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GENTE Una lettera

Fra Noi

Alla redazione del giornale è pervenuta nei giorni scorsi la lettera di un'abbonata di cui riproduciamo integralmente il testo qui sotto.

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Milano 1019176

Spett.le Redazione de la "Nostra Realtà" Zona 10, sono una vostra abbonata di 21 anni e faccio l'impiegata, ed avrei qualche cosa da proporvi. Ecco io penso che sul vostro giornale di Zona, nello spazio dedicato alle donne, dovrebbero esservi più consigli per le casalinghe. Mi spiego meglio: per esempio in questi giorni ci sono stati tanti aumenti dei generi alimentari ed io ho girato diversi Supermercati della Zona (via Padova e via Palmanova) ed ho constatato che guarda caso i generi più colpiti sono quelli di cui non si può fare proprio a meno (pasta, formaggi, carne, detersivi, carta igienica, scatolame, conserve ecc;) Vedevo persone anziane, i pensionati ed insomma i poveretti, aggirarsi costernati fra i banconi alimentari: essi dovranno ancora una volta ridurre la specie e la quantità del loro cibo (molti vecchi mangiano già come uccellini).

Poi mentre facevo la fila per pagare (roba da mercato nero: tutti che acquistavano di più per là paura di altri rincari ...) ho potuto notare che alcune casalinghe acquistavano dei prodotti inutili a mio avviso, come ad esempio: 1' "ammorbidente", e lo "Scottex casa" ... uno strappo e via..." (al posto dello straccetto senz'altro più economico) ebbene ho pensato che su queste donne facevano maggior presa i vari slogans pubblicitari fra l'altro fasulli e condizionatori. Molte donne inoltre acquistano, dato gli aumenti, i prodotti di marche meno conosciute; ebbene questo in molti casi fa risparmiare, ma bisogna stare attenti alla qualità del prodotto, imparare a leggere gli ingredienti, evitare che ci siano sostante coloranti (E123, E124 ecc...) che pare possano causare tumori; come pure le sostanze conservanti come l'anidride solforosa o altre porcherie simili.

Ecco forse è questo il caso purtroppo di acquistare i prodotti di marche conosciute e quindi più care. Insomma io pensavo che illustrare queste cose alle donne e non solo a loro, sia positivo e sensibilizzi le persone; mentre sui vari giornali ed anche in "La Nostra Realtà" si parla tanto di politica, partitica, si usano bei paroloni che vanno bene solo agli intellettualoidi o a gente molto politicizzata. E' forse anche questo uno dei motivi per cui la gente non prova interesse per questi tipi di giornali.

Se si parlasse di più dei problemi di tutti e ce ne sono tantissimi (mancano biblioteche, campi di gioco, spacci convenienti, circoli, adeguata segnaletica che eviterebbe i tanti incidenti di V.le Palmanova così mal strutturato e vie vicine), se si fosse più semplici io penso che molti proverebbero più interesse e maturerebbero maggiormente la loro idea politica e di vita.

Io stessa mi offrirei per la distribuzione del giornale non solo davanti alle fabbriche), ma anche davanti ai negozi ecc... oppure aiuterei il giornale mandando del materiale. Inoltre come si fa a sapere quando è possibile assistere alle riunioni del Consiglio di Zona? Ecco io vi prego di tenere presente ciò che ho scritto anche se in modo un pò caotico e se è possibile avere una risposta ne sarei contenta e non soltanto io.

Un saluto per tutta la redazione e grazie.

Adelaide Gallo

P.S. Fra l'altro per il problema della segnaletica in V.le Palmanova ed a due incroci di Via P. Riccardi, io e il mio ragazzo abbiamo raccolto delle firme e fatto una richiesta al Ministero dei trasporti "Ripartizione Traffico di Via Beccaria 19, Milano"; ci siamo anche recati là di persona, ma sino ad ora non abbiamo visto niente tranne altri incidenti e quasi sempre mortali.

Il direttore mi ha chiesto di rispondere e io dedico ben volentieri a questo compito lo spazio della mia rubrica; non solo perchè a me piace parlare "della gente" e "con la gente", ma anche perchè alcune cose che in questa lettera sono scritte mi sembrano giuste e le condivido.

Un giornale come questo ha un ruolo e una funzione se riesce a farsi stimolo e coagulo allo stesso tempo di idee, suggerimenti, posizioni diverse. Se riesce ad entrare nella vita quotidiana di tutti noi, della gente, e se di questa vita quotidiana sa cogliere e rispecchiare gli aspetti, gli umori e le esigenze. I lettori avranno notato come il ruolo del giornale di zona sia l'oggetto di un dibattito che si è aperto sulle pagine de "La nostra realtà". E' un discorso ampio e pieno di risvolti diversi che non è mio compito qui affrontare: penso tuttavia (e gli amici della redazione spero saranno daccordo con me) che lettere come questa diano un contributo alla vita del giornale che, poco per volta, comincia ad essere inteso e acquisito per quello strumento di sensibilizzazione, divulgazione e rati e di avere di fronte un compito tutt'altro che facile.

Personalmente penso però che ai partiti politici, ai loro rappresentanti che operano nella nostra zona (come d'altronde a tutte le forze ed associazioni democratiche) il giornale debba sempre lasciare una spazio notevole, perchè, insomma, dovremmo smetterla di avere nei confronti dei "Partiti" questo atteggiamento di distacco, di diffidenza, di sfiducia.

Questi partiti, convinciamocene, li abbiamo voluti noi, li votiamo noi, e se non ci vanno bene, abbiamo il diritto e il dovere di stimolarli, di cambiarli, di trasformarli, e anche, se persistono nell'errore, di abbandonarli.

Ma dobbiamo una buona volta finirla con la smorfia preconcetta nei confronti della politica - roba da iniziati - roba da tecnici - roba sporca. Perchè se pensiamo che la politica sia una cosa sporca (e molto spesso lo è), se pensiamo che molti partiti (non tutti) la fanno male, e che invece tutti dovrebbero e potrebbero farla meglio, allora è il momento di muoverci, di dire la nostra, di partecipare, di premere. Esistono strumenti per questo: usiamoli. Sono imperfetti? cambiamoli. Sono insufficienti? creiamone altri.

Noi, le persone, la gente comune. Non viviamo in tempi facili. Non rinunciamo, per favore, a quella parte di compito che ci spetta.

Ma su un'altra cosa, amica Gallo, ti do ragione. Tu scrivi che gli autori degli articoli de "La nostra realtà" usano troppo spesso quei "bei paroloni difficili" che tanto piacciono agli intellettualoidi. Mi sta bene che tu scriva "intellettualoidi", mi sarebbe stato forse meno bene se tu avessi detto "intellettuali", perchè credo e spero che chi è in grado di fregiarsi di tale attributo sia persona seria e non incline a imbrogliar parlando la gente.

Amici della redazione, decidiamoci a scrivere come parliamo. E se parliamo così, correggiamoci. Non sta affatto bene.

Alcuni giorni fa, durante la trasmissione "RING", il Presidente del Consiglio, on. Andreotti, ha dichiarato, dopo un preciso richiamo del moderatore, di non amare personalmente l'uso delle parole difficili che spesso peraltro, ha confessato di non capire. Siamo seri,

Nel mondo della moda

Nostra intervista con una indossatrice

In questi ultimi anni la moda sta assumendo un ruolo sempre più importante nel campo dell'economia italiana. Alla moda fanno capo grosse aziende, artigiani, piccole e medie industrie.

In questo vasto campo di lavoro trovano la loro collocazione circa un milione e mezzo di lavoratori che sono per la maggior parte donne. La moda ha dunque una sua fondamentale funzione nel tessuto economico e sociale del nostro paese ed è importante soprattutto per la conquista dei mercati esteri dove i nostri prodotti si stanno positivamente affermando.

La primitiva necessità di coprirci per difenderci dalle intemperie è diventata attraverso i secoli sempre più una imposizione, direi una legge, che condiziona le donne, le persone tutte, legandole troppo spesso al capriccio e alla fantasia, piuttosto che alla funzionalità del vestire. E non c'è niente da fare: le donne sono le più bersagliate, le più soggette a un certo tipo di propaganda e di pubblicità. I grandi produttori di moda inventano ogni anno un diverso modello di donna (sportivo, elegante, raffinato, sbarazzino), irreale e completamente slegato dalla vita, e lo impongono attraverso tutti i canali della pubblicità.

per favore. Questo "bel" mode di parlare, avulso e involuto. (cui corrisponde, del resto, un altrettanto "bel" modo di far politica) ce lo avete imposto per primi voi che ci governate da un mare di anni. Adesso ci venite a dire che non vi piace e che non lo capite. Perfetto. Siamo nelle mani di gente che non sa quello che dice. Poveri noi.

Aesse partecipazione che vuole essere. L'autrice della lettera scrive che nel giornale si parla troppo di "politica partitica" e poco invece dei problemi che riguardano tutti noi. Ora, se è vero, come è vero, che in realtà i problemi cui tu, amica Adelaide Gallo, accenni, e su cui richiami l'attenzione dei redattori, e cioè la mancanza nella nostra zona di biblioteche, spacci, verde, sono invece proprio problemi politici, così come E'politica il caro vita e l'infamia quotidianamente esercitata nei confronti dei vecchi e dei poveri, così come E' politica l'asservimento di migliaia di casalinghe all'acquisto inutile e anche dannoso, così come E' politica, alla fin fine, tutto il nostro vivere quotidiano, è però altrettanto vero che spesso, sfugge ancora all'attenzione della redazione tutto quel groviglio di cose, problemi minuti, familiari, quotidiani, che esistono intorno a noi, e di cui il giornale dovrebbe invece farsi puntualmente l'eco.

Ma questa, credimi, non è nè una scelta nè una volontà, è, purtroppo, una necessità imposta dalle cose, dal fatto, ad esempio, di essere ancora in po4i, e ancora in parte imprepa-

Sottolineo"spero"perchè, e me ne dispiace, non ho mai avuto la fortuna di conoscere o tanto meno praticare intellettuali ed è per me, questa, una categoria di persone misteriosa e affascinante alla quale, temo, non sarò mai in grado di dedicare la mia rubrica. Ma, a parte queste divagazioni personali, di cui spero i lettori mi scuseranno, penso di poter affermare che condivido pienamente quanto dici. Non basta sforzarsi di parlare dei problemi di tutti, se poi non se ne parla in modo tale da essere compresi, appunto, da tutti. E questo è, a parer mio, un difetto grosso del giornale che va corretto.

Molto spesso, un certo tipo di linguaggio, il cosidetto frasario politico, alcuni termini tecnici, a furia di sentirli nei discorsi dei giornalisti televisivi, o di leggerli nelle pagine dei quotidiani, ti restano nella mente e ti sembra che di certe cose si debba dire solo così.

Non è vero. La gente non parla in questo modo e pretende che non le si parli in questo modo.

Farsi capire da tutti, per chi vuole svolgere un ruolo positivo, grande o piccolo che sia, nella vita collettiva, è un dovere e un compito primario di democrazia.

Fortunatamente stiamo assistendo al nascere, seppure in embrione, di un processo di evoluzione che avvia la moda ad ar- cambia e che conquista una nuova coscienza del proprio ruolo, dei propri diritti e dei propri do veri. Non sarà più la pubblicità, più o meno martellante, a coer monizzare con le reali esigenze della vita e che la porta non solo a servire un pubblico di Mie, ma che la allarga gradatamente verso tutti i ceti sociali. Lentamente si profila una nuova maniera di intendere la moda e verrà finalmente il tempo in cui la moda non condizionerà più la donna al suo esclusivo piacere, ma dovrà adeguarsi alla donna che

7 cire le scelte della donna. Cadranno i vecchi schemi che vogliono la donna esclusivamente "oggetto di aspetto piacevole", poichè le donne di oggi non sono più quelle di ieri, sono maturate e stanno ancor più maturando. Ne sono testimonianza i movimenti di emancipazione femminile, la vittoria sul divorzio, le lotte che si stanno sostenendo per una giusta definizione della legge sull'aborto.

Questa evoluzione della dor, na influirà certamente anche sulla trasformazione lenta, ma graduale della moda. La donna non vuol più essere vista solo come una bambola seducente. Da tempo ella si è inserita seriamente e positivamente nel campo economico e sociale e questa sua nuova coscienza non accetta pio di essere oggetto di facili suggestioni e non permetterà certo che il processo in atto sia reversibile.

Non vorrei però essere fraintesa. La maniera di vestire conserva la sua importanza. Bisogna soltanto intendersi sulla maniera. La moda in sè non è un aspetto negativo della vita; anche intendere ed amare il buon gusto può essere indice di maturazione. Un vestire semplice, moderno, funzionale, che esalti la linea e l'armonia dei colori e che non si Segue a pag. 4

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