Il serrano 152 - maggio/agosto 2021

N. 152

Maggio-Agosto 2021

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Organo dell’Associazione Serra International Italia

#$ Ĝ $* + - / Ѽ 17° Congresso Nazionale del Serra

Le relazioni del Congresso

I Concorsi scolastici

La nascita di un club in tempo di pandemia

N. 152

Maggio-Agosto 2021

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Organo dell’Associazione Serra International Italia

PERIODICO TRIMESTRALE N. 152 ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA #$ Ĝ $* + - / Ѽ 17° Congresso Nazionale del Serra

Le relazioni del Congresso

I Concorsi scolastici

editoriale ® 3 Nel Cielo stellato il desiderio di Dio di Piergiorgio Aquilino

speciale congresso 4 17° Congresso Nazionale 2021 del Serra Club Iternational Italia 5 Il Serra trova Dio nella prossimità evangelica di Mons Jorge Carlos Patrón Wong

7 Uomini in cammino, per costruire il Regno di Don Michele Gianola

9 È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore”! di Fabio Bolzetta

12 Il silenzio di Dio e l’attesa degli uomini di Cristiana Caricato

16 Il bilancio del Presidente uscente Enrico Mori di Enrico Mori

18 Il primo saluto del neo Presidente Paola Poli di Paola Poli

21 Direzione biennio 2021-2023

vita del serra 22 XVI Concorso scolastico 2020-2021 L’invisibile della fede di Daniela Musumeci Bassi Luciani

23 XVII Concorso scolastico 2021-2022 “Prendersi cura di se stessi e degli altri per un mondo migliore di Margherita Lopergolo

24 I vincitori del Contest fotografico #GuardoSenzaFiltri di Filly Franchino e Marco Crovara

25 Ad Oppido Mameretina-Palmi La nascita di un club in tempi di pandemia di Maria Lo Presti

29 Serra Club Sanremo “gruppo giovani” di Luciano Leone

vocazioni 30 La testimonianza. “Ho perso molto tempo, ma ora sono qui!” di Suor Chiara Paola Colli

l’angolo del serra international 31 La chiave di successo del Serra: l’azione di Greg Schwietz

dai club e distretti ® 33 Notizie ed iniziative

La nascita di un club in tempo di pandemia

Maggio-Agosto 2021 (XLV)

Finito in redazione il 20 settembre 2021 Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005 del 14 gennaio 2005 Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012 Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabile Piergiorgio Aquilino

Redazione Manuel Costa Filly Franchino Dino Melis

Comitato di Direzione Paola Poli, Presidente del C.N.I.S. Flavio Fontana, V. Presidente del C.N.I.S. Maria Lo Presti, V. Presidente del C.N.I.S. Michele Guidi, V. Presidente del C.N.I.S. Giuliano Faralli, V. Presidente del C.N.I.S. Trustee italiani di Serra International

Hanno inoltre collaborato a questo numero: Fabio Bolzetti Suor Chiara Paola Colli Marco Crovara Don Michele Gianola Margherita Lopergolo Giuseppe Miccoli Daniela Musumeci Paola Poli

Cristiana Caricato Manuel Costa Filly Franchino Luciano Leone Maria Lo Presti Enrico Mori S.E. Mons. J.C.Patrón Wong Greg Schwietz

Norme essenziali per redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e non oltre il 10 novembre 2021.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.

3. Inviare foto molto chiare con soggetti inquadrati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i Vice Presidenti di Club responsabili delle comunicazioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro di brevi (max 2.000 battute s.i.) cronache relative alle attività svolte dai Club e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: news@serraclubitalia.it

Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dei rispettivi autori e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale della testata.

La Direzione si riserva di pubblicare in tutto o in parte le foto, gli articoli e i servizi pervenuti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale, anche se non pubblicato, non sarà restituito.

Stampa Tipografia Publistampa s.n.c.

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editoriale

Nel Cielo stellato, il desiderio di Dio di Piergiorgio Aquilino Direttore Responsabile

“Alzo gli occhi verso il Cielo”. È il titolo che Luciano Preti ha voluto dare alla sua opera, oggetto della copertina di questo nuovo numero de “Il Serrano” ed utilizzata, per la prima volta, in occasione del XVII Congresso Nazionale del Serra International Italia. Una pittura che rimanda all’esperienza di un pellegrino qualsiasi – simbolo dell’uomo nella sua individualità e globalità – che, sulla sua barca, “arranca per raggiungere la meta”. E qual è la meta se non Dio? Enrico, lasciando il testimone al neopresidente Paola, ha desiderato che l’attenzione di questo inedito Congresso – inedito poiché vissuto in via telematica – ricadesse sull’interrogativo che da sempre interpella la mente ed il cuore dell’uomo.

Da sempre l’uomo cerca Dio. Ha bisogno di Lui, ha “sete” di Lui, come ci suggerisce il salmista: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 41,2-3).

L’uomo – qualsiasi uomo, di ogni tempo, di ogni razza – ha bisogno alzare lo sguardo al Cielo e credere in qualcosa che lo proietti dalla sua immanenza alla sfera trascendentale: noi cristiani, in Qualcuno che, per amore, nella pienezza dei tempi, si è fatto carne e non ci ha più abbandonato.

Ogni uomo ha questo ardente bisogno, oserei definire quasi salvifico. Il solo credere in qualcosa di infinitesimamente più grande, ha fatto sì che il genio di un pilastro della filosofia moderna partorisse una delle professioni di fede più belle in chiave laica: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza» (Immanuel Kant, Critica della Ragion Pratica, Conclusione).

E, allora, alziamo gli occhi verso quel Cielo stellato sopra di noi! Ci basterà alzarli, fissare quel Cielo, interpellare quella legge morale dentro di noi, per trovare la risposta all’invito del Congresso: «L’Uomo del Terzo Millennio si chiede ancora chi sia e cosa sia Dio per lui?». In altri termini: oggi, in questa società liquida, nel difficile tempo pandemico che stiamo vivendo, libra ancora nelle generazioni il desiderio di Dio? Sì, certo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica si apre,

nella Parte Prima, con un assioma, dimostrabile solamente con la fede. L’uomo è «capax Dei», è cioè “capace” di Dio, ha insito nel suo animo il “desiderio” di Dio: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: “La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore” (Gaudium et spes, 19)» (CCC §27).

L’uomo è capace di Dio, ci ricordava Giovanni Paolo II, proprio perché «se Dio nel suo Spirito si apre all’uomo, questi d’altra parte è creato come soggetto capace di accogliere l’autocomunicazione divina. L’uomo – come dice la tradizione del pensiero cristiano – è “capax Dei”: capace di conoscere Dio e di accogliere il dono che Egli fa di se stesso. Creato infatti a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26), è in grado di vivere un rapporto personale con lui e di rispondere con l’obbedienza d’amore alla relazione d’alleanza propostagli dal suo Creatore» (Giovanni Paolo II, Udienza generale, 26 agosto 1998). È chi è, dunque, questo Dio per ciascuno di noi?

Pietro, animato dallo Spirito, rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Probabilmente a noi sembrerà difficile rispondere con così tanta convinzione solamente perché, nella società attuale, siamo distratti da mille cose e facciamo sempre più difficoltà a trovare quel Dio, il Cristo Signore, che si nasconde negli ultimi e in tutti gli eletti delle Beatitudini. È difficile rispondere anche se «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!» (Eb 13,8).

Ma Dio ama, predilige il silenzio. È nel silenzio più dirompente che si autocomunica all’uomo lungo tutta l’alleanza veterotestamentaria. È nel silenzio di una anonima notte della storia che si fa Uomo per indicare all’umanità come umanizzarsi e, a suo modello, come divinizzarsi. È nel silenzio del soffio dello Spirito che continua ad animare la storia della salvezza. È, dunque, nel silenzio della nostra intima legge morale che possiamo provare a rispondere a quell’interrogativo: “Chi è Dio per te?”. Come? Sicuramente non con la stessa fede di Pietro. Lasciamoci allora afferrare dalla via pulchritudinis affinché, contemplando le meraviglie del creato, possiamo alzare gli occhi verso quel Cielo stellato e accogliere il più grande mistero nelle nostre vite.

La fede supplirà, poi, anche ad ogni non più ricercata risposta.

Per info e approfondimenti: www.serraclubitalia.it; www.serrainternational.org.

Speciale Congresso

“L’uomo del terzo millennio si chiede ancora chi sia e cosa sia Dio per lui?”

17° CONGRESSO NAZIONALE 2021 Serra International Italia

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abato 26 giugno scorso si è tenuto, nell’insolita modalità online, il Congresso di fine mandato del Presidente Enrico Mori, che nel 2020 era stato rinviato a causa della pandemia. Esso ha avuto come tema: “L’Uomo del terzo millennio si chiede ancora chi sia e cosa sia Dio per lui?”.

I lavori congressuali, apertisi alle ore 10.00, hanno previsto due fasi: una mattutina, a carattere prevalentemente istituzionale, ed una pomeridiana, con inizio alle ore 15.00, con lo svolgimento di due relazioni sul tema congressuale, nonché il “bilancio di fine mandato” del Presidente uscente e l’intervento della Presidente subentrante.

Alle pagine seguenti affidiamo, pertanto, tutti e singoli gli interventi succedutisi.

La Redazione

La locandina del XVII Congresso Nazionale riprende l’opera di Luciano Preti, dal titolo “Arca”. Il significato, così come descritto dall’artista, è: “Alzo gli occhi verso il cielo. Come pellegrino arrancherò per raggiungere la meta”.

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117 7°° Co C ng n re r ss s o Naz a io i na n le l Se S rr r a In I te t rn r at a io i na n l It I al a ia i 26 26 gi g ug u no n 2 2021 2

"L "L'u ' om o o de d l 3° 3 mil ill i en e n nio si s ch chi si s a e ccossa si s a Dio i

ch c ie id de an a co c ra r p r lu pe l i? i”

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Speciale Congresso

Il saluto di S.E.R. Mons. Jorge Carlos Patrón Wong

Il Serra trova Dio nella prossimità evangelica

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ari amici Serrani, sono passati cinque anni dalla promulgazione della Esortazione Apostolica Sinodale “Amoris laetitia” sulla bellezza della gioia dell’amore coniugale e familiare.

Per tale ricorrenza il Santo Padre, papa Francesco, ha invitato i cristiani a vivere un anno di rilettura del documento e di riflessioni sul tema. L’intenzione principale di Papa Francesco è quello di aiutarci a comprendere che oggi è necessario uno sguardo nuovo della famiglia da parte della Chiesa.

Dice il Santo Padre: “Non basta ribadire il valore e l’importanza della dottrina se non diventiamo custodi della bellezza della famiglia e se non ci prendiamo

cura con compassione delle sue fragilità e delle sue ferite.

Il Pontefice ci invita innanzitutto ad annunciare alle coppie, ai coniugi, alle famiglie, una parola che li aiuti a cogliere il senso autentico della loro unione e del loro amore: segno, immagine dell’amore trinitario e dell’Alleanza di Cristo con la Chiesa. Da qui ogni dottrina, anche quella sulla famiglia, può prendere forma, d’altra parte il Santo Padre ci esorta affinché questo annuncio non sia calato dall’alto o dato dall’esterno in quanto la Chiesa è incarnata nella realtà storica.

Carissimi amici, credo che l’anno che il Papa ha voluto dedicare a san Giuseppe e alla famiglia sia un segno della Provvidenza per noi Serrani chiamati da

Mons. Patrón Wong

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Speciale Congresso Dio all’affascinante missione di coerente testimonianza di vita cristiana nella quotidianità ed in particolare di cura per le vocazioni sacerdotali.

Nel recente incontro con la Comunità del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano Pio XI, Francesco ha voluto immaginare il Seminario come la famiglia di Nazareth nella quale Gesù è stato accolto, custodito per il Padre il Figlio e, come Figlio, Dio ha accettato di lasciarsi guidare ed amare da genitori umani, Maria e Giuseppe, insegnando a ciascuno di noi che senza docilità nessuno può crescere, nessuno può maturare.

E dunque il delinearsi nello specifico il carisma che la chiesa ci affida. La vostre famiglie sono chiamate a testimoniare nella quotidianità e nella ferialità la bellezza del progetto creativo di Dio. È affidato agli sposi cristiani il compito di generare e di accogliere il dono della vita e custodire ed educare la prole. Infatti, dice Papa Francesco in “Amoris laetitia”: “Ogni coppia di sposi deve sentirsi amata, scelta di Dio per generare nella carne e nello spirito i figli di Dio Padre”.

Questo stile di prossimità evangelica deve diventare annuncio profetico non solo nei confronti delle famiglie che popolano la società civile ma anche nei confronti di quella particolare famiglia che sono i Seminari e le Comunità di formazione.

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La vostra testimonianza concreta ma discreta, la vostra sensibilità umana, la vostra esperienza di vita e il confronto quotidiano che vivete con le sfide aperte della società contemporanea sono stimoli indispensabili per i giovani che desiderano seguire Dio nella via del ministero sacerdotale.

Attraverso voi, essi potranno iniziare a sperimentare il confronto costruttivo con le famiglie e i fedeli laici, saranno aiutati a discernere il progetto di Dio lasciandosi provocare dalla bellezza dell’amore umano e della vocazione sponsale senza operare pericolosi rimorsi.

Infine, permettetemi di rivolgere un sentito ringraziamento a Enrico Mori e a tutta la sua squadra per l’appassionante servizio che ha reso nella qualità di Presidente del Consiglio Nazionale Italiano, e di rivolgere un augurio di un proficuo lavoro a Paola Poli perché con la nuova squadra è chiamata dalla Provvidenza a succedere in tale delicato incarico.

San Giuseppe e la Santa Famiglia di Nazareth veglino sul vostro cammino e sull’opera preziosa che la Chiesa ha voluto affidare. † Jorge Carlos Patrón Wong Segretario per i Seminari della Congregazione per il Clero

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Speciale Congresso

Il saluto di don Michele Gianola

Uomini in cammino, per costruire il Regno

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arissimi amici e amiche del Serra Club Italia, chissà che cosa potremmo rispondere alla questione che fa da titolo a questo nostro incontro: la domanda sembra già contenere in sé la risposta.

In verità, penso che ‘l’uomo del III millennio’, in verità non esista perché l’umanità non è un concetto, non un’astrazione. Non esiste ‘l’uomo in sé’ ma esistono gli uomini e le donne di questo tempo e di tutti i tempi, ciascuno unico, prezioso, differente dall’altro, tessera insostituibile di quel mosaico che forma la storia, fatta per costruire in sinergia con Dio il suo Regno.

Allora, penso che la domanda debba essere letta nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II e in particolare alla luce della Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et spes, 1).

Come potete intuire, l’approccio cambia radicalmente, invita a quella conversione dello Spirito che intende plasmare di continuo la nostra mentalità in un orizzonte vocazionale. Non siamo, infatti, di fronte ad un concetto di uomo, ma siamo di fronte ai volti dei fratelli e delle sorelle, dei quali possiamo prenderci cura accostandoli al punto del cammino in cui si trovano, semplicemente per farci prossimi forse anche senza parlare immediatamente di Dio. «Si tratta di portare il Vangelo alle persone con cui ciascuno ha a che fare, tanto ai vicini quanto agli sconosciuti […]. Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada […]. In questa predicazione, sempre rispettosa e gentile, il primo momento consiste in un dialogo personale, in cui l’altra persona si esprime e condivide le sue gioie, le sue speranze, le preoccupazioni per i suoi cari e tante cose che riempiono il suo cuore. Solo dopo tale conversazione è possibile presentare la Parola, sia con la lettura di qualche passo della Scrittura o in modo narrativo, ma sempre ricordando l’annuncio fondamentale: l’amore personale di Dio che si è fatto uomo, ha dato sé stesso per noi e, vivente, offre la sua salvezza e la sua amicizia. È l’annuncio che si condivide con un atteggiamento umile e Maggio-Agosto 2021

testimoniale di chi sa sempre imparare, con la consapevolezza che il messaggio è tanto ricco e tanto profondo che ci supera sempre. A volte si esprime in maniera più diretta, altre volte attraverso una testimonianza personale, un racconto, un gesto, o la forma che lo stesso Spirito Santo può suscitare in una circostanza concreta» (FRANCESCO, Evangelii gaudium, 127-128). È bello sentire questo respiro vocazionale di chi condivide la stessa passione del Padre per il cuore e la vita di ogni uomo! Si tratta di rischiarare le nebbie che le preoccupazioni fanno comparire davanti ai nostri occhi e lavorare tra grano e zizzania per perdere il sonno, spendere le energie, il tempo, la vita per quello che è fecondo e lasciar correre quello che non lo è.

L’uomo del terzo millennio – come ogni uomo e donna della storia – ha sete di vita e la anela come la cerva ai corsi d’acqua. La simbologia cristiana antica leggeva questo versetto del Salmo narrando la radice di questa arsura. Si credeva, infatti, che ai cervi brucando l’erba accadesse di mangiare serpenti il cui veleno bruciava loro nella bocca e nelle viscere. Lo stesso accade anche agli uomini che andando a cercare la felicità laddove non è possibile trovarla bevono il veleno del peccato che solo la fresca fonte della vita vera può placare.

Questa è la vocazione battesimale della quale noi tutti siamo a servizio: «Allora, che cosa vogliamo veramente? […] Che cosa è, in realtà, la vita? Che cosa significa veramente ‘eternità’? Ci sono dei momenti in cui percepiamo all’improvviso: sì, sarebbe propriamente questo – la ‘vita’ vera – così essa dovrebbe essere. A confronto, ciò che nella quotidianità chiamiamo ‘vita’, in verità non lo è. Agostino, nella sua ampia lettera sulla preghiera indirizzata a Proba, una vedova romana benestante e madre di tre consoli, scrisse una volta: In fondo vogliamo una sola cosa – ‘la vita beata’, la vita che è semplicemente vita, semplicemente ‘felicità’. Non c’è, in fin dei conti, altro che chiediamo nella preghiera. Verso nient’altro ci siamo incamminati – di questo solo si tratta» (BENEDEttO XVI, Spe salvi, 11).

Sia questo incontro, per tutti e per tutte voi, l’occasione di un rinnovato tuffo nella vita di Gesù per diventarne portatori. Mi spiace non essere presente fisicamente, lo sono, di persona, nella comunione che ci lega. Grazie Enrico che mi hai prestato la voce e buon incontro a tutti. don Michele Gianola 7

Speciale Congresso Egli si assise all’ombra d’una meta di grano, e disse: Se non è chi celi sotterra il seme, non sarà chi mieta.

Egli parlava di granai ne’ Cieli: e voi, fanciulli, intorno lui correste con nelle teste brune aridi steli.

Egli stringeva al seno quelle teste brune; e Cefa parlò: Se costì siedi, temo per l’inconsutile tua veste.

E Gesù rivedeva, oltre il Giordano campagne sotto il mietitor rimorte: il suo giorno non molto era lontano.

E stettero le donne in sulle porte delle case, dicendo: Ave, Profeta!

Egli pensava al giorno di sua morte.

Egli abbracciava i suoi piccoli eredi; Il figlio - Giuda bisbigliò veloce d’un ladro, o Rabbi, t’è costì tra’ piedi: Barabba ha nome il padre suo, che in Croce morirà. Ma il Profeta, alzando gli occhi, ‘No’, mormorò con l’ombra nella voce; e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.

na trama invisibile sottende le nostre vite, non frutto del caso ma di un’intelligenza suprema che crea, conserva e guida come la trama di questa poco nota poesia di Giovanni Pascoli intitolata Gesù. Affiora il simbolismo di Pascoli attraverso scene campestri dall’aspetto mosso a causa della mietitura, scene quotidiane di fanciulli che giocano e di donne che siedono sulle porte salutandolo come “Profeta”. Noi, provenienti da studi scolastici che ormai non comprendono questa composizione, d’altra parte poco conosciuta, siamo colti da meraviglia nell’apprendere come la sensibilità poetica di Pascoli sapesse creare versi così profondi su Gesù che, davvero profetico e “rivoluzionario” va consapevole incontro alla sua missione prendendo un bimbo sopra i suoi ginocchi, il figlio di quel Barabba che la folla sceglierà condannando Gesù alla croce.

Pascoli ci mostra Gesù già consapevole del giorno della passione che avanza repentinamente e che gli sarà riservato. Un Gesù che trasfigura i ricordi del Giordano, acque da lui santificate con la sua immersione, mentre riceve il battesimo di Giovanni. Lontano quel giorno in cui lo Spirito Santo rivelava la sua vera identità di Figlio di Dio... lontano dal momento presente che vede campi già “vissuti” dopo il lavoro della mietitura. Ma se il chicco di grano non muore sottoterra non porta frutto, così sarà per lui, se non andrà incontro alla morte invano sarà vissuto. Il pensiero e le parole di Gesù, sebbene umane, portano con sé sempre il riflesso del suo essere Divino, della sua libera accettazione della volontà del Padre: è lui il seme, è il Cielo il campo che contiene il raccolto abbondante della sua passione e noi siamo i frutti del Suo seminare. È in accordo con la sua missione che, infine, Gesù abbraccia proprio il figlio di colui che sa essere di Barabba, quel malfattore e ladro a cui verrà preferito dalla folla, mentre gli si riserverà in cambio il supplizio della croce!

Nelle nostre orecchie come un eco di quella voce che Gesù già sa di dover udire... di urla provenienti dalle folle in rissa: chi volete, Barabba o Gesù? L’innocente o il malfattore? La sorte per Barabba è certa, la croce lo attende, ma Gesù profetizza: “No”... e con voce sommessa prende il bimbo, figlio di quell’uomo, sui suoi ginocchi.

La poesia si chiude con questa immagine del bambino che Gesù accarezza, quasi a farci pensare che tutto in Lui si conclude con la più grande sottomissione, con il più grande abbandono alla volontà del Padre, facendosi uno con l’Amore del Padre che, attraverso il Figlio, stringe al suo seno tutti coloro che, facendosi “piccoli”, sono da Lui ammaestrati e condotti a rinascere a nuova vita, ad essere “veraci” testimoni della sua morte e risurrezione.

Riflettendo sul messaggio inviato al Cnis da don Michele Gianola, che ha puntualizzato quanto è importante la testimonianza dei laici nel far comprendere il mistero della chiamata al discepolato cristiano, mi sono tornate alla mente le conversazioni con i miei allievi, quando commentavo la poesia di Pascoli. Le domande più frequenti erano sulla vita di Gesù, sulla sua radicale scelta di fare la volontà del Padre, di realizzare qui in terra una società giusta ed onesta, comprensiva dei bisogni degli altri, basata sull’Amore e sulla condivisione dei beni. La difficoltà maggiore consisteva nell’attualizzare nella quotidianità il messaggio evangelico, perché in un mondo marcio come il nostro la cattiveria prevale sulla bontà, l’egoismo imperante genera diffidenza e nonostante si proclami la pace, le armi sono distruttive. Tra le tante, però, v’era sempre la voce di qualcuno fuori dal coro che raccontava una propria esperienza, personale o familiare, da cui evinceva la solidarietà e l’affettuosità di chi sa porgere la mano ed aiutare nella difficoltà.

Dare all’altro il volto di Gesù, amico e compagno di vita, Maestro di saggezza infinita è la prova tangibile che non bisogna stancarsi di seminare, di nutrire lo smarrimento del cuore con il retro della medaglia, quella più nascosta ma più vera: tra tanta gramigna, qualche fiore nasce e, nella diversità, si coglie appieno la straordinaria ricchezza della vocazione alla vita, originale e misteriosa, sorprendente ed entusiasmante, al di fuori degli schemi e dei preconcetti, radicalmente coraggiosa. Mentre scrivo questa riflessione, apprendo che un gruppo di giovani della mia diocesi si sta adoperando per accogliere ragazzi afghani fuggiti dall’inferno della guerra. Dell’oro in giro ce n’è, occorre cercarlo.

Maria Luisa Coppola

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Speciale Congresso

L’intervento di Fabio Bolzetta

“È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore”!

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l tema del 17mo Congresso Nazionale del Serra International Italia, cita l’uomo del terzo millennio.

Una espressione che mi ha riportato alla memoria la Lettera Apostolica di San Giovanni Paolo II “Tertio Millennio Adveniente”. Il testo, firmato il 10 novembre del 1994, guarda alla preparazione del Giubileo dell’Anno 2000.

Dal 1994 al 2000. Un cammino di anni, che rivolge lo sguardo all’appuntamento che porterà in pellegrinaggio in milioni di persone. Un oceano di giovani abbraccia il pontefice nelle immagini storiche sulla spianata romana di tor Vergata. Posso dire di essere stato anch’io, lì tra quelle prime file di giovani ai piedi di un padre tra le cascate di vocazioni che hanno irrigato la Chiesa da quell’evento.

Immaginare, preparare e accompagnare l’appunta-

mento di milioni di persone. Un impegno oggi impensabile. Nella geografia delle restrizioni e disuguaglianze accentuate dalla pandemia. Nella distanza fisica che, deve essere la sfida di tante realtà associative, non diventi distanza sociale.

«Nel cristianesimo – si legge nella Lettera Apostolica “Tertio Millennio Adveniente” - il tempo ha un’importanza fondamentale. Dentro la sua dimensione viene creato il mondo, al suo interno si svolge la storia della salvezza, che ha il suo culmine nella “pienezza del tempo” dell’Incarnazione e il suo traguardo nel ritorno glorioso del Figlio di Dio alla fine dei tempi»1.

Ma quale “tempo” stiamo vivendo oggi? Il tempo della paura e della distanza o quello del coraggio e della prossimità? Un’altra domanda ci unisce oggi, da ogni parte d’Italia nel Congresso nazionale di oggi: «L’uomo Fabio Bolzetta

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Speciale Congresso del terzo millennio si chiede ancora chi sia e cosa sia Dio per lui?».

Non possiamo prescindere dalla storia che stiamo vivendo oggi. E che getta luce sui contorni di una umanità segnata e che, forse non può dirsi ancora “rinnovata”. Per voltare davvero pagina, mancano righe da scrivere per riuscire a mettere davvero a fuoco e a verificare se riusciremo a diventare migliori di prima. Un nemico invisibile che all’improvviso ha cominciato a diffondere dolore e impotenza. A sgretolare ogni convinzione di potere. Riuscendo anche, nei corridoi più ripidi delle difficoltà, a far emergere testimonianze esemplari di solidarietà, umanità, coraggio e…fede. tra le vertigini provocate dalle immagini dei camion dell’esercito in fila per portare le bare delle vittime, le foto di infermieri e medici stremati, le testimonianze di amici e conoscenti o le immagini dalle zone più povere del mondo ai margini della sopravvivenza. Di fronte a tutto questo, probabilmente più di una persona si è chiesta “chi sia e cosa sia Dio per lui”.

Nella penombra del 27 marzo 2020 Papa Francesco, nella solitudine fisica di piazza san Pietro, ha rischiarato di speranza il buio di quei giorni. Consegnando il messaggio che “nessuno si salva da solo”. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Nel momento straordinario della preghiera per la fine della pandemia, per Papa Francesco siamo chiamati «a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di te, Signore, e verso gli altri»2.

Un impegno per ogni cristiano e che, nelle proprie realtà parrocchiali, comunitarie e associative, sentiamo di dover far nostro. La pandemia ci ha imposto anzitutto un limite all’incontro, all’apertura verso l’altro, portandoci a vedere nell’altro non una risorsa ma un pericolo. Prima ancora dell’arrivo dei vaccini, i dispositivi e le norme di sicurezza anti contagio hanno permesso di cominciare a riavvicinarci. Ma sono state le tecnologie a consentirci di incontrarci – come stiamo facendo oggi da tutta Italia. Le piattaforme digitali, ben presenti da prima dell’epidemia, abbiamo imparato a conoscerle. In alcuni casi, a seconda delle richieste e contesti, quasi a collezionare app e programmi per dirette e riunioni on line. Alla fine, avendole quasi tutte a disposizione, non potevamo mancare all’appello. Poi magari dimenticavamo le password, ma tutto risolvibile. Sorrisi a parte, per stemperare, come comunità la prova vissuta durante i lockdown, le tecnologie ci 10

hanno consentito di trasformare la nostra casa in scuola, ufficio, università, sala riunioni e anche in una chiesa domestica.

Anche noi, come altre realtà, abbiamo continuato, senza mai mancare sin dal primo lockdown, all’appuntamento che, da tre anni, ogni settimana impegna l’Associazione dei WebCattolici Italiani nel produrre video tutorial su Chiesa e internet. Uno spazio di riflessione e confronto su come le nuove tecnologie siano riuscite, riscoprendo la loro originaria vocazione di ‘servizio’, ad accompagnare e sostenere le comunità durante l’isolamento imposto dalle misure di contenimento della pandemia da Covid-19. Non solo permettendo ponti di comunicazione ma anche di relazione, grazie alla creatività di figure di sacerdoti, insegnanti ed esperti interpellati in questo volume. A partire dal racconto di esperienze concrete del territorio: da Bergamo a Piacenza e Brescia, da Genova a Ustica e Roma. Dal ‘Decalogo per la salute social(e) ai tempi del Coronavirus’ alla guida per la didattica a distanza.

Dalle catechesi da condividere in famiglia, grazie al cinema on the demand, all’esperienza del giovane prete youtuber con milioni di follower don Alberto Ravagnani all’esperienza di una comunità religiosa durante il lockdown. Dai consigli per districarsi sulla scelta dei migliori programmi di videoconferenza alla guida per trasmettere celebrazioni e dirette in streaming. Sino alla riflessione sulla vicinanza di Papa Francesco attraverso i nuovi media. E, ancora, il filo della memoria, tra le comunità più colpite, l’esperienza del percorso per accompagnare chi ha perso un familiare, la Diocesi del Papa durante la pandemia e la testimonianza di un vescovo tra i contagiati. Dal 2003 WeCa è impegnata nelle tecnologie a servizio della pastorale e ora è presente con i suoi tutorial anche in formato audio per essere ascoltati sulle più diffuse e note piattaforme come Spotify e sui dispositivi compatibili con Amazon Alexa grazie allo sviluppo, interno all’associazione, di una app.

Possiamo affermare più in generale che il digitale non ha sostituito ma ha sostenuto.

Il digitale dunque che avvolge la vita dell’uomo di questo millennio è anche lo spazio che ha saputo accogliere importanti spazi di fede. Esperienze partite dal basso ma diventati modelli esemplari e replicabili. Il web, abitato da miliardi di uomini e donne del nostro millennio, è diventato anche lo spazio abitato dai santi dei giorni.

Mi riferisco alla figura di Carlo Acutis, proclamato Beato. «La sua frase “tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie” finisce con l’aggiornail serrano n. 152

Speciale Congresso

Fabio Bolzetta

re la grammatica dei pensieri sulla santità a cui siamo stati abituati sino ad oggi. La passione per il computer, il calcio e i videogiochi, l’impegno nel volontariato e, in sottofondo, gli esercizi al sassofono. Passo dopo passo, con le sue sneakers ai piedi, ha percorso una vita di fede ricercata, testimoniata nell’Eucarestia quotidiana, e vissuta sino al suo ultimo respiro, reciso da una leucemia fulminante.

Le orme delle sue scarpe da ginnastica si sono incontrate con i sandali di Francesco, nella sua Assisi» dove, in rappresentanza dei WebCattolici, «siamo stati invitati a partecipare alla Cerimonia di Beatificazione del primo beato nella storia della Chiesa ad aver creato un sito internet (che è ancora on line www.miracolieucaristici.org). Lo ha dedicato a quei miracoli che, sulla terra, irrompono nella vita dell’uomo e per i quali lui stesso, dal cielo, ha finito per intercedere. Incamminato sino alla vetta della sua vita terrena ha offerto tutte le sofferenze della malattia al Signore, al Papa e alla Chiesa. Esperto di programmi informatici nella filigrana del web ha riconosciuto un «veicolo di evangelizzazione e di catechesi»3.

Alle nuove generazioni in corsa per costruire il futuro e fermate dal tempo sospeso pandemia, va il pensiero di futuri uomini e donne nel terzo millennio.

Il simbolo dell’artista sul logo del Congresso interMaggio-Agosto 2021

nazionale di oggi, riprende nella cornice di una azione di movimento, una immagine di solitudine soltanto apparente.

Una recente indagine condotta dall’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica di Milano su 600 bambini dai 5 agli 11 anni disegna una nuova rappresentazione dal buio del Covid. Ha registrato infatti come i ragazzi si dimostrino ottimisti, inclusivi, curiosi. Nella pandemia hanno saputo sfruttare le tecnologie mantenendo vivi i legami familiari. Dimostrando che è possibile adottare le potenzialità dello sviluppo digitale dentro contesti relazionali affettivamente caldi e densi. Piegando a fini relazionali tali strumenti piuttosto che farsene strumentalizzare.

Restando noi al loro fianco per accompagnarli alla riconquista di un tempo, che ha lasciato l’impronta di ferite ma anche di possibili insegnamenti. Un tempo non perduto ma, pur sempre, da tutti noi vissuto.

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S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Tertio Millennio Adveniente (10 novembre 1994).

2 Papa Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia (27 marzo 2020).

3 Bolzetta F., Carlo Acutis. La sua fede al passo con i tempi in scarpe da tennis e sito web in Avvenire (7 ottobre 2020).

Fabio Bolzetta Presidente Associazione WebCattolici Italiani (WECA) 11

Speciale Congresso

L’intervento di Cristiana Caricato

Il silenzio di Dio e l’attesa degli uomini IL LUNGO SABATO Il silenzio di Dio e l’attesa degli uomini.

1. Il bisogno liberato Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno? di che? Rotta la diga t’inonda e ti sommerge la piena della tua indigenza…

Viene, forse viene, da oltre te un richiamo che ora perché agonizzi non ascolti.

Ma c’è, ne custodisce forza e canto la musica perpetua… ritornerà.

Sii calmo.

Mario Luzi da “Sotto specie umana”, Garzanti, 1999

S

ono i versi struggenti e bellissimi di Mario Luzi, poeta che sapeva raccontare le cose, le ombre, la vita e il suo pulsare, ma soprattutto il ritmo del cuore. Un cantore del fare come è stato scritto, che sempre affacciato sull’abisso, catturato dal fascino dell’assoluto e dell’infinito, li ha resi masticabili attraverso le parole e i loro suoni. Inizio con questi versi perché “mancanza” è la condizione che forse definisce meglio il tempo che abitiamo oggi, ma allo stesso momento cristallizza il bisogno intrinseco dell’essere umano, il suo scoprirsi intrappolato nel limite eppure avido di eterno.

Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto nei sei pieno? Di che?

Oggi avvertiamo la mancanza di contatti, aria, spazi, continuità, prossimità, affollamenti. Sentiamo in modo acuto la nostalgia dell’umano, persino nei suoi aspetti più irritanti, il sudore, gli odori, gli schiamazzi, il vociare isterico metropolitano. Eppure questo primo livello di finitezza in cui la Pandemia ci ha fatto precipitare, improvvisamente, cogliendoci impreparati, è solo la superfice, levigata da assenze inutili e poco determinanti, di un altro strato

Cristiana Caricato

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il serrano n. 152

Speciale Congresso dell’essere, di quel nucleo di bisogni e di domande che solo qualcosa o qualcuno di infinito può colmare.

Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto nei sei pieno? Di che?

L’incipit di questa poesia contenuta in “Sotto la specie umana”, raccolta pubblicata nel 1999, mette subito in relazione il “vuoto contrapposto al pieno” con un altro termine che non conosce logorio: cuore. È il bisogno d’Altro che alberga in ciascun essere umano in qualsiasi latitudine.

Quel bisogno che il pensiero contemporaneo cerca di arginare in molti modi. Se non cancellare. Il bisogno di senso. Su di sé, sull’Io, che la psicoanalisi ha costretto alla maiuscola, il bisogno di verità, giustizia, bellezza. Il bisogno di Dio. Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto nei sei pieno? Di che?

Non è un caso che questi versi siano tra i più citati al Convegno ecclesiale di Firenze. Caratteristica perenne dell’umanesimo nuovo ed antico. E’ il desiderio infinito dell’uomo che il nichilismo, con ferocia e non poca diabolica superbia, ha tentato di estirpare consegnando le esistenze al nulla. Un desiderio che però, prepotentemente e inevitabilmente, ritorna. Paradossalmente proprio partendo dalla zona grigia del no - senso. In un recente volume proprio sul tema (Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca. Carrocci Editore, 2021) Costantino Esposito, filosofo barese, spiega come il nichilismo sia tornato ad essere una questione aperta: le domande dichiarate impossibili in passato sono tornate improvvisamente ragionevoli,

Maggio-Agosto 2021

possibili, persino necessarie. L’irriducibilità del cuore umano pone questioni impegnative con una forza nuova, persino con una crudezza nuova, dettata dal recinto di solitudine in cui siamo stati confinati dal Covid 19 e dal suo sbatterci di fronte alla morte. In fondo l’ultimo limite.

Una condizione, quella dell’isolamento, a cui non eravamo più avvezzi e che pure custodisce gelosamente molta ricchezza. Un altro attento osservatore dell’umano, lo psichiatra Eugenio Borgna, ha appena pubblicato un saggio In dialogo con la solitudine, Einaudi, e pur distinguendo tra la “misteriosa forma di vita” che è la solitudine aperta e la sua “oscura controimmagine” che è l’isolamento, quello che in fondo abbiamo subito, illumina con la sua riflessione la possibilità data dalla Pandemia di riscoprire il “silenzio del cuore e della trascendenza perduta”. Una dimensione fragile e arcana che nel vorticoso turbinio del vivere moderno, ha permesso di liberare uno spazio di indagine, di rivelare il luogo delle domande e della coscienza, il terreno su cui seminare e coltivare gli interrogativi fondamentali, le esigenze incalzanti. Il grande vecchio della psichiatria italiana ha colto ancora una volta nel segno, spiegando come sia obbligato questo viaggio “faticoso e doloroso” dentro di noi, alla scoperta di una Verità che sfugge nella quotidianità eppure la sostanzia.

In fondo qualche secolo fa un altro grande, Blaise Pascal scriveva che “Niente è tanto insopportabile per l’uomo come il rimanere in un riposo assoluto, senza passione, senza affari, senza divertimento, senza applicarsi.

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Speciale Congresso

Allora avverte il proprio nulla, l’abbandono, l’insufficienza, la dipendenza, l’impotenza, il vuoto. Dal fondo della sua anima uscirà quanto prima la noia, l’orrore, la tristezza, il dolore, il dispetto, la disperazione”.

Nella solitudine l’uomo si percepisce come dipendenza, bisogno, come nulla in confronto all’infinito, incapace come continua Pascal nei pensieri “di scorgere il nulla da cui egli è tratto e l’infinito da cui è inghiottito...”.

Probabilmente il Covid e la sua forza distruttiva, hanno portato a chiederci nuovamente se il nostro vivere ha un senso.

E se l’uomo che oggi vive di precarietà e paure può ritrovare l’inquietudine agostiniana, l’abitudine alla ricerca, di un Dio come diceva Pascal, absconditus, un Dio che si nasconde, ma che vuole essere cercato. Un Dio che si nasconde a coloro che lo tentano e si rivela a coloro che lo cercano.

2. Il lungo Sabato Immagino che molti di voi se dovessero rintracciare un momento iconico negli ultimi folli e drammatici 18 mesi vissuti dal pianeta, tornerebbero, anche alla luce di quanto abbiamo appena evocato, al 27 marzo del 2020.

Ricorderete una sera lucida di pioggia, un anziano pellegrino che arranca, in un silenzio assordante sul nuovo monte sacro. Lo sguardo piangente di un Cristo che avvolge la piazza, centro della Cristianità, in quell’istante desolatamente vuota, in cui si agitano inquietudini e fantasmi del mondo intero. È l’immagine, potentissima, dello straordinario momento di preghiera voluto da Papa Francesco per scongiurare la fine di uno dei periodi più terribili dell’umanità dalla seconda guerra mondiale. Il pianeta legato in un’unica invocazione, alla ricerca di brandelli di certezze e speranze. Le tenebre sembravano addensarsi sul sagrato della Basilica, come sulle vite di tanti. Si era nel mezzo della tempesta, dentro la sofferenza più acuta, immobilizzati dalla paura e dal senso di abbandono. E in quello smarrimento, 14

quando lo scoraggiamento e l’impotenza sembravano prevalere, il volto del Pontefice, la sua fede che lo portava ad alzare lo sguardo al cielo, raccogliendo sulle sue spalle l’ansia di intere generazioni, sono riuscite a farci percepire la possibilità di salvezza. tutti, anche i laici più incalliti, hanno confessato il brivido di una presenza. La sensazione che affidarsi ad un Altro, fosse l’unica opzione possibile. La scelta coraggiosa del Papa, il suo modo di affrontare il tempore pestilantiae con semplicità, senza timore del nemico invisibile, forzando la reclusione e trascinando l’intera umanità aggrappata alla sua veste bianca davanti, anzi ai piedi, di Cristo…è sembrato essere l’unico modo ragionevole di affrontare il buio e la lunga via crucis del mondo. In quella piazza era contenuta una domanda di senso universale, profondamente religiosa e insieme profondamente umana. La comune esperienza del limite, mai come in questa occasione universalmente condivisa, ha portato tutti sull’orlo della vertigine. L’intensità emotiva elevata e coinvolgente nasceva dal percorrere tutti insieme il tunnel buio della pandemia, dal costatare che ad ogni latitudine “il dolore e le ombre” avevano “sfondato le porte delle nostre case” come ha affermato proprio Bergoglio nel libro intervista con Domenico Agasso che prendeva spunto proprio dalla preghiera del 27 marzo. Dolore e ombre che avevano “invaso pensieri, aggredito sogni e programmi” aprendo uno spazio di prova, e di solitudine come ci ricordava il nostro psichiatra, in cui riallacciare la relazione salvifica con il Cielo.

La risposta del Papa è stata la Croce, l’uomo e il Dio della Croce. E per un credente non potrebbe essere altrimenti. Ma anche per chi ancora non ha trovato risposte, per chi si è barricato in una laicità senza trascendenza, al sicuro dalla scommessa su Dio, la percezione della propria fragilità e il confronto con la morte ha costituito un punto di svolta. Le esistenze offuscate il serrano n. 152

Speciale Congresso dal quotidiano, messe sotto scacco dall’imperiosità delle circostanze, hanno dovuto fare i conti con ciò che sta al fondo, con quella parola terribile e sublime che è “Speranza”. In fondo l’uomo della pestilenza aveva necessità di ritrovare l’energia per tornare a sperare o semplicemente ad attendere. Marcare lo scarto tra l’assurdità di una realtà senza redenzione e la consolante bellezza della Misericordia divina. Che oggi, come secoli fa per i discepoli in balia delle onde, porta al sicuro, tra le braccia del Signore appena strappato al sonno.

Eppure non sempre l’uomo contemporaneo riesce nel salto: permane la sensazione di abbandono, la diabolica convinzione che Dio sia morto. Vive l’angoscia di un’assenza, come già denunciava il card. Ratzinger nelle sue meditazioni del Sabato Santo, quando di un mondo senza Padre si parlava “con distacco accademico” pochi decenni dopo Nietzsche, preparandosi ad una “teologia dopo la morte di Dio”. Le riflessioni del pontefice emerito sono di un’attualità sconvolgente. Davvero come scriveva “il mistero terribile del Sabato Santo, il suo abisso di silenzio” ha conquistato in maniera schiacciante il nostro tempo.

Insomma sì, per rispondere al tema di questo incontro, l’uomo del terzo millennio ha bisogno di Dio, lo cerca, lo anela, ma Lui rimane in silenzio. Apparentemente distante. Un lungo sabato, un vuoto angosciante, ci vede immersi ormai da mesi. Davanti alla Sindone, al lenzuolo che ha avvolto l’uomo crocifisso, il teologo tedesco, diventato Benedetto XVI, diceva “il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più”. L’oscurità ancora ci interpella, ma nel Sabato Santo, “terra di nessuno tra la morte e la risurrezione” è entrato Uno, l’Unico ricordava Benedetto XVI, che l’ha attraversata con i segni della sua passione per l’uomo. “Un intervallo irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, continuava Ratzinger, in Gesù Cristo non solo ha condiviso il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte la solidarietà più radicale: Dio che arriva al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto. Oltrepassa la porta della solitudine ultima per guidare l’uomo ad oltrepassarla con Lui. Nell’ora dell’estrema solitudine, continuava Benedetto XVI davanti al sacro telo, non saremo mai soli.

“Passio Christi. Passio Hominis”.

3. Attendere e amare l’oscurità Ma come si arriva a questa vertiginosa consapevolezza.

Come attraversare il lungo silenzio di Dio. Nelle difficoltà, quando i dubbi ti assediano, mi hanno insegnato, sin Maggio-Agosto 2021

da piccola, a guardare ai santi. E non c’è santa più popolare e poco compresa di Madre teresa di Calcutta.

Non il santino pop che ci hanno consegnato alcune narrazioni, ma la donna completamente consegnata a Cristo, prediletta tanto da essere chiamata a vivere sulla propria pelle la passione dell’anima di Gesù. Il suo sabato. Come saprete non poco stupore qualche anno fa avevano suscitato alcune pagine del diario interiore della madre dei poveri. Quelle in cui rivelava la “terribile oscurità interiore”, il rapporto con un Dio muto, che dopo averle concesso la Grazia di una intima comunione l’aveva abbandonata al silenzio, con la sensazione di essere separata da Lui, di più di essere rifiutata da Lui. Un peso opprimente e insopportabile che nasceva da un desiderio di Dio che feriva il suo cuore, e che pure non trovava corrispondenza viva. “Un dolore umano ma causato dal divino”, la sua più grande sofferenza.

“Dentro di me, tutto è freddo come il ghiaccio. Solo una fede cieca mi fa andare avanti. Il sorriso è un gran mantello che nasconde un’enorme sofferenza.” Noi sappiamo che in quella donna, santa, quegli anni di buio e silenzio di Dio, non erano che l’impronta della Passione di Cristo, marchiata a fuoco nella sua anima. Per lei l’esperienza più liberante, finalmente risolutiva del rapporto di unione con Cristo, fu la scelta di amare l’oscurità, come dono prezioso che le faceva prendere parte dell’oscurità e del dolore di Gesù sulla terra. Nel buio e nel silenzio di Dio, Madre teresa poteva incontrare l’amore di Cristo per gli uomini, la sua sete di anime. Il miracolo e il mistero di 50 anni di amore quasi a senso unico, trattenuto da una fede cieca, aggrappata ad un volto nascosto.

Noi probabilmente non saremo mai capaci di tanta docilità al lavoro di Dio sulle nostre anime. Né l’uomo contemporaneo è attrezzato per vivere un desiderio così ardente dell’Assoluto. Ma forse in questo lungo Sabato possiamo rimanere in attesa.

Come scriveva un altro grande poeta che si interrogava sul vero, Eugenio Montale ne i Limoni … Vedi, in questi silenzi in cui le cose / s’abbandonano e sembrano vicine / a tradire il loro ultimo segreto, / talora ci si aspetta / di scoprire uno sbaglio di Natura, / il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, / il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità».

Altri suoi versi sarebbero piaciuti a Pascal. Dal Diario Postumo: “… Ma se accettiamo il gioco/ ai margini troviamo /un segno intelleggibile /che può dar senso al tutto”.

Ancora una volta, parole con cui non scongiurare il silenzio, ma, come scrisse Hetty Hillesum, accentuarlo.

Cristiana Caricato Vaticanista e Vice Caporedattrice di Tv2000 15

Speciale Congresso

Il bilancio del Presidente uscente Enrico Mori

S

ono trascorsi tre anni da quando Manuel Costa, mio predecessore, mi appuntava il “pin” che sanciva l’inizio di un percorso vissuto con trepidazione, gioia e dedizione.

Quando, rifacendomi al Primo Libro dei Re in cui Salomone chiese a Dio per sé non molti giorni, né la ricchezza, né la vita dei suoi nemici ma “un cuore docile”, chiesi di sapere ascoltare quanto ogni serrano avrebbe espresso e, sempre con lo sguardo e il cuore rivolto a ciò, ho cercato di impegnarmi per fare quanto il Santo Junipero Serra ha saputo trasmettere per tutta la sua vita: essere un esempio di unità cristiana e spirito missionario vivendo quella che Papa Francesco definisce “la Chiesa in uscita”.

La pandemia che dal febbraio 2020 ci ha costretto a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e di rapportarci, fermando tutte le nostre attività con un interminabile “confinamento” durato 69 giorni, ha, di fatto, portato alla proroga di un anno di tutte le cariche istituzionali facendole slittare dai due anni previsti statutariamente a tre.

Il nostro Santo 270 anni or sono aveva intrapreso un “cammino” affrontando chissà quali e quante difficoltà dal trasporto alla logistica alla comunicazione, ma ha saputo – come ha ricordato Papa Francesco in occasione della Santa Messa di canonizzazione – andare “avanti!

Sempre avanti! In uscita con la gioia nel cuore” per portare la Parola a coloro che non la conoscevano e questo è quanto ogni serrano deve fare nella società attuale, anche in un periodo che è stato davvero difficile per tutti, ma che ci ha comunque portato a riflettere, o almeno avrebbe dovuto portarci a farlo, su che cosa Dio sia veramente per noi, quale sia il posto che gli riserviamo nella nostra vita quotidiana e quanto, ci affidiamo a Lui. Non si può non riconoscere che il lockdown, le restrizioni, la mancanza di condivisione sono state, in generale per il mondo associativo e, per il Serra in particolare, devastanti, ma allo stesso tempo abbiamo imparato che attraverso “la rete” potevamo vederci e parlarci, cercando di atte16

Enrico Mori

nuare il dolore del non essere in “presenza” ed è proprio in questo modo, anche se con molta sofferenza da parte di chi si è assunto la responsabilità della decisione, che si sta svolgendo il XVII Congresso Nazionale del Serra International Italia che conclude il mio mandato di Presidente Nazionale. Un Presidente, come ho sempre detto e sostenuto, deve essere disponibile all’incontro e all’ascolto, pronto a portare la propria presenza dove richiesta. Per questo motivo ho ritenuto importante, oltre che conoscere di persona la realtà di tutti i Distretti, organizzare, supportato da Gianni, efficientissimo coordinatore della Commissione Congressi e Riunioni, i CNIS che si sarebbero dovuti svolgere in diverse parti d’Italia, per avvicinare la “base” a chi nel bene o nel male deve dare la linea da seguire.

Mi piace ricordare, fino a quando questo maledetto covid l’ha permesso, le sedi d’incontro: Livorno per il 40° dalla costituzione del Club in cui abbiamo avuto il piacere e la gioia di incontrare il Presidente Internazionale Mario Biscardi e il Consulente Episcopale del Serra Italia S.E. Mons.

Jorge Carlos Patron Wong; Palermo; Roma; torino per il 50° dalla costituzione del Club; Napoli, luoghi dove davvero si è potuto riscontrare cosa è l’amicizia serrana. Molteplici sono state le problematiche che nel corso del tempo si sono susseguite e che, con l’aiuto di tutta la “squadra” che mi ha supportato in questi tre anni, sono state affrontate e in gran parte risolte. L’approvazione del nuovo Statuto e Regolamento, la scelta di Piergiorgio Aquilino come nuovo Direttore Responsabile della rivista “il serrano”, la gestione del nuovo portale “www.serraclubitalia.it” e della newsletter che ha trovato in Manuel, Dino e Filly degli infaticabili curatori, la gestione dei collegamenti telematici, egregiamente svolta da Giuliano che ha coordinato i vari incontri che si sono susseguiti in questo ultimo anno e mezzo in cui sia il Comitato Esecutivo che la Commissione per la Formazione non si sono mai fermati. il serrano n. 152

Speciale Congresso Momenti molto significativi dell’associazione sono stati le interviste riportate sulle pagine de “L’Osservatore Romano” e sulle pagine on line della rivista “tempi”, la partecipazione ai Convegni Nazionali dell’UNPV fino all’incontro, inaspettato e per questo ancora più emozionante in cui ho portato i saluti e la testimonianza del nostro operato a S.S. Papa Francesco.

Il Serra International Italia, come ben sappiamo, è un’associazione cattolica che si propone la diffusione della cultura cristiana impegnandosi a promuovere nella società civile una cultura favorevole alle vocazioni fondamentali della vita, in particolare a quelle al sacerdozio e alla vita consacrata. Per fare questo occorre essere testimoni credibili in ogni momento della nostra vita, ma, come in ogni ambito, ci deve essere un’adeguata formazione sia di chi poi andrà a ricoprire incarichi dirigenziali sia di ogni singolo socio e proprio per questo che, fino a quando è stato possibile, sono stati promossi, in collaborazione con la Commissione per la Formazione, due incontri indirizzati ai futuri presidenti e governatori. In ogni caso l’essere un movimento a favore delle vocazioni non preclude, l’essere una grande famiglia e come ogni grande famiglia al momento del bisogno deve essere coesa e cercare di fare il bene suo e del prossimo anche noi abbiamo cercato di fare questo. Nei primi mesi di pandemia che hanno toccato così profondamente e nell’intimo ogni aspetto della nostra vita, è stato devoluto, con la benedizione del nostro Consulente Episcopale, alle Case di Cura Istituto Figlie di San Camillo di Brescia e Cremona, due delle città tra le più duramente colpite dal coronavirus, un contributo di 15.000,00 euro per fare fronte all’emergenza sanitaria, cui si sono aggiunti altri 1.600,00 euro donati da alcuni soci.

Così come di consuetudine, all’inizio di ogni anno sociale, il presidente nazionale, sceglie un tema che i Club sono chiamati a approfondire con incontri e conferenze. Mettendo in primo piano i giovani e la fede ho cercato di stimolare tutto ciò con i temi: “ I giovani: una sfida per la Chiesa, La Chiesa: una sfida per i giovani.” e “La Fede non è un’idea ma un incontro”.

Con il primo tema proposto ho cercato di rendere attuale quanto in ogni ambito della nostra associazione e della vita civile affermiamo cioè di coinvolgere i giovani nelle nostre decisioni, offrendo loro ruoli di guida e indirizzo e non di semplici comparse, formandoli e programmando Maggio-Agosto 2021

con loro uno sviluppo continuo. Con particolare riferimento a quanto la Chiesa di oggi sia bisognosa di avere giovani impegnati e collaborativi al suo interno ma allo stesso tempo di quanto sappia uniformarsi al mondo attuale dei social media, del virtuale, processo ineludibile per restare in contatto e al passo con loro.

Con il secondo tema ho voluto richiamare le parole di Papa Francesco che ci ricorda come: “La fede passa per la vita. Quando la fede si concentra puramente sulle formulazioni dottrinali, rischia di parlare solo alla testa, senza toccare il cuore. E quando si concentra solo sul fare, rischia di diventare moralismo e di ridursi al sociale. La fede invece è vita: non possiamo essere dottrinalisti o attivisti; siamo chiamati a portare avanti l’opera di Dio al modo di Dio, nella prossimità”. La fede - conclude Papa Francesco - è questione di incontro, non di teoria. Nell’incontro Gesù passa, nell’incontro palpita il cuore della Chiesa. Allora non le nostre prediche, ma la testimonianza della nostra vita sarà efficace”.

A questo punto credo che sia necessario ricordare come, sebbene il distanziamento sociale vissuto per quasi un anno e mezzo e purtroppo la perdita di diversi soci, dovuto al covid e non solo, si debba gioire per la nascita del nuovo Club Oppido Mamertina-Palmi cui sarà consegnata ufficialmente la charter nel prossimo mese di luglio. Come ci propone il Vangelo di Marco con la parabola del seminatore non stanchiamoci mai di gettare semi, senza fare calcolo, senza considerare la qualità del terreno, senza badare agli sterpi che potrebbero soffocarli, agli uccelli che potrebbero mangiarli, al sole che potrebbe bruciarli ma semplicemente e generosamente diffondendo quello che è il nostro carisma e certamente porteranno frutto. Guardare l’orizzonte e non camminare da soli: questo è il “segreto” – dice Papa Francesco – per non procedere nella vita girando a vuoto. A mia volta oggi mi accingo ad appuntare, anche se virtualmente, il “pin” a Paola che per i prossimi due anni avrà la guida della nostra associazione e che certamente, con la determinazione, la competenza e la voglia di fare che la contraddistinguono, saprà portare avanti quanto in questi oltre sessant’anni di storia del Serra italiano è stato fatto.

Ad maiora semper!

Enrico Mori Presidente uscente 17

Speciale Congresso

Il primo saluto del neo Presidente Paola Poli Paola Poli

R

ivolgo un saluto al Presidente di Serra International Italia, Enrico Mori, al Presidente della Fondazione Beato Junipero Serra, Marco Crovara, alle autorevoli personalità vicine a Serra International Italia che nel corso della mattinata hanno fatto giungere parole di incoraggiamento e offerto importanti spunti di riflessione per il nostro ‘servizio’, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Patron Wong, nostro Consulente Episcopale, e il Rev.mo don Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Vocazionale; saluto infine gli illustri relatori intervenuti nel pomeriggio sul tema del Congresso e tutti i presenti.

Quando circa due anni fa fui ufficialmente designata Presidente eletta, né io né il Presidente uscente Enrico Mori avremmo mai potutto immaginare di dover procedere oggi ad un passaggio delle consegne così inusuale, a distanza, su piattaforma digitale e che quello sarebbe stato l’ultimo evento vissuto in una condizione di normalità.

Il tempo appena trascorso, che tuttavia è ancora parte del nostro presente per qualche ansia e preoccupazione

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che continua ad imporci, è stato a lungo segnato dalla pandemia, e la sofferenza più grande è stata la privazione della socialità, la negazione dell’affettività, degli abbracci, della possibilità di prendersi cura l’uno dell’altro.

Anche noi Ser-rani siamo stati privati del nostro mondo di relazioni, di quella porzione di ‘giardino’ da poter accudire, da poter coltivare, con il rimando di questo verbo al significato di servire, dall’ebraico

il serrano n. 152

Speciale Congresso ‘abad’, come in Genesi, quando Dio creò tutta la terra, un immenso giardino, e vi pose l’uomo affinché, lo coltivasse, lo ‘servisse’.

Ebbene, con la sottrazione della nostra porzione di terra, la pandemia ha svuotato anche il senso della nostra missione, del nostro servizio, perché la terra che ci è stata ‘sottratta’ è il nostro tessuto sociale, con gli ambiti di frequentazione a noi più cari, le case dei nostri famigliari, degli amici, la nostra vita associativa, i seminari e, per lungo tempo, persino le nostre chiese. tuttavia, nonostante le privazioni subite, il flusso vitale dell’amore non si è mai arrestato, perché gratuitamente riversato sul prossimo; come non ricordare i tanti volontari, i medici e i paramedici, ma anche i sacerdoti e i religiosi che non sono mai arretrati dinanzi alla paura del contagio, della morte per donarsi agli altri e che incarnano l’immagine del Buon Pastore: ‘bello’ perché, come dice papa Francesco, bello è l’amore, bella è la prospettiva di vedere Gesù, e il Buon Pastore dà la vita per il suo gregge, per la sua comunità, nel segno del sacerdozio. Egli dona con gioia, una gioia che non è autoreferenziale, per sé, ma per gli altri e con gli altri, ed è la stessa gioia del sacerdote che «nella preghiera scopre la consolazione di Dio e sperimenta che nulla è più forte del suo amore. Per questo è sereno interiormente, ed è felice di essere un canale di misericordia, di avvicinare l’uomo al cuore di Dio» (Giubileo dei sacerdoti. Omelia, 3 giugno 2016).

Nei lavori della mattinata è stata manifestata da più parti la necessità di rivedersi in presenza, affinché ci si possa riappropriare del calore del contatto umano, almeno di percepirlo, seppure con il distanziamento che il rispetto delle regole ci spinge ad osservare! È un’esigenza avvertita da noi tutti, con il pensiero rivolto anche ai nostri sacerdoti ai quali, oggi più che mai, dobbiamo offrire tutto il nostro sostegno, la nostra vicinanza.

Maggio-Agosto 2021

Vorremmo tanto considerare concluso il tempo dell’isolamento, della sospensione, racchiuso nell’immagine solitaria del Papa, evocata dai nostri relatori negli interventi pomeridiani, che quel venerdì santo del 27 marzo 2020 avanza lentamente sul sagrato di S. Pietro, percorrendo la via del dolore, del gemito di un’umanità attonita, avvolta in un silenzio che è attesa, palpito di vita che pure colma ogni distanza; Dio tace, ma per amore, e quell’amore silenzioso, come ci ricorda papa Francesco, diventa attesa della vita nella risurrezione (Udienza generale del 23 marzo 2016, Il triduo pasquale nel Giubileo della Misericordia).

Nel momento della prova, Gesù ci invita a saper attendere! Egli, l’uomo dei dolori, ci chiede di non perdere la speranza, di specchiarci nel Suo volto, nella Sua agonia, perché, come dice Pascal, «Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo. Non bisogna dormire durante questo tempo» (Pensieri, 736).

E nel nostro tempo, nonostante le sofferenze sperimentate e le perdite subite, anche il Serra ha cercato di portare avanti il proprio servizio, con fatica e scoramento, all’inizio, ma poi, superata qualche diffidenza, ha saputo trarre vantaggio da quegli strumenti tecnologici che si sono rivelati utili risorse, alleati che hanno offerto possibilità di incontro altrimenti impensabili.

Ci sia consentito di dire oggi che questa ‘risorsa’ potremo sfruttarla anche nel futuro per intensificare gli incontri dei club, dei distretti, per gli aggiornamenti dell’esecutivo, per estendere a chiunque, in caso di impedimento, la partecipazione ai lavori del CNIS; in sintesi, per poter arrivare ovunque più agevolmente, ma per aggiungere, mai per sostituire gli incontri in presenza!!!

Sua Ecc. Rev.ma Mons. Jorge Carlos Patrón Wong, che ancora ringrazio della gentile disponibilità accordatami per un preliminare confronto su linee programmatiche che possano rendere sempre più fruttuoso il nostro impegno pastorale e vocazionale, nonché la nostra presenza nei Seminari, ha raccomandato, quando ci saranno le condizioni, la ripresa di attività presenziali, comunitarie, perché solo queste possono rinsaldare rapporti e relazioni che favoriscono la crescita del Serra, la formazione dei giovani e la nascita di nuove realtà serrane.

E poiché il Signore fa crescere frutti anche nelle condizioni più sterili, la nascita di un nuovo club in tempo di pandemia, quello di Oppido MamertinaPalmi, è motivo di grande gioia per tutti noi.

Ciò è stato possibile grazie alla cura e alla sensibilità del vescovo di quella diocesi, S. E. Mons. Francesco Milito, alla paziente perseveranza della governatrice, Maria Lo Presti, del Presidente uscente Enrico Mori, di tutti coloro che hanno sostenuto tale progetto (Manuel 19

Speciale Congresso

Costa e Antonio Ciacci) e degli stessi soci fondatori che hanno tenuto fede a un impegno di non facile realizzazione in un momento così difficile.

A fronte di tante difficoltà che hanno causato anche una comprensibile perdita motivazionale, alcuni club hanno registrato l’ingresso di nuovi soci (cito per tutti L’Aquila, il mio club di appartenenza che il 30 giugno consegnerà il distintivo a cinque nuovi soci), mentre da più parti è stato manifestato un forte interesse per la costituzione di nuove realtà serrane. Ciò deve spingerci a riprendere con ancora più forza, passione e capacità attrattiva le nostre attività, al fine di rendere efficace il nostro apostolato laico nella diffusione di quella cultura vocazionale che anima la nostra azione.

Ci sono delle idee sulle quali spero si possa lavorare tutti insieme e che possano tradursi in progetti.

Per quanto riguarda i giovani, verrà certamente riproposto il concorso scolastico, un’iniziativa ormai consolidata nel corso degli anni che ha saputo regalare grandi soddisfazioni nel riuscire a coinvolgere tanti studenti su tutto il territorio nazionale Desidero ringraziare Daniela Musumeci e tutta la commissione del prezioso lavoro svolto, di aver magistralmente condotto i lavori della premiazione per la prima volta online. La ringrazio anche di essersi resa disponibile a mettere a frutto l’esperienza maturata durante il suo mandato all’interno della nuova commissione che si sta costituendo.

Auspico anche che il Contest fotografico, sostenuto dalla Fondazione Beato Junipero Serra e promosso dal Distretto 73, rappresentato dalla instancabile governatrice Filly Franchino, possa essere riproposto 20

anche nelle future edizioni, in un rapporto di proficua sinergia con la Fondazione medesima.

Quanto ad iniziative che rappresentano ormai una tradizione per il Serra, ringrazio Patrizia Rossi per il costante impegno che rivolge al Concorso letterario della Penna dello Spirito, un evento culturale di successo legato alla Biblioteca intitolata al Beato Junipero Serra, diretta dalla stessa.

Prima di concludere e presentare la squadra che mi affiancherà, con il sostegno e l’entusiasmo, spero, di ogni singolo socio, ringrazio il Presidente uscente Enrico Mori, per essere stato una guida paziente, riflessiva, dedita all’ascolto, animata dalla volontà di unire, di costruire sulle solide basi della condivisione.

Come vice-presidente alle vocazioni ringrazio anche tutti i membri dell’esecutivo e del CNIS con i quali sono stata in contatto, e sono ben lieta di continuare con alcuni di loro un rapporto di collaborazione all’insegna di un leale rapporto di amicizia; ringrazio infine tutti voi perché è grazie a voi e per voi che oggi sono qui.

Vi anticipo che dall’inizio della prossima settimana ci metteremo al lavoro per organizzare un incontro in presenza entro la prima decade di ottobre e riprendere esattamente da dove ci lasceremo oggi. Sarà l’occasione per festeggiare degnamente la fine di un mandato che, nelle difficoltà, ha saputo mantenere saldo il collante della nostra identità, e inaugurare, nel nuovo, il tempo rigenerato nel gioioso impulso di voi tutti della ritrovata serenità.

Maria, Madre delle vocazioni, e S. Junipero Serra pregate per noi.

Paola Poli Presidente Entrante il serrano n. 152

Speciale Congresso Dirigenza Serra International Italia biennio

2021-2023

Presidente: Paola Poli Past President e Coordinatore Commissione nomine: Enrico Mori Segretario e Direttore Esecutivo: Luigi Ferro Addetto alla Segreteria amministrativa: Adolfo Gusman Tesoriere: Giuseppe Savino

Vice Presidenti Coordinatore Commissione programmi: Michele Guidi Coordinatore Commissione estensione: Giuliano Faralli Coordinatore Commissione vocazioni: Maria Lo Presti Coordinatore Commissione comunicazioni: Flavio Fontana Coordinatori Commissioni Permanenti Commissione statuto e regolamenti: Luigi Ferro Commissione programmazione a lungo termine: Manuel Costa Commissione congressi e riunioni: Samuele Labita Commissione revisione e controllo: Emanuele Pirato Commissione formazione: Antonio Ciacci Trustees: - Manuel Costa - Giuseppe Miccoli Presidente Fondazione Beato Junipero Serra: Marco Crovara Coordinatori commissioni ad hoc Commissione concorso scolastico: Margherita Lopergolo Coordinamento piano editoriale e servizi digitali portale e Serranews: Dino Melis Filly Franchino Altri incarichi Direttore della rivista Il Serrano: Piergiorgio Aquilino Direttore della Biblioteca Beato Junipero Serra: Patrizia Rossi Responsabile collegamento con il Consulente Episcopale: Gianni Sapia Responsabile cultura vocazionale: Maria Luisa Coppola Responsabile collegamento con UNPV della CEI: Paola Poli Responsabile Coordinamento Concorso musicale per i Seminari: Vera Pulvirenti

Maggio-Agosto 2021

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vita del serra

XVI Concorso scolastico 2020-2021

L’invisibile della fede di Daniela Musumeci Bassi Luciani “San Giovanni Evangelista”

“L

a Fede è … come se vedessimo l’invisibile”: questo il tema proposto dal Serra Club Italia per il XVI Concorso scolastico dell’anno 20192021; e 17, 55, 87, 649 sono, rispettivamente, i club, le scuole, le classi e gli alunni partecipanti; infine sabato 26 giugno è la data della premiazione che, dopo il periodo così travagliato, è finalmente arrivata al traguardo con svolgimento in “PAD” (Premiazione A Distanza) e diretta streaming!

Questa premiazione, un po’ fuori dagli schemi abituali, ha visto una straordinaria partecipazione di alunni, classi, insegnanti e dirigenti, nonché parenti dei vincitori, superiore ad ogni aspettativa; questo ha reso incredibilmente vicini i lontani ed ha valorizzato non soltanto l’impegno degli organizzatori e degli amici serrani che hanno accolto il concorso, ma anche, anzi soprattutto, loro i partecipanti, vincitori e non.

Entrando nel merito degli elaborati, la Commissione è rimasta veramente e felicemente sorpresa dalla profondità, originalità e varietà delle opere realizzate a partire da un tema a prima vista non proprio facile, su Fede e lnvisibile, che ha suscitato sia nei piccoli ma soprattutto nei più grandi riflessioni profonde sul mistero della fede, e della forza che c’è dentro l’uomo, come esigenza di una realtà invisibile, trascendente che guida ed ispira l’agire dell’uomo, come suggerivano le tracce allegate al tema del concorso. Così la straordinaria pittura del braccio di Cristo che afferra il braccio dell’uomo che viene inghiottito dal mare in tempesta; il tunnel book, con la successione di lucidi con parti di un disegno che solo alla fine formerà l’immagine visibile del Cristo risorto; la scultura lignea del mezzo volto, la cui metà invisibile resta all’immaginazione dello spettatore; i filmati di interviste ai compagni di classe; i disegni colorati o i collage di sguardi indirizzati tutti ad un centro come la stella polare; poesie in rima o in versi sciolti; brevi pensierini o temi, quand’anche veri “trattati” con riferimenti danteschi a 22

“l’amor che move il sol …” e filosofici all’invisibile decimo pianeta pitagorico: questi sono solo alcuni degli esempi più significativi di questo concorso.

Credo di poter concludere, come in controluce, proprio con le parole di Papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit: “Se Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in ogni momento, per riempirlo di luce. [...] Egli riempie tutto con la sua presenza invisibile, e dovunque tu vada ti starà aspettando. Perché non solo è venuto, ma viene e continuerà a venire ogni giorno per invitarti a camminare verso un orizzonte sempre nuovo.”

“Due braccia che si afferrano”. Dipinto di Francesco Pio De Monte 1° classificato, Scuola secondaria di II grado Classe 4B, Liceo Agrario «Pavoncelli», Cerignola.

il serrano n. 152

vita del serra

XVII Concorso scolastico 2021-2022 Tema dell’anno: “Prendersi cura di se stessi

e degli altri per un mondo migliore” di Margherita Lopergolo

I

l Serra International Italia, associazione laicale che si impegna nel favorire e sostenere le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, bandisce da 17 anni un concorso scolastico a livello nazionale per stimolare i giovani a riflettere e a discutere sui valori importanti dell’uomo e della società, promovendo la cultura della vita intesa come vocazione al servizio. Gli elaborati presentati al concorso costituiscono così uno spaccato interessante che mette in luce le dinamiche relazionali dei giovani, la loro affettività, il loro pensiero sui modelli educativi ed in particolare quello scolastico, la condizione della famiglia contemporanea e le difficoltà dipendenti da questo momento storico.

Alla luce degli avvenimenti mondiali, siamo sempre più consapevoli che per migliorare il mondo è necessario rispondere all’appello che ci viene dalla sofferenza, dalla solitudine, dalla povertà, dalla malattia. Il nostro compito è quello di tradurre concretamente l’idea universale di amore in azione, ‘prenderci cura’ e sentirci responsabili gli degli altri.

Scuola primaria: Perché sei un essere speciale.

Ed io avrò cura di te.

(La cura, di Franco Battiato) Beati coloro che tendono la mano a chi ha bisogno: ama il prossimo tuo come te stesso e prenditene cura.

Scuola secondaria di 1° e 2° grado: Perché sei un essere speciale Ed io avrò cura di te (La cura, di Franco Battiato) Per prendersi cura degli altri occorre avere fiducia prima di tutto nelle proprie capacità, migliorare se stessi per evolvere e capire chi ci sta intorno. Che cosa ne pensi? Secondo te, qual è la strada da percorrere per realizzarti quale essere unico e speciale?

Maggio-Agosto 2021

Il concorso mira alla produzione di una riflessione, sulla scorta delle seguenti tracce esemplificative. Gli uomini, nei più svariati ambiti e nel tempo, si sono presi cura del prossimo e del creato, stabilendo relazioni costruttive con se stessi, con gli altri e con il mondo.

1. Il Buon Samaritano, ‘colui che si prende cura’, si fa prossimo. Nella parabola sono messe in evidenza la misericordia e la compassione da vivere verso il prossimo, verso chi è in difficoltà, chiunque egli sia.

2. Il labirinto di Teseo. La vita presenta situazioni inestricabili, vale la pena mettersi in gioco e vivere con speranza, fiducia e autenticità, nella ricerca di una direzione consapevole che illumini le scelte della nostra quotidianità.

3. Gli eroi di oggi. Quando l’amore per gli altri e la cura nei loro confronti diventano primari, allora si diventa ‘eroi’.

Si può realizzare la propria vita in modo profondo, focalizzando l’attenzione sulle proprie potenzialità, uniche e speciali. I nostri modelli di riferimento sono: i vigili del fuoco, l’ambientalista Greta thunberg, la campionessa olimpica Bebe Vio, le forze dell’ordine, i medici e gli infermieri, i volontari della Protezione Civile, i missionari, ecc. Essi ci insegnano che ognuno di noi può essere un eroe: tutti possono essere in grado, attraverso un percorso di ricerca, di migliorarsi, di dare un senso pieno alla propria esistenza.

4. Gli educatori. Sono coloro che promuovono la soggettività e l’inclusione sociale, lo sviluppo delle potenzialità e i diritti delle persone, uniche e speciali, in modo che ognuno divenga consapevole di sé nella relazione col mondo.

5. Cantautori: Franco Battiato. ‘La cura’ è comunemente considerata la canzone dell’amore, della capacità di donare e donarsi, in una dimensione di universalità che può oltrepassare qualsiasi difficoltà.

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vita del serra

I vincitori del Contest fotografico

#GuardoSenzaFiltri di Filly Franchino e Marco Crovara “San Giovanni Evangelista”

È

veramente bastato un Click per far partecipare a livello nazionale quasi un centinaio di concorrenti al Contest Fotografico “GuardoSenzaFiltri” organizzato dal Distretto 73 di Serra International Italia – Puglia e Basilicata, e dalla Fondazione Italiana Beato Junipero Serra. tema di questa prima edizione è stato “L’altro oltre la paura”. “La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi”. Queste le scelte della Giuria presieduta da Patrizia Mori: Per la sezione over 21 – Premio del Distretto 73 – Puglia-Basilicata a Marco Biscotti “L’esperienza attuale ci ha portato ad un patto di solidarietà generazionale. Ognuno porta i propri pesi per uscire tutti assieme dall’isolamento” Con la seguente motivazione ...buona la composizione della foto, le linee della strada e dei muri portano lo sguardo verso le due figure dirette “oltre”, ...oltre la curva, ...oltre la strada,... oltre il visibile.

Si tengono mano nella mano, ben strette da una famigliarità che dona loro certezza e con passo sicuro si dirigono verso il ricominciare, verso il “vivere”, ciascuna con i propri pesi senza alcuna titubanza e, ci piace immaginare, forti del loro amore... la naturale condivisione del cammino è il non guardare verso se stessi con solidarietà...

Marco Biscotti

Per la sezione “giovani e giovanissimi” – premio della Fondazione Italiana Beato Junipero Serra a Sara Pepe “Il giorno del compleanno del mio amico. La torta gliel’ho lasciata sull’uscio della porta, ma nessuna pandemia sarà in grado di farci lasciare sull’uscio la voglia di ricominciare e di prenderci di nuovo per mano” Con la seguente motivazione “Nella foto il guardare oltre è quasi bloccato da ostacoli fisici, ingombranti, quasi pesanti. Difficile capire quale è il dentro, difficile capire quale è il fuori, ma nella voglia di toccarsi, nella voglia di ricordare, di non passare “oltre” la festa, traspare la volontà di trovare il modo per ricominciare comunque. E così anche un tenue colore riesce a rompere i grigi che sono tutt’attorno. Oltre... mai verso se stessi!

La Fondazione Italiana Beato Junipero Serra ed i Club di Altamura, Brindisi, Cerignola, Lucera-troia, Matera, Potenza e taranto, componenti il Distretto 73 – Puglia e Basilicata, si complimentano per tutti i lavori inviati e confidano in una ancor più numerosa partecipazione al prossimo anno per la seconda edizione.

C’è molta soddisfazione per aver coinvolto un così grande pubblico. La nostra passione di Serrani deve diventare l’inclinazione vivissima per qualcosa che sia un motore del buon fare, nella logica della vicinanza e della prossimità verso chiunque incontriamo nel nostro cammino.

Sara Pepe

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vita del serra

Ad Oppido Mamertina-Palmi

La nascita di un club in tempi di pandemia di Maria Lo Presti

I

l 31 luglio 2021 è stata consegnata la Charter al club di Oppido Mamertina – Palmi, dopo un anno e mezzo di ‘chiusure’ a causa della pandemia che ha modificato profondamente il nostro vissuto. Questo fatto è stato subito recepito da tutti come un segno di speranza, di ripartenza, di crescita. Ricordiamo il percorso che ha portato a questo momento. Il club di Reggio Calabria ha iniziato in vari tempi a creare contatti ed ha seminato per la formazione di un nucleo di partenza. Mentre era presidente Antonino Gatto si è cominciato a vedere il risultato di questo lavoro. Come Governatore del Distretto 77, Sicilia-Calabria, è toccato a me, quindi, incontrare il gruppo e seguirlo. tutto ciò avveniva nel luglio 2019: un tempo che sembra oggi lontanissimo, per quanto è accaduto col diffondersi, pochi mesi dopo, della pandemia. Avendo, comunque, rilevato che vi erano gli elementi per costruire, dopo un tempo di sospensione degli incontri, dal novembre 2020 si sono ripresi online per la formazione. Qui è emerso il ruolo di S. Ecc.za Mons. Francesco Milito, Vescovo di Oppido Mamertina – Palmi, che ha partecipato a tutti gli incontri e ha dato impulso al gruppo che, in breve è cresciuto di numero. Già nel marzo 2021 il gruppo dei formatori, composto da Enrico Mori, Emanuele Costa e Antonio Ciacci, ha percepito che si potesse procedere per chiedere l’incorporazione del nuovo club. Aprile, maggio ed inizio giugno sono stati segnati da attività online e in presenza, fino alla richiesta della Charter, subito accordata da Chicago. Quindi si è cominciato a preparare il momento della consegna.

Una grande gioia e commozione hanno segnato l’avvio del club. Sono convenuti a Oppido Mamertina tanti, dai vari club in Italia, dal Distretto e dal territorio della Diocesi. Sono stati sensibilizzati i media locali e grande risalto è stato dato all’evento dalla Diocesi tutta.

La consegna della Charter si è svolta nella Sala Vescovile di Oppido Mamertina, a fianco della Cattedrale. La cerimonia è stata aperta e guidata da Antonietta Bonarrigo, Presidente del nuovo club, che Maggio-Agosto 2021

Vice Presiden ha mostrato con il suo intervento l’acquisita consapevolezza del ruolo che il club ha nella comunità cristiana e nel contesto sociale: «si tratta di un Movimento laicale impegnato nella Chiesa Cattolica a sostenere le vocazioni religiose, mediante la promozione della cultura cristiana, che di fatto costituisce l’humus, l’ambiente favorevole alla nascita delle vocazioni, attraverso una coerente testimonianza di vita quotidiana e lavorativa, di impegno fattuale con le azioni e i progetti, in particolare con il sostegno anche concreto a chi ha scelto di fare della propria vita un dono per gli altri, sacerdoti e persone consacrate. Una realtà associativa, quindi, che riconosce l’alta funzione spirituale che la Chiesa Cattolica espleta nel mondo di oggi, in questa nostra società contemporanea investita sempre più da profondi e continui mutamenti etico-morali e Il Governatore Michele Montalto presenta il nuovo Club

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vita del serra socio-culturali, Chiesa che svolge in ogni ambito un ruolo determinante e cruciale per il miglioramento delle condizioni di vita delle persone, specie se in difficoltà, operando e agendo con competenza, ma soprattutto con amore e generosità […] nella complessità di questo nostro territorio, caratterizzato da endemiche e storiche precarietà strutturali, […] accanto a chi si impegna a difesa dei fondamentali diritti umani, come quello del lavoro e della salute, per il miglioramento e la crescita sociale e morale della collettività e dei singoli cittadini. Il club Serra Oppido Mamertina-Palmi allora si avvia verso questa nuova esperienza con l’entusiasmo dei neofiti ma con lo sguardo fiducioso rivolto al futuro, nella consapevolezza delle difficoltà di chi avvia per la prima volta una proposta associativa nuova, […] per offrire il suo modesto contributo alla Chiesa Diocesana e al Seminario, mettendo a disposizione capacità personali e professionali, in modo volontario e gratuito». È intervenuta, quindi, Paola Poli, Presidente Nazionale, che ha sottolineato le condizioni particolari in cui sorge il club: ricordando l’impegno e l’amore profusi per la ripresa de L’Aquila dopo il terremoto, ha guardato al tempo presente, alla pandemia che ha sconvolto il nostro modo di relazionarci, ed ha visto in questa nascita del club la capacità di non chiudersi su se stessi, di ‘stare a contemplare le ceneri’, per coltivare ogni seme di bene. Michele Montalto, governatore del Distretto 77, ha espresso la sua gioia per l’inizio del suo mandato con l’apertura di un nuovo club, ed ha comunicato il suo intento di seguire con attenzione e cura questa realtà nascente. Il Governatore ha donato al club il labaro, la statuetta di San Junipero e al Vescovo ha consegnato una borsa di studio per un

Cesare Gambardella, Past President di Serra International, consegna la Charter alla Presidente Antonietta Bonarrigo

seminarista. È stato, quindi, letto il messaggio augurale dei trustees di Serra International, Emanuele Costa e Giuseppe Miccoli: «Carissimi, a nome del presidente Ruben Gallegos e di tutto il Board di Serra International, vi diamo il nostro più caloroso benvenuto nella famiglia serrana. Il Serra è, davvero, una grande famiglia, presente in cinque continenti e in 35 nazioni; una famiglia non solo per tutti noi soci, ma anche per i nostri cari sacerdoti e religiosi ai quali la nostra attenzione e il nostro affetto sono rivolti. […]

Certi del vostro impegno, vi auguriamo una vita serrana intensa e concreta nel servizio alla Chiesa e alla società in questo campo. Non dimentichiamo che la Vocazione è una chiamata per tutti, anche per noi laici, una chiamata al servizio verso il nostro prossimo, e, in particolare per noi serrani, una chiamata ad essere vicini a chi ha voluto dedicare tutta la propria vita al servizio di Nostro Signore. […] Un grande grazie a chi ha dedicato impegno, volontà ed energie per rendere possibile la formazione di questo nuovo Club, in particolare il vostro amato Vescovo, Sua Eccellenza Francesco Milito ed il primo Presidente Antonietta

Paola Poli, Presidente di Serra International Italia, formula i suoi auguri

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Cesare Gambardella

vita del serra S. Ecc.za Mons. Francesco Milito riceve un dono ricordo

Bonarrigo, che salutiamo con affetto. A tutti voi nuovi soci serrani AUGURI, AUGURI, AUGURI!!! E che il Santo Junipero Serra vi benedica e infonda forza e coraggio alla vostra azione serrana. SEMPRE AVANtI era il suo motto!», Quindi, Oreste Arconte, Presidente del club di Reggio Calabria ha ricordato l’importanza della collaborazione con i pastori della Chiesa.

S. Ecc.za Mons. Francesco Milito ha paragonato il momento della consegna della Charter con quanto accade dopo l’attesa della nascita di un bambino. Dopo la preparazione e la trepidazione si giunge alla nascita ed è motivo di gioia. È l’inizio e da qui ci si aspetta una crescita, volendo che il Serra club sia nella Diocesi un ‘cenacolo di preghiera e un simposio di cultura’.

La Charter è stata consegnata da Cesare Gambardella, Past Presidente Internazionale, insieme a Paola Poli. Nel corso dell’incontro sono stati presentati il Direttivo e tutti i soci, che hanno ricevuto il distintivo; sono stati scambiati dei doni segno di amicizia; al Vescovo, la Presidente del club ha donato una icona di San Junipero Serra. Sono, infine, intervenuti Presidenti di club service presenti, che hanno condiviso il compia-

Maggio-Agosto 2021

cimento per la nuova realtà che si affaccia nel territorio.

A seguire vi è stato il momento di ringraziamento al Signore con la Celebrazione eucaristica nella chiesa Cattedrale, e poi il momento conviviale negli spazi del Seminario; anche per questo momento si sono messi in opera tutti i membri del club, perché non era facile organizzare per motivi legati al territorio: un grazie particolare va alle suore che ordinariamente svolgono un servizio per il Seminario, e che sono rientrate dalle loro sedi, per collaborare in modo splendido e fattivo per la riuscita dell’incontro conviviale.

Intorno al momento centrale che si è svolto nel caldissimo pomeriggio del 31 luglio a Oppido Mamertina, i convenuti da vari territori per partecipare all’evento hanno goduto del territorio: del mare della tonnara di Palmi, del Parco dei tauriani ricco di tracce archeologiche e in un contesto naturalistico mozzafiato, della cittadina di Palmi con le sue tradizioni e la sua cultura, del contesto dell’Aspromonte in cui è presente una struttura in cui opera una cooperativa sociale. tutto il tempo è stato vissuto sperimentando la bellezza dell’amicizia, grande dono della famiglia del Serra.

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vita del serra

Messaggio di Serra International alla Consegna della Charter al Club Oppido Mamertina-Palmi 1210 Carissimi, a nome del presidente Ruben Gallegos e di tutto il Board di Serra International, vi diamo il nostro più caloroso benvenuto nella famiglia serrana. Il Serra è, davvero, una grande famiglia, presente in cinque continenti e in 35 nazioni; una famiglia non solo per tutti noi soci, ma anche per i nostri cari sacerdoti e religiosi ai quali la nostra attenzione e il nostro affetto sono rivolti. tutti sappiamo quanto difficile e problematico sia il tema delle nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata e, di conseguenza, quanto sia importante l’azione anche di noi laici. Si tratta di una sfida impegnativa che richiede di volgere la nostra attenzione ai giovani, con grande concretezza e credibilità, senza dimenticare che i nostri sforzi devono Ruben Gallegos sempre essere affiancati alla perseveranza nella preghiera, come Nostro Signore chiaramente ci ha indicato.

Certi del vostro impegno, vi auguriamo una vita serrana intensa e concreta nel servizio alla Chiesa e alla società in questo campo. Non dimentichiamo che la Vocazione è una chiamata per tutti, anche per noi laici, una chiamata al servizio verso il nostro prossimo, e, in particolare per noi serrani, una chiamata ad essere vicini a chi ha voluto dedicare tutta la propria vita al servizio di Nostro Signore.

Ci dispiace di non poter essere presenti a questa vostra magnifica festa, ma sarà una vera gioia poter organizzare una nostra visita nei mesi a venire.

Un grande grazie a chi ha dedicato impegno, volontà ed energie per rendere possibile la formazione di questo nuovo Club, in particolare il vostro amato Vescovo, Sua Eccellenza Francesco Milito ed il primo Presidente Antonietta Bonarrigo, che salutiamo con affetto. A tutti voi nuovi soci serrani auguri, auguri, auguri!!! E che il Santo Junipero Serra vi benedica e infonda forza e coraggio alla vostra azione serrana.

Sempre avanti era il suo motto!

Giuseppe Miccoli e Emanuele Costa trustees di Serra International

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vita del serra

Serra Club Sanremo “gruppo giovani” di Luciano Leone

L’

idea, era maturata, tre anni or sono, nell’alveo del services, denominato “gruppo giovani” che il Serra club Sanremo, da qualche anno, ha istituito, nell’ottica di una particolare sensibilità al mondo giovanile.

Dopo la felice esperienza del 2019 e del gennaio 2020, chi lo avrebbe detto, con una pandemia ancora in corso, che anche quest’anno, gli studenti del biennio del Liceo Cassini di Sanremo, su iniziativa del loro insegnante e nostro socio serrano, avrebbero potuto vivere, insieme, due giorni di riflessione sul tema “l’essenziale è invisibile agli occhi”?

E invece, nei giorni 28 e 29 giugno, a scuola appena conclusa e all’interno del progetto “scuola estate” (iniziativa voluta dal Ministero della Pubblica Istruzione, per lenire i danni alla socializzazione, provocati dalla scuola a distanza), nel contesto spirituale della Certosa di Chiusa Pesio (CN), 54 ragazzi hanno condiviso (pur con tutte le cautele sanitarie del caso) la loro esperienza di vita, a partire dall’opera di Antoine de SaintExupéry “Il piccolo principe.”

Con l’animazione del loro insegnante e nostro socio serrano, sotto la guida di don Giuseppe Puglisi e di un seminarista, delegati in questa circostanza, dal Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo Mons. A. Suetta, gli studenti si sono lasciati interpellare, dalle domande più profonde circa il senso della vita e il ruolo della religiosità e della fede, nel cammino dell’esistenza.

Provocati dalle sollecitazioni della lectio di don Pino e con l’aiuto degli studenti della classe quarta, che avevano già vissuto l’esperienza precedente, i ragazzi suddivisi in gruppi, hanno liberamente interpretato, alcune pagine del libro dello scrittore francese e dato vita ad una sorta di competiMaggio-Agosto 2021

zione al termine della quale, è stato premiato il gruppo, che ha saputo sviluppare l’idea di “essenziale” in modo più originale.

Ha vinto il gruppo (premiato con la crostata della bravissima cuoca della Certosa) a cui era stata assegnata questa frase: “Sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive. Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive, ma i semi sono invisibili, dormono tutti nel segreto della terra finché a uno di loro non piglia il ghiribizzo di svegliarsi. Allora si stiracchia e fa spuntare timidamente verso il sole uno splendido, innocuo germoglio. Se si tratta di un ramoscello di ravanello o di rosaio, si può lasciarlo spuntare indisturbato, ma se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si riconosce”.

– Il piccolo principe – Il Serra Club Sanremo è riuscito, ancora una volta, a coinvolgere i giovani in riflessioni che intervengono sul loro quotidiano. Ancora una volta, in collaborazione con la diocesi di Ventimiglia-Sanremo, si è portata avanti una delle attività più importanti del “service giovani” che con altre iniziative costituisce il nostro scopo principale.

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vocazioni

«Ho perso molto tempo,ma ora sono qui!»

La testimonianza

di Suor Chiara Paola Colli Monastero SS. Francesco e Chiara, Cademario, Svizzera

«F

ammi camminare ancora, ho perso tanto e baldanzoso, in altri lento e faticoso, in altri ancora nel tempo e non credevo che fosse così questo buio e nello smarrimento, ma mai sono stata lasciata viaggio». Ho deciso di scrivere questa frase, sola: anche quando tutto sembrava più incomprensibitratta da una canzone di C. Chieffo, sull’annuncio della le e complicato Dio era sempre al mio fianco, con la sua mia professione solenne e tanti amici che lo hanno tenerezza e pazienza, attraverso volti e persone concrericevuto ne sono rimasti colpiti e sorpresi. Le tante rea- te che hanno condiviso con me una parte più o meno zioni che mi stanno arrivando mi hanno spinta a lunga di strada. riguardare con ancora più serietà queste parole che mi È vero: ho perso tanto tempo, in tante occasioni sembrano descrivere in modo così chiaro il mio cam- avrei potuto fare di più e meglio, ma in realtà neanche mino in quasi nove anni di monastero e il profondo un istante per Dio è andato perduto, tutto è entrato nel desiderio che ho in cuore di poter continuare a cresce- suo abbraccio e tutto ha salvato e redento. re e camminare in questa vocazione senza cadere Ora sto per compiere un passo grande e definitivo, nella tentazione di considerarmi già arrivata. direi vertiginoso e umanamente impossibile: donare Mi appresto a pronunciare il mio «sì per sempre» a tutto e per sempre. Ma quale uomo può realmente Dio ancora più consapevole di tutta la mia fragilità e farlo? Impossibile all’uomo ma non a Dio! In fondo tutto incapacità di quando varcai la soglia del monastero SS. di me è già Suo e io sto semplicemente restituendo un Francesco e Chiara per iniziare il lungo percorso di for- dono. Non mi è chiesto nessun gesto eroico, nessuno slanmazione alla vita monastica sulle orme di S. Chiara. È cio volontaristico che richieda chissà quali speciali doti proprio così: man mano che il tempo passa, l’unica cer- perché la capacità, la forza, il coraggio e il desiderio di tezza che sostiene la mia vita, l’unica salda roccia che un tale passo sono anch’essi dei doni dello Spirito Santo non viene mai meno, è l’amore di Cristo e la sua fedeltà e io sono chiamata a mendicarli e accoglierli il giorno eterna alla promessa di bene e compimento che mi ha della mia professione solenne con il sostegno di tutta la fatto il giorno del mio battesimo; un amore che, come Chiesa e poi giorno per giorno, per tutta la vita, fino alla dice sempre papa Francesco, ci precede, c’è già prima fine, con la compagnia e l’aiuto delle mie sorelle. e al di là del nostro essere capaci, bravi, coerenti, compiuti.

Guardando alla mia vita, dal primo incontro che feci con le clarisse a 13 anni fino ad oggi, non posso che ammirare con stupore l’opera compiuta in me e con me dal Signore e mi è evidente come mi abbia voluta e pensata da sempre, così com’ero, con tutta la mia fragile umanità, senza la pretesa che per seguirlo dovessi prima cambiare e diventare perfetta.

Da quel primo incontro sono passati più o meno 25 anni e il cammino è stato lungo e avventuroso; in certi momenti spedito Suor Chiara Paola (prima da destra) con le consorelle, mons. Lazzeri e mons. Grampa.

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l’angolo del serra international

La chiave di successo del Serra: l’azione di Greg Schwietz

C

ari amici Serrani, poche volte nella vita di una persona si può dire onestamente di essere pienamente preparati per il futuro. Questo è stato il mio caso, nel momento in cui sono entrato nel mio anno come Presidente del Consiglio USA. Ero sicuro che ci sarebbero state tante sfide e delle problematiche impreviste. Eppure, dall’altra parte, ci sono sempre esperienze di vita che ci formano in modi unici, modi che si spera vadano a beneficio dell’organizzazione che si sceglie di servire, pronti ad affrontare le sfide del tempo.

Il mio viaggio nel Serra è iniziato nel 1980 quando ho incontrato il mio primo Serrano, Francis Schaefer del Serra Club di Belleville, Illinois. Avevo solo 30 anni; Francis aveva 40 anni più di me. Eppure, anche nell’apparente distanza generazionale, ho capito subito che era un amico. Ci siamo incontrati mentre lavoravamo alla preparazione dei ritiri “Teens encounter Christ (tEC)”, che a quel tempo stavano vivendo una grande crescita in tutto il paese. Lui era di Belleville, Illinois, e io di Omaha, Nebraska, ma sebbene fossimo distanti decenni e 400 miglia, ci trovammo a lavorare per lo stesso obiettivo, cioè l’introduzione di Cristo nella vita dei giovani. Franny, come presto l’avrei chiamato affettuosamente, parlava del Serra in termini altissimi. Il destino volle che nel 1983 fossi invitato a unirmi al Serra, e lo feci per tre motivi: primo, mi offriva un modo per continuare ad essere in stretto contatto con i molti amici sacerdoti che avevo conosciuto nel corso degli anni nel tEC, e secondo, mi forniva un utile e necessario gruppo adulto di condivisione e crescita nella fede.

La terza ragione, semplicemente, è che un mio amico mi ha contattato e invitato. Da giovane, l’appartenenza al Serra mi ha offerto nuove relazioni con persone con molte diverse esperienze di vita e di diverse età, la maggior parte dei quali più anziani o molto più anziani di me. Queste relazioni intergenerazionali mi hanno portato molti benefici e mi hanno aiutato a crescere come giovane cattolico. Il Serra Club di Omaha era stato fondato nel 1951, e quando sono entrato ancora alcuni soci fondatori erano presenti tra i suoi 100 membri, molti di loro ancora attivamente impegnati nelle Maggio-Agosto 2021

attività vocazionali sponsorizzate dal Serra. Anche i soci più anziani, quelli che sembravano più riservati, erano gli stessi che potevano essere visti alla messa quotidiana mentre facevano una delle più importanti attività del Serra. La mia associazione con questo grande gruppo di serrani e le conseguenti amicizie nel corso degli anni sono state una grande grazia per la vita mia e di tutta la mia famiglia.

Così, immediatamente mi sono reso conto degli obiettivi di Serra: il primo obiettivo è quello di “promuovere e affermare le vocazioni religiose al sacerdozio”; il secondo obiettivo, aggiunto di recente, formalmente e propriamente riconosce l’importanza delle vocazioni cattoliche alla vita religiosa. Il terzo obiettivo, che costituisce il collante dell’organizzazione, è il risultato di una grande struttura organizzativa che valorizza i suoi membri aiutandoli a diventare “leader cattolici informati e orientati all’azione per la loro famiglia, la loro diocesi locale e la società in generale”.

Il “no” non è una risposta Serrana Un mio buon amico, collega serrano di Omaha e past presidente di Serra International, tim O’Neill, afferma spesso: “L’ultima volta che ho avuto l’opportunità di dire “no” al Serra è stato quando mi è stato chiesto di diventare socio. Dopo di che solo il “sì” è stata la risposta possibile e necessaria. Quando fui invitato a diventare più profondamente coinvolto nell’organizzazione, mi furono dati dei compiti che mi dissero con 31

l’angolo del serra international chiarezza che anche come giovane membro neofita potevo dare un contributo prezioso alla missione di Serra a Omaha; ero desiderato e necessario.

I migliori leader sono quelli che fanno Come dice il proverbio, ci sono tre tipi di persone: 1) quelli che fanno accadere le cose, 2) quelli che guardano accadere le cose, e 3) quelli che dicono “Che cosa è successo?”. Serra è un’organizzazione che è conosciuta in tutto il mondo all’interno della chiesa cattolica come un’organizzazione composta da “esecutori”.

Sono orgoglioso di questo. Purtroppo, come in tante altre organizzazioni di servizio internazionali, se non c’è uno sforzo per fornire una nuova leadership, l’organizzazione subisce una lenta catarsi, e un giorno scopre di venire meno alla propria missione, percepita solo come un club sociale “coltello e forchetta”, o che ha difficoltà a reclutare nuovi membri e, ancora più, a mantenere i suoi membri. Questi sono i sintomi di un club malsano.

Come diventare un grande e virtuoso club Quando chiediamo a nuove persone di considerare di unirsi al Serra, dobbiamo ricordare che stiamo chiedendo di entrare in un’organizzazione in cui ci si aspetta che facciano qualcosa. Non c’è un posto nel loggione nel Serra. Se c’è, è a nostro danno. Le

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nuove reclute vogliono unirsi a qualcosa che è più grande di loro. Ci devono essere delle aspettative date ai nuovi soci.

La direzione del club deve fornire ai nuovi soci un lavoro che si riferisce ad una missione rilevante, in una organizzazione che fa un lavoro importante. tenetelo a mente, è solo così che il vostro club diventa grande.

Infine, è difficile sperare di incontrare un gruppo di persone migliori quando ci si unisce a Serra. Ognuno a suo modo, siamo benedetti dalle nostre relazioni che nascono e si nutrono in Serra. Solo per questo, essere un Serrano è una delle cose di cui si è più orgogliosi. È la ragione per cui “i serrani rimangono serrani”, alcuni per tutta la vita, e la ragione per cui in molti casi l’ultimo annuncio pubblico della loro vita riconosce formalmente che l’opera nel Serra è stata importante per loro. Sospetto che per ogni Serrano non sia diverso. Certo lo è per me.

Il Serra è rilevante ed è organizzato per fare un lavoro molto importante per la nostra Chiesa, e cioè favorire le vocazioni religiose e far crescere leader cattolici per il mondo di oggi. Per favore, pregate ogni giorno per le vocazioni.

Allora rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro. Il raccolto attende il nostro lavoro.

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notizie e iniziative

dai club e distretti

DISTRETTO 73

Chiusura delle attività in piena pandemia

Si è concluso l’anno sociale 2020- 2021 del Serra Club di Matera con un momento di preghiera molto intenso, presieduto dall’arcivescovo, monsignor Giuseppe Antonio Caiazzo che ha sottolineato l’importanza del tema del nuovo anno sociale del Serra International: ‘Vivere le beatitudini’ portando il cielo in terra. Un invito rivolto a tutti gli uomini ad essere come il roveto ardente , di bruciare senza consumarsi.

A seguire, la relazione del presidente del Club di Matera, professor Salvatore Milanese e l’ingresso di un nuovo socio nel club, l’avvocato Tomaso Sasso.

In considerazione della pandemia che ha ridotto le possibilità di incontro e le attività serrane, sono stati riconfermati i presidenti in carica e, in particolare la governatrice del Distretto n. 73 Puglia – Basilicata, la dottoressa Filly Franchino, la quale ha operato in maniera soddisfacente sia a livello nazionale con la sua partecipazione agli appuntamenti in rappresentanza del Distretto, sia a livello

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dai club e distretti

locale, non facendo mai mancare la sua presenza ai vari Clubs. Novità degli incontri sono stati sia gli appuntamenti on-line, come gli ‘Approfondimenti della terzina finalista del Premio letterario ‘La penna dello Spirito, indetto dalla Biblioteca Nazionale J.Serra, sia l’ideazione del Contest fotografico ‘L’altro oltre la paura’ e, infine le ‘Rubriche’ on-line per potersi confrontare e raccontare su temi riguardanti le vocazioni, il nostro operato nella Chiesa e nella società.

Interessante ed emozionante è stato l’incontro in presenza , tenutosi dopo un lungo periodo di ‘distanziamento’, con il Club di Taranto e di Matera; alla presenza della governatrice Franchino, i soci si sono raccontati, hanno ricordato con orgoglio ed emozione le origini dei clubs, testimoniando il loro amore per il Serra e quello che rappresenta. Nello stesso weekend la governatrice ha altresì visitato il club di Brindisi e conosciuto i giovani che si affacciano al cammino serrano.

Dopo tanta solitudine e sofferenza, noi Serrani, riponiamo la nostra fiducia nel Signore che ha avuto cura anche dei passeri e che, sicuramente non ci lascerà soli e ci guiderà nella realizzazione di una vita piena di beatitudini provando a portare il cielo in terra.

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dai club e distretti

Distretto 77

Chiusura del mandato Il 19 giugno 2021 a Caltagirone si è svolto il Congresso del Distretto 77 a chiusura del mandato della Governatrice in carica. I membri del Serra, provenienti da vari club del Distretto, sono stati accolti da mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, nell’atrio del vescovado.

I lavori sono stati aperti con la preghiera guidata dal Vescovo, quindi Gaetano Cammarata, Presidente del club di Caltagirone, ha rivolto il suo saluto ai presenti. La Governatrice Maria Lo Presti ha, quindi, chiesto di passare alla elezione del Governatore eletto, per il biennio 2021-2023, nella persona di Gaetano Cammarata, indicato dalla Commissione dei Past Governatori, da lei stessa riunita online giorno 6 marzo 2021. L’assemblea ha accolto all’unanimità la scelta fatta.

Quindi la Governatrice ha relazionato sui quattro anni di mandato, trascorsi dal 28 giugno 2017 quando, a Palermo, ha raccolto il testimone da Pasquale Cama: ha ricordato gli incontri realizzati nei quattro anni, e in particolare quello con S. Ecc.za Mons. J.C. Patrón Wong a Baida (Palermo) del 10 marzo 2018; il convegno a Rossano dal titolo Con la Parola accanto ai giovani, del 27-29 settembre 2019; il CNIS a Palermo del 22-24 febbraio 2019. Ha sottolineato il valore dell’amicizia sperimentata e la collaborazione di tanti. In ultimo, si è soffermata sull’iter che ha portato alla consegna della Charter per il Club di Oppido Mamertina - Palmi, in programma per il 31 luglio 2021.

Momento centrale è stata la relazione del Vescovo: partendo dall’intuizione profetica di Giovanni XXIII con la convocazione del Concilio Vaticano II, ha fatto riflettere sul percorso che sta indicando Papa Francesco, per vivere la sinodalità di cui si parla. La novità verso cui andare è vivere l’essere relazione - non solo le relazioni che si hanno - in modo nuovo. A fondamento di ciò vi è la novità offerta al cristiano che, da ‘individuo’, ‘in Cristo’ è ‘persona’: si guarda al Corpo mistico ‘in cui si è’, al considerare ciò seriamente, alla realtà nuova che si vive. Colui che opera è il Signore: facendo riferimento alla testimonianza di san Francesco d’Assisi, a quella che può essere considerata una autobiografia ed è testamento spirituale per i frati, si nota che san Francesco pone a protagonista del suo percorso il Signore; comincia parlando della conversione operata dal Signore in lui, per cui anche ciò che era amaro gli divenne dolce, e si riferiva al rapporto con i lebbrosi. Fino al termine del suo percorso terreno, san Francesco indica agli altri, non se stesso, ma il Signore perché sia guida a ciascuno.

Concluso il momento di riflessione, la Governatrice ha ringraziato il Vescovo, ed ha consegnato a Michele Montalto il distintivo da Governatore. Michele Montalto ha quindi segnalato quanto ritiene rilevante per il Distretto, e come cercherà di coinvolgere, in particolare, i più giovani. Ci si è quindi recati in Cattedrale. Qui il Vescovo ha spiegato la simbologia delle opere che sono state realizzate in questi anni nella Cattedrale, e poi ha presieduto la Celebrazione eucaristica.

Dopo la ricca e densa mattinaGaetano Cammarata, Michele Montalto, Maria Lo Presti e S. E. Mons. calogero Peri ta, ci si è recati per un momento conviviale a Villa Sturzo: qui erano presenti anche i seminaristi della Diocesi.

Una bellissima giornata, vissuta nell’amicizia, all’insegna della spiritualità, e con uno sguardo positivo sul futuro. Nella sua riflessione, il Vescovo aveva ricordato che - al di là del carattere di ciascuno, per cui vi è chi è ottimista e chi è pessimista - il cristiano è ottimista ‘per la fede’: anche il tempo particolare che abbiamo vissuto - e in parte ancora viviamo per la pandemia ci fa guardare avanti positivamente.

Maria Lo Presti

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ALLA CHIESA CATTOLICA PER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it

5X1000 ALLA NOSTRA FONDAZIONE BEATO JUNIPERO SERRA

ti chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2021 per sovvenire a necessità di seminari e seminaristi (non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato)

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