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Prof. A. Bonsignore, Prof. Ing. S. Scillieri

Proteste a Busalla a favore dell’Ospedale di vallata Ragionamenti di carattere generale che esulano dalle finalità di questo Block Notes, ma che rappresentano sempre variabili concrete da considerare nelle ipotesi di lavoro degli strumenti di pianificazione territoriale per i progettisti. In quegli anni la Regione Liguria normava le strutture a residenzialità assistita mentre non parve necessario chiarire confini e obiettivi fisici e funzionali degli OdC. Peraltro anche il DM 1997, prima normativa sanitaria dal 1938 non ne riportava alcun riferimento specifico, tantomeno quindi prescrizioni strutturali o organizzative.Negli USA il termine

County Hospital, rappresenta un modello profondamente diverso, cioè un Ospedale per acuti, in versione dimensionalmente ridotta rispetto agli ospedali generali, perché copre un territorio esteso ma a bassa densità di

popolazione.La traduzione di Hôpital de Communite, OdC, nelle aree francofone analogamente corrisponde, come negli USA, quasi sempre a strutture collocate in aree a ridotta urbanizzazione, centro sanitario a tutti gli effetti quindi per aree vaste.

La collocazione di un OdC

L’OdC, recita il DPCM, può avere una sede propria oppure essere collocato in strutture sanitarie polifunzionali, in strutture residenziali oppure in una struttura ospedaliera, ma sempre riconducibile all’assistenza territoriale. Possiamo quindi ipotizzare almeno tre collocazioni di un ospedale di Comunità A) All’interno di un Ospedale per acuti;

TAVOLA 1

B) Ristrutturazione di un ospedale dismesso; C) All’interno di una struttura sanitaria assistita di nuova generazione. Dando per scontato che gli Ospedali di Comunità andranno localizzati utilizzando sistemi informatici e data-base adeguati, le tre precedenti collocazioni sono le più plausibili, a prescindere se si tratti di nuovi interventi o ristrutturazioni di esistente. a) La collocazione all’interno di un ospedale per acuti è razionale perché costituisce una naturale prosecuzione del percorso del paziente nel periodo di assestamento prima della dimissione. La struttura dovrebbe avere un opportuno distanziamento dal resto degli spazi sanitari per consentirne, in caso di pandemia, la rapida trasformazione in area buffer. Si dovranno cioè prevedere delle ridondanze e delle flessibilità, la recente resilienza: ad esempio spogliatoi all’interno dell’immobile, accessi separabili ed in generale quanto necessario per utilizzare uno/due moduli dell’Ospedale come area Covid. La separazione logistica, tipica degli ospedali a padiglione, in questo caso consente quella separazione fisica ed operativa condizione fondamentale per la gestione nelle pandemie. Gli spazi e le funzioni del sociale, consultori ed in generale sanità di base, potranno essere collocati all’interno dell’Ospedale ma, ancor più proficuamente, meglio all’interno dell’edificio dell’OdC. b) Il recupero di un vecchio ospedale, tra quelli dismessi nel rispetto della legge Mariotti, Bindi etc., dovrebbe essere sempre valutato nella ottica di sostenibilità economica ed al contempo servizio per il territorio. Il bacino di utenza integrata dalla valutazione comparata con altri siti possibili costituisce una delle condizioni principali da esaminare mentre il costo della ristrutturazione è un parametro fondamentale, dovendo inserire impianti tecnologici, prescrizioni sismiche e antincendio, in strutture di fatto obsolete. L’Ospedale di comunità può coesistere con nuclei per anziani cronici, reparti per patologie psichiche o neuro degenerativi, Case della salute, hospice. Ferme restando le valutazioni per il sito di collocazione (vedi Sistemi informatici, Lanza e Cella, A&B n 2/2021, da pag 10 https:// www.ordineingegneri.genova. it/atto/ab-n-02-anno-2021) e soprattutto la destinazione sanitaria condivisa tra ASL, Regione e Amministrazioni locali; è dimostrabile che molto spesso una nuova struttura ha costi uguali, se non inferiori, alla ristrutturazione di vecchi immobili ma prestazioni ed efficienza funzionale molto superiore. c) In ogni caso investire in strutture di nuova generazione potrà evitare ricoveri impropri nelle strutture di livello superiore, nelle quali i costi di degenza sono molto più elevati e determinare quindi, in prospettiva, un risparmio complessivo al sistema sanitario. Obiettivo del Recovery Plan, sempre ribadito dal premier Draghi, è investire oggi per risparmiare in futuro: ovvero, evitare che le nuove generazioni siano obbligate a pagare gli sprechi dei padri…

Considerazioni generali

La Liguria rappresenta un osservatorio privilegiato (purtroppo…) per l’invecchiamento della popolazione registrato negli ultimi decenni: fenomeno demografico tipico nelle aree ad economia avanzata, Italia, Liguria in primis soprattutto.

La popolazione over 65 (indicativamente i pensionati) sfiora ormai il 30% degli abitanti ed il trend lascia presagire che la situazione sia tendenzialmente destinata ad accentuarsi negli

anni futuri, salvo improbabili variazioni alla curva determinata dagli immigrati. Progettare OdC presuppone prendere atto del declino fisico funzionale in generale della popolazione, e quindi di maggior assunzione di farmaci, richieste di esami diagnostici e di terapie di cui la pandemia di Covid 19 è stata una drammatica

In Liguria gli over 65 (tendenzialmente pensionati) sfiorano ormai il 30% degli abitanti, e il trend è di un’accentuazione salvo improbabili variazioni determinate dagli immigrati

esemplificazione Questa quota di popolazione, spesso portatrice anche di patologie croniche tipiche della vecchiaia, è quella di cui il PNNR maggiormente cerca di individuare

percorsi di cura e strutture specificamente progettate, oltre che correttamente collocate, per fornire una offerta idonea di diagnosi precoce e terapie adeguate. L’obiettivo è anche alleggerire gli ospedali di una fascia di patologie che stanno diventando la parte preponderante della richiesta di servizi sanitari. La sfida quindi nel progettare un Ospedale di Comunità è affascinante e stimolante al contempo proprio per la scarsità di riferimenti storici, per il quadro clinico non patologicamente definito, per la tipologia di offerta sanitaria da erogarsi secondo criteri indispensabili di flessibilità sanitaria ed assistenziale.

Il sistema Ligure in particolare, ma in generale quello italiano, sono Ospedalocentrici mentre la residenzialità assistita si è prevalentemente sviluppata su modelli a bassa complessità e bassa intensità di cure, spesso gestite da operatori più attenti agli aspetti alberghieri che

sanitari. In generale quindi una offerta assolutamente non consona, proprio per la crescente complessità delle cure, incluse esigenze di diagnostica e di terapia che gli anziani cronici richiedono. Il PNRR quindi ha tra gli obiettivi risolvere questa criticità oggettiva:

studi recenti di ALISA dimostrano che la durata della degenza impropria nei reparti Ospedalieri di medicina e chirurgia arrivi a quasi 250 posti letto con poco meno di 90.000 giornate annue

di degenza. Se consideriamo che i ricoveri degli ultraottantenni nelle suddette unità ospedaliere superano il 10%, appare chiaro come il problema sia non solo preoccupante ma tendenzialmente esplosivo per il Pianeta Salute con investimenti di tempo e risorse medico-sanitarie nella popolazione più fragile ma cronica e non tipicamente acuta. Viene richiesto quindi ai progettisti di studiare un nuovo modello di struttura sanitaria proprio per ridurre in prospettiva un costo impressionante, tenuto conto dei DRG (il sistema DRG/ ROD - Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi è un sistema di classificazione), traduzione italiana del sistema statunitense noto con la sigla DRG (Diagnosis Related Groups), che definisce, in base alla diagnosi, il costo standardizzato giornaliero di degenza media di un paziente in ospedali per acuti, nel sistema ospedaliero pubblico. Come in premesse, le strutture assistenziali ed i nuovi OdC in particolare, dovranno necessariamente coprire quanto prima questa “fascia di mercato”, espressione sicuramente impropria ma efficace. Si deve

progettare una nuova struttura in grado, anche in prospettiva nazionale, di coprire appunto questa esigenza oggettiva di accogliere temporaneamente anziani cronici e pluripatologici senza occupare corsie ospedaliere.

La generale redistribuzione dei livelli di servizio passerà necessariamente attraverso un riordino razionale del segmento, un nuovo disegno strutturale nell’offerta per fronteggiare lo sviluppo crescente della fascia di popolazione anziana, i soggetti cosiddetti fragili, cioè a polipatologie croniche. Personale medico e infermieristico, strutture e attrezzature medicali per la popolazione più fragile ma soggetta a malattie croniche e non tipicamente acute: questo è quindi un altro target degli Ospedali di comunità Progettarli presuppone quindi anche la conoscenza dei fenomeni del declino delle funzioni psicofisiche generalizzato e la necessità di individuarne i percorsi di cura; strutture specificamente progettate e collocate sul territorio per fornire

La degenza impropria in Medicina e chirurgia arriva a quasi 250 posti con poco meno di 90 mila giornate di degenza annue. Un dato preoccupante. I nuovi OdC dovranno coprire presto questa “fascia di mercato”

una idonea e circostanziata offerta di cura per alleggerire i ricoveri negli ospedali che, secondo i numeri, presto rappresenteranno la parte preponderante della richiesta di servizi sanitari. Il PNRR ha tra gli altri obiettivi anche la soluzione di questa oggettiva criticità. Le linee guida, necessarie per rendere omogenei gli interventi su tutto il territorio nazionale, evitando gli errori di regionalizzazione che hanno già causato troppi inconvenienti derivanti dalla mancanza di coordinamento, dovranno anche

contemperare negli Ospedali di Comunità spazi e funzioni per l’assistenza sociale ed in generale tutte le attività che intersecano il bisogno di salute in senso lato

A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021 19

in quanto livelli intermedi nello scenario sanitario. Analogamente la generale riorganizzazione del segmento ospedaliero, nel quale si dovranno concentrare tutte le energie e gli spazi per i pazienti acuti, dovrà essere formalizzato nelle linee guida: ad esempio per coordinare al meglio i servizi di telemedicina ed in generale della gestione dei data-base sanitari dei pazienti cronici. Parallelamente, inoltre, si dovrà perseguire una maggiore concentrazione qualitativa e quantitativa dei servizi nei vari steep del percorso assistenziale, sia quelli precedenti sia quelli successivi al ricovero ospedaliero. Concetto importante da non perdere mai di vista è la

distinzione netta tra ospedali per

acuti e di comunità, per garantire assistenza di pazienti fragili, cronici con pluripatologie più o meno impegnative, che possano necessitare anche di terapia riabilitativa; ciò impone che ci sia una netta distinzione, sia strutturale sia organizzativa sia gestionale, tra ospedale spoke ed ospedale di comunità. In esperienze pregresse, si è cercato di inserire in ospedali spoke letti dell’ospedale di comunità (gestito da infermieri e medici di famiglia), individuando un settore dell’ospedale (padiglione, piano, corsia ecc.) dove riservare questo tipo di attività. Tale modello organizzativo, esempi disponibili in Veneto e in Piemonte, non ha dato i risultati sperati in quanto, specie in periodi di iperafflusso (es. epidemie influenzali, ecc.) è divenuto quasi indispensabile utilizzare questi spazi anche per pazienti acuti, aggravando la situazione organizzativa. In situazioni del genere, inoltre, diventa ben difficile separare le varie professionalità sia infermieristiche sia mediche, che hanno gestioni ed organizzazioni differenti. Anche se questa ipotesi consente di sfruttare la struttura ospedaliera per tutti i servizi generali (diagnostica per immagini, laboratorio, sale operatorie, T.I. ecc.) per i degenti nell’ospedale di comunità, si rende difficile l’organizzazione dell’assistenza, soprattutto se nelle rispettive strutture le figure professionali sono diverse (medici ospedalieri, medici di famiglia, infermieri). Sicuramente l’ospedale di comunità deve essere localizzato in zone con le caratteristiche adeguate e deve essere integrato con le case della salute (una ogni 5.000/30.000 abitanti) ed eventuali centri di riabilitazione. L’utilizzo di modelli matematici territoriali, già indicati nel nostro articolo apparso sulla già citata rivista A&B n 2/2021 costituisce un esercizio preliminare indispensabile. Individuare e destinare strutture solo perché già esistenti sul territorio, determina spesso un incremento di oneri economici di investimento e di spese sanitarie improprie perché l’immobile non sempre viene trasformato per le specifiche necessità sanitarie ma sovente mutuandole con le prescrizioni e i vincoli esistenti, dimensioni e volumi dell’edificio, tipologia strutturale, Soprintendenza, Vigili del Fuoco e così via.

Un’analisi costi benefici è quindi indispensabile prima di scegliere le strutture e la localizzazione

degli OdC. Ciò consentirebbe l’uso di servizi, apparecchiature e specialisti già deputati e disponibili all’assistenza ambulatoriale. A tale proposito è da non sottovalutare un aspetto importante riguardante gli utenti dell’ospedale di comunità. Tali pazienti, fragili e con patologie complesse, dovute soprattutto all’età, dovrebbero essere ricoverati in ospedali per acuti in rari casi di necessità, sia per eventuali contagi (infezioni ospedaliere), che sono le cause più frequenti di decessi in pazienti ospedalizzati, sia per aspetti psicologici, in quanto vengono sradicati dal loro habitat naturale, che invece dovrebbe essere in parte ricreato nell’OdC. Quest’aspetto è importante per la strutturazione ospedaliera (vedi caratteristiche seguenti), confermando naturalmente che i collegamenti ed i percorsi con un ospedale Hub o spoke debbono essere veloci e già prestabiliti in caso di trasferimento di paziente che si riacutizza. La riabilitazione, declinata in tutti i suoi percorsi specialistici potrà trovare diffusione territoriale nelle patologie più semplici per garantire facilità di accesso ed evitare faticose trasferte, costose e destabilizzanti per gli anziani: basti pensare all’attuale criticità del sistema ligure in generale e dell’imperiese in particolare.

Una proposta per lo scenario ligure e non solo

La proposta tecnica si fonda su criteri prestazionali e non prescrittivi, tra parentesi ed

evidenziate in neretto corsivo sono riportati alcuni parametri

considerati minimi inderogabili, Per una lettura piu semplificata sono indicati in corsivo le parti tratte dal DPCM 2020 sugli OdC mentre tutto il resto è la proposta,

a precisazione ed integrazione nell’ottica di una generale rivisitazione delle norme tecniche

sanitarie. IL DPCM 2020 rimanda sinteticamente per gli OdC a tutte le normative tecniche vigenti, aggiornate alle ultime varianti, in materia di protezione antincendio, antisismica acustica, sicurezza e continuità elettrica, sicurezza antinfortunistica, igiene dei luoghi di lavoro, igiene edilizia, protezione dalle radiazioni

Come saranno gli Ospedali di Comunità a misura di paziente

ionizzanti, superamento barriere architettonica, smaltimenti rifiuti, condizioni microclimatiche, materiali esplodenti come previsto dal DPR 1997 e smi. Il DPCM elenca le funzioni generali previste come: • Servizi amministrativi • Cucina e locali accessori (ammessa esternalizzazione) • Lavanderia e stireria (ammessa esternalizzazione) • Servizio funebre Nello specifico le indicazioni tecniche e tecnologiche sono così riassumibili: Il modulo è di norma tra 15 e 20 posti letto, come prevede il DPCM 2020, esteso fino al massimo a due moduli. Valgono sempre le regole economiche di trovare un complesso ottimale per il rapporto tra costi e qualità del servizio seguendo gli standard ministeriali del 1988 e del decreto Balduzzi del 2012). a ) Camere di degenza dimensionate convenientemente per visitare il paziente e movimentarlo su tre lati (massimo due posti letto per camera), e quindi dotate di un sistema di sollevamento meccanico ancorato alla struttura. La grande velocità di turnazione deve prevedere una flessibilità complessiva degli arredi, dei materiali e degli impianti per garantire integrazioni, facilità di igienizzazione e di adeguamento alle diverse patologie possibili, atteso che i pazienti possono arrivare dal domicilio o da altre strutture residenziali. b) Spazi complessivi della camera in grado di offrire anche funzioni di accoglienza per parenti, di scrittura e comunque di vita autonoma (superficie almeno

12 mq a posto letto, secondo i parametri tecnici delle case di

cura) fermo restando che poter disporre di maggior superficie a letto garantisce il requisito di flessibilità di cui al punto precedente. 3) Disponibilità di camere a posto letto singolo per patologie di demenza o disturbi comportamentali, in quanto derivanti da patologie croniche riacutizzate che necessitano quindi di privacy (almeno il 10-20% di camere singole); Come recita il DPCM 2020, gli OdC garantiscono la riduzione di ricoveri in ambienti ospedalieri non idonei: basti pensare alle criticità dimostrate dai ricoveri dei pazienti psichici o neurodegenerativi nei reparti Covid e comunque nel solco delle previsioni del Piano Nazionale demenze. Non solo il personale ma anche la distribuzione spaziale

e funzionale dovranno rispettare queste esigenze di flessibilità e di accoglienza terapeutica. IL DPCM prevede anche che siano previsti nuclei pediatrici di OdC in prossimità degli ospedali pediatrici, in accordo con le linee guida di appropriatezza delle cure anche per i minori. La flessibilità in questo caso sarebbe ancora più complessa da attuare tenendo conto delle dimensioni ad esempio di letti, divani letto per gli accompagnatori, nonchè servizi igienici, ecc. a) Servizi igienici idonei per diversamente abili ma accoglienti (almeno un servizio igienico per

camera di degenza ed almeno uno funzionale agli spazi di vita

collettiva); b) Spazi comuni dimensionati per garantire una buona offerta ai pazienti pienamente deambulanti: soggiorni comuni con TV, rete internet, tavoli e divani per varie attività anche ricreative, (almeno 5 mq a posto letto); c) Locali operativi, funzioni sanitarie e comuni nel rispetto dei requisiti acustici, con particolare riguardo alle camere di degenza e negli spazi di soggiorno Requisiti strutturali - Elenco dei locali del DPCM: 1) Attesa parenti. 2) Strutture di degenza con camere da 2 a 4 posti letto (in contraddizione con le normative espresse in precedenza e con le richieste di privacy) accesso diretto al servizio igienico e poltrona per accompagnatori. 3) Area soggiorno/consumo pasti. 4) Locale visite e medicazioni. 5) Locali di lavoro per il personale 6) Spogliatoio per il personale con servizio igienico. 7) Locale/spazio di deposito materiale pulito. A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021 21

8) Locale/spazio di materiale sporco. 9) Locale sosta e osservazione salme (in assenza di servizio mortuario). Aspetti tecnologici 1) Impianto di climatizzazione tale da garantire che la temperatura estiva ed invernale sia compatibile con il benessere. 2) Impianto di erogazione ossigeno stabile o mobile. 3) Impianto di comunicazione e segnalazione acustica con chiamata al letto. 4) Dotazione tecnologiche idonee a garantire assistenza ordinaria ed in emergenza, compresi dispositivi diagnostici. 5) Presidi antidecubito. Domotica: si ritiene indispensabile la predisposizione, meglio la messa in funzione, di idonei sistemi di domotica sia attivi (controllo dei pazienti indispensabili per i soggetti psichici e neurodegenerati) che passivi (controllo accessi, gestione dati e impianti, accessi, reperimento attrezzature e quanto altro possibile): g) Spazi umanizzati, con materiali e texture scelti in continuità con quelli della vita quotidiana, colori e luci calde bilanciate a colori rilassanti dove necessario per patologie secondo un progetto specifico. h) Spazi ambulatoriali pienamente sanificabili, idonei alle valutazioni mediche necessarie (almeno un lavandino o un lavello polifunzionale), dimensionalmente idoneo a visitare il paziente con 360° di accessibilità. i) Spazi operativi per il personale infermieristico, completi di telesorveglianza, telemedicina, predisposti per controlli domotici. Arredamento e locali predisposti per requisiti ergonomici (almeno 2 mq a

posto letto complessivamente per polifunzionale infermieristico e

depositi di reparto). Deve essere prevista inoltre un’area, preferibilmente compartimentata, per il coordinatore infermieristico ed il medico di turno, completa con postazione di lavoro e archivio. L’OdC deve prevedere spazi e funzioni integrati con le comunità locali, associazioni di volontariato e servizi sociali del Comune. Connessione stretta indispensabile per garantire una risposta più ampia ai bisogni e tempestiva alla programmazione delle dimissioni. Deve dotarsi di un sistema informativo per la raccolta, l’aggiornamento e la gestione dei contenuti informativi necessari al monitoraggio dell’attività clinica ed assistenziale erogata: j ) Un locale idoneo alla porzionatura di cibi o di bevande, integrata da dispensatori automatici. k) Nella struttura devono essere presenti locali o spazi idonei e specializzati per materiale sporco, pulito, attrezzature e farmaci. La dotazione di arredi deve essere integrata con le previsioni funzionali del reparto e della catena logistica organizzata dal Conduttore. l ) Nell’area del materiale sporco deve essere collocato un lavapadelle idoneo al successivo ciclo di sanificazione, completo di depositi e depositi coerenti alla frequenza d’uso. m) Tutte le docce dei servizi igienici devono prevedere sedili idonei per il lavaggio dei pazienti, deve essere inoltre disponibile nella struttura una vasca, completa di sistemi di sollevamento idraulico, per il trattamento dei pazienti più allettati; n ) Uno o due stanze per isolamento per pazienti con patologie infettive, che non necessitano di ricovero in ospedale per acuti. Tali camere debbono presentare un filtro ed essere decentrate. Potenziale area buffer. o) Una stanza per i pazienti in procinto di dimissione, possibilmente in una zona decentrata, con la possibilità di ospitare i parenti. p) Spazi di preghiera pluriculto.

Generalità edilizie

a) Il grado di sanificabilità e lavabilità delle superfici deve tener anche in considerazione l’usura ed il ciclo di sterilizzazione. b) Obiettivo del progetto deve essere di abbinare colori e superfici che rielaborino locali e aree consuete, tipiche cioè delle abitazioni o dei locali pubblici, per questo deve essere studiato un apposito piano del colore esteso a tutti i locali della struttura.

Impianti condizionamento e riscaldamento

Deve essere garantito un sistema di rinnovo dell’aria, tale da garantire il raggiungimento di condizioni termoigrometriche rientranti nel “range” del comfort ambientale (vedi ad es. diagramma psicrometrico benessere Aicarr e ISO 7730/84) e si consiglia, considerando l’utenza, di evitare i valori minimi sia in inverno sia in estate. L’indice di benessere PMV deve essere valutato e rientrare nel range -0,5 - +0,5. Le portate dell’aria saranno quelle derivanti dal calcolo per il raggiungimento dei valori termoigrometrici previsti; è ammesso il ricircolo nei limiti del 30%. Dovranno comunque essere sfruttate al meglio le condizioni ambientali esterne e le caratteristiche distributive degli spazi per favorire la ventilazione naturale dell’edificio; resta comunque imprescindibile il rispetto delle normative sul contenimento dei consumi energetici e il ricorso a energie alternative non convenzionali. I diffusori dell’aria devono essere posizionati tenendo conto dell’arredo interno favorendo quelli con limitata turbolenza e comunque con getto possibilmente esterno alle zone di riposo (letti, poltrone, tavolo servitore, ecc.). Si sconsiglia l’utilizzo di sistemi quali ventilconvettori, split, ecc. L’intero sistema di climatizzazione deve essere conforme alle normative regionali sulla qualità dell’aria (L.R. 2 luglio 2002 n. 24). Il progetto dell’impianto deve essere dettagliato e riportare tutti i parametri considerati e gli output previsti; i contenuti prestazionali del progetto, riguarderanno: - caratteristiche generali; - modalità d’uso; - organizzazione del progetto; - definizione stanza per stanza della classe d’igiene, dei limiti climatici e delle caratteristiche tecniche e strutturali dei materiali impiegati; - apparecchiature; - manuale sicurezza e antincendio; - criteri di risparmio energetico; - prove di verifica; - normativa di riferimento.

Gas medicinali

La distribuzione dei gas medicinali deve essere realizzata con sistema di stoccaggio, rete di distribuzione e terminali di stanza. Deve essere prevista la distribuzione di Ossigeno terapeutico, aspirazione e aria compressa, con terminali in ogni stanza, nei locali di soggiorno e svago e nei locali di visita. L’impianto di distribuzione dell’ossigeno dovrà essere dimensionato per reggere nelle stanze almeno il 50% di eventuali collegamenti di supporto ventilatorio fino alla NIV / CPAP. Si raccomanda di attivare un sistema antincendio particolarmente efficace nelle stanza con rilevamento delle percentuali di ossigeno nell’aria e allarmi in caso di superamento dei livelli di ammissibilità. Si consiglia inoltre uno studio adeguato di possibilità di intercettazione stanza per stanza dell’emissione di ossigeno per favorire interventi in emergenza e urgenza di sovra ossigenazione.

Impianti elettrici e impianti speciali Attrezzature

- Attrezzature e locali per diagnostica per immagini: almeno ecografia e valutare TAC (sarebbe opportuno che l’ecografo fosse portatile o il sistema di gestione dell’ecografo fosse a letto del paziente); - Sistemi informatici ai letti per connessione di telemedicina; - Centrale di telemedicina, con server dedicato, linee idonee, compreso gestione della cartella clinica; - Sistema di approvvigionamento e gestione dei farmaci, compreso catena del freddo controllata, depositi e servizio monodose; - Carrello d’emergenza con defibrillatore.

Oltre alla necessaria totale conformità alle normative del settore e in particolare la CEI 64-8/710 si consiglia in particolare l’adozione di: - sistemi di controllo dell’illuminazione diurna e notturna con particolare attenzione alle possibilità di attenuazione e/o spegnimento anche in funzione del risparmio energetico; - installazione di prese di corrente nelle stanze in numero tale da permettere l’alimentazione di attrezzature medicali e movimentazione dei letti; - sistema di chiamata anche senza l’utilizzo di terminali di comunicazione (viva voce); - impianto TV - rete di trasmissione dati disponibile all’utenza.

Il Centro Danilo Ravera di viale Cembrano a Genova di residenzialità assistita, recentemente completato, allineato con le piu aggiornate esigenze tecniche e tecnologiche (ph Coopselios)

ING. ALBERTO CELLA

Si occupa di consulenze e progettazioni, in sinergia con STE Srl, società di Ingegneria multidisciplinare ed ha maturato nel tempo numerose esperienze professionali. Laureato in Ingegneria Civile, indirizzo edile, nel 1976 (110/110) presso l’Università di Genova, è stato Area manager nel medio Oriente, alla fine degli anni 70, per un’azienda leader nella metalmeccanica leggera, sviluppando notevoli esperienze di coordinamento progettuale interdisciplinare anche per grandi interventi. Ha poi lavorato nell’edilizia dirigendo numerosi cantieri, avviando la progettazione per “appalti concorso” nel settore ospedaliero ed in generale nell’edilizia integrata. Presidente della Cassa edile genovese (1987-1994), Consigliere di Assedil (1985-1994) e membro della Commissione problemi tecnologici ANCE (1989-1994), dal 1994 è consulente del Tribunale di Genova ed è iscritto in numerosi elenchi professionali di fiducia non solo in Liguria. Coordinatore di sicurezza e salute nei cantieri 494/96, aggiornamento 81/08 e successivi RSPP 60 ore per strutture sanitarie di livello intermedio aggiornato 2018 per tutti i codici Ateco, esperto di prevenzione incendi con aggiornamento nel 2016 e 2020, Albo Certificatori energetici Regione Liguria. In edilizia ha maturato oltre 40 anni di esperienza assicurando continuità di rapporti professionali con importanti Committenti e Clienti privati. Ha progettato, diretto e realizzato 194 interventi di edilizia sanitaria, 94 nell’edilizia civile, importanti interventi di ingegneria marittima oltre a progetti strutturali e collaudi.

ING. ILMO LANZA

Laureato in ingegneria all’Università di Genova nel 1978, inizia la carriera come Ingegnere Capo Ripartizione presso il Comune di Sestri Levante. Nel 1986 si trasferisce a Milano, responsabile del settore Realizzazioni pubbliche e private della progettisti Associati Spa, società di ingegneria leader nella progettazione di impianti tecnologici per l’edilizia ospedaliera. Nel 1990 è nominato Ad della Tecnedin Srl, società del gruppo specializzata in progettazione di infrastrutture e opere idrauliche. In questo periodo è membro CdA di Climare Scrl, gruppo ENEL, settore ricerca avanzata su impianti ad energie alternative e rinnovabili, in particolare sulla generazione oceanotermica di calore a basse temperature (dell’Unità tecnica Programmazione e Finanze Regione Lombardia) come esperto in valorizzazione e gestione delle risorse idriche e membro del CdA Magliano Srl, società di autoproduzione energia idroelettrica. Dal 2002 responsabile dell’U.O. e in ultimo Direttore dell’U.O. Attività Tecniche del Policlinico S. Martino di Genova. È stato Energy Manager dell’Ospedale L. Sacco di Milano e del S. Martino. Per diversi a.a. docente presso l’Università di Genova dei corsi Applicazioni impiantistiche nell’edilizia ospedaliera, Impianti nell’edilizia sanitaria, Gestione energetica dei grandi complessi ospedalieri, Impianti ospedalieri per l’energia e il condizionamento, Hospital energy systems. Attualmente è Direttore Tecnico di CF3 Srl, società di ingegneria civileambientale, industriale, informatica e dell’informazione.

DR. MARIO LATTERE

Nato a Genova il 20 maggio 1952, laurea in Medicina e chirurgia nel 1976, Specialista in Anestesia e Rianimazione con lode, Clinica pediatrica con lode, Farmacologia con indirizzo in tossicologia Clinica, Neonatologia, Diabetologia e Malattie del ricambio, attualmente libero professionista. È membro della segreteria regionale CIMO, che rappresenta nella Commissione paritetica dell’Istituto Scientifico Giannina Gaslini (dove ha prestato servizio di ruolo dal 1982 al 2012; ha collaborato per l’accreditamento internazionale Joint Commission; ha coordinato la stesura dei piani di maxiemergenza ed evacuazione per incendi e catastrofi; ha steso le linee guida del D.E.A., ha collaborato al Piano Generale Emergenze del 2013). Docente presso l’ASL 3 Genovese e l’ASL 3 Serenissima di Venezia (dove - dal 2013 al 2019 - ha prestato servizio presso l’Ospedale di Chioggia come direttore U.O.C. di Pediatria e del Dipartimento Direzione Medica Ospedaliera; è stato Coordinatore del Tavolo Tecnico Piano emergenze e del CTS Formazione, oltre che membro del CTS Scuola Formazione e Ricerca in Sanità dell’AULSS 3 Serenissima Venezia). Intensa l’attività di docenza e formazione, circa 200 le pubblicazioni su riviste italiane e straniere, innumerevoli i congressi nazionali ed internazionali di cui è stato relatore o moderatore.

Nuove norme autorizzazione sanitaria: gli Ingegneri pronti a supportare Alisa

ING. ILMO LANZA Esperto edilizia ospedaliera - Commissione Sanità Ordine Ingegneri Genova ING. ALBERTO CELLA Esperto edilizia ospedaliera - Commissione Sanità Ordine Ingegneri Genova DOTT.SSA MONICA ARCELLASCHI Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze ASL4 ING. FRANCESCO GORETTI Dirigente tecnico ASL 4 - Commissione Sanità Ordine Ingegneri Genova

La sfida enorme che l’Europa chiede alla Comunità europea è ambiziosa: un passaggio epocale verso un sistema sostenibile, efficiente e nel campo della Sanità anche resiliente e flessibile all’evoluzione tecnologica. I fondi Europei legati al PNRR presuppongono uno schema normativo da seguire per garantire che tutti i progetti e di conseguenza le realizzazioni finanziate dall’Europa, e non solo ovviamente, siano in linea con quelli che sono i presupposti fondanti. Indispensabile quindi valutare se, limitandoci all’orizzonte ligure della nostra Commissione ordinistica, il corpo tecnico delle norme regionali sulla Sanità sia adeguato ai nuovi scenari che l’Europa prefigura. Crediamo infatti che le norme del 2018 Alisa (ARS - Agenzia Regionale Sanitaria della Liguria, operativa da settembre 2007), sull’accreditamento, siano da riaggiornare alla luce dei nuovi scenari scaturiti dall’emergenza pandemica. Partendo dai vari livelli di progettazione e tralasciando l’indispensabile intuizione, creatività e professionalità dei progettisti, tutto deve essere necessariamente fondato su principi generali comuni derivanti da due specifici ambiti: le discipline tecnico-scientifiche e le norme dei relativi settori di riferimento. Le discipline scientifiche sono patrimonio culturale primario di ogni progettista, acquisito nella carriera scolastica; i riferimenti normativi sono emanazione dell’apparato legislativo e di Enti preposti e sono riconducibili a due sorgenti: le norme legislative (Leggi, Decreti, ecc.) e quelle tecniche (UNI, Linee guida, circolari, regolamenti, ecc.). Alle prime afferiscono le Leggi e i Decreti (ricordiamo che il sistema normativo italiano è basato su un criterio gerarchico dove la Legge è inferiore solo alla Costituzione); allo stesso livello della Legge ordinaria si pongono il Decreto Legge e il Decreto Legislativo, chiamati appunto «atti aventi forza di legge» che ne hanno quindi lo stesso valore ma si differenziano per l’iter di approvazione. I regolamenti, le norme e le regole tecniche non hanno “forza di legge”, sono quindi riferimenti che generalmente riportano misure e schemi tipologici e costruttivi cui riferirsi nel corso della progettazione; essendo però prescrittivi, indirizzano i risultati lasciando spesso spazi limitati alla creatività, alla “genialità” ed alla sensibilità del progettista. Le norme tecniche si basano su un complesso sistema di regole, norme, indirizzi, circolari, linee guida che si sono sovrapposte nel corso degli anni anche per allinearsi al continuo e sempre più rapido progresso tecnologico, creando una complicata struttura di difficile lettura e interpretazione.

Costruzioni: rinnovare le regole guardando ai risultati. Ecco un esempio

La maggior parte delle disposizioni normative ha, infatti,

A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021 25

Un’immagine dell’intervento di recupero di Villa Castagneto (ASL4 di Chiavari) sviluppato secondo le norme ALISA 2018 ma già conforme alle prestazioni indicate nella tabella

una struttura “prescrittiva”, che impone il rispetto integrale delle

misure previste. Se la regola tecnica di tipo prescrittivo è di immediata applicazione per la progettazione, va detto, però, che essa non consente di individuare soluzioni diverse e in molti casi più accettabili e innovative. Oggi, grazie al progresso tecnologico e alle accresciute competenze tecnico-scientifiche dei progettisti, è iniziato un approfondito lavoro di revisione delle metodologie nella compilazione delle normative tecniche, con particolare riferimento al settore della prevenzione degli incendi. Una revisione che non abbassa i livelli di sicurezza ma tende a diminuire i coefficienti di incertezza e a rendere la regola più aderente alle diverse situazioni lasciando spazio alle idee dei tecnici della progettazione. Il risultato del processo di revisione è una norma di esecuzione basata su un modello “prestazionale”, in cui le scelte sono appannaggio del tecnico che, sotto la propria responsabilità, sono autorizzate “de factu” perché correlate al rischio effettivo e non a standards convenzionali. È così che le normative vigenti subiranno una ridefinizione e le nuove regole saranno correttamente impostate permettendo soluzioni tecniche studiate e frutto dell’esperienza e della capacità dei progettisti, che ne verranno maggiormente responsabilizzati.

L’impostazione generale delle regole di costruzione della Sanità

in Liguria, argomento della presente trattazione, riteniamo debba fondarsi anche con il salutare confronto e adeguamento alle normative internazionali e agli studi specifici di settore, sui seguenti principi: • generalità: le metodologie di progettazione descritte potranno essere applicate a tutte le attività considerate; • semplicità: laddove esistano diverse possibilità per raggiungere il medesimo risultato si prediligono soluzioni più semplici, realizzabili, comprensibili, basate sull’economicità di realizzazione e manutenzione, sostenibilità ambientale; • modularità: l’intera materia è strutturata in moduli di agevole accessibilità, che guidano il progettista all’individuazione di soluzioni progettuali appropriate alla specificità del proprio lavoro; • flessibilità: per ogni indicazione tipologica saranno indicate diverse prestazioni, che consentano al progettista di individuare, autonomamente, specifiche soluzioni alternative, dimostrando e certificandone la validità; • inclusione: gli utenti saranno considerati un fattore sensibile in relazione anche alle diverse abilità (ad esempio motorie, sensoriali, cognitive, ecc.), temporanee o permanenti; • contenuti basati sull’evidenza: il documento sarà basato su ricerca, valutazione e uso sistematico dei risultati della ricerca scientifica nazionale e internazionale; • aggiornabilità: il documento sarà redatto in modo da poter essere facilmente aggiornato al continuo avanzamento tecnologico e delle conoscenze. Le nuove regole tecniche dovranno contenere elementi anche per essere applicate al vasto patrimonio di attività esistenti, comprese quelle ormai incluse nei beni culturali, prevedendo, per esse, un percorso di adeguamento sostenibile. L’obiettivo è in buona sostanza consentire al professionista di cogliere all’interno delle diverse opportunità offerte dalla normativa, la migliore soluzione in base alle loro specifiche conoscenza e intuizioni; ciò comporterà di conseguenza un auspicabile maggior grado di preparazione e professionalità. Seguendo queste necessarie premesse abbiamo predisposto una “rivisitazione“ di uno dei documenti che indicano i requisiti necessari per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture sanitarie, socio sanitarie e sociali: Delibera di Giunta Regionale n. 1188 del 28 dicembre 2017.

Trattasi del requisito per SRP 3, struttura residenziale psichiatrica per interventi socio riabilitativi.

La presente proposta di revisione si riferisce esclusivamente ai soli requisiti tecnici mentre sono stralciati tutti quelli sanitari ed organizzativi perché non pertinenti nella competenza degli ingegneri. Nella tabella seguente, sono riportate a destra le nuove caratteristiche prestazionali mentre a sinistra quelle prescrittive, di cui al DRL 2018. Come si vede non sostituiscono quelle esistenti ma le integrano. La Commissione Sanità dell’OIGE è disponibile a supportare ALISA nella rivisitazione/integrazione delle norme di Autorizzazione sanitarie, anche integrando quelle che si presume verranno emanate dal Ministero.

ING. FRANCESCO GORETTI

Nato a Lavagna il 16 agosto 1964, laurea specialistica in ArchitetturaIngegneria Edile con 110/110 presso l’Università di Genova, abilitato alla libera professione di Ingegnere settore Civile-Ambientale nel 2011 presso l’Università di Pisa, è iscritto all’Albo degli Ingegneri della Provincia di Genova; ha effettuato i corsi da RSPP (moduli B e C) e di Specializzazione di Prevenzione Incendi da 120 ore; è iscritto nell’elenco dei soggetti abilitati al rilascio dell’Attestato di Prestazione Energetica, ha frequentato nel 2011 il Master di 1° livello in “Innovazione della Pubblica Amministrazione (MIPA)” (110 e lode). Dal 1989 è dipendente presso l’allora USL 18 “Tigullio Orientale”, dal 2019 è Dirigente Ingegnere a tempo indeterminato di ASL 4, e dal 2021 ne ricopre l’incarico di Direttore della Struttura Complessa Gestione Tecnica. In qualità di Dirigente Ingegnere e Direttore coordina e dirige il personale tecnico e amministrativo afferente sempre alla Struttura Complessa di ASL 4. Nell’attività di progettazione e direzione lavori effettuata personalmente o in staff con altri colleghi professionisti (ingegneri, geometri, periti industriali) ha progettato, diretto e portato a termine opere per diverse decine di milioni di euro. Nel 2020 è stato nominato RUP della costituita “struttura di governance per l’attuazione del piano di cui alla Regione Liguria ex art. 2 DL 34/2020” (piano COVID 19-2° fase).

DOTT.SSA MONICA ARCELLASCHI

Sono nata il 13 aprile 1963 e mi sono laureata in Medicina e Chirurgia nel 1988 a Genova (110 e lode) e specializzata in Psichiatria nel 1992, sempre presso l’Università di Genova (50 e lode). Dopo numerose esperienze lavorative in ambito pubblico come psichiatra presso i Servizi di salute mentale e SPDC della Liguria e del Piemonte, nel 1993 sono stata assunta presso l’Asl4, dapprima nel Servizio di salute mentale quindi al Sert. Nel 2002 sono stata nominata dirigente Responsabile della Struttura semplice Alcologia, nel 2014 Responsabile della Struttura complessa Dipendenze e comportamenti d’abuso e nel 2016 Direttore del Dipartimento salute mentale e dipendenze. Nel 2019 sono stata nominata membro dell’Osservatorio della salute mentale di Regione Liguria. Da sempre mi occupo di benessere organizzativo e della tutela dei pazienti fragili sul territorio od inseriti nelle strutture residenziali.

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