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La narrativa della Resistenza e del dopoguerra
Levi, Cristo si è fermato a Eboli Pratolini, Cronache di poveri amanti
Viganò, L’Agnese va a morire Moravia, La ciociara
Cassola, La ragazza di Bube Fenoglio, Il partigiano Johnny
La narrativa della Resistenza e del dopoguerra: il Neorealismo
Gli intellettuali e l’impegno politico
Il Neorealismo: modelli, caratteri, tendenze
Nel secondo dopoguerra si affermò la figura dell’intellettuale “impegnato”, sostenitore di una cultura attenta ai problemi reali. Molti intellettuali si iscrissero al Partito comunista italiano. Ma alcuni scrittori non tollerarono la dipendenza dal partito: Elio Vittorini fu il primo ad allontanarsene. Vittorini aveva fondato nel 1945 la rivista “Il Politecnico”, in cui cercava di rendere accessibili al grande pubblico temi letterari, politici e sociali.
Nel dopoguerra iniziò il culto dell’America e sul modello dello stile realistico degli autori americani ebbe origine in Italia il Neorealismo (1943-1955) una corrente che voleva raccontare l’esperienza della guerra e della Resistenza e contribuire al rinnovamento sociale dell’Italia. I modelli stilistici e letterari del Neorealismo furono: il Verismo di Verga e Capuana; la letteratura americana del primo Novecento; il realismo italiano degli anni Trenta (Moravia, Alvaro). I caratteri stilistici del Neorealismo sono: rappresentazione oggettiva di fatti realmente accaduti e una lingua antiletteraria. Il Neorealismo si espresse in due tendenze: la narrativa della Resistenza e la memorialistica; la descrizione della miseria dell’Italia dopo la guerra. Autori di opere neorealiste furono Beppe Fenoglio, Italo Calvino, Renata Viganò, Mario Tobino e Cesare Pavese. Alla letteratura memorialistica appartengono: 16 ottobre 1943 di Giacomo Debenedetti, Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern e soprattutto Se questo è un uomo di Primo Levi, sul dramma della Shoah. Tra gli autori della seconda tendenza, Vasco Pratolini descrive nei suoi romanzi la Firenze povera e genuina del periodo fascista. Carlo Levi coglie un’immagine suggestiva del Meridione in Cristo si è fermato a Eboli. Alberto Moravia pubblica La ciociara, su donne costrette a vivere di espedienti durante la guerra. Pier Paolo Pasolini descrive i ceti popolari romani con toni di partecipazione e di denuncia. Carlo Cassola sviluppa invece uno stile segnato dal sentimento e dall’introspezione.