SEZIONE TICINO
Clinica Mobile, la seconda casa dei motociclisti
Intervista al direttore sanitario della Clinica Mobile, Michele Zasa
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a Clinica Mobile, struttura sanitaria itinerante nata negli anni ’70, è da alcuni decenni considerata come una seconda casa dai piloti di moto. Una storia che è cominciata grazie a un’idea del dottor Costa, che ormai mezzo secolo fa, intuiva l’importanza del binomio moto e sicurezza. La celebre struttura medica è composta da un team
di specialisti che si sposta in tutto il mondo durante le gare del Motomondiale e della Superbike, con il fine di prendersi cura della salute dei piloti. Una realtà che oggi, grazie a una particolare attenzione al tema della sicurezza a 360 gradi, ha aperto le porte a tutti i motociclisti, anche al di fuori delle competizioni. Dal 2014, il dottor
Michele Zasa, ha preso la guida della Clinica Mobile succedendo il dottor Costa; in questa intervista ci ha spiegato come hanno gestito la struttura in tempi di pandemia, i loro progetti ma anche alcuni suggerimenti di prevenzione e preparazione per tutti i motociclisti per una guida più sicura in moto.
a quei tempi, la maggior parte dei circuiti non era organizzata con personale medico. Il cambiamento è avvenuto tra gli anni ’80 e ’90, quando i circuiti hanno poco a poco cominciato a organizzarsi con il proprio personale di pronto intervento a bordo pista. A quel punto, la Clinica Mobile ha gradualmente ridotto il personale sanitario d’emergenza lungo il tracciato, per focalizzarsi e concentrarsi su aspetti altrettanto importanti, come la riabilitazione e fisioterapia post infortunio e post allenamento.
Lo scorso anno la pandemia ha colpito duramente anche il mondo delle corse, com’è stato gestire il lavoro, lo spostamento dello staff medico e i piloti in un periodo così difficile? È stata certamente una grande sfida, soprattutto dal punto di vista logistico. Organizzare gli spostamenti di un mezzo sanitario in giro per il mondo in piena pandemia è stato forse più difficile e impegnativo rispetto al prendersi cura della riabilitazione dei piloti infortunati. Insieme a Dorna (organizzatore del Motomondiale), in occasione della prima ondata pandemica, abbiamo sviluppato un protocollo cautelativo – a tratti anche molto rigido - che ci permettesse di mantenere il programma di gare in sicurezza, seppur con un calendario
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Aprile 2021
rivisitato. Penso, guardando a ritroso la stagione di corse 2020, che nonostante le difficoltà siamo riusciti a gestire piuttosto bene la situazione, non molte altre organizzazioni sportive sono riuscite a portare avanti i propri campionati o eventi. Nel corso del tempo la Clinica Mobile si è evoluta, non è più unicamente un centro per il trattamento di condizioni sanitarie acute ma anche un luogo di rilassamento, recupero e fisioterapia dopo le sessioni in pista. Quando è cominciato il cambiamento? Negli anni ’70, quando da un’idea del dottor Costa nasceva la Clinica Mobile, la priorità era quella di prestare soccorso ai piloti in pista in caso di incidente, perché
Da quanto avete abbracciato l’idea di aprire la Clinica Mobile, tramite il Poliambulatorio di Piacenza, a tutti i motociclisti? Quando è cominciato il mio mandato in Clinica Mobile nel 2014, c’era già l’idea di aprire - insieme al mio socio Guido Dalla Rosa Prati – un centro che potesse ospitare pazienti anche al di fuori del contesto sportivo. Dopo un periodo di studio per un’ottimale organizzazione aziendale, nel mese di febbraio 2018, abbiamo ufficialmente inaugurato il Poliambulatorio di Piacenza. Esattamente un anno dopo, nel 2019, abbiamo deciso di aprire un ambulatorio fisioterapico anche ad Andorra, un progetto che è stato accolto positivamente sia dagli abitanti del luogo che dai numerosi piloti del Motomondiale residenti in loco. Le due realtà sono nate con fini differenti, ad