Il serrano n. 156 (settembre-dicembre 2022)

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P o s t e I t a l i a n eS p e d i z i o n e i n a b b o n a m e n t o p o s t a l e a r t . 2 c o m m a 2 0 / c L . 6 6 2 / 9 6D C B S i c i l i a 2 0 0 3 Settembre-Dicembre 2022 Organo dell’Associazione Serra International Italia N. 156 A Roma, l'ultimo CNIS In ricordo di Peppino Savino Intervista a S.E.R. il Sig. Card. Beniamino Stella Il Corso di formazione per i presidenti

editoriale

® 3 Natale: aprirsi all’Amore di Piergiorgio Aquilino

Buon Natale

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Nel silenzio e nel discernimento accogliamo il Natale del Signore di Paola Poli

6 Al via il secondo anno del Sinodo della Chiesa italiana I “cantieri di Betania” e le prospettive del cammino a cura della Conferenza Episcopale Italiana

vita del serra

9 A Roma, il Corso di formazione per presidenti di Margherita Lopergolo 11 Dal 18 al 20 novembre 2022 Emozioni e ricordi al nuovo CNIS di Roma a cura della Redazione 13 Al CNIS di Roma, il Card. Stella e Mons. Frisina premiano il 1° Concorso musicale per seminaristi di Vera Pulvirenti 17 Le nuove edizioni del Concorso scolastico e del Contest fotografico Al via l’anno sociale 2022/2023 con i services firmati Serra Italia di Filly Franchino

Peppino “amico gentiluomo” a cura di Manuel Costa

l’inter vista

L’intervista al Card. Beniamino Stella “Essere Serrani è una vera speciale vocazione: è lo sguardo di Dio che si posa su ciascuno di noi! a cura di Piergiorgio Aquilino

l’angolo del serra international

La storia della croce di Caravaca e la Decina del Rosario di Manuel Costa

vita della chiesa 28 Parte “Auxilium... due”: il progetto di “aiuto per aiutare” di Marco Crovara

cultura e società

Incontro con fra’ Roberto Fusco. Come imparare a perdonare di Angela Perucchi

Vocazione d’amore, all’Amore! di Maria Lucia Riccioli

vocazioni

Vocazione/Vocazioni e patto educativo globale di Maria Lo Presti

Notizie ed iniziative dai club e distretti

la voce della fondazione BJS In copertina: Foto di Marco Biscotti

Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dei rispettivi autori e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale della testata. La Direzione si riserva di pubblicare in tutto o in parte le foto, gli articoli e i servizi pervenuti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale, anche se non pubblicato, non sarà restituito

PERIODICO TRIMESTRALE N 156 ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA Settembre-Dicembre 2022 (XLVI) Finito in redazione il 23 dicembre 2022 Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005 del 14 gennaio 2005 Iscrizione al Roc n 21819 del 16/01/2012 Spedizione Abbonamento Postale Gr IV Pubblicità inferiore 50% Direttore responsabile Piergiorgio Aquilino Redazione Manuel Costa Filly Franchino Dino Melis Comitato di Direzione Paola Poli, Presidente del C N I S Flavio Fontana, V Presidente del C N I S Maria Lo Presti V Presidente del C N I S Michele Guidi, V Presidente del C N I S Giuliano Faralli, V. Presidente del C.N.I.S. Trustee italiani di Serra International Hanno inoltre collaborato a questo numero: Manuel Costa Marco Crovara Filly Franchino Edoardo Gambardella Don Andrea Giampietro Maria Lo Presti Margherita Lopergolo Angela Perucchi Paola Poli Vera Pulvirenti Maria Lucia Riccioli Greg Schwietz Norme essenziali per redattori e collaboratori 1. Inviare il materiale per la stampa entro e non oltre il 10 marzo 2023 2. Inviare i contributi all’e-mail
3. Inviare foto
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collaboratori
Presidenti di Club responsabili
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Roma,
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redattori
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delle comunicazioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro di brevi
2.000 battute s.i.) cronache relati-
svolte dai Club e dai Distretti alla Segreteria di redazione E-mail: news@serraclubitalia it Stampa Tipografia Publistampa s.n.c. Piazza Bartolomeo da Messina 2/e • Palermo tel. 091 6376142 • tel. fax 091 546543 (e-mail: graficapublistampasnc@gmail.com)
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Natale: aprirsi all’Amore

Natale è il luogo del silenzio, in cui accogliere la Novità del Dio dell’impossibile. È tempo in cui riflettere, meditare, serbare, come Maria (cfr. L c 2,19), il Mistero. E mettersi in ascolto. Perché il silenzio nasca, appunto, dall’ascolto stesso.

Per questo numero, allora, mi metto anche io in ascolto, lasciando il mio spazio alle parole del card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, di recente pronunciate a chiusura delle Prediche di Avvento 2022 sul Mistero della Carità incarnatosi

«Aprire a Cristo la porta dell’Amore significa dunque una cosa ben precisa: accogliere l’amore di Dio, credere nell’amore. “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”, scrive Giovanni nello stesso contesto (1Gv 4,16) Natale è la manifestazione –alla lettera, l’epifania – della bontà e dell’amore di Dio per il mondo: “È apparsa (epephane) la grazia di Dio apportatrice di salvezza”, scrive san Paolo E ancora: “Si sono manifestate la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini” (Tt 2,11; 3,4)

La cosa più importante da fare a Natale è ricevere con stupore il dono infinito dell’amore di Dio. Quando si riceve un dono, non è delicato presentare immediatamente, con l’altra mano, il proprio dono, magari già preparato in anticipo Si dà, inevitabilmente, l’impressione di volersi subito sdebitare. Bisogna, prima, fare onore al dono che si riceve e al suo donatore, con lo stupore e la gratitudine Dopo – quasi vergognandosi e con pudore – si può aprire il proprio dono, come fosse nulla in confronto a ciò che si è ricevuto. (Nei confronti di Dio, il nostro dono è, in realtà, meno che nulla!) Quello che dobbiamo fare, come prima cosa, a Natale è credere all’amore di Dio per noi L’atto di carità tradizionale, almeno nella recita privata e personale, non dovrebbe cominciare con le parole: “Mio Dio, ti amo con tutto il cuore”, ma “Mio Dio, credo con tutto il cuore che tu mi ami” Sembra una cosa facile. Invece è tra le cose più difficili al mondo L’uomo è più incline ad essere attivo che passivo, a fare, più che a lasciarsi fare. Inconsciamente non vogliamo essere debitori, ma creditori; vogliamo, sì, l’amore di Dio, ma come premio, piuttosto che come dono. Così, però, si opera insensibilmente uno slittamento e un capovolgimento: al primo posto, in cima a tutto, al posto del dono, viene messo il dovere, al posto della grazia, la legge, al posto della fede, le opere.

“Noi abbiamo creduto all’amore!”: questo è un grido per il quale bisogna raccogliere tutte le forze e farsi violenza Io la chiamo “fede incredula”: fede che non sa capacitarsi di quello che crede, anche se lo crede. Dio –l’Eterno, l’Essere, il Tutto – ama me e ha cura di me, piccolo nulla sperduto nell’immensità dell’universo e della storia! “Il naufragar m’è dolce in questo mare”, ci sarebbe da esclamare con il poeta Leopardi. Bisogna diventare bambini per credere all’amore I bambini credono all’amore, ma non in base a un ragionamento Per istinto, per natura Nascono pieni di fiducia nell’amore dei genitori. Chiedono ai genitori le cose di cui hanno bisogno, magari anche pestando i piedi, ma il presupposto tacito non è che se lo sono guadagnato; è che sono i figli e che un giorno saranno gli eredi di tutto È soprattutto per questo motivo che Gesù raccomanda così spesso di diventare come i bambini per entrare nel suo Regno.

Ma non è facile tornare bambini L’esperienza, le amarezze, le delusioni della vita ci rendono cauti, prudenti, a volte cinici. Somigliamo un po’ tutti a Nicodemo. “Come può un uomo – pensiamo – rinascere quando è vecchio?” (Gv 3,4). Come possiamo rinascere, tornare ad entusiasmarci, stupirci a Natale come i bambini? Ma cosa rispose Gesù a Nicodemo? “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5) […]

“Ecco, io sto alla porta e busso Se qualcuno mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Apriamo la porta del cuore a quel Bambino che bussa La cosa più bella che possiamo fare a Natale non è, dicevo, offrire noi qualcosa a Dio, ma accogliere con stupore il dono che Dio Padre fa al mondo del suo stesso Figlio

Dice una leggenda che tra i pastori che la notte di Natale si recarono a trovare il Bambino, vi era un pastorello così povero che non aveva proprio nulla da offrire alla Madre, e se ne stava in disparte vergognoso. Tutti facevano a gara a consegnare a Maria il proprio dono La Madre non riusciva a trattenerli tutti, dovendo reggere il Bambino Gesù tra le braccia Allora, vedendo lì accanto il pastorello con le mani vuote, prende il Bambino e glielo mette tra le braccia. Non avere nulla fu la sua fortuna Facciamo che sia anche la nostra!» (R Cantalamessa, La porta della Carità. Terza predica di Avvento 2022, 16 dicembre 2022).

A tutti voi, cari amici Serrani, i miei più cari auguri per un santo Natale.

Per info e approfondimenti: www.serraclubitalia.it; www.serrainternational.org.

editoriale

Nel silenzio e nel discernimento accogliamo il Natale del S i g n o r e

L’incontro che ci ha visti riuniti a Roma, nei giorni 18-20 novembre scorso, è stato caratterizzato dalla condivisione di momenti diversi, alcuni densi di emozioni forti che serberemo a lungo nei nostri ricordi

I lavori del CNIS, quale occasione di confronto, di analisi, di indirizzo e sintesi programmatica necessaria a rendere più fruttuoso il nostro servizio, hanno purtroppo registrato l’assenza del Segretario nazionale, Luigi Ferro, per momentanea indisposizione, e il grave, incolmabile vuoto lasciato dal Tesoriere nazionale, il compianto amico Peppino Savino, cui abbiamo rivolto un commosso ricordo, stretti alla famiglia che ha scelto di unirsi a noi in un unico grande abbraccio nel giorno della ricorrenza del trigesimo della sua scomparsa. All’apertura della cerimonia di premiazione del Concorso di Musica sacra, tanta è stata l’emozione nel dare lettura della benedizione pervenuta dal Santo Padre a mezzo di telegramma della Segreteria di Stato ai Seminaristi che hanno partecipato, a tutti i presenti e al nostro Consulente episcopale, Sua eminenza il Cardinale Beniamino Stella, la cui presenza all’evento, con la Santa messa che è seguita e dallo stesso presieduta nella suggestiva chiesa di S Maria in Traspontina, ha rappresentato un momento di intenso valore spirituale il cui riverbero si può ancora cogliere nella bella omelia pubblicata in questo numero della rivista

La partecipazione di Mons Marco Frisina, teologo, nonché fine musicista e compositore di brani per la liturgia, in qualità di Presidente di Giuria del Concorso musicale ha certamente contribuito a rendere speciale e indimenticabile l’evento per tutti i presenti, ma soprattutto per i Seminaristi che si sono cimentati con grande serietà nelle prove proposte. L’arte, quando si eleva al cielo, stabilisce circolarità tra Parola e immagine, che a sua volta ha il potere mistagogico di mediare la Presenza, e la musica, quando si armonizza piena-

di Paola Poli Presidente Nazionale
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Betlemme, la Basilica della Natività.

mente alla liturgia, ha il potere di rendere comprensibile l’ineffabile. La bellezza reca in sé la luce del divino, annulla tutto ciò che è bruttura e frequentarne il linguaggio con maggiore assiduità contribuisce a riconoscerla nelle cose che ci circondano e negli altri, senza pregiudizi e incomprensioni, come ci ricorda un poeta senegalese, politico, teorico della ‘Négritude’, Léopold Sédar Senghor: «Quando senti cantare, fermati, gli uomini cattivi non hanno canzoni» Bellissimi momenti, quelli sin qui rievocati, caratterizzati dall’armonia, dal piacere di stare insieme, in spirito di amicizia Ora, con l’approssimarsi del Santo Natale, ci apprestiamo tutti a vivere l’intimità del sentimento di fede, cercando di rendere proficuo questo tempo dell’Avvento, il tempo della veglia che ci aiuta nel discernimento sull’orientamento da dare alla nostra vita spirituale, per aprirci alla conversione e alla speranza Papa Francesco oggi, all’Angelus della seconda domenica di Avvento, ci ha invitati a cogliere “il segreto” di Giovanni Battista, uomo apparentemente rude, in realtà allergico a doppiezze e falsità, che ci indica la sola via da seguire, quella dell’umiltà, in quanto ci purifica dal senso di superiorità che rende deformi le nostre azioni e la visione dell’altro Papa Francesco ci ricorda infatti che «l’Avvento è il tempo di grazia per toglierci le nostre maschere –ognuno di noi ne ha – e metterci in coda con gli umili; per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati, quelli nascosti, e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso Così comincia una vita

nuova E la via è una sola, quella dell’umiltà: purificarci dal senso di superiorità, dal formalismo e dall’ipocrisia, per vedere negli altri dei fratelli e delle sorelle, dei peccatori come noi, e in Gesù vedere il Salvatore che viene per noi – non per gli altri, per noi – così come siamo, con le nostre povertà, miserie e difetti, soprattutto con il nostro bisogno di essere rialzati, perdonati e salvati» (Papa Francesco, A n g e l u s , domenica, 4 dicembre 2022)

Occorre percorrere un cammino e riconoscere la via, quello che, come nel Battista, ci conduce al deserto, per attingere alla nostra interiorità e ritrovarsi, accogliere il Signore, saperlo ascoltare. Auguro a tutti noi di riuscire a custodire il perimetro del nostro deserto, di preservare quel luogo del silenzio che ci aiuta a discernere sempre il vero significato delle

cose, secondo la giusta priorità, a disporci verso il prossimo senza preconcetti e a specchiare il nostro sguardo e il nostro cuore in un pezzo di cielo, quale quel presepe che ci accingiamo ad allestire con sentimento di devozione, simbolo di calore, accoglienza, amore. L’augurio più caro che posso rivolgere a tutti noi è di non indugiare mai a rivolgere lo sguardo verso l’alto e a fermarci quando…sentiamo cantare, perché gli uomini cattivi non hanno canzoni! Auguri affettuosi di buon Natale e buone feste che estendo anche a tutte le persone a voi care

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vita della chiesa

Al via il secondo anno del Sinodo della Chiesa italiana

I “cantieri di Betania” e le prospettive del cammino

Si intitola “I cantieri di Betania” il testo con le prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale che viene consegnato alle Chiese locali Questo documento – spiega il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, nell’introduzione – “è frutto della sinodalità” e “ nasce dalla consultazione del popolo di Dio, svoltasi nel primo anno di ascolto (la fase narrativa), strumento di riferimento per il prosieguo del Cammino che intende coinvolgere anche coloro che ne sono finora restati ai margini” Si tratta di “ una grande opportunità per aprirsi ai tanti ‘mondi’ che guardano con curiosità, attenzione e speranza al Vangelo di Gesù”. Il testo – che ha come icona biblica di riferimento l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania – presenta tre cantieri: quello della strada e del villaggio, quello dell’ospitalità e della casa e quello delle diaconie e della formazione spirituale. Questi cantieri potranno essere adattati liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nei diversi territori. A questi, ogni Chiesa locale potrà aggiungerne un quarto che valorizzi una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Il discernimento sulle sintesi del primo anno di Cammino ha permesso di focalizzare l’ascolto del secondo anno lungo alcuni assi o cantieri sinodali, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio. Il carattere laboratoriale ed esperienziale dei cantieri potrà integrare il metodo della “ conver-

sazione spirituale” e aprire il Cammino sinodale anche a coloro che non sono stati coinvolti nel primo anno Quella del cantiere è un’immagine che indica la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto ed esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura sia punto di partenza per la successiva fase sapienziale

Il cantiere della strada e del villaggio “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio” Gesù non evita i villaggi, ma insieme al gruppo dei discepoli e delle discepole li attraversa, incontrando persone di ogni condizione Sulle strade e nei villaggi il Signore ha predicato, guarito, consolato; ha incontrato gente di tutti i tipi – come se tutto il “mondo” fosse lì presente –e non si è mai sottratto all’ascolto, al dialogo e alla prossimità Si apre per noi il cantiere della strada e del villaggio, dove presteremo ascolto ai diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè “camminano insieme” a tutti coloro che formano la società; in particolare occorrerà curare l’ascolto di quegli ambiti che

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spesso restano in silenzio o inascoltati: innanzitutto il vasto mondo delle povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione (nella società come nella comunità cristiana), e poi gli ambienti della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni e delle fedi, delle arti e dello sport, dell’economia e finanza, del lavoro, dell’imprenditoria e delle professioni, dell’impegno politico e sociale, delle istituzioni civili e militari, del volontariato e del Terzo settore Sono spazi in cui la Chiesa vive e opera, attraverso l’azione personale e organizzata di tanti cristiani, e la fase narrativa non sarebbe completa se non ascoltasse anche la loro voce Papa Francesco insiste sulla necessità di porsi in ascolto profondo, vero e paziente di tutti coloro che desiderano dire qualcosa, in qualsiasi modo, alla Chiesa (cf Omelia per l’apertura del Sinodo, 10 ottobre 2021). Il Concilio Vaticano II, profezia dei tempi moderni e punto di riferimento per il Cammino, ha ricordato che la Chiesa non solo dà, ma anche riceve dal mondo (cf GS 44-45) Nella realizzazione di questo cantiere sinodale dovremo misurarci con la questione dei linguaggi, che in alcuni casi risultano difficili da decodificare per chi non li utilizza abitualmente: basta pensare ai codici comunicativi dei social e degli ambienti digitali abitati dai più giovani, o a quelli delle fratture prodotte dall’emarginazione Occorrerà, dunque, uno sforzo per rimodulare i linguaggi ecclesiali, per apprenderne di nuovi, per frequentare canali meno usuali e anche per adattare creativamente il metodo della “conversazione spirituale”, che non potrà essere applicato dovunque allo stesso modo e dovrà essere adattato per andare incontro a chi non frequenta le comunità cristiane. In tal senso, sarà importante rafforzare e rendere stabile nel tempo l’ascolto dei giovani che il mondo della scuola e dell’università ha reso possibile, così da entrare in relazione con persone che altrimenti la Chiesa non incontrerebbe. Camminando per le strade e i villaggi della

Palestina, Gesù riusciva ad ascoltare tutti: dai dottori della legge ai lebbrosi, dai farisei ai pescatori, dai giudei osservanti ai samaritani e agli stranieri Dobbiamo farci suoi discepoli anche in questo, con l’aiuto dello Spirito

Il cantiere dell’ospitalità e della casa

“Una donna, di nome Marta, lo ospitò” nella sua casa Il cammino richiede ogni tanto una sosta, desidera una casa, reclama dei volti Marta e Maria, amiche di Gesù, gli aprono la porta della loro dimora Anche Gesù aveva bisogno di una famiglia per sentirsi amato. Le comunità cristiane attraggono quando sono ospitali, quando si configurano come “ case di Betania”: nei primi secoli, e ancora oggi in tante parti del mondo dove i battezzati sono un “piccolo gregge ” , l’esperienza cristiana ha una forma domestica e la comunità vive una fraternità stretta, una maternità accogliente e una paternità che orienta La dimensione domestica autentica non porta a chiudersi nel nido, a creare l’illusione di uno spazio protetto e inaccessibile in cui rifugiarsi La casa che sogniamo ha finestre ampie attraverso cui guardare e grandi porte da cui uscire per trasmettere quanto sperimentato all’interno – attenzione, prossimità, cura dei più fragili, dialogo – e da cui far entrare il mondo con i suoi interrogativi e le sue speranze Quella della casa va posta in relazione alle altre immagini di Chiesa: popolo, “ospedale da campo ” , “minoranza creativa”, ecc Richiamandosi all’esperienza della pandemia, nel primo anno del Cammino sinodale, molti hanno evidenziato la fecondità della “ casa ” anche come “Chiesa domestica”, luogo di esperienza cristiana (ascolto della Parola di Dio, celebrazioni, servizio). Emerge il desiderio poi di una Chiesa plasmata sul modello familiare (sia esso con figli, senza figli, monogenitoriale o unipersonale), capace di ritrovare ciò che la fonda e l’alimenta, meno assorbita dall’organizzazione e più impegnata nella relazione, meno presa dalla conservazione delle sue strutture e più

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appassionata nella proposta di percorsi accoglienti di tutte le differenze Il cantiere dell’ospitalità e della casa dovrà approfondire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e la tensione dinamica tra una ricca esperienza di fraternità e una spinta alla missione che la conduce fuori. Si interrogherà poi sulle strutture, perché siano poste al servizio della missione e non assorbano energie per il solo auto-mantenimento, e dovrà verificarne sostenibilità e funzionalità. In un “cambiamento d’epoca” come il nostro (cf Papa Francesco, Discorso ai rappresentanti del V Convegno Nazionale della Chiesa italiana, 10 novembre 2015), tale verifica dovrà includere l’impatto ambientale, cioè la partecipazione responsabile della comunità alla cura della casa comune (cf Laudato si’) Questo cantiere si può aprire anche sugli orizzonti del decentramento pastorale, per una presenza diffusa sul territorio, oltre che sulle strutture amministrative come le “unità pastorali” e simili Nell’ambito del cantiere sinodale si potrà poi rispondere alla richiesta, formulata da molti, di un ’ analisi e un rilancio degli organismi di partecipazione (specialmente i Consigli pastorali e degli affari economici), perché siano luoghi di autentico discernimento comunitario, di reale corresponsabilità, e non solo di dibattito e organizzazione.

I l c a n t i e r e d e l l e d i a c o n i e e d e l l a f o r m a z i o n e s p i r i t u a l e “Maria ( ), seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola Marta invece era distolta per i molti servizi” L’accoglienza delle due sorelle fa sentire a Gesù l’affetto, gli offre ristoro e ritempra il cuore e il corpo: il cuore con l’ascolto, il corpo con il servizio. Marta e Maria non sono due figure contrapposte, ma due dimensioni dell’accoglienza, innestate l’una nell’altra in una relazione di reciprocità, in modo che l’ascolto sia il cuore del servizio e il servizio l’espressione del-

l’ascolto Gesù non critica il fatto che Marta svolga dei servizi, ma che li porti avanti ansiosamente e affannosamente, perché non li ha innestati nell’ascolto. Un servizio che non parte dall’ascolto crea dispersione, preoccupazione e agitazione: è una rincorsa che rischia di lasciare sul terreno la gioia Papa Francesco ricorda in proposito che, qualche volta, le comunità cristiane sono affette da “martalismo”. Quando invece il servizio si impernia sull’ascolto e prende le mosse dall’altro, allora gli concede tempo, ha il coraggio di sedersi per ricevere l’ospite e ascoltare la sua parola; è Maria per prima, cioè la dimensione dell’ascolto, ad accogliere Gesù, sia nei panni del Signore sia in quelli del viandante Il servizio necessita, dunque, di radicarsi nell’ascolto della parola del Maestro (“la parte migliore”, Lc 10,42): solo così si potranno intuire le vere attese, le speranze, i bisogni Imparare dall’ascolto degli altri è ciò che una Chiesa sinodale e discepolare è disposta a fare Si apre il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale, che focalizza l’ambito dei servizi e ministeri ecclesiali, per vincere l’affanno e radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli: è questo che può distinguere la diaconia cristiana dall’impegno professionale e umanitario Spesso la pesantezza nel servire, nelle comunità e nelle loro guide, nasce dalla logica del “si è sempre fatto così” (cf Evangelii gaudium 33), dall’affastellarsi di cose da fare, dalle burocrazie ecclesiastiche e civili incombenti, trascurando inevitabilmente la centralità dell’ascolto e delle relazioni Il Cammino sinodale può far emergere questa fatica in un contesto nel quale si fa esperienza del suo antidoto: l’ascolto della Parola di Dio e l’ascolto reciproco, di cui molte sintesi hanno evidenziato una grande sete Il primo obiettivo di questo cantiere sarà, allora, quello di riconnettere la diaconia con la sua radice spirituale, per vivere la “fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano ” (Evangelii gaudium 92) Si incroceranno, inoltre, le questioni legate alla formazione dei laici, dei ministri ordinati, di consacrate e consacrati; le ministerialità istituite, le altre vocazioni e i servizi ecclesiali innestati nella comune vocazione battesimale del popolo di Dio “sacerdotale, profetico e regale”. La centralità delle figure di Marta e Maria richiama poi esplicitam e n t e i l t e m a d e l l a c o r r e s p o n s a b i l i t à f e m m i n i l e all’interno della comunità cristiana

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A Roma, il Corso di formazione per presidenti

Da sx: Paola

Da sx: Paola

nazionale;

motivi istituzionali con il Presidente internazionale eletto e parte del board internazionale, tutti presenti all’evento. Al saluto di accoglienza, il Presidente Schweitz ha ricambiato: “Grazie a voi di essere Serrani!”

La due-giorni di formazione, che ha radunato circa cinquanta presenze venuta dall’intera Penisola, ha visto al tavolo dei relatori la commissione formazione, composta da Antonio Ciacci, Emanuele Costa, Marco Crovara ed Enrico Mori

Le proposte e le esperienze che l’incontro di formazione ha fatto emergere si sono rivelate possibilità di comparazione, di confronto, di valutazione di ipotesi del percorso necessario per sapere e verificare se quanto si va facendo è valido, non valido o dannoso Inoltre, la documentazione e l’informazione, oltre per il confronto tra i presidenti, è risultata fondamentale per il confronto e la collaborazione con tutti i soggetti che operano all’interno dei vari Serra club

L’incontro tra i presidenti dei club e lo staff organizzativo della formazione ci ha aperto scenari ricchi di suggestione, con un motivo di ottimismo finale, con la voglia di capire, di conoscere, di emozionarsi Questa esperienza che ci ha portati dentro l’aula, dentro la riflessione, dentro la ricerca, mostrandoci che è necessario andare oltre pensando, anche a livello nazionale, di offrire nuove indicazioni di percorso

Come può il Serra Club prospettare, progettare e realizzare contesti, circostanze, occasioni per far nascere il desiderio di conoscere e frequentare il Serra Club? Quali i modi, le condizioni, le strategie, gli strumenti per provocare il piacere di conoscere? Quali i riferimenti teorici e metodologici? Questi gli interrogativi su cui ci si è interrogati a Roma, sabato 8 ottobre e domenica 9 ottobre 2022, presso Casa San Juan de Avila, durante il corso di formazione per presidenti e presidenti eletti dei club italiani A presiederlo, la Presidente Nazionale Paola Poli che ha dato il benvenuto anche al Presidente di Serra International, Greg Schweitz, giunto a Roma proprio in questi giorni per

Roma, Casa San Juan de Avila, 8-9 ottobre 2022.

Roma, Casa San Juan de Avila, 8-9 ottobre 2022.

Il Presidente internazionale interviene al tavolo dei lavori.

Il Presidente internazionale interviene al tavolo dei lavori.

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Poli, Presidente nazionale; Greg Schweitz, Presidente internazionale; Giuliano Faralli, Presidente nazionale eletto. Poli, Presidente Greg Schweitz, Presidente internazionale; Giuliano Faralli, Presidente nazionale eletto.

Probabilmente i club avranno bisogno di aiuti, di sostegni, di informazioni e consigli, per poter organizzare i propri percorsi assumendo una propria identità, che deve rispondere a determinate esigenze È fondamentale un’impalcatura fortissima dell’organizzazione generale.

La ricerca del filo di Arianna è ardua, ma di certo la pluralità e la diversità sono opportunità e risorse di apertura ed arricchimento se dialogano e si integrano

È, pertanto, necessario stabilire raccordi e rapporti tra i vari club affinché il lavoro di ognuno possa essere reciprocamente riconosciuto, utile, costruttivo. Un paese, un ‘associazione, uno studente che voglia crescere e svilupparsi ha davanti a sé due strade importanti: la formazione e la ricerca. Attraverso la prima si assicura un patrimonio di conoscenza e capacità d’uso; con la seconda si impara a guardare avanti, a perlustrare sentieri nuovi e ad utilizzare il patrimonio acquisito per nuovi approdi di sviluppo Chi entrava nella Sala convegni dove si è tenuta la formazione si trovava davanti alla più ricca “provocazione ” pedagogica-spirituale che il Serra International sia oggi in grado di presentare legittimando così la sua presentazione come una grande organizzazione La stessa presenza numerosa dei presidenti dei club di tutta l’Italia ha confermato ancora una volta la vitalità del Serra International e la delicatezza, l’interesse e l’impegno in questa fase di transizione verso il nuovo. Un vero e proprio opificio: credo, senza alcuna enfasi, che sia sotto gli occhi di tutti noi il senso e il valore di questo incontro/corso di formazione. Con esso il club intende guardare con qualche legittimo orgoglio al passato, non certo per attardarsi sulla strada che si è fatta, ma per misurare la strada percorsa e mobilitare le energie in vista delle prospettive che si aprono Un grazie a chi ci ha creduto e sostenuto.

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Dal 18 al 20 novembre 2022

Emozioni e ricordi al CNIS di Roma

Con un minuto di silenzio in memoria del Tesoriere nazionale Peppino Savino, scomparso il 19 settembre 2022, si è aperto il Consiglio Nazionale del Serra International Italia

Riunitosi presso il Teatro “Casa tra Noi” in Roma, la massima assise nazionale del 18-20 novembre scorsi ha visto, al tavolo dei lavori, oltre alla presidente nazionale Paola Poli, i vicepresidenti e i trustees presso il Board internazionale, i governatori giunti da tutti i distretti d’Italia, nonché i referenti delle commissioni ad hoc. In conclusione, commovente è stato l’abbraccio da parte della Presidente Paola Poli alla moglie Vanda e alla famiglia di Peppino, per ricordare la sua grande umanità

Al termine del CNIS e della premiazione della prima edizione del Concorso musicale per seminaristi, sabato 19 novembre, S E rev ma il Sig Card Beniamino Stella, consulente episcopale di Serra International Italia, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nei primi vespri della solennità di Cristo Re dell’Universo, presso il Santuario di Santa Maria della Traspontina, su via della Conciliazione a Roma «Forse, al termine di questo anno liturgico – ha sottolineato il Porporato durante l’omelia –, possiamo dare uno sguardo ai nostri giorni e, sotto lo sguardo del Crocifisso, domandarci se abbiamo permesso al Signore di regnare su di noi e in noi. E così domandarci se durante questo Anno abbiamo fatto del nostro meglio, tutto il possibile, nel custodire e accompagnare nella preghiera e nella fraternità i tanti sacerdoti, seminaristi e consacrati che conosciamo personalmente e con i quali siamo uniti spiritualmente. Perché anche loro, anzi vorrei dire forse più di tutti, essi sono coloro per i quali il diavolo riserva le sue maggiori attenzioni, pur di vederli inciampare nel cammino della loro vita e della fedeltà alle promesse battesimali e sacerdotali Come per Gesù, anche per i sacerdoti ci sarà sempre colui che proporrà loro di scendere dalla croce dell’impegno, della fedeltà, della trasparenza di

vita, della responsabilità personale ed ecclesiale, pur di “salvarsi”, pur di condurre una “vita agevole”, secondo il mondo. Ma anche il sacerdote, come Gesù, non si realizza se scende dalla croce del ministero, ma restandovi e assumendolo in tutte le sue proprie, ed esigenti, attese e in quella della sua Comunità Il sacerdote non salva gli altri se si adegua al pensiero e all’onda del mondo, ma se, nella fedeltà, anche se sofferta e combattuta, permette al Signore di salvare gli altri attraverso la sua predicazione, l’amministrazione dei sacramenti, la bella testimonianza di vita». «Cari amici – ha aggiunto poi in chiosa in card Stella, il diavolo sa che quando un sacerdote è “santo”, santo sarà anche il popolo a lui affidato; ma se un sacerdote si lascerà vincere dalle tante tentazioni del mondo, il popolo faticherà a crescere nella vita di Dio. Preghiamo oggi – e molto – per i nostri sacerdoti perché la loro santità è garanzia per la nostra santità; il loro lasciarsi regnare dal Signore, è garanzia perché il Signore regni nei nostri cuori, nei nostri pensieri e quindi nelle nostre famiglie» La partecipata assemblea si è sciolta con la cena di gala, tenutasi presso il Circolo Ufficiali della Polizia di Stato

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a cura della Redazione Roma, Casa tra Noi, 18-20 novembre 2022. I lavori dell'ultimo CNIS. Roma, Casa tra Noi, 18-20 novembre 2022. I lavori dell'ultimo CNIS.

Preghiera per i serrani Preghiera per i serrani

Signore Gesù, nostro Re, guarda con bontà a noi Serrani E abbi misericordia di noi per tutte le volte in cui ci dimentichiamo di Te e mettiamo in oblio, o in ombra e dubbio, la Tua regalità di sacrificio, di donazione, di servizio e di testimonianza. Signore Gesù, nostro Re, sostieni le nostre anime, affinché possiamo comprendere, con il cuore e con la vita, che è Paradiso quando preghiamo e celebriamo Te, e che è nostro Paradiso e nostra felicità lo stare con te, come Maria ai piedi della Croce. È Paradiso quando, nella famiglia, nel nostro lavoro e nelle responsabilità professionali, offriamo i talenti che ci hai donato a servizio dei piccoli e dei poveri, e di chi, con fiducia, bussa alla porta della nostra vita. È Paradiso soprattutto ogni qual volta ci prendiamo cura con infinito amore e sollecitudine dei sacerdoti, dei seminaristi e dei consacrati che ci hai affidato, quasi come figli adottivi. È Paradiso proprio oggi… E quando verrà l’ultima nostra ora e sentiremo la tua chiamata, sarà Paradiso per sempre. Amen.

Beniamino

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Card. Stella Chiesa della Traspontina, 19 novembre 2022

Al CNIS di Roma, il Card. Stella e Mons. Frisina premiano il 1° Concorso musicale per seminaristi

Vera Pulvirenti Coordinatrice del Concorso

Roma, Teatro "Casa tra Noi", 19 novembre 2022

Roma, Teatro "Casa tra Noi", 19 novembre 2022

La premiazione del primo Concorso musicale

La premiazione del primo Concorso musicale

In una sala stracolma, quella del teatro “Casa tra noi” a Roma, gremiti anche i posti in galleria, si è svolta, il 19 novembre scorso dopo il Cnis, la serata finale di premiazione della prima edizione del Concorso Nazionale di esecuzione musicale “Seminaristi in Musica”, bandito dal Serra International Italia e riservato a tutti i seminaristi delle Diocesi d’Italia e della Svizzera italiana.

L’evento è stato preceduto la sera prima da un momento musicale con il Duo Psallite e con il soprano Rosanna Leonti, accompagnata al pianoforte dal M° Vera Pulvirenti; esibizioni intervallate dalla proiezione dei video dei primi dieci classificati Al tavolo di rappresentanza sono convenuti: Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Beniamino Stella, Prefetto Emerito della Congregazione per il clero nonché consulente episcopale del Serra International Italia; Mons Marco Frisina, compositore e presidente della giuria del Concorso; Paola Poli, Presidente del Serra International Italia; Vera Pulvirenti, coordinatrice della commissione Concorso La Presidente Paola Poli ha dapprima dato lettura del telegramma pervenuto da Sua Eminenza il Cardinale

Pietro Parolin, della Segreteria di Stato, per inviare il saluto beneaugurante e la benedizione del Santo Padre su tutti i convenuti, poi ha ringraziato Sua Eminenza il Cardinal Stella per aver accolto l’invito a presenziare alla premiazione del concorso musicale e il Rev mo M° Mons Marco Frisina per aver sostenuto tale iniziativa; entrambi, con la loro autorevole presenza, hanno conferito prestigio all’evento. Infine, dopo essersi congratulata con la Coordinatrice, M° Vera Pulvirenti, per l’impegno profuso, la Presidente ha presentato, tramite un video, uno ad uno, i circa ottanta seminaristi dei venticinque seminari coinvolti, ringraziando i Rettori e i Formatori che hanno permesso le singole partecipazioni all’iniziativa “Si è trattata di un ’occasione di crescita – ha sottolineato nel suo intervento il Card. Stella – che mira a ciò che sta molto a cuore alla Chiesa: la formazione integrale dei giovani in discernimento ed in cammino verso il ministero ordinato”.

Visibilmente commosso, anche Mons Frisina che non ha mancato di raccontare la sua testimonianza vocazionale, di quanto la musica faccia bene alla comunione tra i seminaristi e di quanto sia funzionale alla liturgia e alla partecipazione dei fedeli.

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Nel suo intervento la Coordinatrice Vera Pulvirenti, tra gli altri aspetti, ha sottolineato come la tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d’inestimabile valore e che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia, ed ha evidenziato come questa lodevole iniziativa ha permesso di scoprire tante belle realtà all’interno dei Seminari, entrando in contatto con tante Diocesi, specie laddove non esiste ancora un Club S e r r a , c o m e : B a r i - B i t o n t o , B r e s s a n o n e , C a g l i a r i , Chieti, Messina, Monreale, Piazza Armerina, Posillipo, Nicosia, Vicenza

Si ringraziano gli amici serrani Grazia Buggiani del Club di S Miniato ed Enzo Ancarani del Club di Viterbo per la collaborazione nella fase eliminatoria che ha portato alla scelta dei primi dieci classificati Dopo gli interventi, si sono esibiti dunque i tre finalisti: l’organista Alessandro Aquino del Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo; il pianista Enrico Venezia, sempre del Pontificio Seminario di Posillipo; e, infine, il Coro polifonico a cappella composto da Emanuele Morasso, Emanuele Mantaldo, Jacopo Luciani, Gabriele Barbieri, Andrea Macchiavello, Davide Pone e Samuele Bragazzi (direttore del coro) del Seminario Arcivescovile Maggiore “Benedetto XV” di Genova. Il tutto tra gli stacchi dell’ammirevole duo P s a l l i t e D e o , composto dai benedettini dom Francesco La Rocca e dom Riccardo Tumminello, monaci dell’Abbazia di San Martino delle Scale di Palermo, e del dirompente coro Heart Gospel in Music, diretto dal M° Johanna Pezone

Al termine di due ore ricche di emozioni e di musica, espressa nelle diverse forme di lode al Signore, il Card. Stella e Mons. Frisina hanno proceduto alla premiazione:

il Coro polifonico di Genova, primo classificato, seguito dall’organista e dal pianista del Pontificio Seminario di Posillipo ex aequo.

A seguire, poi, l’intera classifica dei vincitori.

I primi dieci finalisti: il Pontificio Seminario Regionale “S. Pio X” di Chieti col sassofonista Giovanni Di Penta; il Seminario Vescovile di Acireale col canto solistico e accompagnamento di organo di Rosario Pittera; il Seminario Maggiore di Bressanone col Coro polifonico formato da Ditrick Makali, Cleofas Nhoswe, Reuben Mmbaga, Oscar Fredrick, Nicodemo Yustino (direttore), al bongo Kayago Yordan Philiberrt; il Pontificio Seminario Regionale Sardo “Sacro Cuore di Gesù” di Cagliari col Piccolo Coro Polifonico e accompagnamento di organo con Enrico Muscas, Alessandro Mereu, Giovanni Sanna, Antonio Rubam nella Messa composta e diretta dal seminarista Lorenzo Vacca; il Seminario Arcivescovile “S. Pio X” di Messina con tromba e organo di Carmelo Puliafito e Manuguerra Loris; il Seminario Vescovile di Vicenza col canto solistico e accompagnamento al pianoforte di Sebastiano Pellizari; il Seminario Maggiore Arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi” di Napoli col coro polifonico composto da Mario Felicella, Andrea Sorrentino, Giuseppe Marsei, Giovanni Scola, Luigi Ascione, Salvatore Romano, Claudio Mennella (organista accompagnatore). Seminaristi classificati ex aequo: Pontificio Seminario Arcivescovile Regionale Flaminio “Benedetto XV” di Bologna, Pierre Fourier Akouete Agbolan: canto solistico senza accompagnamento; Seminario Vescovile di Acireale, Coro Polifonico: Antonio Agostini, Dario Impellizzeri, Sebastiano Marino, Sebastiano Mauro, Fabiano Orfila, Federico Santuari, Mattia Scuto –I primi tre classificati, con la giuria.

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Accompagnamento di organo: Raffaele Stagnitta; Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo, Ivan Aiello: canto solistico con chitarra; Seminario Arcivescovile di Monreale, Piccolo coro monodico con accompagnamento di organo: Vito Gallina, Emmanuel Saladini, Davide Giorgio Orlando, Vincenzo Elias Colletti (Direttore e compositore dei brani); Seminario Vescovile di Lucera, Alessandro De Pasquale: voce con chitarra; Seminario Arcivescovile di Bari-Bitonto, Coro con accompagnamento di organo: Francesco De Santis, Walter Russo, Giuseppe Maurodinoia, Roberto Grilletti, Pietro De Tommaso (Compositore del brano); Seminario Vescovile di Oppido Mamertina, Piccolo coro: Francesco Pedullà, Damiano Attisano, Cosimo Attisano – Accompagnamento alla tastiera: Francesco Ditto; Seminario Vescovile “S Agostino” di Nicosia, Patient Moma Kalela: voce solista

con accompagnamento al pianoforte; Seminario V e s c o v i l e I n t e r d i o c e s a n o “ S . C r o m a z i o d i Aquileia” di Udine, Coro polifonico: Davide Lucchesi, Stefano Cimbaro, Aeneid Ugonna Ozuo, Cristiano Brumat, Alessandro Perabò, Daniele Lizzi, Don Davide Larcher (Accompagnamento con organo); Seminario Vescovile di Piazza Armerina, Daniel Andrea Marino: canto solistico con chitarra; Seminario Vescovile di P i a z z a A r m e r i n a , Emanuele Cascino e Giacomo Profeta: canto a due voci con chitarra; Pontificio S e m i n a r i o A r c i v e s c o v i l e R e g i o n a l e F l a m i n i o “Benedetto XV” di Bologna, Paolo Santi: chitarra solista; Seminario Maggiore Arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi” di Napoli, Mario Spinola: canto solistico con chitarra

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Le nuove edizioni del Concorso scolastico e del Contest fotografico Al via l’anno sociale 2022/2023 con i services firmati Serra Italia

Anche per il 2022/2023 tornano i grandi services che Serra International Italia lancia annualmente al fine di incrementare la cultura cristiana e vocazionale all’interno della società

Per il diciottesimo anno, torna il Concorso scolastico, a livello nazionale, per stimolare i giovani a riflettere e a discutere sui valori importanti dell’uomo e della società, promovendo la cultura della vita intesa come vocazione al servizio. Gli elaborati presentati al concorso costituiscono così uno spaccato interessante che mette in luce le dinamiche relazionali dei giovani, la loro affettività, il loro pensiero sui modelli educativi ed in particolare quello scolastico, la condizione della famiglia contemporanea e le difficoltà dipendenti dal momento storico in cui viviamo Quest’anno, in linea con il tema dell’anno sociale, “Il perdono e la pace a partire dal cuore dell’uomo”, la commissione ha proposto, attraverso il concorso scolastico, di riflettere sulla necessità di creare ponti in tutti i settori della società, per costruire il perdono e la pace nel mondo

La traccia per le scuole primarie e secondarie di primo grado rifletterà sul tema: “In un mondo che ha bisogno di amore, non si può vivere senza il perdono”. È richiesto di pensare a “ un mondo migliore, possibile solamente se ci poniamo in ascolto l’uno dell’altro, favorendo così una cultura del dialogo Grazie al dialogo è possibile costruire un mondo migliore, ricco di speranza, di pace e di amore Solo l’unione fa la forza: Papa Francesco ci ricorda che da soli non si va da nessuna parte e che solo insieme possiamo

avviare un cammino comune, fatto di piccoli passi, concreti. Nel mondo che vorremmo, quello pieno di amore, dunque, si cammina insieme e, ad ogni incomprensione o litigio, si deve essere sempre pronti ad offrire un dono importante: il perdono. Cos’è per te il perdono? Sei capace di perdonare? Rintraccia storie di liti e di pacificazione, ad esempio, nella letteratura e nella storia, riprendile, illustrale e commentale

Scopri esempi di perdono da cui è ripartita un ’amicizia, da cui si è risanata una situazione familiare Considera l’effetto del perdono in chi lo offre e in chi lo riceve”

Per la scuola secondaria di secondo grado, invece, la riflessione: “In un mondo che ha bisogno di amore, non si può vivere senza il perdono Che valore dai al perdono?”.

“Uno dei doni più preziosi –si legge nel Bando – che un uomo possa ricevere da un

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suo simile è il perdono Si tratta di una sfida complessa che, interpellata la coscienza morale di ogni singola persona umana, è volta a tracciare un cammino di pace nella società. Mai più di oggi, il mondo ha bisogno di pace, di testimoni aperti al dialogo e all’amore verso il prossimo: perché è nel dialogo r e c i p r o c o , è n e l l ’ a p e r t u r a a l l ’ a l t r o - d a - m e c h e s i fonda il primo grande h u m u s per favorire la pace Ma cosa significa perdonare, cioè andare oltre anche ai propri egoismi e al proprio orgoglio? Che valore attribuire al perdono: una semplice parola oppure investe in pienezza l’uomo? Perdonare, per favorire la cultura della pace, è possibile Ce lo insegnano i testimoni della letteratura, della storia, della spiritualità del nostro tempo.

Come non ricordare, a titolo di esempio: • il film Bobby (2006), centrato sulla figura di Robert Kennedy: davanti alla scena dell’omicidio del Senatore Kennedy fa ascoltare un suo discorso sull’insensatezza della violenza e sul desiderio di costruire una comunità di fratelli Ma è possibile? È un sogno? O un’illusione?

• nel Vangelo di Matteo vi è l’invito a perdonare sempre (cf. Mt 18,21-35). Si è alla fine di un percorso che si apre nelle prime pagine della Bibbia, dove Lamec è pronto a vendicarsi sempre (cf Gen 4,23-24) Ogni uomo può rimanere nell’atteggiamento di Lamec o decidere di costruire una comunità

• tra le storie che possono ispirare la nostra riflessione, ricordiamo il perdono offerto dai familiari di Vittorio Bachelet ai suoi assassini; l’opera di padre Puglisi per la pacificazione tra famiglie a Godrano dove vi era in corso una faida che aveva prodotto diversi omicidi; e ancora l’incontro del 27 dicembre 1983 tra Giovanni Paolo II e Ali Ağca, il suo attentatore che era in carcere, per manifestargli il suo perdono

Provate a raccontare le vostre esperienze, le vostre paure, i vostri desideri le tracce offerte possono dare degli spunti per riflettere. È importante l’incontro con il viso dell’altro in un cammino che restituisce umanità a ognuno costruendo ponti anziché muri”

Torna anche il Contest fotografico #GuardoSenzaFiltri, giunto alla sua terza edizione (seconda nazionale), in collaborazione col Distretto 73 Puglia-Basilicata e con la Fondazione italiana Beato Junipero Serra Il tema di questa edizione è: “Pace a tempo indeterminato”. Ecco la traccia: – “Però una cosa importante l’ho imparata” – “Cosa?”. – “Saper disinnescare” – “Cioè?” –“Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia Non credo sia debole chi è disposto a cedere, anzi, lo trovo saggio”

Estratta dal film di Paolo Genovesi “Perfetti sconosciuti” , questa citazione potrebbe essere un paradigma fondamentale da cui partire per la costruzione di una relazione sana e duratura Dalla strategia della lotta, che si basa sulla logica della supremazia, alla strategia della ricerca comune della verità Papa Francesco ha sottolineato: “La pace non si raggiunge conquistando o sconfiggendo qualcuno, non è mai violenta, non è mai armata!” (Angelus nella solennità di Ognissanti) Lo scatto o la visual storytelling (non più di tre sequenze) dovrà rappresentare la tua percezione di pace nella vita che vivi tutti i giorni: un gesto di pace in famiglia o tra gli amici, un momento di ascolto, di dialogo o di condivisione con gli altri e che secondo te rappresenti un punto di partenza, una sfida per contribuire a costruire un mondo migliore.

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Peppino, “amico gentiluomo”

“Amici carissimi, con il dolore di un figlio che perde il padre, voglio comunicarvi che il nostro carissimo amico Peppino questa mattina ci ha lasciati Uniamoci in preghiera affinché il Signore voglia accoglierlo tra le sue braccia” Questo l’annuncio con cui Emanuele Pirato ci ha svegliato la mattina del 19 ottobre Emanuele, insieme a Donato Viti amico inseparabile di Peppino e di lui “figlio e fratello”, è stato vicino a lui fino all’ultimo respiro.

La lettura di alcuni degli innumerevoli messaggi scambiati dai serrani sulla chat del Serra Italiano e qui di seguito riportati, aiuta a cogliere la grandezza del nostro caro Peppino in tutta la sua dimensione: un Serrano DOC, buono e affettuoso, colonna della famiglia e della operatività serrana “La scomparsa dell’amico Peppino Savino è una grandissima perdita per la famiglia serrana non solo per il suo impegno ma anche e soprattutto per la sua bontà e l’affetto che ci sapeva dimostrare Che il Signore lo accolga tra le Sue braccia”.

“Oggi tutti noi abbiamo subito una perdita gravissima, perché Peppino è stato da sempre un punto di riferimento, un esempio di incondizionata dedizione al Serra testimoniata con raro garbo e gentilezza d’animo Peppino ci consegna l’importante eredità di vivere il nostro servizio nella fede con passione, all’insegna dell’amicizia; porteremo nel cuore il suo luminoso sorriso Il mio, il nostro pensiero è per tutti i suoi cari, con le preghiere che lo accompagneranno nell’incontro con il Signore”

“Peppino carissimo il Signore ti accolga tra le sue braccia per la tua bontà d’animo, per la tua gentilezza, generosità, per la tua grande umanità, per il tuo equilibrio e la tua determinazione e per tutto ciò che hai fatto per il Serra in silenzio e per la sua organizzazione, sempre, senza mai risparmiarti”

“Caro Peppino, ci mancherai tanto con le tue battute, le tue storielle, la tua preziosa testimonianza, il tuo servizio accurato e disinteressato Guardaci da lassù, il tuo sorriso composto e irresistibile allieti il nostro ricordo ed il grande dolore di oggi si

trasformi nella speranza della risurrezione e questa volta i conti falli con i nostri abbracci, a te ed alla tua meravigliosa famiglia, alla quale siamo vicini con tutto il cuore Ti sia lieve la terra, amico mio” “Rimane a noi la consolazione di averlo accompagnato nelle ultime settimane con un pensiero fisso e fraterno e con le preghiere più appassionate che potevamo dedicargli Lui lo sapeva e ci ringraziava sempre tutti i giorni, dedicando lui a noi il suo grande amore che non ci aveva fatto mai mancare in tutti questi anni Insieme

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a cura di Manuel Costa Peppino durante i lavori dei due suoi ultimi Cnis a Roma (ottobre 2021) ed Assisi (giugno 2022).

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alla sua passione per il servizio serrano di alta professionalità che ci ha donato senza limiti”

“Peppino amico di una vita, pur nella certezza che sei già tra le braccia di Nostro Signore, continueremo a pregare e a custodirti nei nostri cuori Hai voluto andare avanti Ma noi non ti molleremo mai, neanche un solo giorno. E sai che sappiamo farlo”. “Amico buono, delicato, presente” “Peppino è stato un padre per tutto il Serra nazionale e internazionale, un serrano convinto esemplare e fedele, un amico sincero Ci mancherà enormemente” “Questo serrano gentile e convinto. Rimarrà sempre nel mio cuore Che Dio lo benedica!”

“Ho sempre ammirato Peppino per la sua signorilità e umile disponibilità. Lo rimpiangerò come uomo e come serrano perché i suoi valori li ha veramente messi a servizio con fede e lealtà Riposa tra i giusti con la pace della tua anima”.

“I giovani ci sorprendono sempre con i loro discorsi appropriati specie nei momenti bui della vita come la morte di un nonno, di uno zio Questo è quanto accaduto oggi in chiesa nel dolce ricordo dei nipoti di Peppino ma anche nelle preziose parole di Dino Viti e del Parroco nella sua omelia Peppino resterà sempre vivo in noi come una pagina di storia perché ha saputo seminare e donarsi con l’amore di Cristo proprio come un vero Serrano“. Anche il Serra International ha trasmesso il suo cordoglio,

con le parole di rispetto e ammirazione del presidente internazionale Greg Schwietz, del direttore esecutivo John Liston e della direttrice amministrativa Sarah Knob Tutti questi e tanti altri messaggi sono stati trasmessi alla famiglia di Peppino, che così ha risposto: “Ci hanno lasciato attoniti i meravigliosi pensieri dispensati al nostro caro da tutti voi!! Sapevamo della grande famiglia Serrana ma non pensavamo quanto avesse avuto modo di mostrarsi a tutti voi Serberemo un ricordo indelebile dei bellissimi pensieri e delle commoventi manifestazioni con le quali ciascuno di voi ha raccontato a proprio modo chi fosse Peppino!!! Vi ringraziamo di vero cuore per l’affetto mostratoci e la presenza da ogni dove”.

Anche la Redazione della rivista si unisce a questo coro di manifestazioni di affetto per Peppino e a questa bella dedica finale di un serrano: “All’amico gentiluomo la mia preghiera, perché il Signore lo accolga tra le sue braccia Riposa nella pace e nella gioia con Dio, caro Peppino”

Grazie Peppino, dal tuo Serra

Non si è mai pronti ad accettare che un carissimo amico, un fratello, all’improvviso arresti il passo e debba abbandonare questa vita terrena, soprattutto quando un lungo tratto di cammino è stato percorso insieme; si avverte smarrimento e si resta sgomenti per un grande senso di vuoto, quello che il nostro amato Peppino Savino, con la sua improvvisa, prematura scomparsa, ha lasciato in tutti noi, nei suoi cari, nelle persone che lo hanno accompagnato nella vita Per me, per tutti noi Peppino ha rappresentato da sempre un punto di riferimento, una persona cara che aggiungeva valore e piacere nel confermare, rinnovare l’impegno a partecipare ai nostri incontri istituzionali i quali, sempre più, negli anni, hanno offerto l’occasione di poter consolidare amicizie profonde perché incardinate a una comune visione della vita A rafforzare quanto sopra espresso, desidero ricordare ciò che Papa benedetto XVI riporta nell’Enciclica Spe salvi proprio in merito a quelle persone che a diverso titolo hanno fatto parte della nostra esistenza (amici, familiari ) diventando per noi dei punti fermi: «Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente Esse sono luci di speranza» Luci di Speranza, proprio così, perché rappresentano modelli di rettitudine, di serietà, di spirito di abnegazione, tutti valori che Peppino ha

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Roma, Casa tra Noi, 19 novembre 2022 La commemorazione di Peppino alla presenza della famiglia Roma, Casa tra Noi, 19 novembre 2022 La commemorazione di Peppino alla presenza della famiglia

espresso e trasmesso nel Serra International Italia, accrescendolo di un club che oggi compie 26 anni, e servendolo nel ruolo di tesoriere nazionale, con grande senso di responsabilità ed irreprensibile integrità

Tutti noi abbiamo ammirato e amato il suo elegante garbo, e quella ‘ r ’ alla francese appena accennata, sfumata, che accentuava la gentilezza dell’eloquio, la ricorderemo come un tratto distintivo della sua personalità Porteremo nel cuore anche i tanti momenti di ilarità, di simpatia che sapeva regalarci per alleggerire il ritmo spesso serrato delle nostre intense giornate di lavoro, quando ci stringevamo intorno a lui, pregandolo di raccontarci alcuni dei suoi aneddoti, come vecchi amici che si ritrovano intorno al focolare, e vorrebbero che quella magia, la bellezza dello stare insieme, non si esaurisse mai! Ecco, anche questo è il messaggio che tu oggi ci consegni: quello di considerare l’amicizia come un dono, saperlo cogliere, in questo nostro Serra, nell’opportunità di viverci in verità e semplicità, scegliendo di sostare nella dimensione della relazione con l’altro; essere aperti all’ascolto e alla comprensione, condividere battute, aneddoti, ma anche perplessità, preoccupazioni, riflessioni, come tu hai fatto per il bene di ciò in cui hai creduto, nella franchezza, nella sincerità, nella fede Grazie Peppino, e grazie ai tuoi cari che hanno scelto di condividere con noi questo momento del ricordo per riconoscerci e accoglierci a pieno titolo come famiglia, per tergere le nostre lacrime in un solo grande, caloroso abbraccio!

Amico garbato, serrano da imitare

Benvenuto in Paradiso – avrà detto San Pietro – accogliendo nel Regno di Dio un bell’uomo dalla chioma bianca, venuto senza bussare ma in punta di piedi. “Io ti conosco, ho sentito ben parlare di te, hai vissuto da vero cristiano e sei stato molto generoso spendendo tanto del tuo tempo per il servizio che ti era stato affidato di governare i bilanci dei fondi destinati a fare del bene Sei stato onesto e preciso, affidabile ed hai pure pregato tanto per i giovani seminaristi ed i novelli sacerdoti Di questi tempi, a trovarne come te! E sei stato gentile, simpatico e disponibile, in grande fraternità con i tuoi amici, anche quelli un po ’ brontoloni, ma hai avuto tanta pazienza. Sai, noi qui sappiamo tutto di voi, dall’alto abbiamo una panoramica ampia e poi, ogni volta che arriva qualcuno, ci porta notizie Di te ci ha parlato un altro bell’uomo dai capelli bianchi, mi pare si chiamasse Ugo e da quanto ho capito ti voleva un gran bene! Vedi, qui non ci sono scocciature e problemi, non si soffrono malattie terribili, c’è pace e ti dovrai abituare ad un tempo senza tempo, nessun orologio né sveglia, tutto scorre con calma Una nuova vita, insomma, ma eterna” Ho immaginato questo dialogo appena ho appreso che il mio caro amico, Peppino Savino, è salito al piano superiore Prima o poi sarebbe accaduto, con quel brutto male che lo fatto tanto soffrire, anche se ho pregato incessantemente la Madonna per la sua guarigione Un pomeriggio sono stata a Pompei e gli ho scritto un messaggio, volevo fargli sapere che lo pensavo e pregavo per lui, che sentisse la mia vicinanza affettuosa. Il messaggio di risposta non lo cancellerò dal mio cellulare mai, è il suo ultimo ricordo scritto con la sensibilità del suo cuore Il distacco fisico definitivo è straziante per i suoi familiari, i suoi amici e per coloro che l’hanno conosciuto, apprezzato ed amato Ma non si potrà mai cancellare un ’ amicizia consolidata nel tempo e sempre custodita con rispetto. Il tesoriere nazionale di Serra Italia è una colonna fondamentale, un incarico che può assumere solo chi è onesto, irreprensibile e competente: Peppino aveva tutte queste virtù professionali, ma era soprattutto un uomo buono e di fede convinta Spesso le nostre conversazioni telefoniche erano discussioni teologiche, dubbi interpretativi di un ’ omelia poco chiara o di un testo letto, ma in modo mai pedante o serioso, perché sentivo dall’altra parte del microfono un sorriso stampato sul viso ed una battuta simpatica Ora so con certezza che continuerai anche da lassù a guardare con amorevolezza gli amici terreni e che non ti mancherà occasione di aiutare chi ti sta vicino, senza dimenticare nessuno Come facevi quando organizzavi le riunioni serrane, se qualcuno non si prenotava lo chiamavi per sapere perché, per bontà e signorilità.

“Sei stato un amico gentile e garbato, una persona perbene La morte non è niente, sei solo nella stanza accanto e sorridi”

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L’intervista al Card. Beniamino Stella

“Essere Serrani è una vera speciale vocazione: è lo sguardo di Dio che si posa su ciascuno di noi!”

Aseguito della sua nomina a consulente episcopale di Serra International Italia, abbiamo desiderato incontrare Sua Eminenza reverendissima il Signor Cardinale Beniamino Stella. Familiarmente ci ha accolti nella sua residenza, così come molto cordialmente ci ha invitato alla riflessione nel dialogo che segue.

Eminenza carissima, grazie per aver accolto l’invito della redazione “Il Serrano” per questa intervista. Il 3 giugno scorso, veniva resa nota la sua nomina a consulente episcopale del Serra International Italia, un’associazione nella quale ha militato per diversi anni, sostenendola costantemente come Prefetto della Congregazione per il Clero. Eminenza, cos’ha significato da sempre per lei il Serra e quale apporto ecclesiale è ad essa richiesto?

Innanzitutto, desidero esprimere la mia gratitudine per essere stato accolto quale Consulente episcopale in questa che considero una “famiglia”. Ho sempre creduto e sostenuto questa realtà ecclesiale perché aiuta, incoraggia, sostiene, prega per i seminaristi e i sacerdoti: come non sentirsi custoditi e come non amarla? Il carisma di questa benemerita realtà serrana – così come ogni carisma nella Chiesa – è proprio quello di dare “la sveglia” alle Comunità cristiane: nel nostro caso, di testimoniare, con la nostra vita di preghiera e di amicizia, quanto siano importanti per noi i seminaristi e i sacerdoti

Pensando alle attese, e talvolta alle pretese, di avere dei sacerdoti, là dove mancano, aggiungerei che non basta “chiederli”, se poi non ci diamo da fare per promuovere le vocazioni, per custodirle quando la Provvidenza le suscita – lo stesso va detto per i sacer-

Roma, settembre 2022. L’intervista tra il card. Stella e il direttore Aquilino.

doti! – nella preghiera e nella fraterna amicizia Anche Gesù si ritirava dagli amici Marta, Maria e Lazzaro, aveva cioè bisogno di una “casa-focolare” dove sentirsi accolto, riposare e prepararsi per l’impegno “pastorale” che lo attendeva Il Serra Club è chiamato ad essere “ casa di amicizia” per i nostri sacerdoti e a contagiare ogni comunità cristiana a trasformarsi in casa di amicizia nel Signore Gesù

Nel suo primo messaggio indirizzato ai serrani, proprio in quell’occasione, ha dato una definizione di socio serrano: “Essere Serrani – ha rimarcato – è una vocazione di cui dobbiamo essere ogni giorno grati al Signore. Sentiamola come un dono dello Spirito Santo”. Alla luce delle sfide della Chiesa odierna, come esplicitare al meglio la missione di ciascuno di noi?

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a cura di Piergiorgio Aquilino

Essere Serrani è una vera speciale vocazione È lo sguardo di Dio che si posa su ciascuno di noi, ci sceglie e ci chiama ad assolvere a una missione, ponendoci accanto ai chiamati al ministero ordinato e alla vita consacrata, e ovviamente ai sacerdoti che sono già alla guida di una comunità cristiana È un dono dello Spirito Santo Già questo è motivo di stupore, di gioia, di slancio apostolico Per usare un riferimento cristiano ben noto, e raccogliere un messaggio proprio oggi nella Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, l’essere Serrano è sentirsi chiamati a divenire una sorta di “angelo custode” dei nostri seminaristi e sacerdoti.

Come non essere lieti di tale dono! Il tempo storico che stiamo vivendo non è dei più facili: i seminaristi e i sacerdoti sono sempre più bersagliati da messaggi contrari, da velati o aperti attacchi, fino all’indifferenza di fronte al loro ruolo e alla loro missione Inoltre, la realtà mediatica a volte si offre quale occasione e opportunità, ma altre volte è una vera tentazione… Essere sacerdoti oggi non è più facile come un tempo Bisogna prenderne atto E se i tempi sono difficili, la missione di noi Serrani si rende ancor più attuale, esigente e urgente

Parlavamo di sfide. Ma soffermiamoci anche su ciò che ci anima: le vocazioni. La Chiesa italiana, in questo tempo sinodale, si sta ponendo allo specchio, a tu per tu, domandandosi sui limiti e sui diktat di una società che si spinge sempre oltre. Sono diversi i laici delle diocesi che hanno chiesto una maggiore apertura anche in ambito vocazionale: mi riferisco all’ammissione delle donne all’ordine sacro. Una richiesta vista dai più come “scomoda”: quale potrebbe essere la novità?

Il programma o l’“agenda” della Chiesa non lo danno i sondaggi, i titoli dei giornali e neanche uno stato di opinione della società, misurato con statistiche o rilevamenti di numeri La nostra professione di fede sulle verità da credere e sulla dottrina della Chiesa da accogliere, e i connessi programmi pastorali da assumere, vanno attinti alle fonti della Rivelazione, anzitutto alla Scrittura e alla Tradizione con la T maiuscola, in sostanza dunque dallo stesso Signore Gesù

Non si può dunque pensare di comprendere il mistero del sacerdozio ordinato, dell’essere Pastori conformati a Cristo buon Pastore, se non si crede in Dio o se si vive fuori dall’ambito ecclesiale, in concreto – potremmo

dire – se si prescinde dal Catechismo della Chiesa cattolica. La società odierna pretende di imporre il criterio che il rispetto dell’altro passi per il livellamento indistinto, a tal punto che Papa Francesco parla di “dittatura coi guanti bianchi”. Una spinta che si sta tentando in ogni modo di imporre anche all’interno della Chiesa

In questo bisogna essere molto prudenti e soprattutto molto umili di cuore: come credenti e discepoli di Gesù, abbiamo la Sacra Scrittura e l’insegnamento della Santa Madre Chiesa, quale bussola per saperci orientare

Aggiungerei che stiamo vivendo – ricorda sempre il Papa – un cambiamento d’epoca Certamente anche nella Chiesa andranno attenzionate alcune sensibilità dell’ora presente, per stare al passo coi tempi che stiamo vivendo, ma senza perdere di vista la fede della Chiesa, professata eroicamente dai Santi e pagata con il sacrificio del sangue dai martiri Noi guardiamo, come a guida della nostra fede, al Successore di Pietro, che è il Custode della fede e dell’unità della Chiesa Crediamo che tocca a lui dirci e presentarci la fede della Chiesa; nessun Vescovo, e direi nessun Episcopato, può pretendere di riscrivere la fede della Chiesa, o di proporci novità di vita e di condotta cristiana, che cambiano, confondono e diluiscono – con dibattiti mediatici non saprei dire quanto innocenti e trasparenti – la valutazione morale del vivere cristiano, e quindi la sua identità

Basterebbe ricordare l’episodio di Gesù con san Pietro, quando quest’ultimo – a sentir parlare di passione e di croce –“ prese Gesù in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»” (Mc 8,31-33). Ecco, bisogna stare attenti a non fuggire

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dal messaggio del Vangelo, a non “ritoccarlo” fino a renderlo irriconoscibile Se è scomodo, se pesa sulle spalle, se ci sembra fuori moda o quasi estraneo al tempo presente, spesso è proprio perché porta lo stigma dell’eterno e del divino

Posso poi serenamente dire che ci troviamo di fronte a un Sinodo ecclesiale, fatto di ascolto, di confronto, di preghiera, di sintesi; e a un Sinodo mediatico fatto di titoli in prima pagina, i quali estrapolano una parola per costruirci un loro messaggio Inoltre, i mass media ci stanno educando a ritmi particolarmente veloci, ma altrettanto superficiali La Chiesa si sta ponendo in ascolto, ma in un ascolto “ a tu per tu”; così sta tendendo l’orecchio a ciò che lo Spirito di Dio davvero le sta suggerendo Lui, che agisce nella Chiesa e ci parla soprattutto attraverso il Successore di Pietro, i Pastori della Chiesa universale e il senso comune dei fedeli all’interno del Popolo di Dio, suggerirà come orientarci, con pace interiore e serena e illuminata coscienza cristiana.

Eminenza, in un’altra intervista, ponevamo l’attenzione sui numeri delle vocazioni nella Chiesa italiana. Si tratta di una vera emergenza: l’Ufficio nazionale per la Pastorale delle vocazioni della Cei ha evidenziato un drastico calo di vocazioni degli ultimi cinquant’anni, statisticamente attestabile con una diminuzione di oltre il 60% degli “Eccomi”. Una grande svolta potrebbe essere compiuta anche dal nostro Serra, a favore della promozione delle voca-

zioni al sacerdozio. O meglio, penso che, a ragione, questa emergenza debba interpellare la coscienza di ogni serrano. Come pensa sia possibile far invertire la rotta, ricucire i numeri, promuovere una nuova fioritura vocazionale nella Chiesa italiana?

L’emergenza è un dato sotto gli occhi di tutti, ma vorrei altresì far cogliere alcuni aspetti. Innanzitutto, prima del calo di vocazioni sacerdotali, c’è un drastico calo di nascite che sta portando non solo alla diminuzione delle vocazioni, ma della stessa forza-lavoro: il Paese, per parlare solo dell’Italia, non si reggerà se non investirà sulla protezione della maternità; se non sosterrà le famiglie e le giovani coppie con solide e durature scelte familiari In

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Da sx: Gianni Sapia (referente per i rapporti col consulente episcopale); card. Beniamino Stella (consulente episcopale); Piergiorgio Aquilino (direttore “il Serrano”). Da sx: Gianni Sapia (referente per i rapporti col consulente episcopale); card. Beniamino Stella (consulente episcopale); Piergiorgio Aquilino (direttore “il Serrano”). Il card. Stella tra i past president (Antonio Ciacci, Enrico Mori, Manuel Costa), il presidente Paola Poli e il presidente eletto Giuliano Faralli, in occasione dell'ultimo Cnis.

secondo luogo, è venuto meno il senso di Dio: c’è un calo generalizzato di partecipazione alla santa Messa domenicale e alla vita comunitaria, soprattutto dei giovani Un calo che si riscontra però anche in non pochi ambiti di volontariato: questo deve far pensare! L’“astensionismo” copre vaste e numerose fasce e gamme della vita sociale e associata Se manca lo slancio a partecipare e a donarsi agli altri nella vita quotidiana, difficilmente poi ci sarà lo slancio per una vita ministeriale, consacrata totalmente a Dio nel servizio dei fratelli

Prima di organizzare chissà quali proposte, come Serrani siamo invitati a metterci in ginocchio: a pregare il Padrone della messe perché mandi operai nella messe, secondo l’invito esplicito di Gesù. In secondo luogo, a far sentire ai seminaristi e ai sacerdoti che non sono soli: a farci loro compagni di viaggio La solitudine è oggi uno degli elementi più difficili e problematici anche della vita del sacerdote – oltre che di tanti uomini e donne –, ancor più perché il calo delle vocazioni porta ad assumere la guida di più parrocchie, e i sacerdoti si ritrovano a correre da una comunità all’altra, senza poter costruire relazioni fraterne. È importante, direi decisivo, far sentire ai sacerdoti la nostra vicinanza

In questi ultimi tempi, Eminenza, abbiamo potuto conoscerla anche come postulatore della beatificazione del “Papa del sorriso”, Albino Luciani. Gli sono bastati trentatré giorni per farci sentire presente lo sguardo di Dio, padre e madre. Lei ha avuto modo di approfondire più di chiunque altro la sua figura: cosa l’ha colpita di più della figura di Giovanni Paolo I?

Conoscendo un po ’ il profilo della personalità di Giovanni Paolo I e le sue caratteristiche di uomo riservato e piuttosto timido, penso che i tanti sì che ha detto alla Chiesa nelle differenti e impegnative tappe della sua vita gli siano costati “ sangue”! Penso soprattutto alla chiamata al Pontificato sul soglio di Pietro. È noto che per l’Episcopato non pochi avevano detto che non era idoneo per la salute, o per la

voce esile e debole che aveva. Per il trasferimento a Venezia è anche acquisito che ha fatto fatica ad accettare la volontà del Papa Paolo VI che lo stimava molto e che ha insistito con lui perché accettasse la chiamata a recarvisi come Patriarca. Per la Cattedra di Pietro lui stesso all’indomani della sua elezione disse che la fiducia dei Confratelli Cardinali lo aveva colto totalmente di sorpresa! Anche per questa suprema prova di fede disse un sì certamente molto sofferto.

Sono quei tanti sì della nostra vita che alla fine ci danno la pace e ci fanno sentire che il Signore viaggia in nostra compagnia e ci sostiene nel portare le croci che giungono nei vari tornanti dell’esistenza, e soprattutto nelle varie chiamate al suo servizio e nelle mansioni che Lui ha disposto per noi Poi ci pensa Lui ad aprire varchi impensati e impossibili alle umane risorse Penso che così abbia fatto il Signore in quella notte del 28 settembre 1978, quando nella solitudine del Palazzo Apostolico lo ha, infine, chiamato a sé nel sonno della morte, aprendo tuttavia una tappa nuova, nuovissima, nella storia del Pontificato romano, con l’arrivo sulla Cattedra di Pietro di Giovanni Paolo II

Grazie, Eminenza! Ci accompagni sempre nella e con la sua intercedente preghiera.

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di serra international

La storia della croce di Caravaca e la Decina del Rosario di San Junipero Serra

di Manuel Costa

La Decina del Rosario di San Junipero Serra, con la sua bellissima croce di Caravaca, è stata ideata e realizzata dalla Ghirelli in Italia, in consultazione con alcuni membri del Serra Club di Omaha, per essere consegnata ai Serrani nella serata di chiusura della IX Regione del Serra Usa nel 2017 a Omaha, Nebraska

Il Rosario di San Junipero Serra ha diverse caratteristiche distintive che lo rendono davvero unico e molto speciale. Qui di seguito è riportata una descrizione delle sue uniche caratteristiche, riportate nell’ordine in cui appaiono sul rosario La prima e più distintiva caratteristica è la Croce di Caravaca, la cui storia sarà descritta più dettagliatamente in seguito Questo particolare crocifisso è una croce patriarcale, il che significa che ha due bracci orizzontali anziché l’unico braccio della croce latina Il corpo di Cristo è inchiodato al braccio superiore Il braccio inferiore mostra dei medaglioni rotondi su ciascuna estremità: uno porta il monogramma greco IHS per il Santo Nome di Gesù e l’altro porta la tradizionale M per Maria Sotto i piedi di Gesù sta la sua Madre Addolorata Sotto di lei ci sono il teschio e le ossa incrociate che raffigurano l’antica tradizione secondo cui il luogo di sepoltura di Adamo era lo stesso luogo del Calvario

La seconda caratteristica è un piccolo medaglione rotondo con il logo di Serra International

La terza caratteristica è la medaglia centrale che ha un’immagine di San Junipero Serra su un lato e

un’immagine della Missione di San Diego de Alcala sull’altro lato. Questa missione fu la prima missione che San Junipero fondò in Alta California nel 1769

La quarta caratteristica Medaglia Miracolosa della Madonna che abbellisce la decina del rosario C’è una storia meravigliosa dietro la Croce di Caravaca: prende il nome dalla città di Caravaca, nel sud-est della Spagna, ora conosciuta come Caravaca de la Cruz, Caravaca della Croce Nel ’700, i Musulmani del Nord Africa invasero la Penisola Iberica e avanzarono in profondità in Spagna, Portogallo e Francia meridionale La loro occupazione di quelle terre europee durò quasi 800 anni e scatenò numerosi conflitti e guerre mentre i cristiani si sforzavano di riconquistare il loro territorio perduto e riguadagnare la loro predominanza religiosa

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l’angolo
Il presidente Schweitz mentre mostra la croce ai presidenti presenti al Corso di formazione di Roma (9 ottobre 2022).

Nel 1231 accadde un miracolo nella città spagnola di Caravaca Gli sforzi cristiani per riconquistare la regione dai musulmani includevano l’invio di missionari per sostenere silenziosamente i cristiani perseguitati e per evangelizzare i musulmani Uno di questi missionari era un giovane sacerdote di nome Don Gines Perez Chirinos de Cuenca Come molti altri, fu catturato e costretto a comparire davanti al re musulmano locale per essere interrogato Questo particolare re era molto interessato a saperne di più sulla fede cattolica, in particolare sulla celebrazione della Messa e pretese che il giovane sacerdote gli desse una dimostrazione dei rituali della Messa Con riluttanza il sacerdote acconsentì e disse al re di

cosa aveva bisogno per la corretta celebrazione della liturgia. Tutto gli fu portato e l’altare preparato Ma quando iniziò la Messa, si rese improvvisamente conto che non c ’ era il crocifisso per l’altare e insistette sul fatto che non poteva continuare senza il crocifisso Improvvisamente il re esclamò indicando qualcosa alla finestra: “Allora, cos’è quello?” Tutti guardarono per vedere quelli che sembravano essere due angeli venuti dal cielo che portavano un crocifisso che deposero sull’altare e poi scomparvero!

Al sacerdote fu ordinato di iniziare la Messa e al momento della Consacrazione, quando il pane fu trasformato nel Corpo di Cristo, quello che il re musulmano vide fu un bel bambino al posto dell’Ostia Inutile dire che il re fu così sorpreso dai due miracoli che lui e la sua famiglia si convertirono al cristianesimo.

La Croce di Caravaca portato dagli angeli divenne un tesoro venerato Si dice che contenesse una reliquia della Vera Cruz (la Vera Croce) Ben presto ne furono fatte molte copie e portate in tutta Europa e nel Nuovo Mondo, in particolare dai missionari francescani.

San Junipero Serra (1713-1784) portò con sé questo crocifisso quando partì da Maiorca, in Spagna, nel 1750 per iniziare il suo viaggio missionario in Messico e in California Si ritiene che sia il primo crocifisso ad essere stato portato in Messico. È diventato un simbolo religioso popolare e amato Quando nel 1943 fu aperta la cripta funeraria presso la Missione San Carlos Borromeo del Rio Carmelo in California, il crocifisso di Caravaca fu ritrovato sul petto delle spoglie di padre Junipero Serra. La croce è ora esposta alla Missione del Carmelo Quando il Beato Junipero Serra è stato canonizzato da Papa Francesco il 23 settembre 2015, la croce di Caravaca che aveva portato con sé durante i suoi viaggi missionari e sepolta con lui per 169 anni, è stata portata alla cerimonia a Washington, D C

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l’angolo di serra international
I presidenti Poli e Schweitz con parte della redazione de “Il Serrano”.

Parte “Auxilium... due”: il progetto di “aiuto per aiut are”

Carissime Amiche ed Amici serrani,

il progetto Auxilium è stato un dono importante e prezioso Abbiamo camminato uniti in una direzione al fine di mantenere il nostro vincolo di fratellanza e sostegno, sia nei nostri riguardi che nei riguardi di chi ha bisogno di aiuto per continuare il proprio cammino di donazione a Lui di se stessi La nostra comunione richiede doveri particolari e i distretti, i clubs ed i singoli serrani italiani e svizzeri hanno trasmesso i sentimenti che trasformano i doveri e li rendono forza per la Fondazione: la donazione concreta e materiale E tutto ciò va custodito, difeso ed alimentato. Come ho già detto, la formazione, la preghiera, l’unità di intenti sono la ricarica per farci capire che le testimonianze, il sostegno concreto sono del nostro mondo, quello a cui apparteniamo e che viviamo nel senso etico che l’esempio di Cristo ci ha indicato.

La Carità invocata dal Progetto Auxilium è stata un esempio di come possiamo svolgere fino in fondo il compito che ci viene indicato. Il successo è stato grande e grande ciò che abbiamo potuto donare Guardando alle nostre precedenti possibilità di elargizione, siamo passati da 7 borse di studio Onlus più 2 Non Onlus del primo semestre 2021, alle 7 borse di studio Onlus più 5 borse di studio Non Onlus del secondo semestre 2021 (dove già parzialmente agiva il “Progetto Auxilium”) e in questi giorni il CDA della Fibjs ha potuto deliberare 10 borse di studio Onlus e ben 8 borse di studio Non Onlus, queste ultime sempre grazie alla Vostra sensibilità In due anni 78 000 euro totali di cui 30.000 di sola Non Onlus...e come sapete la Non Onlus si finanzia solo con il vostro “dono del cuore”! Questo successo ci ha fatto capire che occorre andare

avanti “ sempre avanti” Quando il cuore e la ragione rispondono! E per questo oggi nasce il “ P r o g e t t o Auxilium… due” E sempre per necessità perché altre 4 borse di studio sono state deliberate in attesa di copertura finanziaria ed altre 5 richieste sono già state anticipate per il prossimo anno. È nuovamente un ’accorata richiesta di “aiuto per aiutare”, ponendo il Vostro cuore nel nostro “salvadanaio” che è la Fibjs Come specificato nella presentazione, i seminaristi sono il “nostro mondo che cresce ” e molti sono nel bisogno totale Non hanno sostentamento, spesso neanche famiglia ed è qui che il Serra Club porge la sua interiorità, che riconosce l’importanza del proprio “ essere ” Così anche la presidente Paola Poli: “Nel rallegrarmi con tutti voi per aver determinato, con ammirevole generosità, il successo del progetto Auxilium promosso dalla Fondazione Beato Junipero Serra, nato da una lungimirante intuizione del Presidente, Marco Crovara, sostenuta dall’intero CDA, desidero rinnovare l’invito ad aderire a questa bella ‘ gara ’ di solidarietà che ha già permesso, per l’anno sociale appena trascorso, di assegnare ben 10 borse di studio ad altrettanti Seminaristi! Rispondiamo coralmente e con risoluto slancio all’appello della Fondazione, nella consapevolezza che tutto ciò che possiamo donare contribuisce a dare senso e concretezza alle nostre finalità”! Carissime Amiche ed Amici, abbiamo avuto un grande esempio della nostra generosità, della nostra comprensione Vi invito a continuare nel nostro cammino e a far sì che anche il “Progetto Auxilium… due” possa essere ancora un dono, che con l’aiuto di Chi ci guida, renda possibile ascoltare e concretamente rispondere alle chiamate che a tutti invia Con fraterno affetto, Marco Crovara

voce della fondazione BJS 28 il serrano n 156

Incontro con fra’ Roberto Fusco Come imparare a perdonare

Il recente incontro del Serra di Lugano con fra’ Roberto Fusco per approfondire il tema del perdono, ci ha donato la sorpresa di una inaspettata lezione su “ come imparare a perdonare” . F r a ’ R o b e r t o è u n s a c e r d o t e d e l l a C o m u n i t à d i B e t a n i a , d o t t o r e i n T e o l o g i a S p i r i t u a l e , m a t e r i a i n c u i h a c o n s e g u i t o i l D o t t o r a t o p r e s s o l a P o n t i f i c i a U n i v e r s i t à G r e g o r i a n a , d o c e n t e p r e s s o l a F a c o l t à d i T e o l o g i a d i L u g a n o e a l l ’ I s t i t u t o T e o l o g i c o d i S a n t a F a r a a B a r i , e p r i o r e d e l l ’ e r e m o d i S a n t a C a t e r i n a d e l S a s s o s u l l a g o M a g g i o r e H a p u b b l i c a t o d i v e r s i l i b r i , t r a i q u a l i “ D i o è b e l l o ( d a m o r i r e ) ” – L a m i s t i c a c r i s t i a n a s p i e g a t a a t u t t i , n e l q u a l e s p i e g a , i n m o d o e s t r e m a m e n t e s e m p l i c e e a c c a t t i v a n t e , c h e l a m i s t i c a è p e r t u t t i , p e r o g n u n o d i n o i . U n a b r e v e r e c e n s i o n e d e l l i b r o s i t r o v a i n u n b o x a c c a n t o a q u e s t o a r t i c o l o

Riportiamo qui una sintesi dei pensieri trasmessi da fra’ Roberto sul tema del perdono. Il perdono: tutti, prima o poi nella vita, ci misuriamo con questo tema per o subiti ma ci o davanti sicue alla difficoltà ere scavare in essi per, evenente, decidere donare almente in to tempo di ra e divisione il dono è atteso me qualcosa di cessario e noi bbiamo essere i promotori, nche se non è er niente facile donarlo se non ’abbiamo mai entato.

Vediamo cosa intende Gesù quando dice che bisogna perdonare: possiamo trovare la risposta in Matteo 18 21/35 dove alla domanda di Pietro: “quante volte”, Gesù risponde: “70 volte 7”, e cioè 7 alla settantesima, che significa un numero infinito, essendo il 7 il numero della pienezza Sempre in Matteo (18, 23-35) nella parabola del “Servo spietato”, Gesù paragona il debito che noi abbiamo verso Dio - una somma di diecimila talenti quantificabili in una cifra astronomica che ogni giorno ci viene condonata - a quello che il nostro prossimo può avere verso di noi - 100 denari, somma irrisoria, per sottolineare la grandezza del perdono di Dio rispetto al minimo impegno da noi profuso verso gli altri La parabola mette in evidenza che, come il Padre perdona agli uomini, così anche gli uomini devono imparare a perdonarsi gli uni gli altri Solo la Misericordia di Dio può estinguere i nostri debiti, e questo ci permette di dire una cosa fondamentale cioè che per perdonarci a vicenda dobbiamo lasciare agire la Sua Grazia in noi e permettere che attraverso di noi la stessa Grazia possa raggiungere gli altri

IMPARARE a PERDONARE: nessuno di noi nasce con la capacità di perdonare insita nel DNA. Dio ci dona la Grazia ma il nostro impegno risulta fondamentale Per imparare a perdonare ci possono essere d’aiuto i tre punti seguenti: 1) Il perdono è qualcosa che si decide, non che si sente; non dobbiamo affidare il perdono al sentimento.

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2) Il perdono non è mai dato una volta per sempre, ma bisogna rinnovarlo costantemente. Ogni mattina ripeto “ti perdono” e prego per te Sarebbe bello che all’Offertorio, durante ogni Messa ci chiedessimo perdono a vicenda e contemporaneamente chiedessimo a Dio di perdonare chi ci ha fatto del male

3) Il perdono non può essere condizionato dall’accoglienza che l’altro darà alla mia richiesta Ripensiamo all’atteggiamento di indifferenza dei soldati sotto la croce mentre Gesù li perdona.

In sintesi: Il perdono è una mia decisione che va continuamente rinnovata e che non dipende dall’accoglienza dell’altro.

Concretamente come si vive il perdono cristiano? Nel Vangelo di Luca (6,27-38) leggiamo: “pregate per i

vostri nemici”, ne consegue che devo entrare in un dinamismo di perdono imparando a riconoscere e a pregare per chi mi ha fatto del male, chiedendo per lui le stesse benedizioni che desidero per me Così facendo permetto alla Grazia di Dio di arrivare al cuore della persona che mi ha offeso affinché la Sua forza guaritrice possa ricreare un rapporto interrotto, certi che per tutti esiste sempre una speranza di redenzione Tutti noi possiamo essere ministri del perdono, non evidentemente di quello sacramentale ma di quello esistenziale, nessuno è mai escluso da questo movimento di Grazia, impariamo quindi a pregare per chi ci ha fatto del male, sicuri che la nostra preghiera non andrà mai sprecata.

Dio È bELLo (DA MoRiRE)

«Quante cose sappiamo su Dio? Quante informazioni abbiamo dalle nozioni, dalle idee, dai libri che abbiamo letto o dalle esperienze che abbiamo fatto su di Lui? Insomma, sapremmo quantificare tutto ciò che rappresenta il nostro patrimonio di conoscenze e di idee su Dio? Forse questa domanda può metterci in difficoltà: è difficile contare le idee su Dio o chiarire cosa o quanto si sappia di Lui». Così si interroga e ci interroga fra Roberto Fusco in questo suo nuovo libro, che è un vero e proprio viaggio lungo i secoli alla ricerca del significato di una parola che spesso viene usata senza che se ne conosca precisamente il senso: “mistica”.

In questo percorso fra Roberto presenta al lettore cinque personaggi che, della mistica, vanno a comporre una sorta di cartina di tornasole: Mosè, Guglielmo di Saint-Thierry, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux, Francesco d’Assisi. Ciascuno di loro offre un ingresso privilegiato nel mistero della contemplazione: dalla nube oscura di Mosè al bacio divino descritto da Guglielmo; dall’estasi incarnata nella storia del suo tempo di Caterina alla piccola via di Teresa; fino alla completa conformazione a Cristo vissuta da Francesco.

La mistica ci viene così offerta come non l’abbiamo mai immaginata: una d e l l e a v v e n t u r e p i ù s t r a o r d i n a r i e c h e s i p o s s a n o v i v e r e , l ’ a v v e n t u r a d e l l ’ u o mo con Dio.

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Dopo, infatti, “Innamorato del Cielo” e “Fratelli di Cielo”, sempre per i tipi di Bonfirraro editore, recensiti su varie pubblicazioni ecclesiastiche e non, ecco “Vocazione all’Amore”, raccolta di prose e versi come il primo volume del presbitero siracusano, ma anche di testimonianze, com’è avvenuto nel secondo Don Aprile alterna il fluire della prosa allo scorrere di versi caratterizzati da anafore (vedi il verbo “ha” ripetuto ad inizio verso nel paragrafo Evangelizzare la gioia come pure la poesia-preghiera O Gesù), ripetizioni, parallelismi, com’è consuetudine stilistica delle preghiere, familiari naturalmente insieme alle Scritture al nostro autore. Similitudini e metafore attingono alla tradizione poetica e scritturale, oltre che alla scrittura religiosa di ogni tempo, senza complicazioni intellettualistiche ma con grande semplicità, forse anche perché il libro è rivolto ad un pubblico ampio che preferisce una teologia incarnata in uno stile accessibile e facilmente fruibile: ne è esempio “La legna dell’amore”, come pure “Anima orante” (con il suo paragone incenso-preghiera). Già nelle raccolte precedenti si notava l’interesse peculiare della poetica di don Aprile verso la contemplazione della Natura, sia per tendenza personale che probabilmente anche sulla scia dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’ Ad esempio, leggiamo “Ti ho cercato” o la “Poesia al creato”: “Primavera in core/ fa fiorire speranza/ ossigena l’aria/ e nell’azzurro cielo/ volan felici cinguettando/ stormi di uccelli. / Manca il candore/ delle stelle alpine/ a chi senza pudore/ sguazza nel lurido pantano/ di vizi osceni / Prendi in mano la tua vita/ anima bella/ lasciati plasmare dalla grazia / Hai ali per volare/ vola felice, / è primavera” È evidente l’associazione tra atteggiamenti positivi ed elementi naturali portatori di serenità e gioia, anima serena e primavera dello spirito e stagione del volo e del rinnovamento delle energie naturali, negatività e fango È proprio il cuore il “fertile terreno” da dissodare, coltivare e curare perché fruttifichi nell’amore per Dio e il prossimo (vedi i versi che seguono la riflessione Cos’è la vita?) Non mancano riferimenti all’attualità: “il virus avanza ” , anche se poi “Dio si fa vicino/ il sole risplende/ l’ombra

Vocazione d’amore all’Amore!

risce/ di un male scampato” (Scelgo l’amore); in un ndo/ aggredito dal virus/ nemico della vita/ veicolo di rte (Anima orante); “Serve l’amore/ vaccino necessa(Libertà negata). esso la poesia si alterna alla prosa, ma talora è dalla essione, dalla meditazione sulla Scrittura, sui fatti della o sulle verità di fede che poi sgorgano i versi, come se sero l’effusione del cuore, l’effluvio dell’anima che si è mata di pensiero, di adorazione, di contemplazione ed ha come il bisogno naturale di far scaturire da tutto ciò un frutto di parole, di espressività: l’alleluia/ diamanti preziosi/ della gioia (“Bellezza”). Le riflessioni e i versi di Don Aprile indagano la solitudine (Solo ma non solo), la sequela (Segui la croce), il mettersi in ascolto per trovare il senso dell’esistenza e la propria vocazione all’amore (La voce del cuore), il soffio del vento dello Spirito (Fruscio, dove troviamo la consueta similitudine tra il soffio dell’amore divino e lo spirare dell’aria), l’abbandono gioioso alla volontà divina, il riposo e il senso di fiducia provati quando si incontra l’Oggetto della propria ricerca, che in realtà è stato il primo a cercare l’io poetico e ognuno di noi: in queste pagine troviamo insomma gran parte dei sentimenti e delle emozioni umane connesse al percorso di fede, allo scavo dentro se stessi, alla ricerca della felicità e alla gioia di averla trovata in braccio a Dio La seconda parte del libro è dedicata alle testimonianze vocazionali dello stesso don Raffaele Aprile, di don Giovanni Carnio, di don Andrea Geria, di don Stefano Lafranconi, di Riccardo Gelsemio, di don Francesco Venuto, di don Tommaso Mazza, di don Ernesto Piraino, di suor Vincenzina Botindari, di don Giuseppe Calimera, di p Onofrio Farinola e di Mauro Midolo Non dobbiamo aspettarci storie straordinarie colme di effetti speciali, ma di resoconti molto semplici di vite quotidiane, ordinarie, in cui l’apparente “banalità” viene riscattata dalla ricerca di senso, dal nostro immedesimarci in percorsi di vita che potrebbero benissimo essere i nostri: il dolore, la malattia, i problemi dell’infanzia, dell’adolescenza, i conflitti e le gioie familiari, l’affanno esistenziale per discernere quale sia il posto nel mondo, da cristiani, da atei, da agnostici, da giovani in ricerca, da adulti in crisi ecco cosa troverete nelle testimonianze di questi fratelli e sorelle di fede, in cammino verso la verità che si incarna in Gesù Cristo Via Verità e Vita Auguriamo a questa pubblicazione di farsi strada nei cuori dei lettori perché faccia riflettere e sentire, e magari possa essere di aiuto per scoprire la propria originale, personalissima, unica vocazione all’Amore.

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Vocazione/vocazioni e patto educativo globale

Nel videomessaggio del 15 ottobre 2020, in riferimento al patto educativo globale, papa Francesco afferma che «educare è sempre un atto di speranza» (Video messaggio del Santo Padre in occasione dell’incontro promosso e organizzato dalla congregazione per l’educazione cattolica: “Global compact on education Together to look beyond”) Questo va ricordato a tutti coloro che osservano con preoccupazione il generale calo di risposta alla vocazione, che si segnala in varie diocesi nella evidenza dei numeri ridotti di seminaristi D’altra parte, seminare è un atto di speranza, e non è detto che raccolga la stessa persona che semina (cf Gv 4,37): il seme viene posto nella terra nella speranza che produca frutto a suo tempo. Ma educare è un atto che impegna: non si può educare senza dare testimonianza delle proprie scelte, degli stili di vita adottati. Tale testimonianza riguarda

tutti gli adulti, che sono comunque responsabili del contesto in cui si vive e crescono i più giovani La risposta alla vocazione personale, quindi, si innesta in un processo più ampio, in cui il contesto e la formazione hanno gran peso: si tratta di arrivare alla maturità personale che consente di operare una scelta; è ciò vale per tutto quanto richiede un impegno stabile e responsabile, non solo per la risposta alla vocazione alla vita religiosa o al presbiterato Mentre per tanti aspetti nella società sembra esservi un progresso, Paolo VI all’interno del documento in cui parla dello sviluppo dei popoli ricorda che il vero «sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo [ ] “ Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere

il serrano n 156 32 vocazioni
Papa Francesco durante il videomessaggio del 15 ottobre 2020.

l’umanità intera” Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione Fin dalla nascita, è dato a tutti in germe un insieme di attitudini e di qualità da far fruttificare: il loro pieno svolgimento, frutto a un tempo della educazione ricevuta dall’ambiente e dello sforzo personale, permetterà a ciascuno di orientarsi verso il destino propostogli dal suo Creatore Dotato d’intelligenza e di libertà, egli è responsabile della sua crescita, così come della sua salvezza Aiutato, e talvolta impedito, da coloro che lo educano e lo circondano, ciascuno rimane, quali che siano le influenze che si esercitano su di lui, l’artefice della sua riuscita o del suo fallimento: col solo sforzo della sua intelligenza e della sua volontà, ogni uomo può crescere in umanità, valere di più, essere di più» (Populorum Progressio 14-15)

Quindi, il segno del vero progresso è la capacità di risposta alla vocazione, il mettere a frutto i doni ricevuti per realizzarsi in pienezza Elemento privilegiato per la realizzazione di ciascuno e della società è l’educazione come «una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia. L’educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità che si trasmette nel tempo di generazione in generazione L’educazione, quindi, si propone come il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza» (Video messaggio del Santo Padre) San Giovanni Bosco sottolineava che «l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi».

Il rimando al patto educativo globale dice della necessità di una sinergia di forze in campo educativo, per cui vanno superate forme di individualismo o di protagonismo: «Ogni cambiamento [ ] ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti Per questo è necessario costruire un “villaggio dell’educazione” dove, nella diversità, si condivida l’impegno di genera-

re una rete di relazioni umane e aperte Un proverbio africano dice che “ per educare un bambino serve un intero villaggio”» ( M e s s a g g i o d e l S a n t o P a d r e Francesco per il lancio del Patto Educativo Globale, 12 settembre 2019) Bisogna «generare e mostrare nuovi orizzonti, in cui l’ospitalità, la solidarietà intergenerazionale e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura» (Video messaggio del Santo Padre) Paolo VI, sempre nella Populorum Progressio, sottolinea l’importanza di promuovere un umanesimo plenario; lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini E aggiunge che «non v’è dunque umanesimo vero se non aperto verso l’Assoluto, nel riconoscimento d’una vocazione, che offre l’idea vera della vita umana Lungi dall’essere la norma ultima dei valori, l’uomo non realizza se stesso che trascendendosi. Secondo l’espressione così giusta di Pascal: “L’uomo supera infinitamente l’uomo”» (PP 42)

Bisogna, quindi, impegnarsi perché, oltre al guardare –ad esempio – allo sviluppo tecnico, si cerchi di crescere verso una riflessione profonda, per la ricerca di «un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori d’amore, di amicizia, di preghiera e di contemplazione» (PP 20)

Mentre si registrano mutamenti rapidissimi (cf GS 410)), si comprende che per innestare un reale cambiamento nella società bisogna operare in sinergia: «Oggi c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società. […] riteniamo che sia questo il tempo di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature» (Video messaggio del Santo Padre) Più avanti, ancora il Papa aggiunge: «tutti insieme, ognuno come è, ma sempre guardando avanti insieme» (ib.). Come già indicava la Gaudium et Spes si tratta di agire insieme, al di là delle appartenenze D’altra parte, la comunità degli uomini in Cristo Gesù vive una unità profonda e non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei discepoli di Cristo (GS 1; cf GS 32) Il patto educativo globale pone in particolare a fuoco alcune istanze: mettere al centro la persona; ascoltare le nuove generazioni; promuovere la donna; responsabilizzare la famiglia; aprire all’accoglienza; rinnovare l’economia e la politica; custodire la casa comune Tutto ciò va fatto, riprendendo le parole appena citate del Papa, guardando avanti, nel segno della speranza; e camminando insieme, come comunità umana che è costituita per essere una fraternità.

Settembre-Dicembre 2022 33 vocazioni

n o t i z i e e i n i z i a t i v e

DISTRETTO 73

Cambio di guardia e inizio dei lavori per l’anno sociale 2022/2023

Nell’elegantissima cornice del Salone di Rappresentanza del Circolo Unione di Piazza Duomo in Lucera, domenica 18 settembre scorso, si è svolta l’assemblea del Distretto 73 Puglia-Basilicata, riunitosi per il passaggio di spilletta tra la governatrice uscente Filly Franchino, del club di Lucera-Troia, e la subentrante Milena Caldara, del club di Cerignola. Partecipato da un buon numero di serrani, l’evento ha visto la partecipazione della Presidente Nazionale Paola Poli, giunta a Lucera per presiedere personalmente l’assise Il programma ha visto intervallarsi diverse personalità del mondo culturale lucerino: Francesca Mignogna, docente e vicepresidente alle comunicazioni del club locale, che ha moderato l’incontro con profondità di animo e di pensiero; l’avv. Giuseppe Agnusdei, socio fondatore, nonché cultore di storia patria; Silvio Di Pasqua, giornalista e presidente dell’antico Circolo che ha ospitato l’evento. Dopo i saluti del presidente Antonio Cataldo Miscioscia e del cappellano distrettuale, don Ennio Tardioli, la parola è spettata alla Presidente Nazionale Poli per rendere omaggio al servizio incessante e sempre coinvolgente dell’amica Filly – in particolare, l’ideazione del service del Contest fotografico, da quest’anno divenuto nazionale – e per incoraggiare il lavoro che, da oggi, spetterà alla nuova governatrice L’occasione è stata propizia per ufficializzare anche la “squadra” del cambio di guardia: Filly Franchino (Lucera-Troia), past-governatore; Rosaria Caliandro (Cerignola), segretaria distrettuale; Dino Viti (Altamura), governatore delegato; Teodato Pepe (Cerignola), vicepresidente e coordinatore della commissione programmi; Lucrezia Carlucci (Matera), vicepresidente e coordinatore della commissione vocazioni; Angelo Pomes (Brindisi), vicepresidente e coordinatore della commissione estensioni; Piergiorgio Aquilino (Lucera-Troia), vicepresidente e coordinatore della commissione comunicazioni. Al passaggio di spilletta e al suono della campana, sono seguiti la santa Messa celebrata dal cappellano distrettuale presso la Basilica Cattedrale di Lucera e un momento di convivialità fraterna I lavori della nuova governatrice sono cominciati, poi, sabato 22 ottobre I soci del Distretto si sono dati appuntamento nel salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile di Matera, per l’apertura dell’anno sociale e per approfondire il tema dell’anno: “Col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra. Il perdono e la pace a partire dall’uomo” . Sono intervenuti S.E. mons. Pino Caiazzo, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina, la Presidente del Serra del Club di Matera, Margherita Lopergolo e la Governatrice del distretto 73 Puglia-Basilicata, Milena Caldara Mastroserio

Al termine del Convegno si è svolta la celebrazione eucaristica presieduta da Sua Eccellenza l’Arcivescovo nella Cattedrale della Madonna della Bruna e Sant’Eustachio di Matera.

Commissione distrettuale alle comunicazioni

34 dai club e distretti il serrano n 156

DISTRETTO 171

Serra Senese in festa per i 30 anni di Montelpulciano ed i 40 anni di Siena

Montepulciano 15 ottobre 2022 - Siena 16 ottobre 2022

Fsignificato per il Serra club di Montepulciano e Siena celebrare un lungo e ricco passato, ricordare i soci fondatori molti dei quali nelle mani della misericordia di Dio, salutare i soci attivi e le loro famiglie, fare il bilancio delle attività svolte in questi decenni e soprattutto ricaricare le pile per affrontare il futuro Per il credente - come dice il cardinale Zuppi – la prospettiva è il futuro perché con la nostra esistenza quotidianamente gettiamo il seme, come fa il contadino, con la speranza che domani arrivino i frutti. Poi, come in tutte le feste, ci sono le formalità, nel nostro mondo sempre abbondanti, che fanno parte di antiche tradizioni e di solidali incontri tra amici, programmati dai rispettivi nuovi Presidenti, Angela Barbetti Brettoni e Alberto Papi, nonché dai suoi comitati direttivo

di San Biagio in Montepulciano

museale del Santa Maria della Scala in Siena Qui hanno portato i loro saluti la Presidente

Vicepresidente del Serra International

Distretto 171 Luciano Neri. A seguire le relazioni di don Alessandro Andreini della Comunità di San Leolino e Marco Crovara, Presidente della Fondazione Beato Junipero Serra e di don Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale della Pastorale per le Vocazioni. Padre Raffaele Mennitti e S Em il Signor Cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino e Vescovo di Montepulciano, Chiusi Pienza hanno rispettivamente presieduto la Santa Messa nel Tempio di San Biagio e nella Chiesa della Santissima Annunziata, funzione alla quale hanno assistito anche numerosi giovani dell’Agesci.

Infine, come tutti i salmi che finiscono in gloria, i Clubs ha organizzato un ricco e ottimo conviviale consumato nei locali della Canonica di San Biagio ed in quelli della Contrada della Selva. Un’apprezzata visita alla mostra delle opere della Banca Monte dei Paschi di Siena, esposte nel Museo di Santa Maria della Scala

35 dai club e distretti Settembre-Dicembre 2022
nella splendida cornice della canonica e nella sala San Ansano del complesso Nazionale Paola Poli, il Manuel Costa e il Governatore del

Sanremo 377

Col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra (Col. 1,20) Il perdono e la pace a partire dal cuore dell’uomo

La riflessione sul tema

Quest’anno siamo invitati a riflettere sulla pace «Il tema della pace – affermava il Cardinale Carlo Maria Martini – è solo apparentemente un tema “pacifico”» [Segretariato Attività Ecumeniche – SAE (a cura di) La Pace sfida del Regno – Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1983]. In effetti, notiamo spesso che quando si incomincia a parlare di pace è perché in realtà quella pace non c’è, e quando manca la pace significa che c’è già qualcuno che soffre…

È questa purtroppo la realtà che abbiamo sotto i nostri occhi: la guerra in Europa...tanti morti... tanti sfollati... tanta sofferenza... con l’aggravante che si tratta di una guerra tra i cristiani...

Eppure il nostro Dio cioè il Dio di Gesù Cristo è il Dio della pace

La pace è il messaggio centrale della speranza messianica annunciata dai profeti, che la vedono realizzarsi nella ritrovata armonia delle origini tra l’uomo e il creato. A questo proposito dice ad esempio il profeta Isaia: «Il lupo dimorerà insieme con l’agnello… il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà...» (Is 11,6-9).

Nella notte di Natale, l’Evangelista Luca, raccontando la nascita del Salvatore in un punto afferma: «E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”» (Lc 2,1-14).E poi il risorto ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27)

L’Apostolo Paolo ci ricorda che col sangue versato sulla croce Gesù ha pacificato il cielo e la terra e quindi l’uomo può vivere in pace con Dio e con i suoi simili

La pace quindi è per noi un dono, il dono di Dio… nell’accoglienza di questo dono ha un grande ruolo il cuore dell’uomo...il nostro cuore...

Possiamo educarci alla pace solo se educhiamo il nostro cuore all’unione, alla comunione e non alla divisione, questa ultima opera del diavolo (separatore, divisore) anche se sappiamo che «molti interventi educativi alla pace consistono nell’agitare spettri di morte: la guerra nucleare, l’orrore del sangue versato, della morte di tanti innocenti, lo spettro della fame, della distruzione, la diminuzione dei beni utili all’uomo che viene dalla corsa agli armamenti, ecc » (Card Maria Carlo Martini) Sì, è un’altra logica, quella già affermata dallo scrittore romano Vegezio: Si vis pacem, para bellum (lat.): «se vuoi la pace, prepara la guerra»).

La logica evangelica però è un’altra perché dalla guerra non mai scaturire la pace. Ci si educa alla pace con il rispetto dell’altro, il senso del pluralismo, la lotta contro il fanatismo. Se il Santo, Papa Francesco insiste su questo è perché da Cristo ha ricevuto la missione di confermarci nella fede.

36 dai club e distretti il serrano n 156

Livorno 486

Perdono e misericordia nella Commedia dantesca

All interno della chiesa della Parrocchia di Santa Lucia in Livorno, si è tenuta la conferenza su “Perdono e Misericordia nella Divina Commedia” a cura della Prof.ssa Lucia Gelli.

La conferenza, che ha voluto essere anche un omaggio al nostro Sommo Poeta nel settecentesimo anniversario della sua morte (era stata infatti programmata per lo scorso anno) era una “esterna” ovvero aperta anche a tutti i gentili ospiti invitati dai nostri soci

La relatrice, sulla scia del tema serrano dell’anno, ha proposto una lettura della Divina Commedia in chiave di “perdono e misericordia” evidenziando, attraverso una puntuale analisi delle tre cantiche, come la Divina Commedia sia tutta un inno alla Misericordia. Come evidenziato da Papa Francesco nella sua lettera apostolica “Candor lucis aeternae” , la D C non si propone solo di essere poeticamente bella e moralmente buona, ma è in grado di cambiare radicalmente l’uomo e di portarlo dal caos alla saggezza, dal peccato alla santità,dalla miseria alla felicità, dalla contemplazione errificante dell’inferno a quella beatificante del paradiso. Tra il “Miserere” gridato da Dante all’inizio del I canto dell’Inferno e la “misericordia” dell’ultimo canto del Paradiso, si snoda tutta la vicenda di Dante e della D.C. È la misericordia che mette in moto anche Beatrice che dirà “Amor mi mosse che mi fa parlare”; è da Dio che scaturisce ogni mpulso di carità C’è il peccato, c’è il male; ognuno lo sperimenta in se stesso e attorno a sé, Dante per primo, ma la sua esperienza ci dice che da questo pantano si può uscire Il cammino è lungo, a volte drammatico, si deve scendere a toccae il fondo del male che iene prigioniera l’umanità Inferno), per poi risalire aticosamente attraverso un processo di purificazione (Purgatorio), fino a raggiungere la felicità perfetta e godere della beatitudine di Dio (Paradiso) Ma Dante è anche uomo di pace La pace occupa un posto preminente nella D C ed è proprio nel versetto centrale di tutta la Commedia (canto XVII v 69 del Purgatorio), che Dante proclama “Beati i pacifici, beati gli operatori di pace”, beatitudine proclamata come contrappasso agli iracondi. La pace quindi messa al centro di tutto il poema, quasi un fondamento su cui tutto poggia. La conferenza, che è stata videoregistrata, ha suscitato molto interesse tra i convenuti e molti sono stati gli interventi di riflessione sul tema. Dopo la recita della preghiera del serrano, la serata si è conclusa nel grande salone parrocchiale con la tradizionale conviviale offerta dal Club a tutti i presenti Questo è il link per vedere ed ascoltare l’intera conferenza (circa 50 minuti): https://youtu be/WUeW63DMijI

37 dai club e distretti
Settembre-Dicembre 2022
Edoardo Gambardella

Palermo 543

Sguardo alla Sindone per la Giornata della Fondazione BJS

IGiornata della Fondazione BJS L’incontro è stato organizzato partendo dal tema dell’anno del Serra Italia: Col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra (Col 1, 20) Il perdono e la pace a partire dal cuore dell’uomo.

La riflessione ha avuto come centro uno sguardo alla Sindone. Ad inizio dell’incontro Rosario Scalici, Presidente del Club di Palermo, ha accolto gli intervenuti e ha presentato il Serra, distribuendo anche del materiale illustrativo della realtà del Club ed il programma del Club di Palermo Poi è intervenuto Roberto Tristano, Consigliere della Fondazione, che ne ha illustrato le finalità e l’operatività, sottolineando il valore di tale impegno Quindi ha illustrato le modalità con le quali si può rendersi partecipi dell’opera della Fondazione

L’incontro, quindi, è entrato nel merito del tema con le relazioni di due docenti della Facoltà Teologica di Sicilia. La prima relazione è stata offerta dalla prof.ssa Francesca Massara: Sindone e iconografia del volto di Cristo. La prof.ssa ha trattato dell’iconografia cristiana in relazione alla Sindone, a partire dalla prima raffigurazione della coronazione di spine, primo rimando iconografico alla passione di Gesù. Quindi, ha guardato alla raffigurazione del volto di Cristo di matrice sindonica, a partire dal raffronto con l’immagine che si trova nel Monastero di Santa Caterina al Sinai. Ha presentato la documentazione ad oggi nota sull’esistenza e la storia della Sindone, con i riferimenti alle localizzazioni della stessa individuate nel tempo; ha infine presentato il punto sulle valutazioni in merito a questo prezioso manufatto-reliquia al centro della devozione da secoli Un lenzuolo è un manufatto; l’origine dell’immagine non è ad oggi definita, e sin dalla conoscenza del mandylon di Edessa si parla di un prodotto non fatto da mano d’uomo, acheropita. Sempre l’attenta custodia e la devozione fanno guardate alla Sindone quale reliquia. La prof.ssa Maria Lo Presti ha percorso le narrazioni dei vangeli sulla passione di Cristo, con riferimenti ad alcuni dei dati propri della Sindone A partire dalla narrazione in Marco, in cui è particolarmente segnalato l’elemento del dolore della vicenda, passando per Matteo e Luca, si è pervenuti alla presentazione della morte gloriosa in Giovanni Il racconto della passione è il cuore della narrazione evangelica e ogni autore fa delle sottolineature. In Marco si svela che Gesù è il Figlio di Dio proprio da come muore (cf. Mc 15,39). Marco fa avvertite con quali toni, con quale voce, Gesù si rivolge al Padre: «Abbà!». Ed intanto, Marco informa che Giuseppe d’Arimatea compra un lenzuolo per avvolgere il corpo di Gesù (cf. Mc 15,46). In Matteo è sottolineato il tema del sangue versato per la remissione dei peccati (cf. Mt 26,28). Luca mostra come le relazioni con Gesù operino cambiamenti, come avviene per Pietro per lo sguardo di Gesù (cf Lc 22,61-62), ed infine con il malfattore pentito, primo ad invocare il nome di Gesù che è salvezza (cf Lc 23,42; At 4,10-12) Giovanni mostra Gesù-Agnello immolato per la Pasqua (cf Gv 1,36; 19,14), statura piena dell’uomo (cf Gv 19,5), Re (cf Gv 19,14), mentre Pilato ha paura (cf Gv 19,8); ai piedi della croce si svela la Chiesa nascente (cf. Gv 19,25-27), mentre la nota sulla piaga del costato (cf. Gv 19,33-37) rimanda alla Sindone. Inoltre, Giovanni dà una notizia sulla localizzazione del sepolcro nelle vicinanze del Golgota: ciò riporta alla Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. L’incontro è stato molto apprezzato, ed alla fine, in un clima cordiale e familiare, sono state consegnate a due seminaristi le borse di studio assegnate dalla Fondazione

38 dai club e distretti il serrano n 156

Brindisi 1041

Padre Georg Sporschill e la sua missione

Iri di secondo grado per promuovere negli adolescenti scelte di vita evangeliche, attraverso percorsi di riflessione o dibattiti con persone autorevoli del panorama ecclesiale e culturale. Recentemente si è presentata un’opportunità di grande spessore, che Sporschill, un gesuita austriaco che ha scelto di dedicare il suo ministero a favore dei più poveri. Il sette novembre è stato quindi organizzato un dibattito presso il Liceo delle

Brindisi, cui hanno preso parte circa duecento studenti della scuola e di

#inreteperlacooperazione, che propone percorsi di cittadinanza attiva tra i giovani Ad accompagnare l’ospite principale è stato don Stefano Stimamiglio, direttore del settimanale Famiglia Cristiana e autore del primo libro che racconta la vita e la missione di padre Sporschill, Chi salva una vita salva il mondo intero (San Paolo, 2014). Padre Georg Sporschill è nato in Austria nel 1946 in una famiglia numerosa, da cui ha appreso l’importanza dell’aiuto reciproco per vivere bene insieme, anche nelle ristrettezze economiche. Ha vissuto con entusiasmo e riflessione il periodo propulsivo giovanile del 1968, da cui per lui è scaturito il desiderio di dedicare la vita a favore degli emarginati, certo che il senso della propria esistenza sarebbe stato completato dalla gioia di aver potuto aiutare anche una sola persona È in questa semplice consapevolezza che si sviluppa la sua vocazione, innanzitutto accanto ai tossicodipendenti ed ex carcerati di Vienna, fino a che – quando cade il governo di Ceauşescu – viene inviato dai suoi superiori a Bucarest, agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Lì incontra una situazione sociale molto precaria, ma si lancia con entusiasmo e coraggio, forte del mandato dei suoi superiori: «Fa’ quel che puoi». Si inoltra nelle zone più degradate della capitale rumena, si cala nelle fogne tra i bambini fuggiti dagli orfanotrofi e inizia una graduale azione di recupero, che si avvale di molti collaboratori, tra cui Ruth Zenkert, un’amica che diventerà il braccio destro nella sua opera umanitaria. Da dieci anni la missione di padre Georg Sporschill ha varcato una nuova frontiera, attraverso la fondazione del progetto Elijah, tra i rom stanziali a Sibiu, in Transilvania, che potrebbero essere ritenuti “gli esclusi tra gli esclusi” Lì il gesuita sta vivendo la fase della sua maturità pastorale, giunto ormai ai settantasei anni, ma ancora pieno di forza, di vitalità e di fede Sono i bambini dei campi rom a spiegargli il Vangelo – afferma padre Georg ai giovani che lo ascoltano nel Liceo brindisino – e da loro impara nuovamente chi sia Gesù.

Padre Sporschill ha una capacità di tenere l’attenzione come pochi sanno fare. Il fatto che sia necessario l’interprete per ascoltare le domande degli alunni e per far giungere loro le sue risposte non è un limite e così l’incontro al Liceo Palumbo si protrae per ben tre ore, durante le quali il gesuita parla della sua vita e delle sue scelte, rispondendo alle provocazioni dell’uditorio È interessante notare come gli alunni non siano esclusivamente sollecitati dall’esperienza concreta tra i più poveri, ma rivolgano a padre Georg domande sul perché delle sue scelte, sulle difficoltà che oggi i giovani incontrano nel trovare il senso della loro vita, sul desiderio di ricevere più affetto dai genitori o accoglienza per il loro carattere e le loro scelte personali Padre Sporschill sembra davvero il classico buon nonno, con barba e capelli bianchi, che parla con disinteresse e per il bene dei nipotini. Si sente coinvolto direttamente nelle domande e nelle perplessità dei giovani e, dopo ogni quesito, risponde sempre dicendo: «Grazie per la tua domanda». Proprio su questa parola si fonda uno dei segreti della vita di padre Georg: saper dire “grazie” per tutto; altri due elementi, ancora, sono di aiuto: avere buoni amici e farsi tante domande L’incontro è terminato dopo decine di quesiti e di calorose risposte, ma alla fine padre Georg ha stupito tutti con due iniziative: per prima cosa ha pensato che dai quesiti dei giovani alunni potrebbe nascere un libro, alla stregua di uno che preparò con Karl Rahner, un suo confratello che viene annoverato oggi tra i più grandi teologi di fama mondiale del secolo scorso; poi ha invitato tutti a cantare. Ha fatto salire un’alunna sul palco e le ha fatto scegliere un brano musicale di suo piacimento. È nato un coro spontaneo, si sono spente le luci della sala e si sono accesi i flash degli smartphone dei ragazzi, che hanno dato vita a un momento commovente, conclusosi ancora una volta con la parola più ripetuta durante l’incontro: grazie! Gli ultimi venti minuti della mattinata sono trascorsi tra le foto: gli alunni hanno spontaneamente chiesto a padre Georg di poter avere un selfie con lui Sono stati scatti inusuali, perché solitamente si pensa che i giovani seguano solo coetanei ricchi e che hanno varcato le soglie del successo su internet; oggi invece si è capito a chiare lettere che nella vita ciò che più conta è la testimonianza e che il vero successo si trova nelle cose semplici

39 dai club e distretti
Scienze umane e linguistico “E. Palumbo” di altri Istituti locali appartenenti al percorso
Settembre-Dicembre 2022
ALLA CHIESA CATTOLICA PER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it 5X1000 ALLA NOSTRA FONDAZIONE BEATO JUNIPERO SERRA ti chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2023 per sovvenire a necessità di seminari e seminaristi (non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato) 9 5 0 1 8 8 7 0 1 0 5

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