Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Ottobre 2021

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AURONZO Cinquant'anni, anzi 52, e non sentirli. Per lo chalet lago Antorno è tempo di festeggiare un traguardo storico: sabato, in una giornata a porte aperte all'insegna del divertimento, della buona musica ma anche della promozione turistica, ci sarà l'occasione per festeggiare il mezzo secolo della struttura situata sulle rive dell'omonimo lago, costruita nel 1970 da Giuseppe Corte Metto, padre di Mario che col passare del tempo l'ha ereditata. La festa è stata rimandata di due anni causa Covid, ma sabato finalmente potrà essere celebrata, dalle 10 del mattino con cibo e bevande gratuite che faranno da contorno ad un "porte aperte" in cui gli attuali proprietari, oltre che gestori, mostreranno i lavori che hanno accompagnato i 52 anni di attività. Una profonda riqualificazione iniziata contestualmente all'aumento delle presenze attorno alle Tre Cime di Lavaredo di cui il lago Antorno, oltre che location turistica d'eccezione, riveste anche il ruolo di "porta d'accesso" .« Lo chalet è stato costruito insieme alla strada d'accesso alle Tre Cime», racconta Mario Corte Metto, che tutti ad Auronzo conoscono col soprannome di Bano (da Urbano, nome del nonno), «a quei tempi alle Tre Cime arrivavano pochi e selezionati turisti, nessuno ne aveva ancora colto l'elevato appeal economico a partire dalle stesse persone, auronzane, che lo costruirono. Poi, a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, le cose cambiarono, fino ai tempi moderni che raccontano un turismo molto diverso, con tante ombre e qualche luce».Non manca il senso critico nelle parole di Mario Corte Metto che ogni giorno, d'estate, apre la porta del suo chalet e si ritrova davanti una fila interminabile di auto che tentano di raggiungere il monumento naturale patrimonio Unesco simbolo delle Dolomiti nel mondo.«È stato superato il limite di guardia. Il campanello d'allarme è scattato da un pezzo ma nessuno pare preoccuparsene. Serve limitare gli accessi alle Tre Cime, introdurre il numero chiuso come già fatto in altri siti simili come il lago di Braies ad esempio, dove nel corso dell'estate appena trascorsa il flusso turistico è stato fortemente limitato nel segno del rispetto dell'ambiente. La stessa cosa dovrà essere fatta, molto presto, anche qui».Detto delle Tre Cime, lo chalet di Mario Corte Metto, insieme al lago, è stato spesso in questi anni set cinematografico o televisivo.«Il ricordo indelebile è legato alle riprese girate per Star Wars, in un ambiente surreale visto che per diversi giorni hanno chiuso tutto», racconta, «mi sono ritrovato in un mondo parallelo, fatto di tanti soldi tanto da renderlo quasi fantasioso. Un vortice in cui ci siamo ritrovati indirettamente, durato pochi giorni per poi svanire come una bolla di sapone». --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA

RIFUGI: RISTRUTTURAZIONI STRUTTURE Alto Adige | 1 Ottobre 2021 p. 22 Coronelle, a rischio l'estate 2022 davide pasquali BOLZANO «Se devo essere sincero, non so molto del progetto del nuovo Coronelle. Avrei bisogno di saperne di più, per poter programmare; ho chiesto, però in Provincia non mi hanno dato risposte». A parlare è il gestore del rifugio Aleardo Fronza alle Coronelle sul Catinaccio, il fassano Pierpaolo Trottner. Prima i nonni, poi i genitori, poi lui e dopo ancora il figlio. Quattro generazioni. Gestiscono con passione il rifugio ininterrottamente dal giugno del 1945. In famiglia chiamano il Fronza "la nostra casa in montagna".Trottner è persona assai pacata, nota da quattro decenni per la squisita cortesia del servizio. Non desidera innescare polemiche, ma parla chiaro e tondo: «Mi sono sempre detto che prima o poi sarebbe venuto il tempo di cambiare. Però al momento io so molto poco. Articoli di giornale, qualche chiacchiera». Dal 1945 al 2010 sotto la proprietà del Cai Verona, poi sotto la Provincia, con contratti tre più tre. L'attuale è in scadenza nel 2022, quindi sulla prossima stagione estiva Trottner e famiglia non hanno certezza alcuna. Banalmente: il rifugio sarà aperto? «Se devo essere sincero non lo so. Io leggo che si vuole fare questo intervento, però non so quando inizino. Devo dire che al riguardo ho avuto pochissime informazioni dalla Provincia. Ne ho bisogno, più volte ho già chiesto di sapere, anzi avrei avuto bisogno di saperlo prima». Al rifugio lavora l'intera famiglia, ma non è soltanto questo. «È una questione organizzativa: associazioni alpinistiche e scuole alpinistiche di Austria e Germania fanno adesso i programmi per l'estate 2022, mi chiedono se possono appoggiarsi da noi per dormire». E Trottner non sa cosa rispondere. «Vado avanti come se ci fosse un altro anno, non posso dire cambiate giro. Per il resto se decidono di costruire non potrò fare tanto altro».Trottner sa che il progetto di partenariato pubblico privato tra Provincia e Latemar Carezza srl prevede che sia il privato concessionario per 35 anni a gestire la nuova struttura. Se sarà quella la strada, non ci saranno grandi chance. «Non voglio fare polemiche di nessun tipo. Ho avuto la fortuna di gestire questo rifugio per più di 40 anni, mi spiacerebbe chiudere con delle polemiche». Dopodiché, «io farei dell'altro, non farei un intervento del genere. C'è da dire che il rifugio ha bisogno, va rimesso a posto, ormai ha più di cento anni. Io lo ristrutturerei, ma è solo la mia idea».Il Coronelle è un rifugio storico. Il Dav di Colonia, che lo costruì, quest'anno gli ha dedicato un bellissimo libro. Appese ai muri foto d'epoca del sentiero attrezzato del Santner e del rifugio, accanto un meraviglioso panorama ad acquerello di inizio Novecento. E le foto di famiglia: 76 anni di lavoro.«Chi viene qua è dispiaciuto. La gente che frequenta i rifugi è gente che vuole il rifugio, la sua camera senza servizi. È cambiato un po' il discorso delle camerate, non più gradite, ma la camera da quattro senza eccessivi comfort piace ancora molto. La gente che dorme qui fa il giro di altri rifugi dove non ci sono comodità. Qualcuno mi ha detto: be' se diventasse davvero un albergo... un certo tipo di clientela non lo frequenterà più, arriverà altra clientela. Penso che per l'inverno c'è una clientela che gradisce altro, ma in estate la gente che


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