A&B Block Notes n. 12

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il domicilio in presenza di un adeguato servizio di cure palliative) può consistere in forme di ospedalizzazione diversa (non solo Hospice, ma anche reparti dove possa essere erogata la cosiddetta comfort care). Nel PNRR è previsto l’incremento del numero di mezzi per trasporti secondari… Per quanto attiene all’Oncologia si può tenere conto dei seguenti fatti: a. Per lo meno nelle terapie farmacologiche e nella radioterapia la rete di offerta è molto diffusa nella nostra Regione: includendo in futuro anche gli Ospedali di comunità) b. D’altro canto si moltiplicano le situazioni in cui pazienti fragili, anziani e con più malattie debbono raggiungere il luogo di cura per lunghi periodi c. Infine, la nuova attenzione ai cosiddetti “tumori rari” (circa il 20%), normata anche a livello nazionale, comporta il disegno di percorsi di cura specifici con la necessità di raggiungere anche sedi lontane. Quali esperienze sono maturate dopo il periodo di black-out assistenziale imposto dalla pandemia e quali possono essere le misure indispensabili nei reparti ad alta intensità per evitare il ripetersi di queste criticità? Per i pazienti oncologici non si è avuto il black-out assistenziale verificatosi in altri settori. Le conseguenze comunque sono state: a. Rallentamento negli screening programmati b. Riduzione di nuovi casi

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diagnosticati c. Riduzione delle visite di follow-up in pazienti guariti d. Prosecuzione invariata dei trattamenti in pazienti già presi in carico. Già nell’autunno del 2020 il Sistema ha cominciato a riassorbire i ritardi diagnostici (verosimilmente limitando un impatto negativo). La prosecuzione dei trattamenti per pazienti con diagnosi di tumore ha potuto essere mantenuta anche grazie all’implementazione di procedure innovative come l’home delivery dei farmaci o l e “ t e l e v i s i t e ” . Va p e r ò ricordato che queste procedure possono essere impiegate in via eccezionale nei momenti di picco epidemico (per ridurre il rischio di contagio con

Il periodo di black-out assistenziale imposto dalla pandemia ha creato criticità anche per i malati oncologici, ma non come quelli che si sono verificati in altri settori ospedalieri l’accesso diretto all’Ospedale), ma - per lo meno in Oncologia - possono essere considerate solo complementari (e non sostitutive) dell’approccio clinico abituale. Infine, una importante criticità di cui tenere conto è la necessità di proseguire l’iter diagnostico terapeutico in pazienti neoplastici infettati: ciò accade raramente (essendo preferibile in generale riprendere i trattamenti alla guarigione del Covid) ma richiede una organizzazione specifica.

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RIVOLUZIONE SANITÀ - DAGLI INGEGNERI LE PROPOSTE PER UN APPROCCIO SCIENTIFICO

Telematica Sanitaria in Italia: alla ricerca della soluzione ottimale PROF. PAOLO PRONZATO Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1978, Specialista in Medicina Interna, Oncologia, Ematologia Clinica e di Laboratorio. Dal 1991 Direttore di Struttura Complessa di Oncologia e Docente della Scuola di Specializzazione in Oncologia dell’Università di Genova e altri corsi. Esperto in Ricerca Traslazionale e Clinica è Autore di oltre 210 pubblicazioni PubMed e 16 monografie. Dal 2012 è Coordinatore della Rete Oncologica, Ematologica e Radioterapica della Regione Liguria (ora Dipartimento Interaziendale Regionale Oncoematologia) e Responsabile del Disease Management Team Tumori Rari e del Molecular Tumor Board di ALiSa; partecipa a riunioni di Commissioni del Ministero della Salute, del Consiglio Superiore di Sanità e dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari - AGENAS; coordina e organizza la Ricerca al S. Martino come vice-direttore scientifico (dal 2012); coordina il Cancer Board (dal 2019), il Molecular Tumor Board (dal 2020) ed è Responsabile di Linea di Ricerca Corrente (dal 2006); è negli organi dirigenti del Council dell’Union International for Cancer Contro (UICC) ed altre Società Scientifiche e Gruppi di Ricerca anche internazionali. Ha partecipato alla redazione di Linee Guida sia internazionali che nazionali; ha organizzato e diretto molti Corsi e Congressi anche internazionali. Inoltre è stato dirigente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e dell’Ordine dei Medici, mentre ha curato molti eventi formativi, come corsi, master, attività di aggiornamento.

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PROF. FRANCESCO BELTRAME Università degli Studi di Genova Presentare al lettore un articolo sul ruolo delle tecnologie in sanità può apparire operazione culturale inappropriata e arrogante. Inappropriata, per le rapide costanti di tempo di variazione delle diverse tecnologie coinvolte, arrogante per la pretesa di riproporre modelli di flussi di attività e di corrispondenti flussi gestionali e documentali che dovrebbero ormai essere prassi. Quanto sopra osservato è sacrosanto per molti bacini di utenza, ma purtroppo non corrispondente alla realtà della sanità. Le tre figure, aggiunte all’articolo originale e riferibili al decennio successivo, sono immagini per fotografare la complessità della catena del valore in sanità, quale indicatore del problema. In Italia, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è legge dal 2011, come linee guida, e la sua applicazione concreta in salsa regionale è disponibile, però non fruibile dal cittadino: e c’è una bella differenza fra applicazione disponibile e applicazione fruibile. Questa semplice osservazione, verificabile da ogni persona, è forse ragione sufficiente per riflettere ancora sulle considerazioni scritte nel 2000. F.B. *** Articolo pubblicato nell’anno 2000 in lingua inglese sulla rivista “Healthcare Information Technology” e, in lingua italiana, sulla rivista “Leadership Medica”. «Le tecnologie informatiche hanno un ruolo importante e stanno effettivamente producendo una serie di grandi opportunità per la gestione delle strutture sanitarie in Italia. Il ruolo delle tecnologie informatiche con riferimento alla salute (ma “qualità della salute’’ o “benessere’’ sono termini più appropriati), va inteso come un elemento catalizzatore e di supporto per l’intero sistema sanitario italiano. Un elemento di supporto per l’attività professionale dell’operatore sanitario ma, cosa più importante, anche un fattore

che metta in grado tutti gli individui di assumere un ruolo più attivo nel campo della salute. In Italia, come in Europa, il livello di penetrazione dei sistemi telematici sanitari è basso rispetto ad altri settori (per esempio, banche, trasporti), ma la previsione per la decade futura è quella di un mercato potenzialmente crescente. Tuttavia, oggi il mercato è molto frammentato e di difficile accesso. Ciò è principalmente dovuto a una limitata conoscenza dei benefici potenziali (che a sua volta può essere messa in relazione a una generale carenza di alfabetizzazione nel campo informatico) e anche alla incapacità - a ogni livello - di formulare una domanda appropriata e coerente.

Il mercato in Italia può essere strutturato secondo un modello diviso in quattro punti: 1. infrastruttura di telecomunicazione: disponibile, largamente diffusa e gestita dagli operatori di telecomunicazione; 2. servizi applicativi a valore aggiunto di tipo generale (e-mail, banche dati, Internet…): disponibili da altri settori; 3. servizi applicativi a valore aggiunto specifici: (database regionali certificati da terze parti): parzialmente disponibili; 4. applicazioni interoperabili: dis po n i b i l i s o l o i n p i c c o l a percentuale. Ovviamente il punto di incontro di tutti gli attori coinvolti (utenti, privati, industria, fornitori) sta negli ultimi livelli del modello, cioè nei punti 3 e 4.

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