INQUINAMENTO E DIABETE: UN BINOMIO DA
NON SOTTOVALUTARE NELL’AREA METROPOLITANA MILANESE
Edoardo Croci GREEN - Centro di Ricerca sulla geografia, le risorse naturali, l’energia, l’ambiente e le reti, Università Bocconi, Milano
Alessandra Valerio Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, Università degli Studi di Brescia
Che respirare aria inquinata sia nocivo per la salute è un fatto assodato. Leggiamo che i livelli di polveri sottili superano le soglie raccomandate, e ci preoccupiamo per i nostri polmoni o per il cuore. Forse pochi tra noi sono al corrente di conseguenze nocive meno scontate: le ricerche scientifiche mettono in luce una relazione tra inquinamento atmosferico e malattia diabetica. I meccanismi che legano inquinamento e diabete sono tuttora oggetto di studio, ma si ritiene che il particolato atmosferico più fine possa raggiungere attraverso i bronchi la circolazione sanguigna, provocare infiammazione in vari distretti dell’organismo, e ridurre la capacità dell’insulina di controllare la glicemia. Uno studio pubblicato nel 2018 sulla rivista The Lancet Planetary Health ha cercato di quantificare i danni sulla popolazione. Analizzando per circa 8 anni i dati di 1,7 milioni di persone, tramite calcoli complessi i ricercatori della Washington University di Saint Louis sono giunti a ipotizzare che il 14% dei casi di diabete tipo 2 nel mondo sia attribuibile all’esposizione alle polveri sottili. (1).
Il livello di rischio è variabile nei diversi scenari ambientali e urbani. Nel contesto della Città Metropolitana di Milano, numeri preoccupanti emergono dalle centraline di monitoraggio che misurano i livelli di polveri sottili (PM10 e PM2,5) e di biossido di azoto (NO2) le cui emissioni nei centri urbani sono dovute principalmente al traffico (e in particolare ai veicoli diesel per quanto riguarda NO2) (Figura 1). A Milano il valore limite giornaliero di PM10 (per legge pari a 50 µg/m³) è stato superato per 79 giorni nel 2020 (la normativa consente 35 giorni di “sforamento”, il dato peggiore è stato registrato a Torino con 98 sforamenti) (2) . Nello stesso anno, il valore medio annuo di NO2 è stato di 39 µg/m3, sfiorando il valore limite annuale di 40 µg/m³ che è stato superato in alcune zone della città, come rilevato dalla centralina di viale Marche che segnala un valore di 49 µg/m³) (2). È utile tenere conto che le nuove linee guida dell’OMS prevedono per la tutela della salute una media annuale di NO2 pari a 20 µg/m³, inferiore rispetto a quella consentita dalla normativa.
Figura 1: Giorni di sforamento dei limiti di PM10 e NO2; anno 2019
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