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Ucraina: è guerra

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Putin birichino

Putin birichino

JACOPO PALAZZOLO, 3C

“E sinceramente anche io penso non si possa scatenare un conflitto aperto…e spero vivamente di avere ragione”, così avevo scritto nel mio articolo dedicato a quella che allora era ancora la crisi Russo-Ucraina nel Donbass. Ebbene il 24 Febbraio 2022 sono stato smentito da un signore di nome Vladimir Vladimirovič Putin, presidente della Federazione Russa, che alle 6 del mattino, ora di Mosca, ha annunciato l’inizio di una, da lui così definita, “специальная военная операция”, “un’operazione militare speciale” con lo scopo di demilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Tradotto in un linguaggio più concreto il presidente russo ha annunciato l’inizio di una vera e propria invasione di tutto il territorio Ucraino volta a distruggere tutte le infrastrutture militari e strategiche ucraine rendendo inoffensivo il paese e a rimuovere il governo filo-occidentale del presidente Volodymyr Zelensky. Ma prima di cominciare a raccontare ciò che è successo, e ancora sta succedendo in questi giorni, sono costretto ad avvertirvi di alcune cose: cioè che gli avvenimenti sono tuttora in corso e arrivano nuove notizie ogni minuto, si diffondono un sacco di fake news sui social e non solo, visto che sono in corso delle campagne di disinformazione da parte delle parti in causa. Le fonti e le informazioni sono tantissime e difficilmente verificabili. Premesso questo possiamo cominci-

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are sempre da quel fatidico 24 Febbraio dove alle 7:30 mi sono svegliato (ovviamente in ritardo), ho fatto colazione ignaro di tutto e solo alle 8, prima di uscire e venire a scuola, un mio amico mi ha scritto che probabilmente stava iniziando la terza guerra mondiale. Le notizie su quello che accadeva in quelle prime ore erano molto confuse e ne arrivavano di nuove in continuazione. Dopo un primo attacco informatico contro la difesa aerea Ucraina e dei primi bombardamenti missilistici, l’esercito Russo, senza bandiere e senza insegne, con i veicoli marchiati solo con delle misteriose Z bianche dipinte a mano, aveva varcato i confini Ucraini da ogni lato: dalla Crimea a sud, dal Donbass e dal territorio russo a est e dalla Bielorussia, fedele alleata di Putin, a nord. Quella dal confine Bielorusso a nord è la direttrice più importante di tutta l’invasione perché ci svela l’obiettivo del presidente Russo (che poi era abbastanza chiaro): Putin voleva un’invasione veloce dell’Ucraina con attacchi “chirurgici” sugli obiettivi militari e una presa rapida di Kiev dove avrebbe rimosso l’attuale governo e ne avrebbe insediato uno fantoccio e filorusso stile Bielorussia. Per questo ruolo sembra sia stato già contattato da Putin l’ex presidente Ucraino Viktor Janukovič, fuggito in Russia nel 2014 e del quale avevo già parlato nel mio precedente articolo. Diciamo però che, nonostante i Russi lo neghino, non sta andando tutto secondo i piani. Putin pensava di completare la sua “operazione militare speciale” in un paio di giorni, ebbene mentre sto scrivendo questo articolo siamo al dodicesimo giorno di guerra. Putin pensava di trovarsi davanti un paese in crisi che non avrebbe opposto resistenza, ebbene centinaia di migliaia di cittadini Ucraini si sono già arruolati nelle forze volontarie e le principali città come Karkiv, Mariupol, Sumy e la stessa capitale Kiev resistono, asserragliate dagli assalti delle forze di Mosca nonostante i continui bombardamenti anche su obbiettivi civili, abitazioni comprese, e la mancanza di cibo e acqua. Putin pensava di non trovare opposizione interna e di riuscire a nascondere i suoi crimini alla popolazione russa, ebbene dal primo giorno di guerra ci sono migliaia di persone

che scendono in strada nelle principali città del paese sfidando le leggi anti assembramento per gridare “нет войне”, cioè “No alla guerra”, e costringendo il governo ad approvare una nuova legge, per reprimere il dissenso, che punisce fino a 15 anni di carcere per qualsiasi riferimento alla guerra o parola di troppo che ormai è diventato rischioso pronunciare. Da giorni infatti continuano gli arresti di migliaia di persone compresi cinque bambini, che erano andati a deporre dei fiori fuori dall’ambasciata dell’Ucraina a Mosca, e una signora di ottant’anni, famosa per essere una delle poche sopravvissute all’assedio di Leningrado durante la seconda guerra mondiale. Ad oggi risulta siano state arrestate 4300 persone e che ne siano state fermate 11000.

Passiamo ora alla vera e propria situazione militare sul campo, dove di certo l’esercito ucraino non è in una situazione invidiabile ma sta resistendo alle forze di Putin molto meglio del previsto. Le sole grandi città cadute in mani russe sono Melitopol e Kherson, mentre altre città più grandi sono circondate ma resistono. L’aviazione e la difesa aerea dell’esercito ucraino, però, sono ormai state quasi completamente distrutte lasciando all’aviazione russa il controllo dei cieli. L’esercito ucraino partiva infatti in grande svantaggio nei confronti delle forze di Mosca; prima di tutto per i numeri: ad esempio l’Ucraina dispone di circa 2500 carri armati mentre la Russia di circa 12500 o parlando di aviazione abbiamo circa 300 mezzi ucraini contro 4000 russi. In secondo luogo per il divario tecnologico: le forze ucraine infatti utilizzano ancora in gran parte mezzi risalenti all’era sovietica mentre quelle russe hanno con il tempo sviluppato armamenti sempre più moderni e soprattutto più letali. Il terzo svantaggio ucraino è quello geografico essendo il paese aggredito quasi totalmente pianeggiante e mancante di difese naturali che ostacolino l’invasore russo.

Una questione invece a cui tengo molto, e che credo debba sempre essere citata, è quella dei metodi utilizzati dagli eserciti in campo. Tralasciando i crimini praticati dalle milizie ultranazionaliste ucraine, a cui Putin tende dare la colpa di qualsiasi cosa accada, i veri crimini in questa guerra

sono praticati dalle forze dello stesso Putin: attacchi verso i civili in fuga, bombe su scuole, asili, ospedali e orfanotrofi oltre che sulle abitazioni, attacchi ai giornalisti, uso di armi proibite a causa degli effetti terribili che hanno sulle vittime, come le armi termobariche e le bombe a grappolo, e non dimentichiamo le violazioni della libertà e dello stato di diritto nella stessa Russia, di cui ho parlato prima, con restrizioni sempre più grandi alle libertà individuali dei cittadini russi ormai quasi inesistenti. Sono morti ad oggi più di 400 civili di cui 38 bambini. Quasi 2 milioni di persone hanno già lasciato, disperate, il proprio paese; ma solo donne, bambini e anziani hanno potuto farlo poiché gli uomini non possono uscire dal paese così da poter rimanere a combattere. Per ultima cosa parliamo delle reazioni occidentali e delle conseguenze che tutto questo può avere su di noi. Sono partite immediatamente da parte dei paesi occidentali (anche dalla Svizzera il che è un evento storico) pesantissime sanzioni volte a mettere in ginocchio l’economia russa, e molte aziende europee, americane e non solo hanno deciso di interrompere i loro servizi nella federazione russa. Abbiamo poi la reazione e la dichiarazione di guerra cibernetica al regime di Putin da parte del collettivo di attivisti hacker Anonymous. Numerosissime iniziative sono invece state condotte da parte di associazioni e cittadini, come manifestazioni e raccolte di fondi e aiuti per i profughi. Gli stati della NATO inoltre stanno provvedendo all’invio di armi agli ucraini, essenziali per la resistenza del paese. Ci sono state poi reazioni del tutto opposte come quelle di Bielorussia (ormai ridotta sempre di più a fantoccio di Mosca), Serbia, Corea del Nord e Siria, paesi che sostengono “l’operazione militare speciale” di Putin, o altri comportamenti ambigui di paesi come Cina, Turchia e India che hanno preferito non schierarsi anche per motivi di convenienza.

Bene siamo giunti alla fine di questo articolo, questa volta decisamente più lungo ma spero comunque interessante e utile a tutti voi lettori, e come conclusione, oltre a lasciarvi una mappa a fine pagina per capire meglio la situazione (se gli impaginatori questa volta si ricorderanno di metterla,) non posso che esprimere

la sola speranza che questa guerra si concluda nel minor tempo possibile con la vittoria della Libertà e della Democrazia.

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