5 minute read

Inquinamento e diabete

Next Article
Gabriele Rabaiotti

Gabriele Rabaiotti

UN BINOMIO DA NON SOTTOVALUTARE NELL’AREA METROPOLITANA MILANESE

Edoardo Croci

GREEN - Centro di Ricerca sulla geografia, le risorse naturali, l’energia, l’ambiente e le reti, Università Bocconi, Milano Alessandra Valerio

Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, Università degli Studi di Brescia

Che respirare aria inquinata sia nocivo per la salute è un fatto assodato. Leggiamo che i livelli di polveri sottili superano le soglie raccomandate, e ci preoccupiamo per i nostri polmoni o per il cuore. Forse pochi tra noi sono al corrente di conseguenze nocive meno scontate: le ricerche scientifiche mettono in luce una relazione tra inquinamento atmosferico e malattia diabetica. I meccanismi che legano inquinamento e diabete sono tuttora oggetto di studio, ma si ritiene che il particolato atmosferico più fine possa raggiungere attraverso i bronchi la circolazione sanguigna, provocare infiammazione in vari distretti dell’organismo, e ridurre la capacità dell’insulina di controllare la glicemia. Uno studio pubblicato nel 2018 sulla rivista The Lancet Planetary Health ha cercato di quantificare i danni sulla popolazione. Analizzando per circa 8 anni i dati di 1,7 milioni di persone, tramite calcoli complessi i ricercatori della Washington University di Saint Louis sono giunti a ipotizzare che il 14% dei casi di diabete tipo 2 nel mondo sia attribuibile all’esposizione alle polveri sottili. (1) . Il livello di rischio è variabile nei diversi scenari ambientali e urbani. Nel contesto della Città Metropolitana di Milano, numeri preoccupanti emergono dalle centraline di monitoraggio che misurano i livelli di polveri sottili (PM10 e PM2,5) e di biossido di azoto (NO2) le cui emissioni nei centri urbani sono dovute principalmente al traffico (e in particolare ai veicoli diesel per quanto riguarda NO2) (Figura 1). A Milano il valore limite giornaliero di PM10 (per legge pari a 50 µg/m³) è stato superato per 79 giorni nel 2020 (la normativa consente 35 giorni di “sforamento”, il dato peggiore è stato registrato a Torino con 98 sforamenti) (2). Nello stesso anno, il valore medio annuo di NO2

è stato di 39 µg/m3, sfiorando il valore limite annuale di 40 µg/m³ che è stato superato in alcune

zone della città, come rilevato dalla centralina di viale Marche che segnala un valore di 49 µg/m³) (2). È utile tenere conto che le nuove linee guida dell’OMS prevedono per la tutela della salute una media annuale di NO2 pari a 20 µg/m³, inferiore rispetto a quella consentita dalla normativa.

Figura 1: Giorni di sforamento dei limiti di PM10 e NO2; anno 2019

Qual è l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla prevalenza del diabete nella Città Metropolitana di Milano? Ricercatori della Bocconi e delle Università degli Studi di Milano e di Brescia hanno cercato di indagarlo, attingendo ai dati di ATS Milano e di ARPA Lombardia relativi agli anni 2011-2018 (Figura 2). Lo studio, sviluppato nell’ambito del programma Cities Changing Diabetes e pubblicato sulla rivista Diabetes Research and Clinical Practice, fornisce elementi che riguardano più di 3,4 milioni di abitanti. In sintesi, anche in questa zona emerge una relazione statisticamente significativa tra inquinanti atmosferici e prevalenza del diabete tipo 2. Un aumento di 10 unità di concentrazione di PM10 o NO2 si traduce in un aumento rispettivamente del 8,1% e del 4,1% nella prevalenza del diabete tipo 2 (3) .

Figura 2

Il diabete è in aumento nel mondo. Il 67% delle persone con diabete vive in aree urbane; si ipotizza che il rapido aumento dell’urbanizzazione contribuisca a questa tendenza in aumento. Abitare in contesti urbani ha impatti positivi sulla salute (migliori opportunità di istruzione, reddito pro-capite, accesso alle cure) ma impatti negativi possono derivare da cambiamenti di abitudini alimentari, attività fisica, tipologia di lavoro e relativo stress, e certamente dalla maggiore esposizione a inquinanti ambientali. Questi fattori (specie nel contesto di una predisposizione genetica) contribuiscono all’aumento di obesità, che prelude al diabete tipo 2. Anche elementi socioeconomici e culturali giocano un ruolo che deve essere considerato e affrontato. È oggi chiara la necessità di una combinazione di ap-

procci, non solo a livello di singoli individui ma anche a livello di popolazione, per la preven-

zione delle “malattie non trasmissibili” come il diabete. Solo politiche sanitarie e ambientali coordinate riusciranno a mettere in atto una prevenzione efficace e ridurre il pesante impatto, anche economico, del diabete sulla società e sul sistema sanitario regionale. Medici, scienziati e urbanisti devono aprire un dialogo e chiedere ascolto ai decisori. La ricerca delle università lombarde accende un forte allarme sul rischio di diabete connesso agli elevati

indici di PM10 e NO2 registrati nelle municipalità

della Città Metropolitana di Milano. La prevalenza del diabete è progressivamente aumentata dal 2011 al 2018 nei comuni della Città Metropolitana di Milano. Nello stesso periodo tuttavia, le concentrazioni di PM10 e NO2 – pur se molto elevate rispetto ai livelli accettabili – sono progressivamente diminuite. Analizzando i dati, si nota che qualche azione positiva sta dando i suoi primi frutti. Si registra nel Comune di Milano una progressiva riduzione del tasso di motorizzazione (il numero di autovetture per mille abitanti è passato da circa 565 nel 2006, a circa 505 nel 2016) (4). Milano risulta in testa alla classifica tra le città italiane per quanto riguarda l’offerta di servizi di trasporto pubblico (5). La rete ciclabile del Comune di Milano è cresciuta costantemente dal 2011 al 2017, ma risulta frammentata e caratterizzata da passaggi e attraversamenti non sempre in linea con gli standard più avanzati di design internazionale (6). Il 2008 ha visto la nascita di servizi di bike sharing che vedono un costante trend in ascesa. La città si trova al di sotto della media dei grandi comuni per quanto riguarda la disponibilità di aree pedonali (7); si osserva però un trend di miglioramento, anche in relazione alle politiche di riduzione del traffico. Purtroppo, la densità di aree verdi rispetto alla superfice comunale vede ancora Milano largamente sotto la media delle grandi città. La disponibilità di verde urbano per ogni abitante di Milano (17,9 m2/ab) è molto inferiore a quella nazionale (31 m2/ab) e lombarda (28,6 m2/ab). Molto rimane da fare: i politici sono chiamati a raccolta per rendere la Città Metropolitana di Milano sempre più vivibile. Più che un sogno, questo è un preciso obiettivo di sviluppo sostenibile posto dall’Europa: contribuire a ridurre di un terzo la mortalità

prematura per malattie non trasmissibili entro il 2030.

1. Benjamin Bowe, Yan Xie et al. The 2016 global and national burden of diabetes mellitus attributable to PM2·5 air pollution. The Lancet Planetary Health. Articles

Vol 2, issue 7, E301-E312, July 01,2018. https://www.thelancet.com/journals/lanpla/article/PIIS25 42-5196(18)30140-2/fulltext 2. Legambiente (2021) Mal’Aria di città. https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/ 2021/01/Rapporto_Malaria_2021.pdf

3. Meroni G, Valerio A, Vezzoli M, Croci E, Carruba MO.

The relationship between air pollution and diabetes: a study on the Municipalities of the Metropolitan City of

Milan. Diabetes Research and Clinical Practice. March 10, 2021. DOI:https://doi.org /10.1016/j. diabres.2021.108748

4. Comune di Milano (2019), Piano di Governo del Territorio 2019, elaborazione AMAT su dati ACI 5. Euromobility (2018) 6. Comune di Milano (2019), Piano di Governo del Territorio 2019, elaborazione AMAT 7. ISTAT (2016), Dati ambientali nelle città

This article is from: