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Ing. Maurizio Michelini, Presidente Ordine Ingegneri Genova

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Ing. G. Tagliafico

Ing. G. Tagliafico

nessun progetto potrà decollare. E in Italia questa fondamentale risorsa è caratterizzata dalla disponibilità di 44.279 MMG e 7.662 PLS (numeri ISTAT 15 giugno 2020). Senza dimenticare il tema essenziale della preparazione dei MMG a svolgere attività molto più impegnative - ma allo stesso tempo gratificanti e meritocratiche (introducendo meccanismi premiali, incentivali e carrieristici oltre, naturalmente, a criteri misurabili circa la qualità dell’assistenza fornita al cittadinopaziente) - di quelle prestate sino ad oggi. I MMG/PLS, senza dimenticare i Medici della Continuità Assistenziale (CA), comunemente denominati Guardie Mediche, ed i 118isti, rappresentano un patrimonio italiano che ha pagato un contributo altissimo di vittime nei recenti terribili mesi, patrimonio su cui bisogna investire in formazione, qualità e gratificazione. Non è certo compito dei sottoscritti valutare e suggerire quale inquadramento contrattuale per MMG/PLS/CA sia quello maggiormente funzionale al raggiungimento degli obbiettivi sopra indicati: dipendenza, consulenza, para subordinazione, ecc. Si è già parlato dell’ampia disponibilità di tecnologie di supporto di cui oggi disponiamo:

il problema sarà la loro standardizzazione e la capacità di colloquio interregionale, principio ovvio ma spesso non applicato

(come dimostrato dalla campagna di vaccinazione). Tutte le azioni dovranno avere, per il cittadino, un archivio costituito dal Fascicolo Sanitario il cui

utilizzo ha ancora - purtroppo -

scarsa diffusione nella popolazione e ancora non trascurabili inefficienze tecniche. Il FSE deve, infatti, svolgere tre funzioni chiave: (i) divenire punto di accesso per l’individuo per la fruizione di servizi essenziali forniti dal SSN; (ii) costituire la banca dati per i professionisti sanitari che includa l’intera storia clinica del paziente; (iii) offrire uno strumento per le ASL che potranno utilizzare in forma anonima le informazioni cliniche del FSE per effettuare analisi di dati clinici e migliorare la prestazione dei servizi sanitari. La gestione del Fascicolo è parte integrante degli interventi per la digitalizzazione della PA. Il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Dipartimento per la Transizione Digitale saranno congiuntamente responsabili della gestione complessiva del progetto. Le risorse complessive assorbite dal progetto all’interno del budget sono pari a 1,38 miliardi di euro, di cui 0,57 miliardi relativi al progetto già in essere di realizzazione del Sistema di Tessera Sanitaria Elettronica. Per l’attuazione dell’iniziativa si prevedono azioni a livello centrale e a livello locale.

3) Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (Ospedali di Comunità).

Si introduce l’attivazione di Ospedali di Comunità per pazienti a bassa intensità di cura (20/40 posti letto). Se ne prevedono 381 con un investimento di 1 miliardo (2,6 milioni l’uno). Secondo i programmi l’Ospedale di Comunità potrà anche facilitare la transizione dei pazienti dalle Strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti. Visto lo stanziamento sostanzialmente esiguo, con ogni probabilità si tratterà di reparti da inserire in Ospedali o Strutture già esistenti, di cui bisogna valutare preliminarmente i costi di gestione e la fattibilità; il termine Ospedale di Comunità risponde forse ad esigenze politiche, perché se si definisce una struttura «a gestione essenzialmente infermieristica» questa non è “Ospedale” per tabulas. Questo termine presuppone, peraltro, una autosufficienza tecnico / funzionale / economica, impossibile per una Struttura della dimensione indicata. Impossibilità che ha portato nel recente passato alla chiusura di “veri” piccoli Ospedali.

Fa parte della seconda componente del Piano Missione

6 il “M6C2”, cioè Innovazione ricerca digitalizzazione del SSN per un valore 8,63 miliardi. La componente prevede l’acquisto di nuove apparecchiature tecnologicamente avanzate, la digitalizzazione di 280 Strutture ospedaliere, l’acquisto di 7.700 posti letto e l’adeguamento antisismico di 116 Strutture. Tema che non si ritiene di dover approfondire in quanto non strettamente attinente al tema trattato dall’articolo.

La Liguria anticipa i “bisogni” nazionali

Come si tradurrà quanto sin qui enunciato nella realtà Ligure? La nostra Regione si è dotata di una “Struttura Tecnica di Missione” dedicata alla pianificazione della riforma sanitaria con i fondi del PNRR ed alla sua concreta attuazione nei tempi previsti dalle norme di riferimento: un incarico triennale con ampi poteri, che spaziano dalla sfera sanitaria, a quella socio-sanitaria ed a quella di bilancio. Si è pensato di superare le difficoltà che tradizionalmente caratterizzano l’organizzazione regionale, nel dialogo tra le Strutture che governano i fattori produttivi (Direzione Finanze e Direzione appalti) e quelli preposti all’organizzazione del sistema sanitario (Dipartimento Sanità e ALISA) con una struttura trasversale che, senza oneri aggiuntivi, avesse come funzione primaria il coordinamento dell’azione dei vari attori per garantirne unitarietà e, quindi, efficienza ed efficacia. Tra i risultati attesi dal contributo della Struttura, oltre alla realizzazione delle Case e degli Ospedali di Comunità su enunciati, vi sono quelli di un’inversione di tendenza negli andamenti delle liste di attesa e della mobilità passiva. Due elementi che stanno a indicare un esistente disallineamento tra l’offerta del sistema regionale e la domanda di beni e servizi sanitari da parte della popolazione, che – nella nostra Regione - ha esigenze precipue e non solo legate alla collocazione geografica. Occorre, infatti, premettere che la

Liguria rappresenta un unicum nel

panorama nazionale, poiché la sua struttura anagrafica attuale (che impone, ad esempio, di pensare e progettare una forte capacità di risposta assistenziale domiciliare del sistema, unitamente a Strutture in grado di gestire i cosiddetti “post-acuti”) è analoga a quella che l’Italia avrà nel 2050 e, quindi, come affronteremo i bisogni sanitari e socio-sanitari dei liguri oggi influenzerà lo sviluppo del Sistema Sanitario Nazionale nel suo futuro. Un futuro, ormai prossimo per la Liguria, nel quale ci si deve porre due obbiettivi: il primo è quello di riuscire a creare una lettura

collettiva del Sistema Sanitario quale strumento per la produzione e l’erogazione di beni e servizi sanitari in risposta al bisogno dei

cittadini-pazienti. Il secondo - strettamente connesso ad una seconda visione - è fatto di

un mondo di Digital Twin, Digital Home Care, Medicina predittiva, Ospedali-Residenze in grado di gestire in modo combinato intensità di cura e di assistenza

differenziati, Ospedali iper tecnologici in grado di concentrare in tempi ridotti intensità di cura sempre più elevata e messi in condizione di dialogare a pieno regime con le altre realtà presenti nel percorso. Un mondo che - allo stesso tempo - è quanto mai necessario continui a basarsi sui Professionisti Sanitari, Medici in primis, che dovranno essere i “padroni intelligenti ” di queste tecnologia D’altronde, è sotto gli occhi di tutti come la pandemia sia stata affrontata con grande spirito di sacrificio, abnegazione e coesione degli Operatori sanitari, in particolar modo di coloro che sono stati impegnati “al fronte”, dapprima nella diagnosi e cura dell’infezione da Covid-19, poi anche nella prevenzione della stessa tramite la pratica vaccinale; un’attività che, soprattutto nelle condizioni in cui è stato richiesto di esercitarla, è andata ben oltre i confini dell’attività medica, alla quale i Professionisti della Sanità pur si dedicano quotidianamente, con passione e vocazione.

È in questo contesto che ben si comprende la centrale importanza che rivestono - e sempre più potranno rivestire - l’ingegneria biomedica, con specifico riferimento alla branca dell’ingegneria clinica e l’ingegneria per la sanità nella sostenibilità del Servizio

Sanitario Nazionale: condivisione e comunicazione dei dati, informatizzazione, telemedicina, dematerializzazione delle prescrizioni, co-gestione OspedaleTerritorio, robotica, cartella clinica del Terzo Millennio, integrazione pubblico-privato.

Sono, queste, solo alcune delle

sfide, tremendamente attuali, che la Governance sanitaria deve affrontare - nel minor tempo possibile - perché dalla bioingegneria e dalla ingegneria per la sanità possono derivare molte delle risposte in tema di efficentamento, di potenziamento dell’attività diagnostica a distanza, di riduzione dei tempi d’attesa e delle inutili duplicazioni diagnostiche e di miglioramento dell’architettura del sistema: ne

deriverà, in tal modo, un notevole risparmio di risorse che potranno essere allocate nel ridare alla Professione medica la dignità che

merita nel contesto sociale. L’emergenza, in fondo, ha posto tutti noi di fronte ad una evidenza oltremodo ovvia e intuitiva, ma che - per troppi anni - era stata scotomizzata (cioè rimossa inconsciamente dalla percezione e dalla memoria) dai più: il bene salute è il bene primario per eccellenza.

La medicina territoriale centro del sistema sanitario

Un bene che già oggi, e non solo nel prossimo futuro, deve

vedere la Medicina del Territorio al centro del Sistema Sanitario;

A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021 13

per fare questo bisogna avere il coraggio di ripensare la Medicina Generale sviluppando un concetto totalmente nuovo di assistenza territoriale e domiciliare nonché di riabilitazione extra-

ospedaliera. Scelte coraggiose ma quanto mai necessarie, per le quali diventa fondamentale una condivisione preliminare della Politica con i Professionisti del Settore in un’ottica di pianificazione strategia, funzionale e concretamente percorribile. Ecco, allora, l’iniziativa coordinata dell’Ordine degli Ingegneri di Genova - al lavoro da tempo con la sua Commissione Sanità - e dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri non solo in quanto Ente sussidiario dello Stato, ma anche e soprattutto quale Istituzione che - unica nel suo genere - rappresenta la totalità dei portatori di interessi (cittadini-pazienti ed Operatori). Una posizione che può - e anzi deve - portare ad assumersi la responsabilità di incidere pesantemente, con proposte e idee, nel piano di riforma del SSRSSN. Alla Politica spetta, invece, l’onere di ascoltare, ponderare e attuare. Ciò con l’obbiettivo ultimo di garantire la possibilità ai cittadini - nel medio-termine - di vedere la propria Salute tutelata in modo davvero completo, efficiente ed efficace. In conclusione, la sfida è di una straordinaria importanza, che ci impone di dimostrare di saper lavorare in modo nuovo sia nella fase della individuazione che della realizzazione e gestione dei progetti proposti.

PROF. ALESSANDRO BONSIGNORE

Medico Chirurgo, Specialista e Dottore di Ricerca in Medicina Legale, dal 2017 docente di Medicina Legale presso l’Università di Genova, afferente al DISSAL (Dipartimento di Scienze della Salute), vanta incarichi di insegnamento anche in Atenei stranieri. È consulente tecnico della Procura della Repubblica e delle Sezioni Civili e Penali presso numerosi Tribunali italiani. Convenzionato con l’Ospedale Policlinico San Martino, svolge attività di consulente anche per l’IRCCS-Istituto Giannina Gaslini. Nel 2014 vincitore del prestigioso premio internazionale “Young Scientist Award”, quale miglior patologo forense al mondo under 40. Organizzatore di molteplici congressi nazionali ed internazionali, ha pubblicato oltre 200 lavori scientifici sulle principali riviste del settore, essendo anche membro dell’Editorial Board di alcune di esse. Fellow dell’American Academy of Forensic Sciences. Dal 2017 Presidente della Federazione Regionale Ligure degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e, da inizio anno, Presidente dell’OMCeOGE (Ordine Provinciale Medici Chirurghi e Odontoiatri di Genova) per il quadriennio 2021-2024, di cui risulta esser stato Vice-Presidente nei precedenti due mandati (20152017 e 2018-2020).

PROF. ING. STEFANO SCILLIERI

Da 19 anni accademici docente del Corso che oggi si chiama Clinical Engineering presso il Dipartimento DIBRIS della Scuola Politecnica dell’Università di Genova, ha speso in carriera 20 anni nel settore Energia e 30 in Sanità, dove ha realizzato da professionista e imprenditore oltre 200 progetti in tutto il mondo. Dopo averlo realizzato, ha gestito per anni il Centro diagnostico il Baluardo di Genova. Tra le principali opere chiavi in mano all’estero si ricordano l’ospedale di Brazzaville (Congo) e l’Ospedale di Kerak in Giordania. Per Fincantieri ha realizzato 50 ospedali a bordo di navi militari e da crociera e per una multinazionale USA parte del piano di aiuti della Cooperazione Internazionale di Monaco in Africa. Consulente dell’Assessore Regionale della Sanità nel 2001, è oggi libero professionista impegnato anche nel settore energia (in passato è stato Direttore Commerciale Divisione Energia Ansaldo). Membro della Commissione Sanità dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, è autore del libro Ingegneria clinica ed ingegneria per la sanità (Flaccovio editore) la cui terza edizione aggiornata su Covid, Piano Pandemico e PNRR è in uscita in questi giorni.

Ospedale di Comunità, modello di riforma guardando al futuro

ING. ALBERTO CELLA Esperto edilizia ospedaliera - Commissione Sanità Ordine Ingegneri Genova ING. ILMO LANZA Esperto edilizia ospedaliera - Commissione Sanità Ordine Ingegneri Genova DOTT. MARIO LATTERE Già Direttore Dip. Direzione Medica O.C. Chioggia

Il termine Ospedale di Comunità, acronimo OdC, rappresenta, almeno in Europa o nel Nord America, un concetto variegato e declinato, negli obiettivi sanitari, in maniera non univoca. In Italia, il DPCM 2020

colloca l’OdC tra l’assistenza domiciliare e quella ospedaliera, diversificandolo rispetto alle strutture residenziali per cronici non autosufficienti (RSA), per

disabili e per malati terminali; lo destina alla presa in carico di pazienti che necessitano di interventi potenzialmente erogabili a domicilio e di sorveglianza infermieristica continuativa. È previsto un ricovero breve come prescrive il DPCM del 12-12017, di livello essenziale in assistenza territoriale, che necessita di interventi sanitari a bassa intensità clinica. In queste strutture sono assistiti quei pazienti privi di idonea assistenza del domicilio e con sorveglianza/cure sanitarie a livello infermieristico continuativo. Non sono strutture sanitarie per residenzialità assistita e su questo il DPCM è chiaro. Declinando per tipologia di cure assistenziali, un OdC è tra quelle strutture che curano condizioni non acute con richieste assistenziali - importanti (riabilitazione post ictus) - non importanti (cure domiciliari) In Italia la medicina di Comunità

venne normata dal Murst nel 1996, che istituzionalizzò la specializzazione in Medicina e Chirurgia nel settore professionale nella medicina di famiglia e di

Comunità; con DM 16.3.2007 venne istituto nel corso di laurea l’obiettivo formativo “medicina di famiglia e del territorio”. Con DM 2015 vennero estesi al medico specialista specifici ambiti di competenza professionale per le cure primarie, la medicina generale, la gestione e direzione dei servizi territoriali.

A queste specificità sanitarie in Italia non è mai stato dato una normativa strutturale, che identificasse cioè i requisiti

edilizi, impiantistici e funzionali. Eppure è argomento che a partire dalla fine degli anni 90 venne declinato e previsto nei progetti delle nuove ASL ed in generale nei piani di riordino sanitari; ad esempio in Liguria fu l’Ospedale di Busalla, che nel distretto 3 di ASL 3 prevedeva appunto la creazione di un OdC. Progetto mai decollato, forse per cambio di guida politica regionale, forse per scarso interesse dei vertici ASL, forse per ridotta spinta locale, comunque l’esperimento non si sviluppò non solo all’Ospedale Frugone di Busalla ma ovunque in Liguria. Ad oggi, se escludiamo l’area tosco-emiliana, non si trovano molti esempi positivi e concreti di OdC; quello a Varallo Sesia, ipotizzato nel 2006 dal Dr Barabino, allora DG della ASL Vercelli, come risposta alla forte pressione politica per bilanciare la chiusura dell’Ospedale Santissima Trinità; venne realizzato nel 2012 e chiuso pochi anni dopo. Un D.G. dell’epoca affermò, forse cinicamente, che dal punto di vista elettorale il bacino di utenza dell’Alta Valsesia contava come un grande condominio di Torino. Il progetto prevedeva in allora, oltre ad una casa della salute la realizzazione di un OdC Country hospital (Tavola 1, aree in azzurro, sistemazione del piano terra).

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