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A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021
Laureato in Ingegneria civile, indirizzo Trasporti, Dottore di ricerca in Ingegneria Civile e Ambientale indirizzo Strutturale e Geotecnica presso l’Università di Genova, abilitato fra l’altro alla prevenzione incendi, sicurezza nei cantieri, specializzato in antisismica e mitigazione dei rischi e subsidenza, dal 2017 è Segretario degli Ingegneri genovesi. Autore di numerosi progetti, lavori e pubblicazioni, è titolare dello studio Sterpi di Servizi di progettazione e direzione lavori di Architettura e Ingegneria, in particolare consulenze tecniche in ambito giudiziario e stragiudiziario, attività professionali, scientifiche e tecniche.
L’Ing. Enrico Sterpi
EDITORIALE - ENRICO STERPI, SEGRETARIO DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DI GENOVA
Oltre un anno di lavoro e approccio ingegneristico per elaborare la nostra proposta
Oltre un anno di riunioni, di scambi di opinioni, di studi approfonditi, di lavoro ininterrotto nonostante la pandemia che ci costringeva a comunicare dietro uno schermo e poi l’idea lanciata quasi come un’ipotesi accademica ha preso lentamente forma fino a farci capire - grazie alle competenze specifiche dei colleghi e al confronto con alcuni medici - che avevamo su una via mai percorsa prima ma era quella giusta: noi ingegneri potevamo dare un contributo decisivo per una nuova concezione della programmazione della medicina territoriale. Sì, proprio mentre in Tv scorrevano le immagini di pronto soccorsi intasati e di file di ambulanze in coda con gli ammalati di Covid curati alla meglio nelle barelle di bordo dai volontari delle pubbliche assistenze rischiando la vita come i medici e gli infermieri che vivevano nell’inferno di corridoi pieni di persone sofferenti; mentre i giornali raccontavano come i reparti delle strutture sanitarie venivano sgombrate dai pazienti affetti da altre malattie per far posto alle vittime della nuova peste; mentre le autorità sanitarie snocciolavano ogni giorno il rosario terribile del numero dei contagiati, di coloro che erano gravissimi in terapia intensiva e dei morti; mentre i virologi e gli esperti si contraddicevano e venivano allestiti campi di accoglienza straordinari per accogliere i contagiati, un elemento era chiarissimo: il sistema sanitario mondiale era saltato, incapace di far fronte a un’emergenza e costringendo così al lockdown. E sarebbe stata la stessa cosa davanti a un terremoto, all’esplosione di una centrale nucleare, a un disastro di qualunque tipo che per malasorte avesse coinvolto migliaia di persone. Ci siamo chiesti perché e la risposta ci è apparsa altrettanto chiara: perché la presenza degli ospedali sul territorio è sempre stata concepita come l’unica risposta che la politica e la pubblica amministrazione è stata in grado di dare, con la conseguenza che essendo tutti abituati ad essere accolti in corsia per qualunque cosa, in caso di emergenza questi sarebbero inevitabilmente subito andati in overbooking, e non sarebbero riusciti a curare né i normali pazienti né le vittime di disastri o epidemie. Dove stava dunque il problema? Nell’ospedalocentrismo, nell’aver costruito i presidi sanitari senza uno studio preventivo che tenesse conto della correttezza della loro dislocazione sul territorio, della presenza dei reparti occorrenti secondo le esigenze statisticamente riscontrate nelle varie aree (se, per capirci, la più alta percentuale di persone anziane dovesse vivere a est, non sarebbe un’idea geniale abbondare con la geriatria nelle strutture a ovest della regione) e non aver dotato di strutture alternative, di alleggerimento, il territorio, per fornire assistenza senza necessariamente ricoverare alcune tipologie di malati nei nosocomi. Ecco, elaborata questa analisi, la Commissione Sanità dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, si è concentrata sul “che fare?”, continuando con un lavoro concreto per giungere
Il percorso della Commissione Sanità dell’Ordine genovese che in questo inserto presenta il suo lavoro per cambiare la medicina territoriale in Liguria. Il nostro ringraziamento per i tanti preziosi contributi ricevuti
a linee guida razionali. E già nel primo numero di quest’anno di A&B, il periodico del nostro Ordine, siamo stati in grado di pubblicare un resoconto dell’impostazione del lavoro, la cui finalità è coinvolgere il mondo sanitario e soprattutto la Regione Liguria in un confronto per affrontare insieme un cambiamento radicale (si può leggere al link https://issuu.com/ ordineingegnerigenova/docs/ a_b_n._01_anno_2021/1?ff). «La proposta è attuale - scrissi in quell’occasione - cambia il paradigma dell’assistenza da “ospedalocentrico” verso un ospedale delocalizzato: un grosso investimento per il nostro sistema che essere sviluppato con la consapevolezza che deve diventare dinamico, in grado di adattarsi alle esigenze del momento». Non per niente parlammo fra le altre cose di “persona al centro dei servizi” (medicina del territorio orientata sui pazienti), Case della salute o di Comunità, potenziamento e digitalizzazione dell’assistenza domiciliare, aggiornamento degli standard delle Residenze sanitarie assistite (Rsa), pubblicando tabelle, schede, numeri, mappature, dati che offrivano un quadro già abbastanza chiaro dei nostri orientamenti. E nel numero successivo (link https://www.ordineingegneri. genova.it/atto/ab-n-02anno-2021/) entrammo ancor
La Commissione Sanità
Fanno parte della Commissione Sanità dell’Ordine di Genova gli Ingegneri: Alberto Cella, Marco Bergia
Boccardo, Francesco Bonavita, Alberto Borneto, Francesco Goretti, Ilmo Lanza, Romolo Macchi, Riccardo Rebagliati, Gaetano Stefano Scillieri, Enrico Sterpi, Giulio Tagliafico,
Michela Tognetti.
MAURIZIO MICHELINI, Presidente Ordine Ingegneri Genova

Semplificare la realtà complessa
Ma cosa c’entrano gli Ingegneri con la collocazione dei presidi sanitari sul territorio? È certo vero che grazie alle loro competenze di urbanistica, e biomedicina, edilizia ospedaliera vivono sul campo, a fianco ai medici, la battaglia per la salute dei cittadini, ma suggerire dove collocare un qualunque presidio sanitario, a qualcuno potrebbe apparire azzardato. Proprio sul primo numero della nuova edizione di “A&B”, nel 2013, mi trovai a definire il ruolo dell’Ingegnere Il “semplificatore” della realtà complessa. Non era uno slogan. Tutto intorno a noi è ingegneria: dal caffè che beviamo al mattino alle decine di messaggi via smartphone che ormai fanno parte del nostro quotidiano fino alle cose più complesse della tecnologia che eppure usiamo con estrema semplicità. Ebbene, la domanda giusta è semmai perché finora non sono state usate le conoscenze ingegneristiche per programmare le scelte sanitarie territoriali con un approccio scientifico. Con la sua Commissione Sanità, l’Ordine degli Ingegneri di Genova ha fatto il primo passo. Ora tocca a chi ha le responsabilità decisionali capirne la portata e non perdere l’occasione.
più nel merito con un lungo servizio in cui veniva spiegato fra l’altro come «oggi ci sono i mezzi per operare scelte in base ai reali bisogni dei cittadini», spiegando - da ingegneri - che «si può ripensare un modello di sanità efficiente in Liguria utilizzando modelli geospaziali, che armonizzano metodi informatici geografici (GIS) e analisi decisionale multicriterio (MCDA), ovvero tecnologie perfezionate ed applicate in diversi campi decisionali, che integrate fra loro hanno rivelato enormi potenzialità di supporto decisionale spaziale». Per dirla in poche parole, e rifacendosi parzialmente ad esperienze già fatte ad esempio dal Politecnico di Milano, realizzare innanzitutto piani di medicina territoriale utilizzando le informazioni dei data-base disponibili - integrati da apposite ricerche - che riguardano gli abitanti, gli spazi, i fattori ambientali, sociali, clinici, medici, funzionali, economici e prima di prendere qualunque decisione riguardo la localizzazione e le caratteristiche dei presidi sanitari, stabilirne le convenienze proprio in base ai dati raccolti e incrociati e poi studiati secondo criteri statistici e scientifici in base a un approccio metodologico, frutto quindi di soluzioni non improvvisate, per immaginare la sanità di domani. Tutto il contrario insomma dei criteri usati finora, che hanno visto la nascita di strutture ospedaliere dovuta spesso a decisioni politiche o di altra natura e non frutto di criteri scientifici stabili con metodo ingegneristico. Ebbene, tanti altri mesi sono passati, e il nostro lavoro non si è mai fermato. Anzi, grazie anche ai preziosi rapporti dei componenti della Commissione - fra i quali ci sono esperti di edilizia ospedaliera, bioingegneri e altri professionisti che lavorano con vari ruoli nell’ambiente medico - il nostro lavoro è stato aperto al mondo sanitario ricevendo apprezzamento e anche contributi assai costruttivi. Al punto che oggi possiamo presentare questo approfondimento, molto più ricco e articolato, impreziosito dal contributo di diversi medici, professori specialisti e docenti universitari che entrano nel merito di argomenti specifici, dimostrando, ognuno per la propria parte, da un lato come quando si è percorsa la strada
dell’innovazione e della sperimentazione i risultati sono sempre stati positivi e hanno portato a un progresso non solo della ricerca ma anche dell’organizzazione sanitaria di base con benefici effetti sugli utenti, o meglio, sulle persone; dall’altro come ci siano ancora tanti punti critici che richiedono un ripensamento del sistema senza perdersi in dubbi o, peggio, in paralisi da interessi che non siano quelli dei cittadini. Così, ad esempio, da una parte leggiamo - nelle testimonianze che arricchiscono questa pubblicazione con voci che vengono direttamente dal campo e che ringraziamo per la disponibilità dimostrata - dell’esperienza delle Televisite organizzate e gestite in piena pandemia all’Ospedale Policlinico di San Martino; dall’altra dei rischi dell’incremento di tragici incendi che una non corretta gestione dell’ossigeno negli ospedali può provocare - con tanto di esempi concreti di casi avvenuti in molte parti del mondo - per il maggiore uso che se ne fa proprio a causa del Covid. Tante testimonianze, esempi concreti, una proposta articolata ed organica da parte della Commissione sanità dell’Ordine degli Ingegneri di Genova dunque, rivolta non solo alle istituzioni, ma anche agli altri Ordini e Collegi il cui apporto di idee e professionalità può essere prezioso (oltre ai Medici penso agli Architetti, agli Avvocati, ai Geometri, ai Geologi, ma anche ai Giornalisti che possono svolgere un ruolo fondamentale nella diffusione delle informazioni relative a una corretta gestione della medicina territoriale): diamo gambe a questo progetto e facciamolo diventare tutti insieme l’obiettivo di una rivoluzione sanitaria che garantisca la salute e il funzionamento del sistema nonostante qualunque emergenza possa capitare in futuro.
Le prime pagine dei due servizi usciti nel primo e secondo numero di “A&B” del 2021, in cui vengono illustrati i progressi dell’attività della Commissione Sanità con i particolari del lavoro svolto e della proposta in elaborazione
FONDI PNRR E SVILUPPO MEDICINA DEL TERRITORIO
Per la Sanità in Italia 15,63 miliardi di euro: le Regioni - Liguria in primis - possono fare un salto di qualità dopo la brutta esperienza della pandemia ascoltando idee e proposte dei professionisti. Come la tecnologia può garantire il bene-Salute ai cittadini ottimizzando le risorse e cogliendo professionalità ed esperienze.
PROF. ALESSANDRO BONSIGNORE, MD, PH.D Presidente Federazione Regionale Ligure Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri, Presidente OMCeOGE PROF. ING. STEFANO SCILLIERI Docente Clinical Engineering, DIBRIS Scuola Politecnica Università Genova - Libero Professionista Commissione Sanità Ordine Ingegneri Genova
L’impatto pandemico è stato così violento e inaspettato da mettere in difficoltà il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), tanto da temere che lo stesso non ce la facesse: e possiamo dire che per qualche settimana è apparso evidente che cominciasse veramente a non farcela. Come è potuto accadere? A parte la virulenza del fenomeno, è un dato di fatto che il nostro SSN fosse, e sia ancora in molte Regioni, fortemente ospedalocentrico: termine che indica un modello di organizzazione della Sanità che mette al centro, come dice la parola stessa, l’Ospedale, che viene considerato il punto di riferimento centrale ed essenziale per la Salute del cittadino su cui concentrare la maggior parte delle risorse. Questo modello sottovaluta la basilare importanza della Medicina del territorio, espressione con la quale si individua l’insieme di prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento - con finalità anche preventive - che offrono un’alternativa all’ospedalizzazione. La pandemia ha potuto rapidamente espandersi sia durante la prima ondata che nelle successive, per la debolezza di questo essenziale filtro, mancando il quale la popolazione è andata o è stata invitata a recarsi in Ospedale intasando i Pronto Soccorso e i DEA, che sono diventati - paradossalmente - un amplificatore del contagio con conseguenze disastrose. Questa debolezza si è manifestata in modo eclatante con il Covid19, ma è sempre esistita; era l’ormai lontano 2012 quando l’allora ministro Balduzzi propose
la riforma delle cure primarie
mediante la costituzione di ambulatori H24 con Medici ed Infermieri, indicando due modelli di aggregazione funzionali territoriali (AFT), quello monoprofessionale - costituito da aggregazioni funzionali territoriali di medici associati - e quello multi-professionale, parte fondamentale dei Distretti, denominato unità complesse di cure primarie (UCCP); queste ultime avrebbero dovuto erogare
prestazioni assistenziali tramite il coordinamento e l’integrazione delle attività di Medici con le altre professionalità convenzionate con il SSN, Infermieri, Fisioterapisti, Logopedisti, Ostetriche, Tecnici della Riabilitazione, ecc. Negli anni questo progetto non è decollato: si ipotizzava anche la nascita di reti di poliambulatori territoriali dotati di strumentazione di base, aperti al pubblico per tutto l’arco della giornata, nonché nei giorni prefestivi e festivi con idonea turnazione. Per contro, nel corso del tempo diversi strumenti informatici si sono sviluppati, quali i collegamenti telematici con le Strutture ospedaliere, la telemedicina, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE); ma una informazione su quest’ultimo manca e ci si chiede - per esempio - quanti cittadini ne conoscano l’esistenza e ne facciano uso. In questo contesto anche abitudini diffuse e ormai consolidate incidono negativamente: quanti di noi utilizzano i Medici di Medicina Generale (MMG) soltanto quali puri emettitori di ricette per A&B Ordine Ingegneri Genova - Block Notes n. 12 - Settembre 2021 9