Palazzo Lercari Parodi

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Palazzo Lercari Parodi, contesto urbano ambientale La Strada Nuova, storia e significato La grande attenzione per Strada Nuova inizia già all’epoca della costruzione dei primi palazzi, nella seconda metà del Cinquecento, e aumenta sempre più nel Seicento, Settecento e Ottocento, soprattutto da parte di importanti studiosi, storici e architetti stranieri. Questo ha fatto dire a Mario Labò, nel 1956, che «L’interesse di artisti, e di storici dell’architettura, per Strada Nuova è intramontabile, e più vivo, per quanto possa costare riconoscerlo, in forestieri che negli italiani»1. Interesse sviluppatosi sino a diventare prassi, dal XVII secolo, nell’ambito della tradizione del Grand Tour europeo, che fa soprattutto dell’Italia la meta indispensable di formazione per intellettuali, studiosi, letterati, e per l’aristocrazia europea. Strada Nuova è la realizzazione genovese per eccellenza di quella concezione squisitamente rinascimentale di strada costruita ex novo, che realizza uno spazio urbano per uso abitativo perfettamente rettilineo, con una visione prospettica della strada, come teorizzato (e rappresentato nei relativi Trattati), a partire dall’inizio del Quattrocento, da Leon Battista Alberti, da Francesco di Giorgio Martini e, nel Cinquecento, dal Peruzzi, dal Vignola, dallo Scamozzi, e molti altri (figg. 1-2). Ma, questo concetto geometrico-prospettico di strada, dal quarto decennio del Cinquecento incomincia a diventare più complesso quando, alla scelta di questi percorsi rettilinei, dagli stereometrici volumi allineati sui due fronti, si unisce la volontà di espressione di potere, sia politico che economico, della casata proprietaria, attestato dalla grandiosità e ricchezza delle singole fabbriche. Così, alla tradizionale definizione di Strada Nuova come pura espressione del rettifilo rinascimentale, data dagli storici, si aggiunge la caratteristica essenziale di quartiere aristocratico di abitazione (più che di intervento pianificato di risanamento di una preesistente zona di casupole di malaffare), a prevalente valore urbanistico e sociale, quale evidenzia il Labò nel 1956. Infatti, la strada aveva una funzione esclusivamente di “corte” chiusa, non raccordata al sistema viario esistente, ma di solo affaccio per gli edifici di questo quartiere aristocratico, posto ai margini del tessuto urbano, rivolto verso il verde della collina di Montalbano. L’unico accesso era quello dalla importantissima piazza del Fonte Maroso, mentre a ponente si concludeva contro il verde fondale dei giardini pensili dei due palazzi contrapposti, Brignole Durazzo, e Grimaldi, che occupavano a quota più alta l’attuale piazza della Meridiana. Chiara espressione della volontà di isolamento e di distacco dalla vita cittadina, che si svolgeva invece nel sottostante popoloso e compatto tessuto urbano medievale, del quartiere della Maddalena.

1. Strada Nuova. Fuga prospettica del fianco sinistro e del fianco destro, con in primo piano palazzo Lercari, riconoscibile dal robusto bugnato basamentale. A destra, di Baldassarre Peruzzi, Città ideale con monumenti romani (dettagli delle due quinte contrapposte). Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi (Vagnetti 1967).

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