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Decorazioni pittoriche interne

tale e decorativo, ma che hanno risentito dell’influsso dell’Alessi e del Montorsoli, operanti a Genova in quegli anni. A lui è attribuita la facciata del duomo di Savona e, circa la sua qualità di architetto De Negri (1967, p. 138), ritiene che anche in palazzo Lercari il suo intervento non fosse limitato ai soli particolari decorativi. Infatti, contemporaneamente ai lavori per il Lercari, Carlone era impegnato alle dipendenze di Giovanni Ponzello nelle logge di levante del palazzo del principe Doria a Fassolo; frequentazione stretta con un architetto alessiano che poteva essere fonte di soluzioni innovative anche nelle concezioni planimetriche di questo palazzo.

Decorazioni pittoriche interne

Di grandissimo rilievo anche la decorazione pittorica interna, dove compaiono, quali autori dei cicli affrescati, i più importanti pittori genovesi dell’epoca; in primis Luca Cambiaso (che aveva già lavorato per il Lercari in altre costruzioni), con un importantissimo ciclo pittorico, e poi i fratelli Calvi, Lazzaro e Pantaleo, e Ottavio e Andrea Semino. Decorazione pittorica che non era passata inosservata al Reinhardt nel suo volume del 18868 , che la documenta nella fotografia della loggia di arrivo al primo piano nobile. A partire dallo scalone, nelle volte a crociera delle due rampe che portano al primo piano nobile, a Lazzaro Calvi e aiuti si devono le classiche decorazioni “a grottesche”, tipiche del Rinascimento, cui si aggiungono, nei sottarchi, testine in stucco a bassorilievo, anche queste assai diffuse all’epoca. Nella loggia del primo piano nobile, dove, ai lati della porta del salone, in nicchia, sono collocati su alti piedestalli i busti dei proprietari, Franco Lercari e Antonia De Marini, è il ciclo pittorico dei fratelli Calvi, Lazzaro e Pantaleo, tradizionali collaboratori del Cambiaso. Ad essi si deve, nella loggia talora detta antisala, il grande riquadro rettangolare, al centro del soffitto, con la Sfida tra Orazi e Curiazi, mentre nei pennacchi, in grandi ovali con cornici a finto stucco, sono dipinte figure di Guerrieri all’antica. Nelle vele sono figure femminili allegoria delle Virtù, altro tema diffusissimo dell’epoca. Nelle due lunette contrapposte (di aiuti del Semino?) sono Orazio Coclite sul ponte Sublicio e Curzio Rufo si getta nella voragine. In una sala ad est, sempre Lazzaro e Pantaleo Calvi dipingono il riquadro centrale, con

49. Lo scalone con volta dipinta a grottesche che conduce alla loggia del primo piano nobile, di Lazzaro Calvi e aiuti.

50. Lazzaro e Pantaleo Calvi e aiuti. La decorazione affrescata della volta della loggia al primo piano nobile, con al centro il grande riquadro rettangolare con la Sfida tra Orazi e Curiazi.

Mercurio e Diana che presentano Augusto a Giove in trono. Ancora in una sala del primo piano Lazzaro Calvi, con aiuti, dipinge, al centro della volta a padiglione, nel grande medaglione ovale, Assuero che tocca Ester con lo scettro e, ancora in un’altra sala sempre Lazzaro e Pantaleo Calvi, con aiuti, dipingono nel grande riquadro centrale della volta a padiglione Dio mette alla prova Abramo ordinandogli il sacrificio di Iasacco. Luca Cambiaso dipinge la volta a padiglione di una sala (sala ad ovest) al primo piano, con nel riquadro centrale Apollo e Diana che saettano i figli di Niobe; nei quattro riquadri

53. Nelle due lunette affrescate sopra i timpani con i busti sono i dipinti che rappresentano Curzio Rufo si getta nella voragine e Orazio Coclite sul ponte Sublicio.

54. Luca Cambiaso, Manto che esorta le donne di Tebe a sacrificare all’altare di Latona.

55. Volta di arrivo dello scalone al secondo piano nobile. Il grande affresco centrale rappresentante la Gigantomachia di Ottavio Semino, 1578.

56. In basso e nella pagina seguente, di Luca Cambiaso, affresco della volta (parte centrale) del salone del secondo piano nobile, sul tema dell’imperatore di Trebisonda che ordina a Megollo Lercari la costruzione del Fondaco dei genovesi. Assieme.

minori sono altre scene con altri episodi della storia di Niobe, tra cui Manto che sorta le donne di Tebe a sacrificare all’altare di Latona. Al secondo piano nobile, sempre Luca Cambiaso, nel grande riquadro rettangolare, al centro della volta a padiglione, unica parte cinquecentesca conservata, dipinge la famosissima opera Costruzione di un fondaco per i genovesi, ordinata dall’imperatore di Trebisonda, a soddisfazione di un’offesa compiuta da un cortigiano nei confronti di Megollo Lercari. Interessantissima rappresentazione dell’alacre e realistica attività del cantiere, peraltro riferita spesso anche alla costruzione del palazzo stesso. Tutto intorno, in grandi nicchie ovali, sono dodici antenati illustri della famiglia Lercari seduti o in piedi, ai cui piedi sono le iscrizioni di riferimento, oggi accompagnati da stucchi più tardi, del secolo XVIII (Parma, 1999).

57. Luca Cambiaso, affresco della volta (parte centrale) del salone del secondo piano nobile, sul tema dell’imperatore di Trebisonda che ordina a Megollo Lercari la costruzione del Fondaco dei genovesi.

58. Luca Cambiaso, dettaglio dei personaggi in nicchia attorno all’affresco centrale del salone al secondo piano nobile.

Ottavio Semino, nella volta della loggia al secondo piano nobile, nel riquadro spiccatamente rettangolare, dipinge la Gigantomachia, potente operasul tema classico di Giove che lotta con i Titani, firmata e datata 1578, unica parte cinquecentesca rimanente della volta. Sempre al Semino si dovevano le Storie di Alessandro che vince Dario e le Storie di Roma, esistenti al primo piano e non più visibili già al tempo dell’Alizeri. Sempre al secondo piano nobile, nelle sale ad ovest, nel primo salotto a ponente Andrea Semino dipinge, nel 1575, nella volta a padiglione, Storie di Davide (Parma data,

61. Lazzaro e/o Pantaleo Calvi, volta a padiglione con unghie e lunette dipinta con riquadro centrale con Giuseppe spiega il sogno del Faraone. Nelle nicchie dipinte contrapposte del lato breve, sono da un lato la figura di Davide e dall’altra la figura di Mosè.

63. Volta di arrivo al primo piano nobile. La parete dipinta a sfondato architettonico-prospettico di carattere paesistico, apparato decorativo degli interni assai diffuso nell’epoca, è documentata, a destra, nella fotografia tratta dal volume del 1887 di Robert Reinhardt. La prospettiva ad affresco di Lazzaro e/o Pantaleo Calvi sfonda la parete con un finto vano voltato a botte e finta pavimentazione geometrica, aperto su un ampio profondo paesaggio.

pp. 139, 141; Poleggi 1972, p. 352; Soprani 1674, p. 61), con nel riquadro centrale il Trionfo di Davide. Nella sala detta del Moltiplico Lercaro, Lazzaro e/o Pantaleo Calvi dipingono il riquadro centrale della volta a padiglione lunettata con Giuseppe spiega il sogno del Faraone. Nei pennacchi sono Personaggi biblici, individuati da scritte. Particolarmente interessante, diffusissimo all’epoca in molti palazzi della stessa Strada Nuova (e nell’adiacente palazzo Spinola), e ville, è il tema della parete dipinta a sfondato architettonico-prospettico di carattere paesistico. In questo caso il paesaggio prospettico è utilizzato per sfondare lo spazio nella loggia di arrivo dello scalone al primo piano dove, nella parete attigua, ai lati della porta di ingresso del salone, su alti piedestalli, sono i due busti dei fondatori del palazzo.

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