UN ALTRO NOVECENTO
preservarsi nella propria interezza: un caso unico in Europa orientale. Meno noto è, invece, che l’11 marzo 1943, con una serie di azioni pianificate e coordinate, il governo di Sofia iniziò a deportare gli ebrei della Macedonia e della Grecia, ancora privi di cittadinanza bulgara e soggetti a discriminazioni fin dal 1941. In meno di venti giorni, oltre 7.000 vennero concentrati e deportati a Treblinka, dove venne annientata l’intera comunità sefardita macedone 78. Nel 1943-44 il peggioramento della situazione militare indusse l’élite conservatrice bulgara a tentare di uscire dal conflitto. Oltre alla scarsità di contatti con il mondo occidentale, che li distingueva dai colleghi romeni e dagli ungheresi, i politici bulgari faticavano ad accettare come ineluttabile la perdita di territori. I partiti di centro-destra si ritrovarono, così, in una posizione di netto svantaggio rispetto ai comunisti quando, nell’agosto-settembre 1944, la sorte della Bulgaria conobbe una svolta radicale. La capitolazione romena del 23 agosto mise in allarme le autorità bulgare e il 2 settembre venne formato un nuovo gabinetto, guidato dall’agrario filo-occidentale Kosta Muraviev, che ritirò immediatamente la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna. Il 5 settembre, tuttavia, l’URSS dichiarò guerra alla Bulgaria e, tre giorni dopo, Sofia veniva invasa dalle truppe sovietiche senza consultazione preventiva con gli alleati occidentali. Il governo ordinò all’esercito di non resistere e ruppe le relazioni con la Germania. Il Fronte della patria, un’organizzazione antifascista dominata dal partito comunista, fondata nel 1944, entrò allora in azione con scioperi e manifestazioni e il 9 settembre prese il potere utilizzando ampiamente le forze di polizia e l’esercito, che interveniva per la prima volta nel conflitto a fianco dell’Armata rossa, contro i tedeschi in ritirata. La capitolazione degli agrari di fronte al predominio sovietico si accompagnò presto alla repressione dei dissidenti. Dopo la Jugoslavia e l’Albania, la Bulgaria fu il terzo paese sul quale all’inizio del 1945 il partito comunista aveva già affermato un forte controllo politico e militare.
2.6 Liberazione e occupazione L’offensiva sovietica in Europa centro-orientale, iniziata nella tarda estate del 1944 sulle due direttrici nord (verso Varsavia e Berlino) e sud (verso i Balcani e Budapest), si concluse il 9 maggio 1945 con l’ingresso dell’Armata rossa a Praga. Il giorno prima l’esercito tedesco aveva capitolato, mentre le truppe sovietiche controllavano ormai tut98