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Il pensiero e la poetica
Fuga dalla realtà e pessimismo
Il ruolo dell’artista
Una narrazione intimista e moderna
Nelle opere della Morante si assiste spesso a una fuga volontaria o inconsapevole dalla realtà da parte dei personaggi e, in un certo senso, da parte dell’autrice stessa. La sua produzione giovanile è infatti costituita soprattutto da favole o racconti fantastici, come se lei stessa si fosse avvicinata alla scrittura per un’esigenza di evasione. Alla fuga dal reale, segue però, in genere, un contraccolpo brusco determinato dal risveglio, che è sempre amaro: la verità è brutale e triste, e non lascia scampo. Soprattutto nelle ultime opere (in particolare in Aracoeli) Morante sembra voler trasmettere un messaggio di assoluto pessimismo e di sfiducia nella possibilità di essere felici.
Il pessimismo si manifesta anche nel romanzo più famoso della Morante, La Storia, per il quale l’autrice volle porre in copertina la frase-sottotitolo “Uno scandalo che dura da diecimila anni”, proprio per indicare quale fosse la sua visione del mondo. Lo “scandalo” è, infatti, la storia umana stessa, nella quale i violenti e i malvagi prevalgono e gli umili e i deboli vengono oppressi senza alcuna speranza di salvezza. Morante attacca spesso la società moderna, dominata dalla tecnologia, dall’ossessione per il guadagno e i consumi, e snaturata dalla presenza opprimente dei massmedia. Però nel generale pessimismo si apre uno spiraglio di luce quando la scrittrice riflette sul ruolo dell’artista, in particolare nella raccolta di poesie Il mondo salvato dai ragazzini, pubblicato non a caso nel 1968, l’anno emblematico delle rivolte studentesche. Chi scrive, secondo Morante, deve conservare la freschezza e l’energia che hanno i bambini e gli adolescenti, per continuare a mostrare la verità ai lettori e proporre un rinnovamento dell’umanità.
L’artista però deve portare avanti la sua missione e descrivere la realtà, continuando comunque a interrogarsi sulle questioni davvero importanti, ignorando il rumore della società consumistica e riportando il lettore a riflettere su se stesso e sulle proprie vere esigenze. Morante realizza tale missione riprendendo la struttura del romanzo dell’Ottocento, che viene completamente stravolta e modernizzata, innanzitutto tramite l’uso della narrazione in prima persona, che mostra i fatti attraverso la visione spesso distorta e non attendibile del protagonista-narratore.