editoriale Laureato in Ingegneria civile, indirizzo Trasporti, Dottore di ricerca in Ingegneria Civile e Ambientale indirizzo Strutturale e Geotecnica presso l’Università di Genova, abilitato fra l’altro alla prevenzione incendi, sicurezza nei cantieri, specializzato in antisismica e mitigazione dei rischi e subsidenza, dal 2017 è Segretario degli Ingegneri genovesi. Autore di numerosi progetti, lavori e pubblicazioni, è titolare dello studio Sterpi di Servizi di progettazione e direzione lavori di Architettura e Ingegneria, in particolare consulenze tecniche in ambito giudiziario e stragiudiziario, attività professionali, scientifiche e tecniche. L’Ing. Enrico Sterpi
EDITORIALE - ENRICO STERPI, SEGRETARIO DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DI GENOVA
Oltre un anno di lavoro e approccio ingegneristico per elaborare la nostra proposta Oltre un anno di riunioni, di scambi di opinioni, di studi approfonditi, di lavoro ininterrotto nonostante la pandemia che ci costringeva a comunicare dietro uno schermo e poi l’idea lanciata quasi come un’ipotesi accademica ha preso lentamente forma fino a farci capire - grazie alle competenze specifiche dei colleghi e al confronto con alcuni medici che avevamo su una via mai percorsa prima ma era quella giusta: noi ingegneri potevamo dare un contributo decisivo per una nuova concezione della programmazione della medicina territoriale. Sì, proprio mentre in Tv scorrevano le immagini di pronto soccorsi intasati e di file di ambulanze in coda con gli ammalati di Covid curati alla meglio nelle barelle di bordo
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RIVOLUZIONE SANITÀ - DAGLI INGEGNERI LE PROPOSTE PER UN APPROCCIO SCIENTIFICO
dai volontari delle pubbliche assistenze rischiando la vita come i medici e gli infermieri che vivevano nell’inferno di corridoi pieni di persone sofferenti; mentre i giornali raccontavano come i reparti delle strutture sanitarie venivano sgombrate dai pazienti affetti da altre malattie per far posto
Il percorso della Commissione Sanità dell’Ordine genovese che in questo inserto presenta il suo lavoro per cambiare la medicina territoriale in Liguria. Il nostro ringraziamento per i tanti preziosi contributi ricevuti
alle vittime della nuova peste; mentre le autorità sanitarie snocciolavano ogni giorno il rosario terribile del numero dei contagiati, di coloro che erano gravissimi in terapia intensiva e dei morti; mentre i virologi e gli esperti si contraddicevano e venivano allestiti campi di accoglienza straordinari per accogliere i contagiati, un elemento era chiarissimo: il sistema sanitario mondiale era saltato, incapace di far fronte a un’emergenza e costringendo così al lockdown. E sarebbe stata la stessa cosa davanti a un terremoto, all’esplosione di una centrale nucleare, a un disastro di qualunque tipo che per malasorte avesse coinvolto migliaia di persone. Ci siamo chiesti perché e la risposta ci è apparsa altrettanto
A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021
chiara: perché la presenza degli ospedali sul territorio è sempre stata concepita come l’unica risposta che la politica e la pubblica amministrazione è stata in grado di dare, con la conseguenza che essendo tutti abituati ad essere accolti in corsia per qualunque cosa, in caso di emergenza questi sarebbero inevitabilmente subito andati in overbooking, e non sarebbero riusciti a curare né i normali pazienti né le vittime di disastri o epidemie. Dove stava dunque il problema? Nell’ospedalocentrismo, nell’aver costruito i presidi sanitari senza uno studio preventivo che tenesse conto della correttezza della loro dislocazione sul territorio, della presenza dei reparti occorrenti secondo le esigenze statisticamente riscontrate nelle varie aree (se, per capirci, la più alta percentuale di persone anziane dovesse vivere a est, non sarebbe un’idea geniale abbondare con la geriatria nelle strutture a ovest della regione) e non aver dotato di strutture alternative, di alleggerimento, il territorio, per fornire assistenza senza necessariamente ricoverare alcune tipologie di malati nei nosocomi. Ecco, elaborata questa analisi, la Commissione Sanità dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, si è concentrata sul “che fare?”, continuando con un lavoro concreto per giungere
La Commissione Sanità
a linee guida razionali. E già nel primo numero di quest’anno di A&B, il periodico del nostro Ordine, siamo stati in grado di pubblicare un resoconto dell’impostazione del lavoro, la cui finalità è coinvolgere il mondo sanitario e soprattutto la Regione Liguria in un confronto per affrontare insieme un cambiamento radicale (si può leggere al link https://issuu.com/ ordineingegnerigenova/docs/ a_b_n._01_anno_2021/1?ff). «La proposta è attuale - scrissi in quell’occasione - cambia il paradigma dell’assistenza da “ospedalocentrico” verso un ospedale delocalizzato: un grosso investimento per il nostro sistema che essere sviluppato con la consapevolezza che deve diventare dinamico, in grado di adattarsi alle esigenze del momento». Non per niente parlammo fra le altre cose di “persona al centro dei servizi” (medicina del territorio orientata sui pazienti), Case della salute o di Comunità, potenziamento e digitalizzazione dell’assistenza domiciliare, aggiornamento degli standard delle Residenze sanitarie assistite (Rsa), pubblicando tabelle, schede, numeri, mappature, dati che offrivano un quadro già abbastanza chiaro dei nostri orientamenti. E nel numero successivo (link https://www.ordineingegneri. genova.it/atto/ab-n-02anno-2021/) entrammo ancor
Fanno parte della Commissione Sanità dell’Ordine di Genova gli Ingegneri: Alberto Cella, Marco Bergia Boccardo, Francesco Bonavita, Alberto Borneto, Francesco Goretti, Ilmo Lanza, Romolo Macchi, Riccardo Rebagliati, Gaetano Stefano Scillieri, Enrico Sterpi, Giulio Tagliafico, Michela Tognetti.
MAURIZIO MICHELINI, Presidente Ordine Ingegneri Genova
Semplificare la realtà complessa Ma cosa c’entrano gli Ingegneri con la collocazione dei presidi sanitari sul territorio? È certo vero che grazie alle loro competenze di urbanistica, e biomedicina, edilizia ospedaliera vivono sul campo, a fianco ai medici, la battaglia per la salute dei cittadini, ma suggerire dove collocare un qualunque presidio sanitario, a qualcuno potrebbe apparire azzardato. Proprio sul primo numero della nuova edizione di “A&B”, nel 2013, mi trovai a definire il ruolo dell’Ingegnere Il “semplificatore” della realtà complessa. Non era uno slogan. Tutto intorno a noi è ingegneria: dal caffè che beviamo al mattino alle decine di messaggi via smartphone che ormai fanno parte del nostro quotidiano fino alle cose più complesse della tecnologia che eppure usiamo con estrema semplicità. Ebbene, la domanda giusta è semmai perché finora non sono state usate le conoscenze ingegneristiche per programmare le scelte sanitarie territoriali con un approccio scientifico. Con la sua Commissione Sanità, l’Ordine degli Ingegneri di Genova ha fatto il primo passo. Ora tocca a chi ha le responsabilità decisionali capirne la portata e non perdere l’occasione.
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