
6 minute read
Oltre un anno di lavoro e approccio ingegneristico per elaborare la nostra proposta Ing. Enrico Sterpi
medicine e prestazioni suggerite da Specialisti cui ci rivolgiamo direttamente? Naturale, quindi, che nello scenario sanitario attuale una Sanità doverosamente protettiva verso la popolazione debba essere riprogettata facendo tesoro delle recenti esperienze e cogliendo l’occasione delle importanti risorse messe a disposizione nell’ambito del Recovery Pla, secondo quanto previsto dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza). I fondi straordinari arriveranno, ma coloro che scrivono sono grandi avversari della tesi, tristemente note, che per la Sanità “soldi non ce ne siano”. Basta percorrere il nostro Bel Paese e censire quante Strutture, anche imponenti, siano state programmate e non avviate, avviate e mai completate o addirittura completate e mai entrate in funzione.
Occasioni perse e progetti incompiuti
Non c’è Regione italiana che non annoveri - sul suo territorio - almeno un progetto ospedaliero
incompiuto. Secondo dati del 2015 forniti dal Ministero Infrastrutture e Trasporti,
sulle 868 opere incompiute, iniziate e abbandonate, 21 sono
ospedaliere. Per non parlare dei 15 miliardi di euro (stessa cifra al tasso Euro/ Lira e al lordo della inflazione resa disponibile oggi, 33 anni dopo, dal PNRR per la Sanità) stanziati dall’art. 20 della Finanziaria
1988 spesi per nemmeno un
terzo, dopo ben 11 anni dalla loro disponibilità: un programma di investimenti ripescato dopo 30 anni dall’atto di indirizzo del 2019 del Ministero della Salute che annunciava - appunto - il proseguimento del programma del 1988. Uno degli autori di questo testo è stato anche testimone diretto del fenomeno, avendo girato per settimane la Regione Liguria su mandato dell’Assessore alla Sanità agli albori del 2000: lo scopo delle missioni era proprio verificare perché le varie ASL non avessero mandato, a Genova, in Assessorato, tutti i progetti da trasmettere a Roma per chiederne la copertura finanziaria “ex articolo 20 della Finanziaria 88”; coperture sulla cui disponibilità il Governo aveva annunciato di voler “chiudere i rubinetti” in ulteriore assenza di progetti. Non basterebbe un libro per descrivere quell’esperienza che permette - oggi - di contraddire chi sostiene che stanziamenti, anche abbondanti, non ce ne siano stati: e di testimoniare direttamente la nostra grave incapacità di spesa.
Con quei 15 miliardi di euro si potevano fare, a partire dal 1988, circa 100 Ospedali nuovi e anche migliorare la già carente Medicina
del territorio: e invece si fece poco, troppo poco. Ma guardiamo dunque con ottimismo al futuro: la recente
edizione del già citato PNRR approvata dal Governo Draghi, prevede uno stanziamento per
il settore Sanità (la cosiddetta Missione 6) di 15,63 miliardi di Euro. Il numero è importante ma se ci riflettiamo ammonta soltanto a circa il 10% della spesa annuale nazionale del Servizio, pubblico e privato: inoltre, se dividiamo la cifra per il numero delle Regioni italiane, vediamo che lo
stanziamento medio per Regione è
di circa 750 milioni di euro. Dunque, altri soldi sono disponibili: il problema sarà saper
gestire questi fondi individuando progetti e realizzandoli entro il 2026 come il programma
prevede : una scadenza perentoria temporale, al limite dell’impossibile per lo “stile italiano”. L’auspicio che noi possiamo fare è che scelte e attuazioni dei programmi vengano fatte tempestivamente anche su solide valutazioni di ingegneria clinica e della sanità relative alla sostenibilità del SSN. E ad oggi, con l’annuncio dell’arrivo del 13% di acconto dei fondi, si parte. Circa cosa fare, in termini progettuali, però, non c’è spazio per la libera fantasia - come qualcuno crede - in quanto le
linee guida per l’utilizzo dei fondi del PNRR sono state già tracciate insieme agli obbiettivi perentori di finire i progetti nel 2026 e di realizzare, parallelamente, la riforma della Pubblica
Amministrazione (PA).
Dalla “telemedicina” alla digitalizzazione
Attingendo alla documentazione ufficiale ed alle schede prodotte dai Servizi Studi di Camera e Senato, esaminiamo queste linee guida degli investimenti e le somme relative disponibili a livello nazionale.
Due sono le componenti del Piano
destinato alla Sanità (Missione 6): - M6C1 - Reti di prossimità, strutture telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale: valore 7 miliardi di euro. - M6C2 - Innovazione ricerca digitalizzazione del SSN: valore 8,63 miliardi di euro. Fanno parte della prima componente, che è quella che qui ci interessa principalmente, tre temi: 1) Case di comunità e presa in
carico della persona.
Si ipotizza la realizzazione di 1.288 Case della Comunità con un investimento di 2 miliardi di euro, cioè circa 1,5 milioni di euro cadauna casa. Stante l’importo limitato, è lecito ritenere che saranno realizzate all’interno di strutture esistenti. La Casa dovrà diventare il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie per la popolazione, un centro in cui operi un team multi-disciplinare di MMG, PLS (Pediatri di Libera Scelta), Infermieri e Professionisti sanitari vari, inclusi assistenti sociali, unitamente a Specialisti nonché ad una diagnostica radiologica e laboratoristica di base. Il primo passo è, quindi, politico e contrattuale, poiché prevede team multidisciplinari e nuovi modi di operare. Questo progetto delle Case di Comunità ricorda quello del 2007 delle Casa della Salute che - a livello nazionale - ha avuto scarso successo (salvo, forse, in Emilia Romagna): quel progetto fu subito bollato dai Sindacati come debole e non solo per gli orari di apertura (che sono uno dei problemi principali). Speriamo in migliori risultati con le Case di Comunità.
2) Casa come primo luogo di cura e telemedicina.
Il progetto mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare con l’obbiettivo dichiarato di prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10% della popolazione di età superiore a 65 anni, in particolare quella con una o più patologie croniche e/o non autosufficienti. Obbiettivi del progetto sono: • Identificare un modello condiviso per l’erogazione delle cure domiciliari che sfrutti al meglio le possibilità offerte dalle nuove tecnologie (telemedicina, domotica, digitalizzazione). • Realizzare - presso ogni Azienda Sanitaria Locale - un sistema informatico in grado di rilevare dati clinici in tempo reale. • Attivare 602 Centrali Operative Territoriali (COT), una in ogni Distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli Ospedali e la rete di emergenza-urgenza. • Utilizzare la telemedicina per supportare al meglio i pazienti con malattie croniche. Il fabbisogno di risorse per la realizzazione di questo investimento è stimato in 4 miliardi di euro.
Abbiamo visto che la Sanità è
trattata nella Missione 6 del Piano: le misure qui previste sono in linea
e rafforzano quanto promosso e previsto dagli investimenti dell’altra Missione, la n. 5, definita “Inclusione e Coesione”, con una dotazione di 19,81 miliardi di euro. Infatti, solo attraverso l’integrazione dell’assistenza sanitaria domiciliare con interventi di tipo sociale si potrà realmente raggiungere la piena autonomia e indipendenza della persona anziana/disabile presso la propria abitazione, riducendo il rischio di ricoveri inappropriati. In questo contesto si inserisce, come detto, anche il progetto Sanità , che prevede un investimento in telemedicina con lo scopo: a) di ridurre gli attuali divari geografici e territoriali in termini sanitari; b) di garantire una migliore “esperienza di cura” per gli assistiti; c) di migliorare i livelli di efficienza dei Sistemi Sanitari Regionali tramite la promozione dell’assistenza domiciliare e di protocolli di monitoraggio da remoto. I progetti di telemedicina saranno proposti dalle Regioni sulla base di priorità e linee guida definite dal Ministero della Salute. I progetti potranno riguardare ogni ambito clinico ed articolarsi in tele-assistenza, tele-consulto, telemonitoraggio e tele-refertazione. Importante sottolineare che per ottenere i finanziamenti, tutti progetti dovranno - tra l’altro -
potersi integrare con il Fascicolo
Sanitario Elettronico. Nell’ambito della Medicina del territorio il potenziamento dei servizi domiciliari è sicuramente un obbiettivo irrinunciabile, ove MMG (Medici Medicina Generale) e PLS (Pediatri Libera Scelta) sono gli attori principali senza i quali A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021 11