L ’E D I T O R I A L E
SLEEP LU C A SA R A C H O , 4F
Methought I heard a voice cry “Sleep no more! Macbeth does murder sleep”-the innocent sleep, Sleep that knits up the raveled sleave of care, The death of each day’s life, sore labor’s bath, Balm of hurt minds, great nature’s second course, Chief nourisher in life’s feast. (William Shakespeare, Macbeth) “I have done the deed”. Così esordisce Macbeth, facendo la sua prima comparsa nella Scena II dell’Atto II dell’immortale tragedia shakespeariana. “L’atto è compiuto, l’omicidio è avvenuto, io stesso ho ucciso Duncan con queste mie tremanti mani, tinte di sangue”. È impossibile rimanere impassibili di fronte ad un così efferato orrore. È impossibile pensare con leggerezza che la vita di un uomo, di qualunque uomo, amato e rispettato che fosse, si sia potuta concludere in modo così crudele e violento, insensato ed abominevole, tutto a causa di quell’inappagabile ambizione e sete di potere che porta l’uomo a scontrarE t C e t e r a M a jo r a n a
si con il proprio simile, ad infrangere i più sacri giuramenti, ad offendere le stesse leggi della natura. E la natura, prima o poi, si ribella. Non è un caso che, in seguito al brutale assassinio di re Duncan, il cielo diventi oscuro nel mezzo del mattino, un insignificante gufo uccida un possente falco, una violenta tempesta faccia stragi di case e i medesimi cavalli del sovrano, liberatisi dalle stalle, si massacrino l’un l’altro. Similmente, non è un caso che all’omicidio dell’innocente Albatross, nella Ballata del Vecchio Marinaio composta dal romantico inglese Samuel Taylor Coleridge, il cielo diventi di un 4
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