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Contradditoria posizione di una maggioranza occasionale
due parti. La prima parte illustra quelli che, secondo i partiti che l'hanno votato, sarebbero i compiti e le funzioni del Consiglio di Zona, e cioè la direzione politica sui problemi esistenti nella zona, il favorire la partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni alle scelte, il controllo sulla attività della Giunta.
L'attribuzione di compiti e poteri cosiddetti "burocratici" sono visti come un intralcio preoccupante all'espletamento delle funzioni più specificatamente "politiche".
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La seconda parte reclama una riorganizzazione dell'apparato comunale attraverso l'assegnazione al Consiglio di Zona di un personale tecnico numeroso, capace di garantire il perfetto e celere svolgimento delle funzioni attribuite al Consiglio stesso.
Il documento conclude con una vaga approvazione della Bozza di Regolamento. Infine gli emendamenti proposti riguardano per la maggior parte problemi abbastanza secondari, salvo alcuni che nei contenutisi rifanno a quel concetto di Consiglio di Zona espresso nella prima parte del documento. Il documento è stato approvato da PLI, DC, PSI, PRI, astenuto il PCI.
Gli emendamenti significativi hanno avuto la stessa maggioranza, salvo alcuni che hanno avuto anche la approvazione del PCI.
Il capo gruppo comunista Mina ha così motivato l'astensione del suo partito: per i comunisti la prima parte del documento rispecchierebbe una concezione del Consiglio di Zona parziale e ambigua, e quindi non condivisibile, in quanto il Consiglio di Zona, per dirigere politicamente e favorire la partecipazione, deve assolutamente avere più poteri , (poteri che le delibere-quadro e il nuovo regolamento gli assegnano) il rifiuto "di fatto" dei quali svuoterebbe il Consiglio di efficace e reale capacità di direzione.
Certo, ha affermato Mina, il Consiglio di Zona deve anche esercitare un controllo sull'amministrazione comunale, ma il decentramento deve essere visto soprattutto come un'articolazione decentrata dell'amministrazione stessa e quindi anche con compiti di gestione, con trasferimento di poteri al Consiglio da parte dei vari assessorati. La prima parte del documento non era perciò condivisibile per i comunisti, la seconda invece era inutile in quanto il Titolo VI del Regolamento prevedeva già l'assegnazione ai Consigli di Zona del personale adeguato al suo funzionamento nel numero di 6 addetti, come prima attuazione.
Circa poi gli emendamenti proposti, secondo il capo-gruppo comunista c'era una palese contraddizione tra il documento che, seppur velatamente, esprimeva una concezione abbastanza diversa del Consiglio di Zona, e la limitatezza delle proposte di modifica, fatto questo che metteva in rilievo l'aspetto strumentale di certi giudizi espressi e la mancanza di precise proposte alternative. In sostanza, il PCI, pur condividendo alcuni emendamenti, non ha avallato le valutazioni complessive, rammaricandosi per le posizioni assunte dal capo-gruppo del PS1, schieratosi accanto alla DC sulla base di valutazioni improvvisate e superficiali, diverse dai suoi stessi compagni nella Giunta (siamo in tempi di "revival" e forse questa può essere una spiegazione; n .d .r.).
Troppo spesso in passato, aggiungeva ancora il capo gruppo comunista, la partecipazione, ricercata attraverso le assemblee pubbliche, ha visto assenti i consiglieri della DC, del PRI, del PSDI, talvolta anche del PSI, mentre sempre presenti erano i consiglieri comunisti.
Inoltre le risoluzioni assembleari erano tenute in poco conto dagli assenti che oggi reclamano come principio fondamentale "la partecipazione", ma poi introducono proposte di emendamento tendenti a sminuire il ruolo deliberante e impegnativo dell'assemblea.
Molti altri sono stati i temi discussi, ma non vogliamo aggiungere altro a queste brevi note di cronaca volte a informare i cittadini che riteniamo sicuramente capaci di fare le loro deduzioni.
L'argomento merita però ben altro interesse e sicuramente ci ritorneremo.