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Il Rilievo tra fine Novecento e inizi anni Duemila. Architettura, Apparati decorativi e Colore

Il Rilievo tra fine Novecento e inizi anni Duemila. Architettura, Apparati decorativi e Colore

Questo più recente e aggiornato rilievo, organizzato da chi scrive nelle fasi di struttura conoscitiva dei diversi aspetti, e seguito personalmente, secondo criteri di sempre maggiore approfondimento, si colloca nella volontà complessiva di effettuare un rilievo sempre più onnicomprensivo e diversificato nella raccolta dei dati, per una migliore e più profonda conoscenza della fabbrica. Dunque, esteso a tutte le parti componenti, e a tutti gli aspetti, anche quelli meno evidenti e/o di dettaglio, in quanto tutti parte della fabbrica, che necessita esplicitare, proprio ai fini di una conoscenza sempre più esaustiva ed obiettiva. In particolare, l’attenzione ad ogni minimo elemento o segno di presenza di trasformazioni, oltre a tutte le forme di degrado esistenti, è fondamentale, nel caso di interventi di conservazione, restauro, valorizzazione, ed ancor più di adeguamento abitativo, perché i progetti di tutti questi interventi, delicatissimi, debbono essere prima verificati sullo stato di fatto e i caratteri della fabbrica. Così il rilievo si è accentrato subito anche sui fianchi, oltre che sul prospetto retrostante, più recente, tutte superfici di cui mancava la documentazione: murature e relative superfici, fondamentali per rappresentare l’architettura e chiudere il volume nel suo aspetto esterno. Infatti, come le scelte architettonico/compositive delle superfici esterne sono in stretta relazione con il progetto complessivo, lo stesso è per la scelta degli apparati decorativi – tipo, densità, materiali e colori – scelta altrettanto fondamentale ai fini della percezione-fruizione della fabbrica anche dall’esterno. Mi corre l’obbligo premettere che, in quanto docente di Rilievo dell’Architettura per tutta la mia carriera universitaria, la finalità di questo tipo di rilievo, oltre che di conoscenza del nostro patrimonio culturale, è stata anche quella di preparare e far sperimentare ai futuri architetti la sua messa in atto, in quanto indispensabile a tutte le più diversificate esigenze professionali. In moltissimi casi, particolare attenzione è stata rivolta all’aspetto del colore e delle facciate dipinte, che diventa elemento inscindibile anche a livello urbano, oltre che nella percezione dell’edificio e dei suoi fronti. Infatti, le facciate dipinte costituiscono un aspetto distintivo di Genova e dei suoi edifici storici, con una vastità e portata, a partire dal Quattrocento, quale si trova in poche altre città, come rilevato in molti scritti di viaggiatori e studiosi famosi nei secoli passati (Boccardo 1982, p. 76-77). I rilievi, qui solo parzialmente presentati, sono stati effettuati come Esercitazione fondamentale annuale del corso di Disegno e Rilievo “D” nell’ a.a. 1993-1994, a guida del docente, Prof. Arch. P. Falzone, dagli studenti M. Mussari, G. Raccanello, F. Redegoso, D. Sansebastiano, P. Venuto, e come Esercitazione fondamentale del Corso di Rilievo dell’Architettura nell’ a.a. 2007-2008, a guida del docente, Prof. Arch. P. Falzone, e degli assistenti, PhD Arch. M. Caraffini, Prof. PhD G. Pellegri, PhD Arch. F. Salvetti, dagli studenti L. Arrighi, M. Asara, M. Bersano, D. Caleia, G. Freccero, E. Senna. In particolare, i rilievi delle facciate, prospetto principale, prospetto retrostante su piazza Portello, fianchi affrescati su via Antonio Brignole Sale e su via del Portello, sono stati rivisti e messi a punto nelle grafie e nei dettagli di restituzione dell’architettura, a CAD, dall’architetto Carlo Garuti, PhD. Inoltre, la restituzione grafica, cromatica, ad acquerello, del prospetto principale è stata realizzata ex novo dall’Autore.

Prospetto principale su via Garibaldi, prospetto retrostante su piazza Portello, fianchi affrescati su via Antonio Brignole Sale e su via del Portello

Il prospetto principale su via Garibaldi

Immagini fotografiche dello stato attuale Il prospetto principale, a logge e terrazzi, caratterizzato da questi spazi aperti che ne traforavano il volume – oltre al grande cortile – con una prevalenza dei vuoti sui pieni, si differenziava già dall’esterno rispetto alla sequenza dei compatti volumi degli altri palazzi. Differenza che per De Negri (1967, p. 137) era «riferita forse a quella ricerca di varietà nell’unità che si riscontrano nelle prospettive di strade disegnate da Francesco di Giorgio Martini, o nelle scenografie dello Scamozzi» (vedasi fig. 1 in questo volume); dimostrazione dell’aggiornamento culturale degli architetti che operano a Genova. Compositivamente, il prospetto è incardinato su un deciso asse di simmetria, cui si relazionano i pieni e i vuoti; esso è ritmato da cinque assi finestra, tutti coassiali, ed è

70. Percezione del primo piano nobile: la grande loggia centrale è chiusa da pareti vetrate a struttura lignea nelle tre arcate centrali (quella centrale, sporgente come il balcone) e murate quelle laterali, dove sono state inserite finestrature. Così l’originario aereo progetto è oggi ancora in parte percepibile solo in determinate condizioni di luce. In alto a destra angolo con il fianco su via del Portello; in basso a sinistra vista dell’angolo su via Antonio Brignole Sale. In basso fotografie dell’Autore.

71. La fascia alta con il dettaglio della loggia del primo piano nobile come si presenta oggi; sopra, al secondo piano nobile svettano le due loggette ovest ed est.

72. Dettaglio dell’ingresso con il pregevole portale marmoreo del Carlone. Riprende il motivo dei telamoni il palazzo Brignole, Durazzo, sito in piazza della Meridiana che mostra all’ingresso i due telamoni, opera più tarda di Filippo Parodi (1671). Palazzo che originariamente chiudeva Strada Nuova. A destra fotografia dell’Autore.

73. Vedute della Strada Nuova dalla terrazza del piano nobile di palazzo Lercari, in alto verso ponente, in basso verso levante e la piazza Fontane Marose, che mostrano la caratteristica di riservatezza di questo palazzo che rientra rispetto agli altri della Strada, ciò che dal basso non si può percepire. Fotografie dell’Autore.

74. Vista dal palazzo della Camera di Commercio, già palazzo di Tobia Pallavicino, dello spigolo di levante del palazzo nel contesto della parte finale della Strada che confluisce nella piazza Fontane Marose. Fotografia dell’Autore.

75. Il fronte arretrato del corpo principale e parte dei fronti delle ali laterali visto in quota dal palazzo di fronte. Fotografia dell’Autore.

76. In alto a sinistra vista prospettica perfettamente centrale del primo e del secondo piano nobile. Sotto a questa il dettaglio angolare dell’ala di ponente che mostra l’ampiezza e la prondità della terrazza. Fotografia dell’Autore. Sotto ancora i dettagli delle due loggette a serliana del secondo piano nobile successivamente murate, dove sono poi state aperte nuove finestrature. Sopra a destra, il prospetto del corpo principale sulla corte da cui parte lo scalone e sotto il prospetto di controfacciata, sulla corte, dove la loggia, come sull’esterno, è stata chiusa da una triplice finestratura lignea.

costituito da tre alti piani: un piano terreno, due piani nobili e un piano ammezzato sottotetto. Sottolinea questa simmetria l’inserimento assiale, al primo piano nobile, di una loggia a cinque arcate, e al secondo piano nobile, ai due estremi, di una loggetta angolare. I cinque assi di bucature, assai distanziate tra loro, si rapportano alla loggia a cinque arcate del primo piano con le tre finestre centrali che corrispondono all’ampiezza della loggia, e le altre due finestre assiali ai due archi delle loggette. La facciata, di gusto squisitamente classico, utilizza i tre ordini architettonici ma, a partire dal primo ordine, al piano terreno, presenta un elemento poco usuale per la tradizione genovese: un ordine dorico rustico, particolarmente robusto, ritmato da paraste, che diventa quasi un altissimo zoccolo a sostegno di tutto il prospetto, e muro di recinzione che separa lo spazio interno dalla strada12 . Lo zoccolo costituisce un elemento fortemente chiaroscurale per la presenza delle lesene bugnate a punta di diamante, con capitello dorico, che affiancano tutti i finestroni, e per le grandi bugne a cuscino che ricoprono gli spazi tra le lesene, sino a quelle più ampie poste ai fianchi del pregevole portale marmoreo, con i due robusti e severi telamoni di Taddeo Carlone. Al piano terreno le lesene si raddoppiano in corrispondenza dell’angolo, risvoltando sui fianchi, a costituire quasi pilastrata di irrobustimento delle due ali della facciata, che si innalzano per due piani, di uguale altezza, dando vita ad un doppio piano nobile, con presenza di colonne ioniche al primo piano, e corinzie al secondo. Al primo piano, il loggiato a cinque arcate, sorretto da colonne di ordine ionico assiali alle lesene bugnate sottostanti, collega i due corpi di fabbrica laterali, in corrispondenza dei quali, al centro, per ognuno, sono grandi finestre con timpani triangolari sorretti da colonne sempre di ordine ionico, sulla parete piena conclusa agli angoli dalle paraste ioniche. Il secondo piano nobile è caratterizzato da colonne corinzie binate, corrispondenti a quelle sottostanti, utilizzate nelle due eleganti classiche logge a serliana, originariamente aperte, non rappresentate dal Rubens perché dovute forse a una scelta successiva di una moda diffusasi in quegli anni; logge purtroppo chiuse da tamponature murarie nei primi decenni dell’Ottocento. Qui il collegamento con i due corpi laterali era costituito da un semplice terrazzo scoperto comprendente anche le logge, creando un effetto di ulteriore alleggerimento spaziale nell’edificio, insieme compatto ed aereo; invece, il corpo centrale, retrostante, è scandito da tre alte finestre, poste in asse con la prima, terza e quinta arcata della loggia inferiore, secondo una scansione staticamente simmetrica; sopra ancora è il piano ammezzato sottotetto del corpo centrale arretrato. Un alto tetto a padiglione, e coperture a falde delle due loggette concludono il volume. Complessivamente un prospetto sobrio ma elegante, equilibrato in tutte le sue parti, come appare ancora oggi nonostante le modifiche apportate, che offuscano non poco il godimento della originaria particolarissima armonia. Soprattutto la chiusura della loggia del primo piano con una vetrata a struttura lignea molto impattante, dove le due arcate, prima ed ultima, sono state addirittura murate, ma forse ancora di più la chiusura delle loggette superiori con una muratura perimetrale in cui sono state aperte finestre. Al primo piano nobile sono tre robusti balconi in marmo, a sporgere; quello centrale arricchito ai lati da due balconi a filo muro, sempre in marmo, e gli altri due in corrispondenza dell’asse delle loggette del secondo piano nobile; quello centrale, più sporgente, situato sopra il portale con i telamoni, che appaiono quasi sorreggerlo.

Rilievo e restituzione grafica dell’apparato architettonico, decorativo e cromatico del prospetto principale La rappresentazione del fronte, assai precisa, in bianco e nero, restituisce tutti i caratteri dimensionali, proporzionali, compositivi, decorativi e costruttivi, ma non rende al completo le caratteristiche materiche, cromatiche e decorative dell’edificio e del suo fronte. La restituzione di tali componenti cromatiche (fig. 78) avvicina invece alla percezione reale, con al piano terreno le tonalità chiare – oggi scurite e consumate dal tempo – della pietra di Finale, l’apparato architettonico-decorativo dell’intera facciata in marmo bianco, e la tinteggiatura ocra-giallino chiaro/terra d’ombra chiaro del piano di fondo del primo, secondo piano e dell’ammezzato. Il colore azzurro-grigio delle vetrate restituisce poi l’effetto di trasparenza di tali superfici così come appare alla percezione.

77. Il rilievo in bianco e nero del prospetto principale sulla Strada Nuova.

La decorazione affrescata dei fronti laterali su via Antonio Brignole Sale e via del Portello

Il palazzo, con il suo importante apparato decorativo, era già stato mio oggetto di studio in occasione del contributo con la redazione, nel 1979, di Schede “A”, tra cui quella di Palazzo Lercari Parodi, per la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici della Liguria e l’Istituto Centrale del Catalogo e Documentazione (ICCD), per la Catalogazione degli edifici con facciate dipinte del Centro Storico di Genova – anche ai fini del Convegno Internazionale di Genova, FACCIATE DIPINTE. Conservazione e restauro, del 1982. Già allora avevo rilevato che alla decorazione pittorica dei prospetti laterali del palazzo non facevano cenno né il Grosso, né il Ratti, mentre il Poleggi (Strada Nuova 1968, nota 26, p. 358) riferisce, seppure sinteticamente, che: «I prospetti laterali conservano ancora buone tracce di una più arcaica decorazione ad affresco, a motivi architettonici alternati a grandi nicchie con figure». Nella scheda del 1978, con le fotografie e decifrandoli a fatica, ne avevo già evidenziato più ampiamente i caratteri13 . Le due facciate laterali sono caratterizzate da un ricco apparato architettonico dipinto, che si ripete in entrambe, consistente in una struttura architettonica principale, costituita da lesene

scanalate, ioniche al primo piano e corinzie al secondo (la facciata su via del Portello conserva però la decorazione dipinta solo al primo piano), salvo la diversa risoluzione di quanto rappresentato tra le lesene: nella facciata su via del Portello nicchie con figure, nell’altra su via Antonio Brignole Sale elementi geometrici – triangoli e rombi – e busti su piedestalli. Non si conoscono gli autori di queste decorazioni affrescate ma certo si tratta di maestranze aggiornate in questa tecnica e sui tipi decorativi di quanto si produceva a Genova a metà Cinquecento. Riguardo alla datazione si può ipotizzare contemporanea alla costruzione, o di poco successiva, in quanto l’apparato architettonico dipinto riprende quello plastico, della facciata su via Garibaldi. La lettura ancora più puntuale e ravvicinata delle due facciate, le ricognizioni visive, le fotografie, dal 1978 sino a quelle attuali, e i rilievi recenti, fanno leggere più in dettaglio le caratteristiche – tipologia decorativa ed elementi – ma anche lo stato di conservazione, purtroppo assai immiserito e svilito, non solo dalla consunzione delle superfici pittoriche, e dal degrado dell’intonaco di supporto, ma anche dallo stato generale di degrado delle murature, e da quello derivante dagli impianti incongrui a vista, dall’apposizione di tende, insegne e quanto legato all’uso commerciale, soprattutto al piano terreno, senza tener conto della importanza e delicatezza di queste superfici.

78. Restituzione grafica delle componenti cromatiche del prospetto su via Garibaldi. Elaborazione ad acquerello dell’Autore.

79. Facciata su via del Portello. Dettagli terra-tetto. Stato attuale del fianco. Fotografie dell’Autore, anno 2018 e anno 2021. L’apparato decorativo dipinto della facciata, ad importante apparato architettonico entro cui si susseguono nicchie contenenti grandi figure è tuttora conservato nella sua corrispondenza con l’organismo architettonico: ovvero con le bucature e la scansione dei piani. Ma, lo stato di conservazione della decorazione dipinta è ormai al limite della leggibilità, per pochi brani, e talora trattasi solo di macchie indistinte di colore. Questo fronte ha una facciata totalmente liscia, e in orizzontale presenta la stessa scansione dei piani del fronte principale: piano terreno, con sopra il primo piano nobile, e ancora sopra il secondo piano nobile, quest’ultimo quasi cieco, con due soli finestroni laterali verso piazza Portello. Oltre il basso ammezzato sottotetto, il tetto si rialza nella parte posteriore, quella più importante, dove sono i saloni. Il piano terreno presenta nella parte bassa una serie di porte – nove – corrispondenti agli antichi vani di servizio delle ali laterali, oggi trasformati in negozi aperti su strada, sopra cui sono poche irregolari finestre – quattro – poste in asse con le porte sottostanti, e due piccole finestrelle. Solo un robusto cornicione marcapiano a rilievo, che conclude il piano terreno, scandisce la liscia facciata; su di esso poggia l’apparato dipinto a carattere architettonico, leggibile e conservato solo in parte, al primo piano nobile. Esso consiste in una regolare scansione di lesene scanalate di ordine ionico che reggono una ricca fascia/trabeazione modanata (proseguimento dell ’ordine di facciata del primo piano), entro cui si susseguono le finte nicchie centinate con figure. Di figure se ne conservano oggi solo due, in color finto bronzo dorato, e altre appena adombrate da grandi macchie di colori ormai informi. Sopra le nicchie con cornice modanata la trabeazione è in realtà una fascia continua, anch’essa modanata, sottomessa alle lesene lungo tutta la facciata, a concludere la sequenza delle nicchie, sopra cui si eleva un ulteriore motivo decorativo, un basso pannello rettangolare con cornice a orecchie angolari contrappuntate da una borchia; invece, sopra le poche finestre dalla fascia si alza un motivo dipinto ad arco. L’apparato dipinto era a colori vivaci, con figure a monocromo color bronzo e partitura architettonica di colore chiaro, finto marmo, fondi ed elementi decorativi secondari a colori vivaci che si intravedono appena, con fondi facciata di colore rosso vivo (come le bugne triangolari e le piccole borchie) e sopra riquadrature di fondo di colore grigio.

79. Sequenza delle parti basse della facciata su via del Portello.

80. Dettagli della sequenza di tracce conservate della decorazione dipinta. Fografie dell’Autore. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

81. Facciata su via del Portello, dettaglio dell’affresco di figura in nicchia ancora conservato. Fotografie dell’Autore, anno 2018 e anno 2021.

82. Dettagli della figura in nicchia affrescata ancora conservata. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

83. Facciata su via del Portello, dettagli di figure e partitura architettonica appena leggibili. Fotografie dell’Autore, anno 2018 e anno 2021.

84. Porzione terminale della parte di facciata, quella aggiunta, verso piazza Portello. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

85. Restituzione in bianco e nero del rilievo di architettura e decorazione dipinta su via del Portello. La partitura dipinta del primo piano nobile mostra la ricorrenza costante di lesene scanalate che reggono un’alta trabeazione modanata, entro cui si susseguono nicchie ad arco con figure, di cui oggi se ne conservano solo due, in color finto bronzo dorato. Ricostruzione, da quanto oggi conservato.

86. Dettaglio in bianco e nero della fascia decorativa conservata del piano nobile, con la scansione continua delle lesene e delle figure in nicchia.

87. Rilievo del colore della fascia decorativa conservata del primo piano nobile, con la scansione continua delle lesene e delle figure in nicchia. Assieme e dettaglio.

88. Dettaglio in bianco e nero e a colori della fascia decorativa verticale ai due piani nobili (lesene scanalate di ordine ionico e di ordine corinzio) conservate.

89. Dettagli delle coppie di finestroni dello scalone ai due piani nobili, e delle finestre soprastanti. Fotografie dell’Autore, anno 2021. Anche questa facciata prosegue la stessa scansione dei piani del fronte principale: un piano terreno, con sopra primo e secondo piano nobile, e sopra ancora il basso ammezzato sottotetto. Identica la tipologia di apparato decorativo dipinto, di tipo architettonico, ma, a differenza dell’altro fianco, presenta tra le lesene, sul fondo facciata, una scansione regolare di elementi geometrici quali rombi, quadrati ed elementi rettangolari in composizione ricorrente ai due piani nobili. Identica la tipologia di finitura, intonacata e affrescata che, seppure fortemente consunta appare essere quella originaria; anche qui sono ignote le maestranze cui si devono gli affreschi. Circa la datazione delle decorazioni, queste si possono ipotizzare contemporanee alla costruzione, o di poco successive, in quanto riprendono l’apparato architettonico plastico della facciata su via Garibaldi, e seguono i contemporanei modelli decorativi di metà Cinquecento. Allo stato attuale la facciata si presenta in stato di forte consunzione e degrado, sia la muratura che l’intonaco di supporto della pellicola dipinta, ma il rapporto tra apparato decorativo dipinto e organismo architettonico è ancora abbastanza conservato nella sua corrispondenza con gli spazi tra le bucature e la scansione dei piani. Ormai quasi illeggibile, la decorazione dipinta consiste in brani sparsi, visibili se non in determinate condizioni di luce e di visuale, praticamente quasi per nulla dal basso, ma solamente in quota, dal palazzo di fronte. Come il fianco su via del Portello anche questo fianco presenta una facciata totalmente liscia, scandita in orizzontale solo da un robusto cornicione marcapiano, a rilievo, che conclude il piano terreno, e poi da un altro, entrambi però parziali, ma in prosecuzione dei due cornicioni della facciata principale. L’interruzione dei due cornicioni, maggiore quella inferiore, è dovuta alla presenza della coppia di grandi finestroni, ai due livelli intermedi della facciata, che si aprono nella parete, una coppia per piano, per dare luce al monumentale scalone posto nella parte retrostante del palazzo, a sinistra, aperto su questo fianco. Sopra i finestroni, al secondo piano nobile, sono tre finestre più piccole, equidistanti tra loro, le prime due assiali con i finestroni. Compositivamente questa

90. Parte terminale della Facciata, verso Piazza Portello. Fotografie dell’Autore, 2021.

91. La partitura architettonica ancora leggibile a fatica. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

porzione verticale di facciata, all’estremità verso Portello è quella che la caratterizza, sia per la presenza dei grandi finestroni ad arco, sia per l’ordine gigante di lesene dipinte che si viene a costituire dai due ordini in prosecuzione: lesene di ordine ionico e sopra di ordine corinzio, che li affiancano. Subito dopo c’è una parte di parete più modesta e meno ordinata di finestre, più piccole e tutte diverse, per forma e proporzioni, però assiali tra loro. Più avanti, a metà del prospetto, è un’altra presenza più significativa, ai due piani nobili, costituita da un finestrone per piano, sullo stesso asse verticale, entrambi inseriti nella serie di lesene scanalate, uguali alle precedenti, di ordine ionico al primo piano e corinzio al secondo, sistema che poggia anch’esso sulla cornice marcapiano che conclude il piano terreno. Dopo i finestroni si aprono nella facciata, sino all’angolo con via Garibaldi, solo due piccole finestre coassiali e piccolissimi finestrini, più che altro prese d’aria, per cui tutta questa parete, ai due piani, sino alla via Garibaldi, è molto decorata, e il fondo facciata è diviso orizzontalmente sia dal cornicione che divide i due piani, sia in ogni piano da una fascia dipinta che separa due diversi motivi decorativi, nella parte sopra e in quella sotto, ma eguali e con stessa disposizione in entrambi i piani. Le lesene in successione verticale sono ancora di ordine ionico al primo piano nobile e di ordine corinzio al secondo. In quest’ultima porzione di facciata esse suddividono lo spazio in cinque campate decorate, per ogni piano.

Immagini fotografiche dello stato attuale L’apparato dipinto architettonico, quello principale e portante che scandisce tutta la facciata, soprattutto dalle fotografie più vecchie o recenti appare di color chiaro, finto marmo. I motivi dietro alle lesene ed alle fasce orizzontali fittamente decorate consistono in quadrati, incorniciati di bianco marmo, entro cui sono rombi, con ampie fasce ancora in finto marmo, e nel cuore rombi più piccoli di colore rosso caldo. Tutte queste riquadrature chiare in finto marmo sono decorate con fregi a motivi fitti come merletti. Anche qui è ripetuto il motivo decorativo di cornice con orecchie angolari attorno a rettangoli verticali che stanno sopra in ognuno dei due piani; rettangoli con cornice entro cui si distinguono a malapena al primo piano busti su basamenti, e quasi nulla al secondo piano. Riguardo ai colori, ciò che oggi è ancora un po’ apprezzabile sono gli elementi geometrici di colore rosso scuro, che costituiscono i rombi interni circondati da altri più grandi in color finto marmo, tutti modanati. Anche qui sono fondi di colore grigio e riquadrature ed elementi decorativi secondari a colori vivaci, che ormai si intravedono appena, di colore rosso più chiaro e aranciato.

93. Parte terminale della facciata verso Portello, e dettagli delle zone intermedie e dei finestroni del secondo piano nobile. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

Nella pagina a fronte 94. Parte terminale della facciata verso via Garibaldi. Riconoscibile l’apparato architettonico dipinto, le cornici con borchie e i pannelli dipinti nelle fotografie di assieme e di dettaglio. In basso dettaglio di una singola campata e dei singoli motivi decorativi geometrici. Ancora ben leggibile il disegno dell’architettura dipinta estesa a tutta la facciata, nonostante la craquelure avanzata della pellicola di colore e dell’intonaco stesso. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

In questa pagina 95. Nella parte terminale della facciata verso via Garibaldi sono i dettagli ravvicinati dei motivi decorativi geometrici e delle lesene. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

96. L’ordine architettonico dipinto e le campate, con le valenze cromatiche di fondo, ancora leggibili. Fotografie dell’Autore, anno 2021. Sotto dettaglio di una singola campata dell’apparato architettonico dipinto e dei motivi decorativi. Da notare la craquelure avanzata e la fessurazione dell’intonaco. Fotografie dell’Autore, anno 2021.

97. Viste prospettiche della parte bassa della facciata su Via Brignole Sale, verso piazza Portello, che sottolinea la soluzione d’angolo che risvolta sul vicolo. Fotografie dell’Autore.

99. Palazzo Lercari. Fianco con facciata dipinta su via Antonio Brignole Sale. Rilievo in bianco e nero e, da quanto conservato, ricostruzione dell’apparato dipinto a carattere architettonico e geometrico-decorativo, a doppio ordine di lesene scanalate, ioniche e corinzie, ai lati delle bucature principali, ed apparato decorativo geometrico di fondo, in parte conservato nella metà prospetto verso via Garibaldi.

100. Palazzo Lercari. Rilievo e restituzione grafica del fianco con facciata dipinta su via Antonio Brignole Sale. Dettaglio della partitura dipinta allo stato attuale.

101. Fotografia storica della fase di sbancamento della collina dove erano i giardini dei palazzi, per l’apertura della Galleria Vittorio Emanuele (Zecca-Portello). Genova, Centro DOCSAI, collezione cartografica e topografica.

Evoluzione urbanistica del sito con l’apertura della Galleria Vittorio Emanuele (Zecca-Portello) A seguito delle importanti trasformazioni di inizio Novecento, con l’apertura della Galleria Vittorio Emanuele (Zecca-Portello), lo spazio retrostante occupato dal giardino pensile posto al livello del primo piano è spianato, e nel 1929-3014 ,l’edificio viene prolungato sul retro, con un corpo proteso a nord, la cui la cui facciata ricalca la forma, il gioco dei pieni e vuoti (loggiato), la presenza di due ali laterali fortemente sporgenti, e il numero dei piani del prospetto principale.

Immagini fotografiche dello stato attuale Anche questo prospetto si caratterizza per il deciso asse di simmetria, ed è costituito da un alto piano terreno, rivestito da bugne orizzontali, più semplici e piatte di quelle del prospetto su via Garibaldi, da un alto piano nobile ed ancora da un alto secondo piano nobile; infine, da un ultimo piano, più che ammezzato un piano vero e proprio, con bucature abbastanza grandi. Questo prospetto riprende i caratteri architettonici e stilistici di quello anteriore, sulla Strada Nuova; soprattutto il motivo della loggia centrale, al primo piano nobile, la cui copertura diventa terrazza al secondo piano nobile, e quello delle ali laterali, sporgenti; inoltre, dal punto di vista stilistico, l’utilizzo dell’ordine architettonico scalare. Ma, a causa delle ali laterali, assai grandi, il risultato è più rigido per le modificate proporzioni tra la zona centrale, loggiata, e le ali laterali, più impattanti, e l’insieme risulta più pesante e tozzo, anche per la successione più ravvicinata delle bucature. Ai tre assi centrali del loggiato e delle finestrature superiori, nelle ali laterali corrispondono due assi di grandi finestre, con cornici plastiche e timpani triangolari al primo piano e curvi al secondo, mentre al terzo piano sono semplici cornici orecchiate ai quattro angoli. Tutte le bucature hanno balconi in marmo a filo muro che, insieme alle cornici marcapiano, costituiscono scansione orizzontale del fronte. Al terzo piano, sopra i finestroni, finestre assiali a quelle sottostanti denunciano la presenza del piano ammezzato vero e proprio.

102. Il fronte retrostante nel contesto di piazza Portello. A sinistra palazzo Cambiaso, arretrato, a destra, più avanzata e imponente, la parte prolungata di palazzo Spinola.

103. Vista prospettica della facciata che evidenzia la struttura ad ali laterali e loggiato centrale con terrazza soprastante.

104. Vista prospettica ravvicinata della facciata che evidenzia la struttura ad ali laterali e loggiato centrale con terrazza soprastante. Fotografia dell’Autore.

106. Rilievo e restituzione grafica del prospetto su piazza Portello.

Note

1 M. Labò, “Strada Nuova” (più che una strada, un quartiere), in Scritti di storia dell’Arte in onore di Lionello Venturi, I, Roma 1956. 2 Disegno a penna su cartone datato sesto decennio del Cinquecento, reso noto da Mario Labò (E. Poleggi, Strada Nuova, una lottizzazione del Cinquecento, Genova 1972, p. 58, fig. 9). 3 Per preparare il tracciato della strada, demolire case, sistemare i terrapieni e le strade nel circuito di Castelletto. E. Poleggi, Strada Nuova, una lottizzazione del Cinquecento, Genova 1968, pp. 31-33. 4 E. Poleggi, L. Grossi Bianchi, Una città portuale del Medioevo, Genova nei secoli X – XVI, Genova 1976. 5 P. Falzone, Genova: Le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli. Approccio e metodologie nel progetto del colore come elemento di riqualificazione urbana e ambientale, in T.K. Kirova (a cura di), La formazione e le professionalità per la Conservazione, Valorizzazione e Gestione dei Siti Unesco in Italia, Torino 2007, pp. 70-79. 6 Poleggi 1972, p. 354; E. De Negri, Palazzo Lercari Parodi, Profilo storico critico, in L. Vagnetti, Genova, Strada Nuova, Genova 1967, p. 138. 7 P. Montano, Palazzo Lercari, Rilievi e appunti critici, in L. Vagnetti, Genova, Strada Nuova, Genova 1967, pp. 140-141. 8 R. Reinhardt, Palast-Architekur von Ober Italien und Toskana, von XV-XVII Jahrhundert Genua, Berlino 1886. 9 M.P. Gauthier, Le plus beaux edifices de la ville de Gênes et de ses environs, Parigi 1818. 10 R. Reinhardt, Palast-Architekur von Ober Italien und Toskana, von XV-XVII Jahrhundert Genua, Berlino 1886. 11 L. Vagnetti, Genova, Strada Nuova, Genova 1967. 12 Questo primo ordine, così particolare, è attribuibile ad una influenza emiliana, o quanto meno ad una «trascrizione arbitraria e su altra scala di certi diffusi elementi del repertorio di Giambattista Castello il Bergamasco» (Poleggi 1968, p. 354). 13 «[...] nei più tipici modi genovesi di facciata affrescata. Essa consiste in una partitura a motivi architettonici e decorativi dipinti, dove spiccano lesene di ordine gigante formanti nicchie dove sono dipinte singole figure; tale decorazione interessa soprattutto i prospetti laterali, [...] che vengono così ad essere un poco movimentati ed arricchiti nelle vaste e lisce pareti, architettonicamente assai povere. Rimangono oggi visibili, ad un attento esame, nelle ore di maggior luce, o solo le tracce di nicchie ad arco delimitate dalle grandi lesene scanalate, con dentro macchie confuse che sono le figure, o alcune figure più distinte, di cui una assai movimentata. Quasi scomparsi, poiché oggi rimangono solo vaste macchie scure causa il dilavamento e lo smog, i colori originali, tranne alcune lesene nei toni del giallo e alcune campiture rosso-rosa. Tale decorazione potrebbe essere coeva alla costruzione del palazzo, avendo quei caratteri cinquecenteschi di elementi e partiture architettoniche quali si ritrovano ad esempio nel non lontano palazzo Pallavicini di piazza Fontane Marose» (vedi P. Falzone, Scheda “A”, Palazzo Parodi, già Imperiale Lercari, Genova 1979). 14 Lo stesso era accaduto poco prima (1927-28), a conclusione dei lavori della Galleria e della sistemazione della piazza Portello, per l’adiacente palazzo Spinola, prolungato con un nuovo imponente corpo a nord, allora proprietà della banca d’America e d’Italia.

Documentazione fotografica degli elementi più significativi e di riconoscibilità di palazzo Lercari

Archivi e bibliografia

Archivi

Archivio della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Liguria

Centro di Documentazione per la Storia, l’Arte, l’Immagine di Genova. Comune di Genova. Palazzo Rosso.

Archivio Comunale Museo di Sant’Agostino.

Bibliografia

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Finito di stampare nel mese di aprile 2022 da Grafiche G7 Sas, Savignone (Ge) per Sagep Editori Srl, Genova

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