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Costruzione dell’edificio, committenza, architetto, ampliamenti trasformazioni e restauri
by BPS.it
Costruzione dell’edificio, committenza, architetto, ampliamenti trasformazioni e restauri


Il grande palazzo isolato, posto in sequenza ravvicinata e allineato con gli altri palazzi sui due fronti della Strada Nuova, è costruito per Franco Lercari, famiglia cui rimane fino al 1822, quando il palazzo perviene agli Imperiale Lercari di Modena, che nel 1845 lo vendono a Bartolomeo Parodi, famiglia cui appartiene tuttora. Nel secondo quarto dell’Ottocento, ancora sotto la proprietà Lercari, il primo piano è utilizzato come sede della Società del Casino, circolo dei nobili, ma, con la vendita ai Parodi torna in toto ad uso privato; in tempi più recenti ospita una università on line, al primo piano, e Banca Patrimoni Sella & C. al secondo. Nel 1942 subisce danni bellici documentati da Carlo Ceschi (Ceschi 1949, p. 170). Nel 1571 Franco Lercari aveva acquistato il terreno tra i palazzi di Agostino Pallavicino, il primo eretto in Strada Nuova (Poleggi 1972, p. 101), che è anche il primo della quinta a monte, in angolo con la piazza del Fonte Maroso, e quello di Angelo Giovanni Spinola, costruito invece verso la fine del secolo. La costruzione inizia subito, nel 1572, e nel 1578 il
38. Inquadramento dell’edificio nel contesto urbano. CTR - Carta Tecnica Regionale, scala 1:5000. Individuazione dell’edificio nel tessuto storico. Parziale.
39. Inquadramento dell’edificio nel contesto del quartiere della Maddalena. Atlante di Genova. La forma della città in scala 1:2000 nell’ortofotopiano e nella carta numerica, Regione Liguria, Marsilio, Padova, 1995. Sezioni 57 e 41. Riduzioni.
palazzo doveva essere compiuto se Ottavio Semino firma l’affresco della Gigantomachia nell’antisala (loggia) del secondo piano. Anche la data 1581 posta sotto i busti in marmo di Franco Lercari e della moglie, Antonia De Marini, entrambe opera dello scultore Taddeo Carlone, conferma l’avvenuta costruzione, ed i completamenti decorativi più tardi. Circa l’architetto, la tradizionale secolare attribuzione del palazzo all’Alessi da parte degli studiosi italiani e stranieri (a partire dal Gauthier sino al Suida a inizio Novecento) è ormai superata: sia dal confronto delle date, discordanti, con la presenza dell’Alessi a Genova e con la data della sua morte (Perugia, 1572), sia dalle argomentazioni del Labò (dal 1939), e da quelle più recenti di De Negri (1967). L’attribuzione poggiava sulla analogia di pianta con la villa di Giovan Battista Grimaldi in Bisagno, dell’Alessi, costruita però entro il 1554, anch’essa strutturata ad U, a due ali laterali e grande corte anteriore affacciata sulla via. Così Poleggi (1972, pp. 349-350) pone piuttosto l’attenzione, in mancanza di fonti certe, su quel maestro antelamo, Rocco Orsolino, appartenente ad una famiglia di magistri antelami, costruttori e scultori, scesa a Genova a inizio Cinquecento dalla val d’Intelvi, che aveva eseguito per il Lercari il Modello del cortile per il gioco della pallacorda. Ma, questo disegno di progetto era riferito al terreno posto all’altra estremità, occidentale, della via, e la costruzione era iniziata nel 1565, con il capitolato concordato l’anno seguente con il maestro Orsolino il 1° marzo 1566 (Poleggi 1972, p. 350). Con ciò rimane così aperta l’indagine sull’architetto del palazzo, comprendente anche quella sull’attività dello stesso Orsolino. Riguardo alle trasformazioni del palazzo, a inizio Novecento, con l’apertura della Galleria Vittorio Emanuele (Zecca-Portello) lo spazio retrostante, occupato dal giardino pensile posto al livello del primo piano è spianato, e nel 1929-30 l’edificio viene prolungato sul
40. Vista centrale della fascia bassa della strada e del palazzo, posto sul lato destro, con basamento in robusta pietra di Finale, come nella facciata del contrapposto palazzo di Tobia Pallavicino. A destra, veduta in direzione levante. Fotografie dell’Autore.
41. Vedute in direzione levante (Fotografia M. Aicardi) e a destra in direzione ponente.









42. Dettaglio della facciata, con il portale e soprastante grande loggia centrale, oggi chiusa da vetrate. Accanto, scorcio delle facciate interne: la controfacciata, su cui affaccia la loggia centrale, in parte chiusa, dove sono aperte finestre, e parziale delle ali laterali. Sullo sfondo, si compone la parte alta del palazzo di Tobia Pallavicino, contrapposto.
43. Dettagli del porticato e delle eleganti porte rinascimentali con busti classici sovrapporta.