X - Giugno 2021

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L ’E D I T O R I A L E

A T T O F IN A L E G IA C O M O L O N G O N I, 5 b b

Care lettrici, cari lettori, in questi ultimi giorni di liceo ho pensato alle cose improrogabili che avrei dovuto fare prima del suono dell’ultima campanella. La lista a dir la verità era così lunga che non sono riuscito neppure a scriverla tutta. Nel frenetico svolgersi delle ultime settimane le interrogazioni sommative, la stesura dell’elaborato hanno catalizzato tutte le mie attenzioni. Conclusi quelli, ho avuto poco tempo – ma mi è bastato – per salutare tutte quelle persone con le quali ho condiviso svariati momenti in questi ultimi cinque anni. Alcune forse le ho viste per l’ultima volta. Poi c’era EtCetera. Come salutarla? A chi tra voi è come me in quinta o comunque ormai un veterano tra queste mura scolastiche è noto che è consuetudine per i maturandi miei colleghi del giornalino E t C e t e r a M a jo r a n a

scrivere un articolo strappalacrime una volta giunti alla fine dei cinque anni, articolo completo di un continuo susseguirsi di “resto perché”, “vado perché”. Si tratta di una rivisitazione, tutta nostra, dell’interior monologue di joyciana memoria… Non ho validi motivi per restare e comunque non vorrei mai che qualcuno tra i miei docenti, leggendo l’editoriale – cosa tuttavia alquanto improbabile -, ci creda davvero. Quanto al “vado perché” sbobinerei una serie infinita di considerazioni che sono certo a pochi interesserebbero. Quindi come salutare EtCetera? Come congedarsi dai quattro/cinque affezionati e carissimi lettori che non hanno mai tralasciato un solo mio editoriale? Quando ormai due anni fa in questo stesso luogo da cui sto scrivendo ora pensai 3

all’argomento del mio primo editoriale da Caporedattore mi venne in mente di spiegare che cosa per me volesse dire “EtCetera”, perché mai un giornalino scolastico dovesse chiamarsi così, cercando di fornire un mio (non richiesto) punto di vista. Alla fine scartai quest’opzione e ne feci uno sullo speaker della House of Commons inglese, quell’assatanato che urlava “Order!” con inaudita veemenza all’indirizzo dei colleghi casinisti, ricordate? Bene, dopo tutto questo tempo voglio riprovarci. Perché “EtCetera”? Che cosa, “EtCetera”? Ancora, “EtCetera”? “E le altre cose”, traduco per i non latinisti. Sì, ma che cose? “Racconto storie raccolte fra mari immani, mari immani/Ancora un po’, ancora un poco/Racconto storie di navi tra i vari fari, vari fari/ Prendo fiato, ho poco fiato, perdo fiato”. G iu g n o 2 0 2 1 - N ° 1 0


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X - Giugno 2021 by Redazione di EtCetera - Issuu