(BAMBINI)

NB: IL FUTURO È ARRIVATO!
Le imprese italiane denotano in genere comportamenti tardivi rispetto alle loro corrispondenti e concorrenti imprese internazionali. Sovente le strategie sono conservative e quindi non stimolanti, i circuiti organizzativi sono eccessivamente burocratici, il management scarsamente orientato al rischio e all’innovazione non tecnologica.
La gestione del Capitale Umano è basata su investimenti formativi tradizionali, dedicati a sviluppare competenze squisitamente tecniche ma inadeguatamente sostenibili dal punto di vista comportamentale. Ciò produce skill poco originali, poco distintive e, quindi, poco competitive.
Qualche numero: l’investimento in Formazione delle nostre imprese è da troppo tempo mediamente plafonato al di sotto dell’1% del fatturato annuo, con un costo orario di 56 euro. In tal senso l’Italia è al 18° posto sui 27 Paesi dell’Unione; nel 72,3% dei casi le nostre aziende non ritengono necessario lo sviluppo di ulteriori competenze. A questo proposito riporto una recente affermazione del Prof. Peter Senge del MIT di Boston: ”Il solo vantaggio competitivo che un’Azienda ha nei confronti della Concorrenza è la capacità di apprendere più degli altri”
Fabrizio Favini
PROGETTO
Il marchio del Magazine rivoluzionepositiva riporta 3 parole che sintetizzano i 3 stadi evolutivi del sapere.
Prima parola: INFORMAZIONE. Troppe persone ormai si ritengono soddisfatte nella loro ricerca del sapere quando la loro fonte del sapere è la Rete. Peccato che l’Informazione attendibile si sia ormai estinta
avendo lasciato il posto alle fakenews. Fermarsi a questo stadio significa essere disinformati, superficiali, manipolabili, marginali, inaffidabili.
Seconda parola: CONOSCENZA. Per sconfiggere le fakenews dobbiamo sviluppare un adeguato livello di conoscenza, che si costruisce con lettura profonda, ricerca,
confronto, verifica. Un grande salto di qualità rispetto a INFORMAZIONE, non vi è dubbio. Ma non basta. Ognuno di noi, con un passo ulteriore, può dare un personale contributo alla soluzione dei tanti problemi che stanno comprimendo la nostra esistenza.
Terza parola: SAGGEZZA. Significa saper essere consapevoli, ovvero dominare impulsi, emozioni, sentimenti negativi a favore
di una personale rivoluzionepositiva. Quindi adottare un comportamento responsabile, che discende dal latino res-pondus: farsi carico del peso delle cose!
Saper essere saggi, appunto, una saggezza che nulla ha a che fare con il logoro, millenario paradigma secondo il quale la saggezza apparteneva solo agli anziani del villaggio. Tutti noi possiamo/ dobbiamo tendere alla saggezza!
CAMPAGNA DI SOSTEGNO
Il Magazine rivoluzionepositiva da oltre 6 anni contribuisce con continuità e determinazione ad alimentare un importante stimolo: la consapevolezza che abbiamo sempre più bisogno di comportamenti positivi e responsabili da parte di tutti noi!
AIUTACI A PROSEGUIRE in questo impegno:
IL MAGAZINE VIVE DI SOLE DONAZIONI PRIVATE E VOLONTARIE. SOSTIENICI
CON IL TUO AIUTO VERSANDO LA TUA DONAZIONE SUL NOSTRO IBAN:
IT48D 03440 01603 000000 390600
INTESTATO A DELTAVALORE
CON CAUSALE: SOSTEGNO AL MAGAZINE RP
IL NOSTRO PERCORSO
L’universo del comportamento umano è uno dei pochi settori in cui si continua ad operare sulla scorta di abitudini e di modelli culturali in buona parte obsoleti.
Veniamo educati a soffrire per conquistarci un posto nella vita; viceversa l’educazione al benessere interiore, all’autoconsapevolezza, alla percezione di sé e degli altri ce la dobbiamo costruire da soli.
E così noi molto spesso facciamo un uso sub-ottimale delle nostre risorse personali, influenzando in tal senso la vita di chi ci sta vicino: in famiglia, in società, sul lavoro. Spesso aderiamo alla cultura della negatività, della lamentela, della critica, del rinvio, dell’immobilismo.
Altrettanto spesso siamo vittime di comportamenti autolimitanti. Sovente l’esperienza, consolidando un pregiudizio, ci
limita nella capacità di interpretare con lucidità la realtà circostante. Siamo in balìa di alibi, conformismi, abitudini consolidate e di false convinzioni.
Per rimuovere emozioni ed atteggiamenti negativi aprendo la nostra esistenza alle opportunità della vita, dobbiamo sviluppare energie costruttive e positive e un diverso approccio con noi stessi e col mondo che ci circonda.
rivoluzionepositiva ha lo scopo di aiutare, chi è interessato, a realizzare questi obiettivi.
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Edoardo Boncinelli
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
INDICE
16 06 12 08
FABRIZIO FAVINI
Esperto di innovazione del comportamento
La Scuola delle
Relazioni Umane
REMO LUCCHI
Esperto in ricerche sociali
La cultura è la chiave per vivere in una continua armonia esistenziale
DANIEL LUMERA
Biologo, naturalista, esperto internazionale in Scienze del Benessere
Fermati e respira: un manuale per leader consapevoli
ENZO RISSO
Direttore Scientifico IPSOS
Noia, stress, malessere: il lavoro oggi
pg. 20
pg. 24
Autori
Manifesto
La scuola delle relazioni umane
FABRIZIO FAVINI

Si avverte sempre più l’esigenza di disporre di un clima sociale decisamente più positivo e vivibile dove sia possibile ritrovare quel bene prezioso che è la fiducia e la conseguente collaborazione, lavorando quindi sulla qualità del rapporto interpersonale.
Un primo aspetto riguarda la centralità dell’investimento sulla Persona. Il vecchio argomento dell’educazione. Esiste una relazione ben precisa tra il livello culturale e la capacità di gestire con successo le nostre tante dimensioni della vita contemporanea, ad iniziare dai rapporti interpersonali in famiglia, sul lavoro, in società.
Per essere cittadini a pieno titolo di un mondo sempre più sofisticato, complesso, veloce e individualista è indispensabile disporre di una adeguata dotazione culturale.
Un secondo aspetto riguarda la ricostruzione del senso di comunità i cui nemici da combattere sono la disillusione, la diffidenza, l’indifferenza, l’isolamento, il cinismo – cinismo, che ci spinge a non credere più a nulla e a nessuno.
Cerchiamo di mettere la parola FINE alla disconnessione dei rapporti, ai comportamenti autistici, alla chiusura sociale.
Solo una comunità che investe in se stessa può guardare al futuro con fiducia.
Dobbiamo quindi tornare ad interessarci di solidarietà, consapevolezza, senso di responsabilità, empatia - tratti fondamentali della nostra natura che ci fanno riconoscere come esseri umani. E in tutto ciò è fondamentale essere consapevoli che le relazioni umane sono l’unità di misura del nostro benessere!
In questa prospettiva come evolvono la cultura e la struttura aziendali?
Evolvono dinamicamente assumendo la connotazione di una rete che collega ed interconnette persone, cose ed informazioni. Lanostraculturaorganizzativadevepermettere ai Collaboratori di crescere internamente; questo è il vero vantaggio competitivo! Obiettivo primario è dunque sviluppare l’architettura sociale dell’Azienda in modo che generi capitale intellettuale e benessere per la comunità di riferimento. Un clima aziendale con solide e diffuse interazioni sociali è in grado di esprimere livelli di soddisfazione, motivazione, integrazione, collaborazione e creatività molto elevati.
Sono queste considerazioni che mi hanno stimolato a costruire e a dar vita ad un impianto didattico di cui, in massima sintesi, riporto a fianco la sua articolazione.
Chi fosse interessato ad approfondire gli argomenti, può scrivermi a fabrizio.favini@fastwebnet.it Fabrizio Favini
La cultura è la chiave per vivere in una continua armonia esistenziale REMO LUCCHI
La cultura favorisce l’etica, il rispetto degli altri e il rifiuto della contrapposizione. E grazie al ruolo della poesia possiamo creare legami condivisi.
Il vero guaio all’origine di tutti i problemi che stanno sempre più caratterizzando la nostra società è la crescente contrapposizione sociale che si è sviluppata in questi ultimi 20 anni. C’è un’origine chiara, peraltro mai diagnosticata - quindi assenza di interventi riparatori - aggravata da eventi che stanno persistendo.
L’origine e lo sviluppo di tale situazione possono essere così sintetizzati:
• fino a circa 20-25 anni fa si erano notate varie turbolenze sociali, ma sempre contenute, mai di massa: la stragrande maggioranza della popolazione era totalmente incolta - più dell’80% aveva interrotto la scuola prima dell’adolescenza - e non si poneva obiettivi di protagonismo e di partecipazione;
• con l’avvio degli anni 2000, invece, le nuove generazioni hanno nella grande maggioranza proseguito gli studi, arrivando – pur a fatica – a terminare le scuole superiori. Hanno raggiunto così questo obiettivo, pur non avendo con la scuola un sentimento positivo: nei tre quarti dei casi si sono sempre constatate tensione ed avversione, tanto che solo una piccola minoranza ha proseguito e concluso l’università. Ma in ogni caso con il diploma di maturità le nuove generazioni si sono poste obiettivi di uscita da un passato rinunciatario, e si sono fortemente illuse di un nuovo protagonismo
• questa illusione ha purtroppo subìto degli impedimenti inattesi: il contesto economico ha subìto dei blocchi per varie cause che si sono succedute, a cominciare dalla globalizzazione, e della varie crisi
finanziarie che si sono sviluppate tra il 2007 ed il 2013
• la non completa formazione culturale delle nuove generazioni, e l’assenza quindi anche della “resilienza” - la capacità di affrontare e superare eventi complessi – che è frutto della cultura, ha bloccato il sogno di protagonismo di queste nuove generazioni, e la loro caduta nel precariato
• conseguenza che non è stata accettata, e che ha prodotto desiderio di protezione ed aiuto, chiusura agli altri, contrapposizione, populismo
Ma la vera con-causa di tutti questi guai è stata l’incapacità di agire di queste nuove generazioni: di fatto hanno reagito alle conseguenzesoloconreazionicontrappositive e violente, a causa dell’assenza di una formazione culturale completa.
Si erano illuse, ma senza aver acquisito strumenti adeguati. Come si è detto, la causa fondamentale è individuabile nel non completamento degli studi.
Ma la responsabilità dell’interruzione della formazione non è affatto dei giovani, così come non hanno responsabilità per le conseguenze
Lo vediamo adesso. Come creare cultura, e quindi etica.
La cultura Anche di questo aspetto se ne è più volte parlato. Ma riprendiamo il tema.
Nelle scuole medio-superiori si nota una grande tensione negli studenti: la scuola ha purtroppo una impostazione “contrappositiva”, non tiene conto che gli studenti sono adolescenti in fase di formazione e sviluppo, e che hanno bisogno di adeguamenti personalizzati.
I giovani sono i destinatari di offerta di formazione ed è necessario – come in tutti i rapporti offerta-domanda - che l’offerta tenga conto dei bisogni della domanda, ed a questi si debba adeguare. L’offerta deve diventare “desiderabile”. I giovani vanno aiutati a ritrovare se stessi, ad avere orgoglio in se stessi; e devono essere aiutati ad amare lo studio.
E gli insegnanti non devono solo essere preparati culturalmente nella materia, ma devono capire quale ruolo deve avere la docenza: l’obiettivo è lo studente che deve essere formato. E mai abbandonato!
Se così fosse, se tutti fossero aiutati a godere dell’acquisizione progressiva della cultura – in quanto ricchezza destinata alla propria persona ed alla propria felicità - nessuno smetterebbe di studiare, e la cultura diverrebbe il clima dominante ed irrinunciabile.
È vero anche che la scuola ha un costo. Ma questo non deve essere un problema: i giovani rappresentano l’unica vera ricchezza che un Paese ha per il proprio futuro, e se
le famiglie hanno problemi, lo Stato ha l’obbligo di intervenire (tutti i Governi, al di là della loro breve durata, devono convincersi in ogni caso della necessità di sostenere investimenti di lungo periodo).
La cultura e l’etica. La cultura progressiva forma l’individuo a diventare un essere adeguato a tutti i ruoli che deve sostenere nella vita, personale e sociale.
Nella “costruzione” dell’individuo sono individuabili due momenti, che hanno peraltro corrispondenza con la formazione culturale. Ogni individuo deve:
• innanzitutto formare se stesso, uscire dalle masse incolte e dipendenti, e diventare un individuo con una propria capacità critica. Sono le fondamenta solide sulle quali costruire poi la propria esistenza, aggiungendo nuovi ingredienti. Questa capacità critica è acquisibile da ciò che si impara dall’insegnamento scolastico, cioè dalla frequentazione delle medie-superiori
• arrivati a questo punto si è a metà dell’opera: la centratura è massimamente su se stessi, mentre la vita, in tutte le sue manifestazioni, è anche relazione con “gli altri”
• “gli altri” sono entità fondamentali, perché tutte le forme di vita – fisica, culturale, sociale – sono frutto della relazione con altre persone. La vita è “il noi”.
L’esistenza degli altri è quindi fondamentale, così come lo è il loro rispetto, l’etica, l’inclusione di tutti, la comprensione delle altrui esigenze, la disponibilità per consigli ed aiuti.
Che cosa fa capire l’indispensabilità degli altri? L’etica: la cultura.
La prosecuzione degli studi, dopo le mediesuperiori, ha come frutto fondamentale l’assimilazione:
• dell’etica (senso civico, rispetto degli altri, inclusione sociale);
• della resilienza (capacità di riorganizzare la propria vita, superando periodi di difficoltà, trovando dentro di sé le risorse).
Va comunque precisato che mentre la capacità critica e la capacità di ragionare vengono trasmesse dagli ingredienti cognitivi veicolati direttamente dalla docenza e dallo studio (medie-superiori), l’etica e la resilienza non sono veicolabili dal mero insegnamento, ma sono il frutto naturale dell’interiorizzazione della cultura, innescata dallo studio. Senza uno studio prolungato e veramente assimilato non si ottiene nulla.
Come favorire la permanenza dell’etica: la poesia.
Quindi, strumento basico della vita è l’etica – rispetto, inclusione, aiuto, evitamento della contrapposizione – e l’ingrediente fondamentale è la cultura.
Ma poi, come si sviluppa la vita? La vita è il frutto della relazionalità positiva, e di tutto ciò che favorisce la permanenza dell’etica
L’etica è relazione, e lo strumento basico della relazionalità è la comunicazione. Comunicazione che deve essere efficace, che deve trasmettere, e per trasmettere bene deve tenere conto delle regole della trasmissione.
Colui che – nella comunicazione – deve ricevere, ha una rilevanza fondamentale. La trasmissione deve suscitare la sua attenzione. La trasmissibilità deve quindi godere di un linguaggio armonioso, che riesca a veicolare nel modo più ricevibile il senso dei significati.
L’attenzione al senso, agli aspetti sovrastrutturali, ai significati, è favorito dalla forma: dall’estetica, dalla bellezza. L’estetica, la bellezza, l’emozione sono i veicoli fondamentali di tutte le forme di vita perché favoriscono la relazionalità
Uno strumento elitario della relazionalità è la poesia. La poesia è una forma d’arte che cerca – con l’accostamento delle parole – di creare dei significati di ordine superiore, delle sensazioni, che hanno il ruolo di comunicare il bello, e di unire in sentimenti comuni positivi. Crea legami condivisi, crea unioni rette da un ordine superiore.
La poesia rivela un sentimento che l’individuo coinvolto avverte come proprio, e che fa accomunare i vari individui, li fa unire. È implicitamente lo strumento basico della relazionalità culturale.
La poesia ha anche una utilità morale e sociale perché risveglia il sentimento poetico presente negli individui, che li avvicina tra di loro, e li allontana dalla violenza.
Coglie l’autenticità del vivere e del sentire, sgombra il campo da tutte le sovrastrutture che ingombrano l’uomo, restituendo all’uomo se stesso. La poesia viene percepita dal cervello come una sorta di musica, che stimola anche l’empatia tra le persone. È una dote grazie alla quale ci si può esprimere con qualsiasi persona capace di ragione. È la massima capacità di dialogo.
In definitiva la poesia è l’ingrediente più auspicabile per un’etica massima e duratura
Remo Lucchi
Fermati e respira: un manuale per leader consapevoli
Avevo 19 anni quando intrapresi seriamente la via della Meditazione. Quella scelta cambiò per sempre la mia vita. Non potevo nemmeno immaginare, allora, che pochi decenni dopo il mondo scientifico avrebbe riconosciuto lo stile di vita meditativo come uno dei pilastri del benessere, della salute e della qualità della vita stessa.
Non ho mai sperimentato nulla che possa neanche lontanamente avvicinarsi al senso di completezza, pace, integrità e consapevolezza che si prova in quello stato di coscienza. Nel corso della mia esistenza, la meditazione si è rivelat a una chiave di lettura rivoluzionaria non solo della sfera personale, ma anche in quella relazionale, professionale e sociale
Nel contesto iper-performante in cui viviamo, con lo stress alle stelle, il tempo
che ci sfugge continuamente tra le mani e la mente in uno stato di infiammazione cronica, è fondamentale comprendere perché e come la meditazione sia la medicina del nuovo millennio.
La meditazione sta cambiando la vita a milioni di p ersone. Una vera e propria scienza della consapevolezza. Viviamo in un contesto sociale caratterizzato da picchi di adrenalina e down depressivi, ai quali cerchiamo di porre rimedio attraverso l’uso smodato della chimica, del junk food, di relazioni tossiche e riempiendo le nostre giornate di obiettivi e cose da fare. L’accelerazione è tale che, rispetto anche a soli vent’anni fa, la nostra mente si trova oggi in uno stato preoccupante di costante infiammazione. Ne consegue un impatto deleterio sull’aumento delle malattie croniche e autoimmuni, sulla salute mentale, sull’incidenza dei disturbi psicologici e sulle relazioni familiari. Ciò, a sua volta, incide sui costi dell’assistenza sanit aria, che raddoppiano ogni 4 anni. Solo negli Stati Uniti sono stimati in oltre 100 miliardi di dollari all’anno. In sintesi, si registra un drastico calo del benessere complessivo della collettività stessa.
Fermati e Respira è un viaggio alla scoperta dell’arte millenaria della meditazione, un invito a scoprire e sperimentare una tra le migliori strategie rigenerative che esistano, alla luce delle ricerche neuroscientifiche d’avanguardia. Una fonte di benessere e salute, per esplorare come la mente meditante sia capace di modificare radicalmente la biologia del nostro corpo, le emozioni, i pensieri, le azioni e il mondo attorno a noi.
Nell’epoca dell’iper-digitalizzazione, essa diviene la soluzione per tornare ai bioritmi naturali: ci insegna come fermarci, ascoltarci, sentire e riscoprire i nostri bisogni, le esigenze e le vocazioni più profonde e autentiche, spesso in contrasto con le esigenze di mercato, la spinta a omologarsi e le aspettative altrui.
La meditazione è una rivoluzione alla scoperta della nostra unicità.
Fermati e Respira è un invito potente e pratico per riscoprire la centralità della consapevolezza, particolarmente rilevante per chi opera in contesti manageriali. In un mondo sempre più accelerato e iperconnesso, l’opera propone una pausa rigenerante, rivelando gli 8 passi fondamentali della pratica meditativa e offrendo strumenti per migliorare benessere, lucidità e resilienza, elementi chiave per chi deve affrontare sfide strategiche quotidiane.
La meditazione, spesso percepita come una pratica astratta o distante, emerge nel libro come un vero e proprio “superpotere” gestionale, capace di incidere profondamente su 4 aree critiche per Manager e Imprenditori:
1. Gestione dello stress: in un’epoca di sovraccarico emotivo e decisionale la meditazione calma la mente, riducendo i picchi di adrenalina e aumentando la capacità di rimanere presenti e lucidi anche in situazioni di crisi.
2. Chiarezza decisionale: in contesti lavorativi complessi la capacità di discernimento è essenziale. Vengono perciò proposte tecniche che affinano
la lucidità mentale, potenziando le capacità cognitive e l’intuizione.
3. Benessere sistemico: i benefici della meditazione non si limitano alla sfera individuale, ma influenzano positivamente le dinamiche organizzative e relazionali creando un ambiente più armonioso e produttivo.
4. Innovazione e creatività: gli stati meditativi creano spazio per l’emersione di nuove idee, intuizione, ispirazione, creatività. Questo è particolarmente utile per chi opera in ambienti dove il problem solving creativo è fondamentale. Una mente calma e consapevole è in grado di creare visioni più ampie, relazioni più autentiche e soluzioni più sostenibili.
Fermarsi non è sinonimo di inattività. È un atto intenzionale che permette di riconnettersi con il proprio centro e agire con maggiore lucidità e presenza.
Il cuore del volume si basa sull’Ottuplice Sentiero, mutuato dalla tradizione indovedica e reinterpretato in chiave moderna. Ogni passo è presentato come un ingrediente fondamentale per costruire una vita personale e professionale equilibrata e soddisfacente:
• Yama e Niyama: la disciplina personale ed etica.
• Asana: la postura intesa non solo come fisicità ma come equilibrio nella vita.
• Pranayama: la padronanza del respiro, simbolo della gestione delle emozioni e degli stati vitali.
• Pratyahara e Dharana: il ritiro dei sensi e la concentrazione, essenziali per la focalizzazione.
• Dhyana e Samadhi: la meditazione profonda e gli stati superiori di coscienza.
Per questo Fermati e Respira non è solo un libro sulla meditazione, ma una chiara indicazione su come migliorare il benessere senza sacrificare i risultati, una chiave per gestire il caos esterno e trovare calma e chiarezza dentro di sé, una guida per ridefinire il successo nell’era contemporanea.
Daniel Lumera


Noia, stress, malessere: il lavoro oggi
/4
Parlare del lavoro d’oggi vuol dire entrare in una dimensione multiforme e scandagliare la moltitudine dei fattori che vi operano.
Quando affrontiamo il tema del lavoro non ci si può né ci si deve limitare all’oggetto della relazione occupazionale, ma si deve avere l’accortezza di considerare che il tema percorre le dimensioni dell’esistenza dei singoli lungo l’arco che va dalla fatica al piacere.
Partiamo da alcuni dati. Pur con diverse accentuazioni, il 33% degli italiani ritiene il proprio lavoro noioso, stressante, un peso o una fonte di malessere.
Il 58% dei ceti popolari non trova interessante la propria occupazione.
Il 31 % (52 nei ceti popolari) denuncia gravi difficoltà a mantenere in equilibrio lavoro e vita familiare.
Per il 51% l’azienda in cui lavora offre poche opportunità di crescita professionale e il 24 denuncia relazioni difficili con i capi. La precarizzazione del lavoro è tra i principali fattori generatori di incertezza e instabilità per il 48%, mentre per il 54 la mancanza di lavoro per i giovani mina le basi della nostra società.
Il 42% degli italiani - 58 nei ceti popolari e 47 tra le donne - afferma che nella maggior parte dei giorni non prova alcun senso di realizzazione in quello che fa. Così come il 38% ritiene inadeguato lo stipendio percepito e il 56% - 86 nei ceti popolariafferma di non avere abbastanza soldi per comprare ciò che desidera.
I giovani, di fronte al lavoro, hanno paura di essere sfruttati (40%); di non avere più tempo per se stessi (28); di non avere tutele (24); di essere poco apprezzati (23); di avere responsabili che hanno meno preparazione
di loro (23); di diventare un numero (22) o di incappare in un capo autoritario (15).
Nel complesso le dinamiche in atto portano alla luce un processo articolato di dissonanza occupazionale, di “dasein alienato” per dirla con Heidegger.
Un primo aspetto che i dati portano alla luce è l’erosione del contratto psicologico, come lo definisce la psicologa statunitense Denise Rousseau. Una frattura delle aspettative non scritte tra lavoratore e datore di lavoro, di cui troviamo traccia nella mancanza di opportunità di crescita e nella paura di essere “solo un numero”.
Un secondo fattore della dissonanza occupazionale è la precarizzazione esistenziale. Oltre alla provvisorietà contrattuale, emerge una dimensione più profonda che tocca l’essenza stessa delle persone: la precarizzazione del lavoro crea un senso pervasivo di insicurezza ontologica.
Un terzo elemento è quello della colonizzazione del tempo-vita. Il tempo, anziché essere un dominio di libertà personale, viene sempre più “colonizzato” dalle logiche del lavoro. Questo si riflette nel timore di non avere più tempo per se stessi e nelle difficoltà di equilibrio vita-lavoro.
Un quarto fattore all’origine del dasein è l’affermarsi di una alienazione multidimensionale, generata dal lavoro e dall’intero processo di costruzione dell’identità attraverso il lavoro. La mancanza di apprezzamento e le relazioni difficili con i capi riflettono una di queste forme di alienazione relazionale.
Un quinto aspetto è la dissonanza valoriale, ovvero la crescente discrepanza tra i valori personali dei lavoratori e quelli percepiti nell’organizzazione in cui operano. Una
distonia che alimenta quelle che il filosofo Charles Taylor definisce le “cornici di riferimento” essenziali per l’identità.
Infine, l’esperienza del lavoro per molte persone sembra essere divenuta un’esperienza d’ingiustizia. Una dimensione causata dai modelli manageriali attuali, dall’eccessiva concorrenza tra le personecon forme limitatamente meritocratichee dall’assenza di quella serenità necessaria alle persone per raggiungere la qualità lavorativa che si pretende da loro. Tensione tra ciò che le persone sperano di ottenere dal lavoro e ciò che vivono; discrepanza tra identità personale e il ruolo professionale; difficoltà a integrare l’immagine di sé con le dinamiche lavorative; accelerazione sociale e individualizzazione radicale, ma anche forme di ingiustizia sono tutti fattori che determinano la tensione tra i bisogni di autonomia, competenza, relazionalità dell’individuo e il lavoro.
In definitiva, una dissonanza occupazionale (alienazione) causata dalla disconnessione tra l’autentico essere-nel-mondo (il dasein dei singoli) e l’esperienza lavorativa.
4 /4
Come ci ricordano i due ricercatori francesi Coutrot e Perez: “il lavoro ha senso se permette di sentirci utili, di riconoscerci in quello che facciamo rispettando le regole del mestiere e l’etica comune e di sviluppare le nostre capacità e le nostre esperienze”.
Se la massimizzazione del profitto e dei dividendi è la regola, l’alienazione è il risultato.
La crisi della relazione con il lavoro è il frutto dei modelli aziendali e delle logiche produttive, non della scarsa voglia di lavorare delle persone.
Le ricadute per le aziende derivanti dalla dissonanza occupazionale del lavoro sono molteplici. Un primo rischio consiste nella perdita di competitività e di aumento dei costi operativi a causa di assenteismo, presenteismo (essere presenti ma non produttivi) e turnover. Per intervenire su queste dinamiche sono utili nuove pratiche di “job crafting” (Wrzesniewski e Dutton: “Il job crafting permette ai dipendenti di ridefinire e reinventare il loro lavoro in modi personalmente significativi e coinvolgenti” ) e pratiche di “wellbeing organizzativo”, che considerano la salute e il benessere dei dipendenti come una questione strategica, non solo come un costo da gestire.
Un secondo ambito è il rischio di erosione del capitale umano e della cultura aziendale, minando i valori e l’etica dell’organizzazione. Adottare un approccio di gestione dei talenti può essere utile per creare un’architettura del talento che allinei la gestione delle persone con gli obiettivi strategici dell’organizzazione, così come lo sviluppo di programmi di cultural transformation possono utili.
Terzo ambito è il rischio di mancata realizzazione del potenziale di innovazione e la possibilità di perdite nella conoscenza

tacita. La dissonanza occupazionale può soffocare la creatività e l’innovazione. Questo implica una costante attenzione a implementare una cultura di “innovazione aperta”, insieme a nuove strategie di “knowledge management”.
Unquarto rischioèlegatoaldanneggiamento della reputazione aziendale e all’aumento dei conflitti interni. In un’era di trasparenza e di social media, la dissonanza occupazionale può rapidamente tradursi in un danno reputazionale per l’azienda. Queste sono dinamiche che possono essere contenute con pratiche di autentico “employer branding”, (Simon Barrow: “L’employer branding deve essere basato su una proposta di valore per i dipendenti che sia genuina e allineata con l’esperienza reale di lavoro” ) e di “employee voice”, (canali per la rilevazione delle preoccupazioni e delle idee dei dipendenti).
La sfida di fondo, tuttavia, è quella di una
nuova cultura del lavoro, che riduca la distanza tra le aspirazioni delle persone e le pratiche quotidiane e riallinei l’attività di produzione di beni e servizi con quella del sé dei Collaboratori.
Enzo Risso
AUTORI

Nel mondo del management consulting da 50 anni, è consulente esperto di innovazione del comportamento, facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda. Migliora il rendimento del capitale umano
FABRIZIO FAVINI
favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, selfengagement, produttività.
Utilizza le neuroscienze per favorire l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili
a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia dell’Individuo che dell’Azienda.
Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato i seguenti libri: La Vendita di Relazione
(Sole 24ORE); La vendita fa per te (Sole 24ORE); Scuotiamo l’Italia (Franco Angeli); Comportamenti aziendali ad elevata produttività –Integrazione tra stili di management e neuroscienze (gueriniNext).
Editore di rivoluzionepositiva. com, Magazine On Line orientato al nuovo Umanesimo d’Impresa per la sostenibilità sociale, economica ed ambientale dell’Impresa stessa.

Dal novembre
2015 è presidente dell’advisory board di Eumetra, Istituto di nuova concezione per lo studio della discontinuità e
REMO LUCCHI
dei nuovi eventi sociali alimentati dai nuovi approcci della Sostenibilità.
È stato cofondatore, Direttore della ricerca,
Amministratore
Delegato e Presidente di GFK Eurisko. Dal 1978 in poi Docente in ricerche sociali e di mercato in
varie università. Ha personalmente sviluppato la principale ricerca sociale in Italia, punto di riferimento per l’analisi
dell’evoluzione sociale e per la definizione delle strategie media.

ENZO RISSO
quotidiano Domani. Autore del manifesto
libri, realizzato per Libro 2022. Coordina con il prof. Andrea Segrè l’osservatorio internazionale sullo
spreco alimentate Waste Watcher. Ha pubblicato molteplici volumi di analisi sociale, politica e valoriale; solo per citare gli ultimi: “Il consumatore narratore si sé,
L’immaginario collettivo e il suo ruolo nelle scelte di consumo” (Guerini & associati, 2023); “Lo spreco alimentare in Italia e nel mondo. Quanto, cosa e perché. I rapporti
dell’Osservatorio Waste Watcher International 20222023” (con Andrea Segré, Castelvecchi 2023).

Biologo naturalista, è scrittore e docente riconosciuto a livello internazionale nel campo della meditazione e del benessere. Fondatore
DANIEL LUMERA
del centro di ricerca Lumera Institute e dell’International Kindness Movement, è autore di bestseller tradotti in più lingue che uniscono scienza
e spiritualità. Cura la rubrica 7 Respiri per il settimanale 7 e la collana di libri Mente e corpo in equilibrio del Corriere della Sera.
Con l’organizzazione di volontariato da lui fondata opera in scuole, carceri e ospedali, e promuove iniziative culturali e sociali
volte a migliorare la qualità della vita dell’individuo e della società.
STUDIO BETTINARDI BOVINA



Perché Rivoluzione Positiva?
Un nuovo Magazine On Line: informazione, conoscenza, saggezza.
MANIFESTO
Con l’enorme disponibilità di informazioni, resa possibile dalla tecnologia, la nostra vita è diventata molto più veloce e molto più distratta. Abbiamo creato i presupposti per cui il nostro cervello è meno preciso, fatica di più a concentrarsi. Perdiamo il focus attentivo sui problemi, divaghiamo mentalmente, siamo intermittenti e discontinui nel nostro modo di pensare e,
quindi, nel nostro comportamento.
Siamo passanti frettolosi e distratti la cui soglia di attenzione dura 8 secondi; siamo meno concentrati dei pesci rossi che arrivano a 9, ci dicono gli esperti. Siamo diventati bulimici di informazioni, emozioni, immagini, collegamenti, suoni. Divoriamo il tutto in superficie senza gustare, approfondire, riflettere.
Oggi chi non si ferma a
guardare non vede; chi non si ferma a pensare non pensa.
Riscopriamo allora il piacere - o la necessitàdi riflettere, di pensare, di soffermarci per capire meglio dove stiamo andando per essere più consapevoli del nostro tempo, complesso e complicato, e del nostro ruolo, umano, sociale e professionale.
Se condividete queste nostre riflessioni, siete invitati a partecipare ad
una iniziativa virtuosa resa possibile dalla combinazione dei saperi e delle esperienze umane e professionali di un manipolo di Pensatori Positivi, profondi, competenti e sensibili interpreti del nostro tempo, che hanno deciso di contribuire a questo Progetto. Ad essi si uniscono autorevoli Testimoni Positivi. A tutti loro il nostro grazie! di cuore.
Il Comitato di Redazione:
Fabrizio Favini
Edoardo Boncinelli
Roberto Cingolani
Enrico Giovannini
Gianni Ferrario
DIDA

img: arteworld.it

https://www.facebook.com/AlbatrosIlFilo/ videos/950119959796814
Ora l’empatia viaggia anche in scooter!
