UN ALTRO NOVECENTO

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UN ALTRO NOVECENTO

re, il cui bilancio tornò a crescere per la prima volta dopo la morte di Stalin. Fallì, soprattutto, l’esperimento di rendere coltivabili le terre vergini, come quelle del Kazakhstan settentrionale, dove Chruščëv insediò centinaia di migliaia di nuovi contadini. All’eccellente raccolto del 1961 seguirono quelli, disastrosi, del 1962-63, che costrinsero l’URSS a importare ingenti derrate alimentari dall’Occidente. Nonostante il vistoso miglioramento del tenore di vita rilevato, rispetto agli anni trenta e quaranta, da tutti i principali indicatori statistici (aspettativa media di vita, condizioni abitative, livello di istruzione, accesso ai servizi sociali e alla cultura), le restrizioni ideologiche e la repressione sociale innescata dalle ripetute campagne di “moralizzazione”, intese a sradicare i reati contro la proprietà e la corruzione, determinarono la formazione di un fronte trasversale favorevole alla destituzione di Chruščëv, guidato nell’ottobre 1964 dall’apparato di sicurezza e dal presidente del Soviet Supremo, Leonid Brežnev, che assunse la carica di segretario generale del PCUS.

5.3 Repressione e consolidamento, 1956-67 5.3.1.

IL BLOCCO SOVIETICO FRA UNITÀ E CRISI

Nel decennio successivo al 1956 i regimi comunisti dell’Europa orientale iniziarono a sviluppare politiche differenziate in diversi campi, dalla cultura all’economia, fino ai rapporti con l’Occidente. Il movimento comunista internazionale, monocratico sotto Stalin, si trasformò in un’entità policentrica, in cui la dialettica interna sfociava ormai in conflitti pubblici nonostante la dipendenza da Mosca 34. Per l’Europa orientale la fine degli anni cinquanta fu un periodo complesso, nel quale l’intensificazione della spinta repressiva, particolarmente evidente non solo nell’Ungheria postrivoluzionaria, ma anche in Romania e in Bulgaria, si unì al generale consolidamento dell’assetto socioeconomico. Società prevalentemente rurali ed economicamente arretrate subirono una modernizzazione distorta, che tuttavia le trasformò in organismi complessi, regolati da bisogni individuali crescenti (casa, lavoro, assistenza sociale, educazione, ricreazione), cui lo Stato era chiamato a rispondere 35. A eccezione della Cecoslovacchia (1968) e della Polonia (1980-81), l’Europa orientale non conobbe dopo il 1956 movimenti di massa, rivolte o scontri di piazza paragonabili a quelli del decennio precedente. Le classi dirigenti comuniste iniziarono a trasformarsi in autentiche élite transna190


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Bibliografia

35min
pages 365-386

Indice dei nomi

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Note

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pages 327-364

Problemi e sfide del nuovo secolo

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pages 317-326

Rivoluzioni democratiche e “Stati falliti”

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Crisi economica e prospettive di ripresa

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pages 310-312

7.5. Il postcomunismo nei Balcani: catastrofe e ripresa

31min
pages 287-304

totalitario

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pages 283-286

mento

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6.4. La fine del comunismo, 1988-91

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pages 252-266

postcomunismo

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reale

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6.2. Stabilità politica, disastro economico

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5.5. L’ultima utopia: il 1968 cecoslovacco

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5.3. Repressione e consolidamento, 1956-67

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pages 186-199

5.4. Risultati e fallimenti del “socialismo reale”

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4.4. Il disgelo e le sue contraddizioni

15min
pages 164-172

5.2. Continuità e rottura negli anni di Chruˇsˇcëv

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pages 182-185

4.3. Gli anni del terrore

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pages 155-163

4.2. Pianificazione e militarizzazione

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3.5. La nascita del blocco sovietico

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stria

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2.6. Liberazione e occupazione

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3.2. L’Europa orientale nella sfera di influenza sovietica

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3.3. Politica ed economia negli anni della transizione

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2.4. Collaborazionismo e resistenza nei paesi occupati

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2.5. Gli alleati/satelliti del Reich

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2.3. Guerra di sterminio a Est

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dell’URSS, 1939-41

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