EtCetera Majorana
Attualità 15
IV | Novembre 2020
Giulia Burigotto, 5bb
Il carcere ai tempi del Covid Dopo le rivolte di marzo/aprile la situazione in carcere sembra essere passata in secondo piano, ma le grandi carenze sono rimaste. Nel mese di agosto sono stati registrati in totale 287 casi di detenuti positivi, diminuiti a 152 nel mese di ottobre, divisi in 41 istituti (71 solo a San Vittore, 55 a Terni, 12 a Benevento) e circa 200 di agenti penitenziari, tre ricoverati, il resto in quarantena. In queste settimanetuttavia l’Osapp ha denunciato un incremento del 600% dei contagi, causata dalla mancata distribuzione di dispositivi di protezione individuale per i detenuti e dal mancato rispetto di alcune norme durante i colloqui con i famigliari, dove non mancherebbero scambi di effusioni e di contatti fisici. A fronte di ciò si sono adottati diversi provvedimenti per salvaguardare la salute della popolazione penitenziaria: a 2 mila detenuti attualmente in semilibertà è stato concesso di dormire a casa senza rientrare in cella e ad altri 3mila, soprattutto a quelli a cui mancano meno di 18 mesi da passare in carcere, di scontare il resto della pena nel proprio domicilio, attraverso l’uso del braccialetto elettronico e ac-
certamenti. Nell’ istituto San Vittore è stato allestito uno specifico reparto per la cura del covid-19 e in tutta Italia sono stati distribuiti più di 1600 dispositivi cellulari per rendere possibili video-colloqui tra i detenuti e le famiglie, per evitare rapporti diretti, incrementare la corrispondenza telefonica e favorire la didattica a distanza. È innegabile il tentativo di non escludere il sistema penitenziario dal difficile progetto di contenimento del virus in tutto il Paese ma, così come succede per scuole e aziende, non si può rimediare a decenni di cattiva politica in pochi mesi. Già ad agosto i braccialetti elettronici operativi erano molto meno di quelli promessi, in quanto misura costosa e di difficile applicazione; nelle carceri permane un tasso di sovraffollamento molto alto (su 50.472 disponibile ne sono occupati 54.868), a cui si aggiunge la mancanza di istituti penitenziari femminili (4 in tutto il territorio nazionale), affiancati invece da 43 sezioni per donne ubicate all’interno di carceri maschili, dove si trovano il 75% delle detenute; solo il 27,2 % dei detenuti è iscritto a corsi scolastici, che spesso si tengono nella stessa fa-