale ed altre iniziative che potranno es-
sere realizzate con un dibattito continuo e costruttivo con il pubblico.
Ci auguriamo che questi progetti non restino sulla carta, ma diventino realtà operative nella quale trovino una loro giusta collocazione ed utilizzazione anche le aule scolastiche in un momento di uso alternativo in mancanza di spazi piú adeguati che offrano per mezzi e possibilità una migliore sede di incontro; per un rapporto pin continuo che porti a superare i problemi a cui abbiamo accennato.
Diverse erano le sue articolazioni, il cui momento centrale é stata l'operazione "Milano Vacanze" svoltasi al Parco Sempione con un ristorante sempre in funzione, spettacoli teatrali, animazioni per bambini.
Parallelamente a questo si é realizzato, o per meglio dire si é cominciato a realizzare, ció che va sotto il nome di decentramento culturale, vale a dire che alcune zone di Milano hanno potuto gestire, nel territorio di loro competenza, alcune iniziative culturali proprie. Fra queste vi era anche la nostra, la Zona 10. Per poter meglio comprendere il lavoro svolto abbiamo ascoltato la valutazione politica fatta dalla commissione Cultura - Sport del consiglio di Zona, ed il parere del Teatro Officina, che ha collaborato strettamente con il C.d.Z. per l'approvazione del progetto e per la sua conduzione.
L'esame e la valutazione per le iniziative svolte in alcuni quartieri della nostra Zona é sicuramente positivo. Il Teatro Officina nonostante la scarsa somma strappata al Comune, meno
LA COOPERATIVA
si indirizzava anche agli adulti (films e dibattiti sull'emarginazione sociale). Se teniamo conto, inoltre, che non essendo stata la nostra Zona inizialmente compresa nel quadro del decentramento culturale, ma essendovi stata inclusa solo successivamente (in seguito all'azione politica svolta dal nostro C.d.Z. e dai componenti il Teatro Officina), possiamo concludere senz'altro positivamente il bilancio politico dell'iniziativa. Questo pero non ci deve far pensare che tutti i problemi riguardanti il decentramento culturale siano risolti o in via di risoluzione. Tutt'altro, é solo ora, sulla base di questa prima esperienza, afferma il collettivo del Teatro Officina, che essi emergono, ponendo una pesante ipoteca sul futuro di queste manifestazioni. Innanzitutto c'é un problema che si pone a livello centrale: gli operatori culturali "centrali" infatti seppur democratici ed anche di sinistra, hanno delle enormi difficoltà a capire come l'esigenza di queste iniziative possa partire da organismi politici, che dovrebbero oc-
CASA DEL
POPOWviale monza, 83
Voluta e creata dai cittadini della zona 10, la cooperativa
CASA DEL POPOLO costituisce da trent'anni un punto d'incontro dove la discussione si accompagna al gioco distensivo, tra amici non occasionali.
In Cooperativa stare assieme
Queste considerazioni mettono in luce quali siano gli ostacoli ancora da superare. Sul piano della partecipazione non si puó pensare che un programma serio di decentramento culturale vada a buon fine senza l'apporto effettivo di tutte le forze politiche e sindacali presenti nella Zona. Solo attraverso queste é possibile avere dei seri contatti con i cittadini, con i lavoratori, gli studenti, e da essi far poi partire le le iniziative, conoscerne le necessita, e la realtà.
Il decentramento rischia di essere una cosa avulsa, appunto, dalla realtà senza un vicendevole scambio di esperienze e di volontà operativa. Cosí come resterebbe avulsa se, con tutta la buona volontà della base, il decentramento venisse imposto e deciso dall'alto. Non é calando improvvisamente e saltuariamente la cultura fra la gente, cosí come non é delegando "chi se ne intende" che si realizza il decentramento culturale. Solo un vicen-
Pittori nella nostra Zona
Un grazie grandissimo al nostro giornale di zona, che ha pubblicato integralmente un mio testo.

Non occorre essere giornalisti per scrivere quattro parole chiare e sincere, l'opportunità che mi é stata data, ha dimostrato che il nostro giornale é aperto a tutti i problemi ed é per questo che deve essere estesa la sua conoscenza alla comunità. Ora che ho conosciuto altri cittadini che si danno da fare, sacrificando le loro ore libere, anch'io voglio collaborare nel mio piccolo. Nel nostro quartiere vi sono molti pittori e forse fra voi lettori, qualche amico.
Io, se mi sarà concesso, cercherò di rintracciarli e ve li presenterò uno ad uno.
Pensate, se ci dessero la possibilità, potremmo presentarci tutti insieme in una collettiva di colori, tutta per voi.
In fondo a Via Padova, nel quartiere di Crescenzago, ho rintracciato un amico pittore, serio e rispettoso, amante ancora della sua vecchia Milano, con le case basse, con le ringhiere ed i panni stesi al sole, e voi lo sapete, di case della vecchia tradizione, ve ne sono ancora molte.
E' proprio per questo che vi voglio presentare Afro Boiocchi in arte AFROB, un pittore genuino, che dipinge alla vecchia maniera, sincero nei discorsi e pulito come l'aria che traspira dai suoi quadri. Parlando di sé,
non descrive un'artista, un protagonista, ma semplicemente un uomo, attaccato a tutto quello che la vita gli ha donato e che ha saputo prendere. Non ha mai pensato all'arte per trasformarla, si é accostato all'arte con devozione e riverenza ed ha cercato di inserirsi tra il novero di quelli
che hanno già tracciato un solco. Del pittore AFROB, potrei descrivervi tante mie impressioni, ma non essendo uno scrittore, non vorrei cadere in una critica perché nell'Arte non bisogna criticare, ma occorre interpretare.
RINO'
Il Parlamento deve fare in fretta:
Seveso - la diossina - l'aborto
Mentre in Parlamento si discute e si litiga, senza mai arrivare ad una conclusione positiva, a Seveso il problema dell'aborto ha assunto dimensioni drammatiche: cento gestanti, intossicate dalla diossina, aspettano ancora. Sono passati piú di due mesi e mezzo dal giorno dell'esplosione all'Icmesa e le donne incinte di Seveso continuano a vivere una condizione di cavie. Sottoposte alla pressione psicologica di medici, esperti vari, cardinali e militanti ciellini, costrette a fingersi pazze (nel migliore dei casi) per ottenere l'aborto, sballottate da un ospedale all'altro, da una commissione all'altra per strappare un consenso già maturato con la propria angoscia. Ma procediamo con ordine.
gravi rischi per la salute della donna incinta; 3) che nei primi tre mesi di gravidanza la diossina esercita sull'embrione un'azione tossica che ostacola lo sviluppo di quegli organismi che proprio nel momento dell'intossicazione stanno formandosi; 4) che non si ha alcun modo per accertare se un organismo esposto all'azione della diossina ne sia stato realmente colpito. Quegli uomini di scienza avrebbero dovuto dire queste cose, subito, in modo che le donne esposte al rischio di intossicarsi di diossina, qualsiasi fosse il momento della gravidanza in cui l'esposizione aveva avuto luogo, avrebbero avuto subito il diritto di chiedere l'aborto terapeutico. Diritto basato su due motiva-
duare la presenza di diossina nel sangue, quando non c'erano ancora riusciti gli scienziati di quei paesi che da anni, e con ben altri mezzi a disposizione, stanno studiando la diossina. Era impossibile riuscirci in pochi giorni, e a Milano.Difatti , venti giorni dopo hanno stabilito che é impossibile: la diossina si raccoglie nel fegato. Ma non era finita qui. In questi diciotto giorni, mentre una squadra cercava la diossina nel sangue. altre squadre facevano ricerche attorno ad altre teorie; che la diossina possa servire di pretesto per comperare attrezzature e finanziare ricerche, che in Italia sono ancora cosí scarse può anche andare bene: purché sia chiaro che soltanto i moralismi e le assurde contese dei baroni della medicina hanno impedito alle donne gravide di Seveso di risolvere subito il loro dramma. Chi aveva un minimo di spirito critico restava allibito, perlomeno perplesso, insoddisfatto, e, anche se inesperto, nutriva molti dubbi sulla reale utilità di queste ricerche; e pochi hanno avuto il coraggio di denunciare pubblicamente il bluff. Intanto nei ventri delle madri i feti crescevano.
Il risultato é che dopo diciotto giorni di terribile attesa le donne della zona inquinata apprendono che la loro eventuale richiesta di aborto verrà accolta, alla clinica "Mangiagalli", se il giorno della nuvola non avevano ancora compiuto il terzo mese di gravidanza; verrà accolta in con-
siderazione del trauma psichico che le coglie al pensiero di correre il rischio di mettere al mondo un bambino malformato. Potrebbe sembrare una decisione progressista. Ma un attimo di attenta riflessione mette in luce gli aspetti reazionari: essa nega alla donna il diritto di preoccuparsi del proprio sistema fegato - rene, e già impegnato nella gravidanza ora messo a repentaglio dalla diossina.
Non le viene per niente riconosciuto il diritto di preoccuparsi anche della propria salute fisica, in quanto questa puó essere stata messa a repentaglio anche se la gravidanza era già al quinto mese. Ancora una volta la donna viene negata come persona, viene considerata come un'incubatrice dotata di placenta, alla quale si
riconosce la possibilità di preoccuparsi del nascituro, ma non di se stessa.
In questa drammatica circostanza si é potuto constatare quante difficoltà incontrerà una nuova legge sull'aborto, quando si tratterà di metterla in pratica; quando la mano passerà ai medici, anche quei medici che fanno onesti sforzi per essere progressisti e democratici, e non si accorgono che, nel momento stesso in cui praticano l'aborto solo a quelle donne che hanno ragione di temere una malformazione dell'embrione ribadiscono il tradizionale concetto della donna come strumento di riproduzione, come non - persona che serve a far nascere le persone.
FULVIA FASOLALa Regione aveva insediato una commissione medica per i problemi sanitari, e della commissione facevano parte i ginecologi della prestigiosa clinica universitaria "Mangiagalli", che dovevano pronunciarsi sulla questione dell'aborto.
Questi luminari, appena accertato che l'inquinamento era dovuto alla diossina, avrebbero dovuto esporre subito i rischi cui andavano incontro le donne incinte. Dovevano cioé dire subito:
I) che la diossina ha presumibilmente azione mutagena, cioé puó colpire in qualsiasi momento sia l'organismo della madre sia l'organismo racchiuso nel suo utero provocando il rischio di una piú frequente incidenza di cancri o di malattie ereditarie; 2) che la diossina ha effetti anche a distanza sul fegato e sul rene, che questi organi sono già messi a dura prova dalla gravidanza, cosicché gli effetti della gravidanza e dell'intossicazione possono in qualche modo sommarsi, provocando
zioni: o sulla sofferenza psichica per il timore di mettere al mondo un bambino malato, o sul timore per la propria salute, per il proprio fegato e i propri reni.
Ma i baroni si sono comportati in ben altro modo. Hanno continuato a tergiversare, a rimandare, eludendo l'ostacolo e mollandosi l'un l'altro la patata bollente, senza nessun riguardo per la salute delle donne incinte; e questo per un dottore é cosa grave.
Infatti all'inizio, invece di servirsi umilmente dei dati già in loro possesso, piú che sufficienti per una seria diagnosi, hanno chiesto tempo per "mettere a punto nuove tecniche". Hanno in questo modo aspettato diciotto giorni per riconoscere alle donne il diritto a una scelta che oggi diventa piú straziante, e anche piú pericolosa dal punto di vista fisico. In questi diciotto giorni i luminari hanno giocato alla ricerca scientifica. Volevano elaborare una tecnica per indivi-
Aborto: a che punto è la legge
La battaglia politica sull'aborto non accenna a risolversi. Su questo terreno la tattica del "ni", dell'astensione, non sembra possibile. E' un problema troppo scottante. Qui é necessaria una chiara presa di posizione, una scelta di campo, in un senso o nell'altro, anche se mitigata da un'accorta scelta di termini, per stabilire se alla fine sarà la donna a decidere oppure no. Le prime avvisaglie avevano preannunciato un autunno caldo su questo fronte, ma successive messe a punto hanno sdrammatizzato il clima precisando la presa di posizione ufficiale del P.C.I.: l'ultima parola, cioé la decisione definitiva, quella che conta, spetta alle dirette interessate, alle donne. Però prima di decidere definitivamente, dovranno passare attraverso il filtro e il vaglio del medico. Secondo i comunisti si tratta di un filtro e di un vaglio che avranno valore di puro, ma fermo consiglio. Radicali e PdUP respingono ogni commissione e colloquio preventivo. I socialisti sono piú elastici. Secondo loro la messa a punto del P.C.I. apre la strada alla possibilità di un ragionevole accordo tra i partiti laici. Difatti gli abortisti sono ora in maggioranza, una maggioranza da cui puó scaturire un progetto unico.
Ma cosa farà la D.C.? Le voci sono tante e diverse: ci sono settori del partito, si dice, che sono pronti a servirsi della battaglia sull'aborto per mettere in crisi il governo. Altri invece stanno spolverando corazze e cimieri per la prossima crociata. Ma c'é chi dice che tutte queste son scene: la Democrazia Cristiana se ne starà lí buona buona, pronta ad afferrare il minimo appiglio che le potrà venire da qualche divergenza del fronte laico.
Comunque, tutto lascia sperare che se la D.C. farà un discorso anche di contestazione, ma non di ostruzionismo, si possa arrivare a una legge che risolva finalmente il problema dell'aborto lasciando alla donna la facoltà di decidere.

S.R.L.
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Dibattito sulla condizione giovanile: un documento della F.G.C.I.
In base alla lettera pubblicata sul numero speciale de "La Nostra Realtà", crediamo opportuno come Federazione Giovanile Comunista Italiana di zona fare chiarezza su alcuni obiettivi.
La nostra organizzazione in questo momento lancia in tutto il Paese una campagna di mobilitazione della gioventù, per intervenire su uno dei problemi più drammatici del nostro Paese: la disoccupazione giovanile.
E' indispensabile che su questo terreno il governo, le forze politiche, e i sindacati, le giovani generazioni, si confrontino per discutere ed elaborare proposte.
La nostra proposta di "piano di preavviamento" (che ha carattere di eccezionalità ed è limitata nel tempo) per i giovani in cerca di prima occupazione, si articola in tre livelli: preavviamento; fondo nazionale; collocamento.
Il primo livello prevede un
Un cenno sull'ultimo numero di "Nostra realtà" alla posizione del P.S.I. di zona circa il problema dell'inserimento degli oratori quali servizi pubblici nel P.R.G. ci induce a cogliere l'occasione per svolgere in proposito un discorso un poco piú ampio. Le norme di legge stabiliscono che Chiese e servizi annessi siano da considerare servizio pubblico. Si tratta quindi di decidere se sia piú vantaggioso dal punto di vista della collettività interpretare tali norme in senso piú o meno restrittivo.
Prendiamo l'esempio di un campo di calcio parrocchiale. La sua proprietà é privata a differenza dei campi di calcio comunali: se lo consideriamo un servizio pubblico, possiamo tranquillamente includerlo nel numero delle attrezzature sportive pubbliche, e magari concludere che tali attrezzature sono in numero sufficiente a coprire la domanda.
Ma, in realtà, questa conclusione peccherebbe di demagogia, perché non esistono norme che diano il diritto di accesso ai campi degli oratori a tutti i cittadini. Quando eravamo ragazzi si poteva giocare nei campi degli oratori solo se si era andati a messa, e se si aveva assistito alla funzione pomeridiana. Ora, probabilmente, una limitazione di questo genere non esiste piú: ci piacerebbe, tuttavia, sapere che risposta otterrebbero due squadre di calcio che si chiamassero "Stella rossa" e "Falce e martello" se chiedessero di giocare tra loro la domenica sul campo del piú aperto dei nostri parroci. E il problema non é neppure questo: é che il parroco, disponendo della proprietà privata come meglio crede, puó decidere quel che vuole. La eventuale larghezza di idee non offre quindi alcuna garanzia certa per il futuro, ne l'inclusione degli oratori nel P.R.G. quali servizi pubblici modificherebbe questa realtà.
C'é un modo per superare un simile scoglio? A parere nostro si.
Si tratterebbe di stipulare una convenzione fra comune e opera
periodo di preavviamento al lavoro per centinaia di migliaia di giovani da impiegare nell'esecuzione di opere pubbliche e di utilità sociale.
Il fondo nazionale deve servire a finanziare opere pubbliche straordinarie, compensi agli studenti, finanziamento dei corsi di formazione.
Per quanto riguarda il collocamento, è necessario riformare profondamente questo istituto, garantendo la sua gestione democratica attraverso una commissione composta da rappresentanti degli enti locali, delle organizzazioni sindacali, degli organismi di massa dei disoccupati. Devono quindi diventare obbligatorie le iscrizioni alle liste di collocamento per frequentare corsi di formazione professionale con una indennità maggiore del 20% rispetto al sussidio di disoccupazione e la formazione di liste speciali per raggruppare i giovani in base al titolo di studio e alle
propensioni professionali.
Questa schematicamente è la nostra proposta del piano di preavviamento al lavoro, che, ci teniamo a dirlo per non creare malintesi tra i giovani della nostra zona, è rivolta soprattutto ai giovani del meridione, in quanto parte della gioventù che in questo momento sta vivendo drammaticamente il problema della disoccupazione.
E' necessario creare un movimento di massa e unitario dei giovani occupati che vada a risolvere le loro condizioni attuali di vita, assieme a tutti gli altri giovani; facendo quindi pressione sugli enti locali per sviluppare un dibattito che abbia al centro la trasformazione di quelle strutture che fino ad ora hanno creato nel mercato del lavoro la domanda e l'offerta (indirizzi economici, scuola, formazione professionale).
Questo è un momento essenziale che va inserito nel quadro
l'effettivo miglioramento delle condizioni di vita in città; e di questo, ne siamo sicuri, i cittadini si renderanno conto senza consultare statistiche.
complessivo di riconversione produttiva che il movimento dei lavoratori e il nostro partito hanno posto al centro del dibattito per dare una reale via d'uscita all'attuale crisi.
E' chiaro che questo è uno degli aspetti della gioventù. Crediamo indispensabile che i giovani debbano decidere sul loro futuro e quindi partecipare attivamente alla vita del Paese; perciò è essenziale un loro avvicinamento alle istituzioni. Momento importante di questo impegno nella nostra zona è che si crei il più presto possibile una consulta formata da tutte le organizzazioni giovanili e che si ponga come obiettivo la mobilitazione dei giovani attorno a proposte ben precise, per andare a migliorare le condizioni di vita materiali delle nuove generazioni.
La consulta, insieme alle forze politiche e al consiglio di zona deve promuovere e gestire la vita ricreativa e culturale della
zona, per creare i presupposti di un nuovo modello di vita delle nuove generazioni.
Questo per noi deve essere un ulteriore momento del dibattito che la lettera pubblicata da "La Nostra Realtà" ha cercato di stimolare, tenendo ben presente che per uscire da questa situazione di crisi morale e strutturale i giovani devono vedersi impegnati e mobilitati con tutte le loro energie. Sapendo che i giovani in questo periodo sono in una fase di disorientamento, è compito delle organizzazioni giovanili sia al loro interno che tra i giovani superare questo stato di attendismo con proposte concrete e la consapevolezza della complessità e della gravità dei problemi che investono le nuove generazioni, ben attenti a non creare illusioni tra i giovani, ma anche con la necessaria franchezza e l'indispensabile entusiasmo.
F.G.C.I. zona 10
parrocchiale in base alla quale i servizi degli oratori, in ore prestabilite, siano aperti all'uso di tutti i cittadini, secondo norme precise stabilite e controllate da una commissione mista del Consiglio di Zona e dell'opera parrocchiale.
Una soluzione di questo genere era stata proposta dai consiglieri di zona socialisti tempo fa in occasione della domanda di licenza edilizia per uno stabile con cinema e aule presso l'oratorio di S. Maria la Rossa, in via Berra. Il terreno in questione rientrava in una zona protetta da salvaguardia: non era cioè possibile costruire a meno che la costruzione non rivestisse carattere di preminente interesse pubblico.
Naturalmente, in questo caso, il gruppo D.C. (che discutendo il piano regolatore rifiuta la classificazione di servizio pubblico per gli oratori) sostenne che si trattasse di edificio di tale interesse pubblico da giustificare l'eccezione alle norme.
I socialisti si dichiararono pronti a dare parere favorevole a condizione che venisse stipulata una convenzione che garantisse l'effettivo uso pubblico dello stabile.
Ma la proprietà non accettò questa condizione e la licenza venne concessa col voto favorevole della D.C., il voto contrario del P.S.I. e l'astensione determinante del P.C.I.
E qui ci permetteremmo di tirare alcune conclusioni rivolte ai compagni comunisti e ai cattolici (non necessariamente democristiani) della zona.
Compagni comunisti, la dimostrazione della qualità d'azione della giunta di sinistra non sta nelle statistiche che, classificando verde pubblico gli spazi aperti degli oratori e, magari, anche aree occupate da fabbriche, attribuirebbero alla città standard urbanistici molto più elevati che in passato.
La qualità del lavoro della giunta sarà giudicato secondo
E, a proposito del caso di S. Maria la Rossa, ci permettiamo di aggiungere che l'accordo e la partecipazione dei cattolici non si raggiunge con concessioni tacite ai desideri più o meno giustificabili delle parrocchie, ma instaurando con loro un dialogo attraverso il quale i parrochiani riescono a superare le prevenzioni riguardo alla gestione e al con-
torno alla parrocchia. Ci sembra che la rinuncia di parte dei diritti che la .tradizione giuridica borghese ha attribuito ai proprietari di immobili possa essere una più credibile testimonianza della volontà delle organizzazioni cattoliche di rinnovare i modi della loro presenza nella società e di partecipare attivamente alla costruzione di un mondo più giusto.
Il Comitato Direttivo della Sezione del P.S.I. di Gorla - Greco - Turro -
facciamo chiarezza su un documento dei comunisti del quartiere
La Sezione O. Ghirotti, ritiene opportuno, in occasione dell'apertura dell'anno scolastico, prendere la seguente posizione a proposito della questione dello Studium:
i) — I comunisti denunciano come questo dello Studium sia un problema che si inserisce nel quadro del problema più vasto dei rapporti, per quanto attiene alla scuola, fra Governo ed Autonomie Locali.
I cittadini, gli organismi del decentramento amministrativo ed i Comuni stessi si trovano oggi a dovere affannosamente far fronte ad una crescente domanda di servizi a causa del disinteresse dei Governi, della libertà concessa alla speculazione, degli investimenti sbagliati.
Soltanto una diversa politica di contrazione delle spese inutili, di investimenti sociali e produttivi, di programmazione democratica dell'uso del territorio, può permettere una soluzione stabile ai problemi che ci troviamo ad affrontare.
2) — Noi comunisti and— quecione dello Studi . •.2rendiamo partire dalle conciete esigenze della popolazione.
E' fuori di dubbio che nel nostro quartiere sia molto sentito il bisogno di case popolari, di servizi sociali, di scuole. In particolare per quanto riguarda le scuole, l'esigenza non è solo di numero di aule per evitare i doppi turni od il pendolarismo scolastico, è anche di spazio per permettere una migliore qualità dell'insegnamento, la sperimentazione di nuove didattiche, l'uso di nuovi
trollo pubblico. Ai cattolici della zona vorremmo dire: noi socialisti (e fra noi molto numerosi sono i cattolici praticanti) lasciamo a voi decidere se i beni della Chiesa siano da considerare totalmente proprietà privata, come sono giuridicamente oggi, e quindi oggetto di decisione e magari fonte di rendita speculativa da parte di chi ne dispone, oppure sia più opportuno che il diritto di proprietà venga volontariamente limitato a favore di una comunità più grande di quella raccolta instrumenti.
- Per quanto riguarda le esigenze del quartiere e della zona in merito di edilizia scolastica, noi comunisti lamentiamo una informazione o vecchia o scarsa della situazione di ogni singola scuola.
Come abbiamo già detto vogliamo partire da dati concreti, da fatti dimostrati e riteniamo che senza dati ed informazioni certi ed aggiornati non si possano prendere decisioni giuste.
Facciamo pertanto pressione sulla Commissione Scuola del Consiglio di Zona 10 perchè avvii e concluda in breve tempo una indagine conoscitiva.
4) — Questo perchè pensiamo che qualsiasi forma di acquisizione ad uso pubblico dello Studium comporti un costo, una spesa sociale (cioè ancora della popolazione) che va attentamente valutata.
Noi comunisti della Ghirotti chiediamo dunque che lo Studium venga al più presto acquisito ad uso pubblico, vogliamo anche però:
che la spesa da sostenersi (affittanza od acquisto che sia)
sia pubblica e pubblicamente dibattuta fra i cittadini;
che siano pubblici i dati tecnici che permettono di valutare l'edificio sia dal punto di vista economico sia da quello del suo possibile utilizzo.
In sostanza noi vogliamo che lo Studium sia acquisito ad uso pubblico, ma vogliamo anche sia evitato lo spreco del denaro di chi paga le tasse. La destinazione
venga pertanto decisa dal Consiglio di Zona, con la massima partecipazione dei lavoratori, dei genitori, dei giovani, dei cittadini. Noi comunisti pensiamo che lo stabile possa essere utilizzato subito ad uso scolastico. Poi sulla base di un esame attento delle strutture, sulla base di carenze di edilizia scolastica che vengano a sanarsi (Trotter, Centro, P.zza Bacone), sulla base di un già evidente assestamento della popolazione scolastica, l'edificio potrebbe essere utilizzato per altri servizi di carattere sociale (centri per giovani, casa di rotazione, strutture sanitarie, per i lavoratori, culturali, ecc.) di cui la zona ha assai bisogno.
— Questo discorso ha tanto più valore in considerazione della richiesta di uso dello Studium fatta da altre due zone (la 3 e la 2).
Noi pensiamo si debba andare presto ad un confronto con queste zone sulla base delle esigenze immediate di edilizia scolastica di ogni singola zona a condizione che siano ben documentate.
— Riteniamo che questo documento possa essere di stimolo per la discussione fra i cittadini, nel Consiglio di Zona, con l'Amministrazione Comunale.
Chiediamo un confronto su questi temi con le altre forze politiche al fine di pervenire, poichè questo è il nostro costante obiettivo, a posizioni unitarie che vadano nell'interesse dei cittadini.

Una iniziativa del giornale: pronto, parla la scuola
Pubblichiamo il testo di una lettera - questionario che abbiamo spedito ai componenti degli organismi collegiali delle scuole della nostra zona e ai Presidi e Direttori Didattici.
Invitiamo tutti coloro che comunque volessero contribuire a questa nostra inchiesta a farci pervenire le loro risposte al seguente indirizzo: LA NOSTRA REALTA' viale Monza 140.
Dal prossimo numero inizieremo a pubblicare le risposte e i contributi che ci saranno pervenuti.
Egregio signore,
il giornale di zona "La Nostra Realtà", che già da tempo si é impegnato ad affrontare i problemi della scuola nella zona 10 ed é riuscito ad ottenere la preziosa collaborazione di presidenti di Consigli di Circolo e di Istituto e di esponenti di organismi che si interessano ai problemi della scuola, intende sviluppare e migliorare il suo impegno in questo settore.
Un'indagine svolta tra i Presidenti di Circolo e di Istituto, i Direttori
Didattici e i Presidi della nostra zona é per noi un primo importante passo nella direzione suaccennata.
Le proponiamo quindi un breve questionario; un nostro incaricato verrà a richiederglielo in tempo utile per consentire la pubblicazione del suo intervento nel numero di ottobre del nostro giornale.

Fiduciosi che vorrà darci il suo prezioso contributo La ringraziamo anticipatamente.
Distinti Saluti P. la Redazione
Con quali speranze o timori, nella scuola in cui Lei opera, si attende l'inizio dell'anno scolastico?
Qual'é l'attuale situazione degli Organi collegiali nella Sua scuola, cosa ritiene utile che si faccia per migliorarne l'azione?
Cosa hanno fatto e cosa devono ancora fare le Amministrazioni Locali (Prov. - Com. - C. di Z.) per migliorare le condizioni della scuola e quali sono le piú urgenti riforme di cui essa ha bisogno?
Trofeo piccoli martiri di
Godo
La Società ciclistica GERBI ha organizzato anche quest'anno la classica coppa per Allievi "Trofeo Piccoli Martiri di Gorla" che ha visto una foltissima partecipazione e il successo di sempre. Sul prossimo numero relazioneremo dettagliamente con un servizio fotografico.
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Fatevi conoscete ed estendete la sua clientela con una insetiione (li pubblicità sta questo eiotnale. Pvenotate un annuncio It,I.Y.,YON ANSO al 63'1.836
VERRETE IMMEDIATAMENTE VISITATI SENZA IMPEGNO
Molta meraviglia ha destato la notizia che Alessandra Lovati per potersi trasferire dalla scuola "Casa del Sole" alla Martiri di Gorla di via Demostene ha dovuto farsi accompagnare dalla forza pubblica.
Infatti la direttrice Adelaide Bariffi si rifiutava di accettare l'alunna perché alla "Casa del Sole", l'insegnante di Alessandra adottava il metodo del voto unico.
La notizia potrebbe risultare soltanto curiosa se non fosse indicativa di un costume ancora presente nella scuola italiana: il rifiuto del nuovo ad ogni costo.
E' possibile che non ci si accorga che per risolvere la crisi della scuola sia indispensabile cercare strade nuove?
Si può pensare che i metodi didattici del passato
debbano essere considerati immutabili? E' chiaro che all'origine di questi guasti c'è l'ostinato atteggiamento dei ministri democristiani che da sempre considerano opera del diavolo qualsiasi tentativo di riforma ed hanno trasmesso questo loro terrore alla categoria degli insegnanti.
Ma i tempi sono mutati, signora direttrice, e sia lei che tutti coloro che operano nella scuola devono convincersene e questi tempi nuovi richiedono un nuovo impegno di analisi e di ricerca per togliere la scuola dal suo isolamento nei confronti della società e per renderla sì più efficiente ma anche più democratica.
di A. Buzziniespos. milano - viale monza, 175 tel. 28 20 935
espos. milano - viale monza, 102 ang. via valtorta tel. 28 40 741